Casula Mario

Mario Casula in grassetto

La Filosofia a Macerata dal 1964 a oggi:
dalle presenze eccellenti alla dignità di Scuola

a. La formazione del corso di laurea in Filosofia

Avviata nel secondo dopoguerra, l’opera di ampliamento didattico e di rafforzamento umanistico dell’Università degli studi di Macerata, già di antichissima tradizione per gli studi giuridici nonché sede di discipline filosofiche e teologiche dal 1540 al 1860, si concretizza negli anni Sessanta del secolo scorso con la fondazione della Facoltà di Lettere e Filosofia. Quando le iscrizioni alla neonata Facoltà sono dichiarate aperte nel settembre 1964 – rettore Giuseppe Lavaggi – e pubblicizzate nel territorio delle Marche e dell’Abruzzo, viene attivato anche il corso di laurea in Filosofia. Al momento della sua nascita, le attività del corso si reggono su un ristretto drappello di docenti chiamati dal Comitato tecnico della Facoltà, appositamente istituito per organizzare la struttura dei nuovi indirizzi di studio.

Compongono il primo nucleo del Comitato tecnico nel 1964 autorevoli studiosi come Umberto Bosco, italianista dell’Università di Roma, Virgilio Paladini, ordinario di Letteratura Latina all’Università di Bari, e il celebre filosofo Michele Federico Sciacca dell’Università di Genova. Ma di lì a poco la stessa composizione del Comitato tecnico si arricchisce di nuovi membri: nell’ottobre 1967 si aggiungono Antonio Garzya, professore di Filologia e storia bizantina, e Filippo Piemontese, di Storia della filosofia, primo direttore dell’Istituto di Filosofia che viene fondato nello stesso periodo. Dagli inizi è anche presente Carlo Arata, in qualità di professore incaricato.

La figura chiave nella nascita del primo embrione dell’Istituto di Filosofia di Macerata è dunque Sciacca, personalità filosofica e intellettuale di grande levatura, prolifico esponente di uno spiritualismo cristiano situato criticamente tra eredità attualista e istanze personaliste1 (Linee di uno spiritualismo critico, 1936). Sebbene questi non ricoprirà mai un ruolo diretto di insegnamento all’interno del nuovo Istituto di Filosofia, nondimeno è il principale promotore della sua fondazione e il vero artefice del suo primo ‘volto’. Il suo pensiero continuerà a esercitare un’influenza significativa e, anche dopo la sua morte, egli costituirà un riferimento importante in studi, ad esempio, di Arata, Pier Paolo Ottonello ed Emilio De Dominicis, oltre che per la riflessione di Giuseppe Beschin.

Fondato nell’a.a. 1965-66, l’Istituto di Filosofia è tra le prime articolazioni della nuova Facoltà, fungendo da nucleo per il successivo ampliamento dell’offerta didattica e per l’impostazione della ricerca. Sono così prontamente attivati, oltre a quello di Storia della filosofia, gli insegnamenti di Filosofia Teoretica, Estetica, Storia della filosofia moderna e contemporanea, Storia della filosofia antica, Filosofia Morale. Dall’iniziale numero di ventisei gli iscritti a Filosofia si accrescono sensibilmente e più varia diventa la loro provenienza, in prevalenza marchigiana e, in misura minore, umbra.

Già a partire dagli anni immediatamente successivi, il primo gruppo di insegnamenti attivati viene a includere discipline dell’ambito della pedagogia e della psicologia2 (psicologia dello sviluppo, psicolinguistica), gettando le basi per il successivo sviluppo dipartimentale secondo un orientamento interdisciplinare orientato al nesso di filosofia e scienze umane3.

