Per prendere in giro qualcuno un tempo si diceva:-Quello vede la Madonna.- Io non ho visto la Madonna mai in vita mia, ma da Lei ritengo di avere ricevuto sia pure indegnamente delle grandi grazie per me e per la mia famiglia come tutte le famiglie del mondo sbattuta dai marosi delle ideologie e pratiche di nefasti profeti ché chiamarli anticristi sarebbe dar loro troppa importanza. Nella nostra vita abbiamo vissuto la rilassatezza dei costumi a partire dalla ripresa economica dopo la seconda guerra mondiale.
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Commenti disabilitati su Regina della Pace che manda i suoi messaggi materni da 40 anni (25 giugno 1981-25 giugno 2021) di Angelino Tedde . Leggi tutto

Maria Cristina Manca – Figli dell’Altissimo – Edizioni Abbà 2021, pp. 168 Euro 15,00
Ho letto d’un fiato il romanzo avvincente e travolgente. Ottimo lo sfondo storico, forti i protagonisti, geniale la trama. Tutto l’impianto è perfetto. È stato un piacere passare le cinque ore di lettura. Mi spiace solo che sia terminato.
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Questo diario fa parte del saggio sull’asilo Falchi Madau di Chiaramonti scritto dalla dr. ssa Pedagogista
Cristina Urgias dal titolo L’educazione cattolica dell’infanzia a Chiaramonti 1921-1970, Stampacolor, Muros 2004 pp.238. Ne vale la pena rileggerlo avulso dal contesto del libro per offrire ai chiaramontesi un pezzo di storia narrata da Suor Reverenda, una donna colta, a conoscenza della lingua tedesca e amante della musica dal momento che suonava il pianoforte, ma anche il violino. Capì i tedeschi di un carro armato in fuga che chiedevano dell’acqua che diede loro. Per maggiori dettagli sulla suora si veda il saggio di Carlo Patatu, Scuola Chiesa e fantasmi. L’educazione di un laico chiaramlontese, Edizioni Gallizi, 2007. La Redazione.
P O S U E R U N T M E C U S T O D E M
A voi, o Vergine Santissima, è consacrata la nostra Casa di Chiaramonti.
Alla prima filiale, delle Povere Suore Scolastiche di Nostra Signora, aperta a Cossoine in Sardegna, il 13 ottobre 1937, seguì l’apertura di una seconda filiale a Domusnovas, provincia di Cagliari, dopo solo alcuni mesi di distanza cioè il 5 gennato 1938 per opera e zelo dei rispettivi R.R. Sigg Parroci. Il Canonico Reverendissimo Monsignore Teologo Dott. Grixoni nob. Cristoforo, docente professore nel seminario di Sassari venuto a cognizione di ciò dal Parroco di Cossoine, Reverendo Dott. Michele Dattena, volle beneficare Chiaramonti, il suo paese natio, fondando un Asilo d’lnfanzia, diretto dalle suore di Nostra Signora.
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Nel Settecento i funerali degli aristocratici erano dei veri e propri eventi pomposi, a tal punto che i legislatori spesso erano costretti ad intervenire con specifiche leggi sontuarie contro lo sperpero di denaro per gli ultimi commiati.
Tra i più prodighi ricordiamo i dogi veneziani, un esempio, il funerale del 27 maggio 1762 del Doge Loredan.
Le fonti narrano che la sfilata durò circa tre ore, parteciparono centinaia di persone con ceri accesi così articolati: aprirono il corteo le scuole religiose, gli ordini, il clero secolare, gli armatori e le corporazioni, poi venne lo stemma del doge avvolto in drappo nero e la bara coperta da un drappo d’oro, circondata da 200 stendardi con asta d’argento e da tantissime torce.
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I sardi nel mondo si danno da fare. Figlio di un ingegnere elettrico sardo e di una bella andalusa, Piero Luigi, noto Piero, Tedde de Lorca è morto a Madrid ad appena 75 anni, lascia la figlia Soledad e la vedova, Storico economico e professore universitario, nonché poeta. Corpulento come i Tedde Mazzallu, ma anche come qualche Tedde Tebachéra (ma non pensate a me) magari a zio Giovanni di santa memoria e a Nestor Tedde, cardiologo e medico estetico argentino. Uma marea di cuginanze di buona razza claramontana, I Tedde non nobili, feroci avversari della cuginetta Donna Lucia, alla quale forse sgarrettarono buoi, rubarono pecore, bruciarono seminati. Presenti in tutta l’America Latina e negli States, in sette States. A Panama dove sostò per dieci anni mio nonno Giovanni Matteo, i Tedde non si contano. Scherzi a parte, tutti i sardi quando escono dall’Isola si danno da fare. Qualche emigrato sardo di ritorno dalla Germania mi dice che mezza Germania e sardo-tedesca, ma non ci crediamo; qualche Bolognese ci dice che mezza Bologna è sardo-emiliana, ed ecco perché ci hanno rubato il Banco di Sardegna e le grandi opere infrastrutturali, ma non ci crediamo. Godiamoci quanto è stato scritto sul grande storico economico e poeta sardo-spagnolo Pedro Tedde de Lorca, sardo-andaluso.(La Redazione ).