La quarantennale vicenda dell’insegnamento filosofico a Macerata si snoda in tre grandi tappe. Alla prima fase della nascita del piccolo Istituto, che, dopo Sciacca, vede al centro l’opera essenziale di Piemontese e Arata, segue quella del rapido incremento dei corsi attivati, in linea con l’intento del Comitato tecnico di conferire maggiore varietà all’offerta didattica di indirizzo filosofico e di avviare le premesse per la formazione di un gruppo di ricerca più assortito. Successivamente l’istituzione del Dipartimento favorirà la formazione di una vera e propria ‘scuola’ filosofica maceratese anche grazie alla progressiva stabilizzazione del corpo docente. Ai rapidi ma incisivi avvicendamenti di professori nelle discipline fondamentali della storia della filosofia, della filosofia morale e teoretica, seguirà infatti un periodo caratterizzato dalla permanenza di figure propulsive, capaci di avviare ampi filoni di ricerca e di alimentare gli intrecci collaborativi tra ricercatori. Tale terza fase vede una diversificazione delle attività scientifiche interne, insieme a un’estensione della loro ‘proiezione’ all’esterno, attuata tramite il consolidamento di una fitta rete di relazioni scientifiche nazionali e internazionali, gli accordi stipulati con Università straniere nell’ambito dei progetti Erasmus, l’avvio di cicli di conferenze e attività seminariali di eccellenza tenute da professori ospiti, l’organizzazione di numerosi convegni di vasta risonanza4. L’ulteriore crescita scientifica di una giovane generazione di studiosi completerà il profilo della ‘scuola di Macerata’, plurale al proprio interno quanto riconoscibile nelle sue direttrici principali (storica, etica, teoretica, ermeneutica, fenomenologica).

b. Primi insegnamenti attivati

In principio è dunque attivo un gruppo di insegnamenti e docenti direttamente legato all’iniziativa coordinatrice di Sciacca. Tra di essi Filippo Piemontese: proveniente dall’Università di Genova, è professore di Storia della filosofia a Macerata tra il 1964 e il 1972. Nell’a.a. 1966-67 assume anche l’incarico di Estetica. Egli si occupa soprattutto di metafisica e di idealismo, e studia il pensiero di Rosmini (La dottrina del sentimento fondamentale nella filosofia di Rosmini, 1966). La sua attività didattica si concentra, per l’insegnamento di Estetica, sul pensiero di Croce e, per quello di Storia della filosofia, su Pascal. Gaetano Calabrò insegna nello stesso anno Storia della filosofia moderna e contemporanea, trattando, oltre al rapporto tra storicismo e ‘filosofia della vita’, tematiche hegeliane5. Nell’a.a. 1970-71 subentrerà nell’insegnamento di Estetica Marcello Aurigemma, passando poi all’incarico di Storia della critica letteraria.

Insieme a Piemontese e, come si vedrà, a Vincenzo Prestipino, è Arata uno dei ‘capostipiti’ della tradizione filosofica maceratese6. Dapprima incaricato e, dal dicembre 1967, professore ordinario di Filosofia teoretica, lascerà Macerata per trasferirsi a Trieste e quindi a Genova dopo aver ricoperto tra il gennaio 1968 e l’ottobre 1970 il ruolo di preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, tra l’altro inaugurando come direttore la pubblicazione degli «Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia»7. Noto per aver elaborato un’originale ‘metafisica della prima persona’ nel quadro di un ripensamento critico della figura del ‘neutro essere’, Arata rappresenta una voce rilevante nel panorama filosofico italiano contemporaneo.

Negli anni maceratesi Arata svolge la sua riflessione proprio in direzione della ricerca delle condizioni di quel personalismo metafisico che lo porterà a indagare il problema della libertà sul piano fondativo dell’io come ‘prima persona’ nella relazione imprescindibile al vero. Sviluppa pertanto le varie articolazioni del pensiero elaborato negli stessi anni (L’aporetica del necessario e il problema del principio della scienza, 1965; Evidenza ed Essere, 1964; Discorso sull’essere e ragione rivelante, 1967; L’aporetica dell’intero e il problema della metafisica, 1971). In tal modo, come testimoniano anche scritti apparsi sugli «Annali della Facoltà», utili ‘finestre’ sulla complessità del suo pensiero, Arata si porta anche sul terreno del confronto con la concezione neoparmenidea dell’essere di Severino e con le sue radicali implicazioni antropologiche8. A distanza di anni dal proprio trasferimento dall’Università di Macerata, Arata tornerà a pubblicare sugli «Annali» un contributo sulla metafisica della prima persona (Ego sum qui sum. La gloria di Dio, 2004).

In seguito al trasferimento di Arata, l’insegnamento di Filosofia teoretica è affidato tra il 1970 e il 1972, insieme a quello di Estetica, a Giancarlo Penati. Dopo i corsi svolti in qualità di libero docente sul problema dell’uomo nel pensiero contemporaneo e sul linguaggio della filosofia, quest’ultimo procede analizzando il problema dell’eredità kantiana in Hartmann e Heidegger. Il pensiero di Nicolai Hartmann è nel periodo in questione interesse centrale di Penati, che ne esamina i molteplici motivi connessi con l’ontologia critica, la fenomenologia husserliana e scheleriana (Alienazione e verità. Husserl, Hartmann, Heidegger e l’ontologia come liberazione, 1972).

Filosofia morale9 rientra naturalmente tra gli insegnamenti ‘fondamentali’ che al Comitato tecnico nel 1964 preme fornire subito al nuovo corso di laurea. Prima presenza stabile a Macerata, quella di Vincenzo Prestipino Giarritta è parte fondamentale della storia dell’Istituto di Filosofia (di cui sarà anche direttore): insegnerà tale disciplina fino al novembre 1980.

Gli studi di Prestipino insistono su diversi periodi storici – antico (Platone), moderno (prevalentemente illuministico) e contemporaneo (Kosík) – e si aprono su svariati fronti, tra cui la questione dei fondamenti etici e il rapporto tra moralità ed eticità. E infatti molti corsi egli dedica agli snodi centrali dell’etica, tra cui i temi della fondazione e delle forme della libertà, del bene, dell’atto morale e del nesso tra morale e politica, studiato ora in Platone e in Erasmo, ora nelle teorie del contratto, dell’utile, della ‘vita buona’.

Un altro cardine dell’insegnamento filosofico a Macerata interessa le discipline storiche. Ancor prima di Mario Casula, l’incarico di Storia della filosofia moderna e contemporanea è tenuto da Beschin. Già libero docente di Filosofia teoretica, Beschin inizia nel 1967 il suo insegnamento maceratese di Filosofia delle religioni, di Storia della filosofia moderna e contemporanea l’anno successivo, di Storia della filosofia nel 1970. Lascia poi l’incarico di Storia della Filosofia per assumere quello di Filosofia Teoretica fino al 1976. Tiene quindi l’insegnamento di Estetica10 fino al 1980, quando verrà trasferito all’Università di Chieti “D’Annunzio”. Nell’insegnamento esamina autori come Leibniz, Wolff, Baumgarten, Feuerbach e Nietzsche, Heidegger e Sartre, evocando tra i riferimenti Sciacca. Si occupa anche della concezione dell’arte nella psicoanalisi freudiana e nel pensiero utopico di Bloch, e tratta dell’estetica della luce nel Medioevo.