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Commenti disabilitati su “Muore a Madrid, il grande storico economista sardo-spagnolo, Piero Luigi Tedde de Lorca noto Piero” di Gabriel Tortella . Leggi tutto
Pubblichiamo sia pure con ritardo un profilo biografico di colui che per noi era Don Dettori parroco di Chiaramonti per tanti anni e tre anni prima della sua dipartita trasferito a Ploaghe come Rettore di quella gloriosa parrocchia di San Pietro e Paolo di cui fu rettore dal 1827 al 1868 il chiaramontese Salvatore Cossu che oltre a sa Dottrinedda Sarda di Gavino Cossiga ha provveduto a pubblicare Su Manuale de su bona christianu, su Catechismu sardu e Sos sermones preigados a sos piaghesos.
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Prima che finisca l’anno 2020 mi sembra doveroso ricordare il 100° anniversario della nascita dei sacerdoti diocesani nati proprio un secolo fa: Don Dettori e Don Muresu.
Don Giovanni Maria Dettori, sacerdote zelante e gioioso, valente poeta in lingua logudorese e italiana, era nato a Siligo il 3 giugno 1920 in una famiglia umile e credente, da Efisio e Gavina Maiale, che fin da quando era piccolo lo accompagnavano alla chiesa parrocchiale di Santa Vittoria. Era felice di fare il chierichetto e volentieri rimaneva in ginocchio a pregare. Frequentava le Scuole Elementari nel paese, assetato di conoscenza e di amicizia. Per la Scuola Media andò al Seminario Arcivescovile di Sassari, nei primi anni Trenta, quando era Rettore Padre Vincenzo Mollo e Direttore Spirituale Padre Manzella. Per gli studi superiori e teologici passò al Pontificio Seminario Regionale di Cuglieri negli anni della guerra e … della fame. Diligente negli studi, ottenne la Licenza in Sacra Teologia alla Facoltà Teologica del Sacro Cuore.
Fu ordinato sacerdote dall’Arcivescovo Mons. Arcangelo Mazzotti il 29 giugno 1943 nella chiesa parrocchiale di Sant’Anastasia a Tissi, dove aveva partecipato agli Esercizi Spirituali in preparazione all’ordinazione sacerdotale, poiché la città di Sassari viveva in quel tempo nell’incubo dei bombardamenti della guerra. Un mese prima Sassari era stata bombardata dagli americani e l’arcivescovo aveva fatto il voto alla Vergine delle Grazie per scongiurare nuovi bombardamenti. Il 29 giugno insieme a Don Dettori furono ordinati altri quattro sacerdoti: Don Giovanni Maria Campus di Giave, Don Benedetto Morittu di Bonorva, Don Francesco Piredda di Sorso, Don Giovanni Garau di Ploaghe.
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Una voce risuona nella barca
diffonde il primo annunzio del Vangelo
è voce del Messia sceso dal cielo
per rinnovar l’alleanza dell’arca.
Raccolti in riva al lago nell’ascolto
i credenti nel Cristo Salvatore
salutano la barca del Signore
contemplano la gloria del suo volto.
Nella barca il santo Redentore
annunzia promesse affascinanti
esorta i credenti ad esser santi
e a vivere uniti nell’amore.
Pesca miracolosa sulla barca
i pesci sazian la vistosa fame
alla folla il divino falegname
appare come un grande patriarca.
Il Risorto cammina sulle acque
gli apostoli pensan ch’è un fantasma
sulla barca la voce li entusiasma:
“Shalòm !”. Il suo saluto a tutti piacque.
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La canzone di Marinella in lingua sarda
Una buona occasione per attaccare… bottone, conclusasi con la traduzione in limba della celebre canzone di Fabrizio De André
di Salvatore Patatu
L’altro giorno, frugando fra le mille scartoffie che conservo disordinatamente in un armadio del mio studio, ho trovato la traduzione in sardo di una famosa canzone, che avevo completamente dimenticato.
Questa traduzione si riferisce a un periodo della mia vita, che, allora, credevo fosse il massimo dello sconforto e che invece ora rimpiango come capita per tutte le vicende vissute quando si era giovani.
Una delle cose gradevoli che mi capitarono quand’ero militare è stato il mio distaccamento, per alcuni giorni, come vicecomandante della polveriera di Anagni, allora la più grande d’Italia. L’area che conteneva questo imponente deposito di munizioni era circondata da sei altane, su ognuna delle quali vigilavano i miei granatieri, che si alternavano con turni di due ore. Questo servizio, però, avveniva solo di notte, in quanto di giorno provvedevano alla guardiania i cani ammaestrati, guidati da personale civile, agli ordini di un maresciallo di artiglieria, che abitava all’interno della polveriera con la famiglia, a pochi metri dalla caserma che ospitava noi.
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