Mario Casula (1920.2017) è professore di Storia della filosofia antica dal febbraio 1965 (eccetto che nel ’74, sostituito da Gianfranco Morra) al novembre 1990, tenendo tra il ’74 e il ’76 anche gli incarichi di Storia della filosofia e di Storia della filosofia moderna e contemporanea (25 anni d’insegnamento) (Età iniziale 45 anni). Storico della filosofia ‘a tutto tondo’, Casula esplora un ampio spettro temporale della storia della filosofia, concentrandosi soprattutto sul pensiero aristotelico, post-aristotelico plotiniano e su quello moderno del criticismo kantiano e dell’illuminismo critico. Del pensiero aristotelico approfondisce nei corsi vari aspetti, tra cui la teoria della conoscenza e del ragionamento, il problema del divenire, la teoria del giudizio. La logica aristotelica rientra tra i campi principali della ricerca di Casula negli stessi anni, unitamente al filone di ricerca che lo porta a indagare l’evoluzione storica del problema della ‘macchina pensante’ e le implicazioni dell’intelligenza artificiale, con riferimenti a Suarez e Cabanis. Per Storia della filosofia moderna e contemporanea Casula concentra invece la propria attività didattica su temi di morale e metafisica, anche in rapporto alle ricerche compiute negli stessi anni su L’Illuminismo critico (1967) e sul pensiero di Baumgarten (La Metafisica di A.G. Baumgarten, 1973). (1965-1990)- (1974) 24 anni.

Il ventaglio degli insegnamenti storico-filosofici si arricchisce al volgere degli anni Sessanta grazie allo sforzo didattico multidisciplinare dei primi professori, in diversi casi attivi per più corsi, e al contempo per l’incremento del corpo docente. Con l’attivazione di Storia della filosofia medievale nel novembre 1974 entra nell’Istituto Adriana Caparello. Dopo il corso tenuto sul tema della dottrina della luce si occupa della trasposizione tomistica dei temi aristotelici della ‘generazione e corruzione’, dello strumento dialettico nel secolo XII, del Corpus dionysianum e del commento tomistico allo Pseudo-Dionigi. Nominata professoressa associata di Storia delle dottrine morali, nel 1980 sarà chiamata all’Università di Roma “La Sapienza”.

Le presenze tra gli anni Settanta e Ottanta fino alla costituzione del Dipartimento

Assumendo quale indicatore delle mutazioni interne alla struttura dell’Istituto di Filosofia l’evoluzione nell’organigramma relativo alle principali discipline storico-filosofiche e teoretiche, si può rimarcare, all’incirca tra il 1972, anno del trasferimento di Piemontese, e il 1979, anno dell’uscita di Prestipino, un carattere ulteriore della storia della filosofia a Macerata. A fronte della permanenza di Prestipino e Casula, il periodo in questione vede infatti l’avvicendamento, nelle discipline storiche e teoretiche, delle figure di Ottonello e Morra, entrambi attivi a Macerata per brevi periodi. Con l’entrata in servizio nel 1976 di Giovanni Ferretti e, nel 1981, di Francesco Moiso, cui si aggiunge nel 1987 Filippo Mignini, si determinerà una crescente stabilità nel gruppo docente di area storico-filosofica e teoretica. Sul versante delle discipline morali, dopo l’ininterrotta attività di Prestipino dal 1964 al 1980, si alterneranno figure diverse: nell’insegnamento ‘fondamentale’ di Filosofia morale si succederanno infatti Umberto Regina (1982-1985) e Franco Biasutti (1987-1992). Dal 1981 viene accesa la cattedra di Filosofia della storia, tenuta da Francesco Totaro fino al 1993, quando egli passerà a Filosofia morale.

a. Discipline storico-filosofiche

Un’importante figura ‘di passaggio’ nella metà degli anni Settanta è Ottonello. Allievo di Sciacca, egli è nominato professore straordinario di Storia della filosofia a Macerata all’inizio del 1976 e sarà trasferito all’Università di Genova due anni dopo. Oltre allo studio e alla diffusione del pensiero di Sciacca, di cui si occupa a più riprese11, durante la sua attività a Macerata Ottonello indaga l’ontologia della decadenza in Heidegger e lo statuto della dialettica. Studia anche l’idea di università e cultura nella filosofia tedesca contemporanea, nonché le ‘origini’ della filosofia contemporanea in Novalis e nel romanticismo tedesco (Irrazionalismo e scetticismo, 1974).

Docente di Storia della filosofia antica12 dal 1976 al 1980 è Paolo Impara, prima di diventare professore associato a Roma. Formatosi con Pietro Prini, noto storico della filosofia (Discorso e situazione, 1961; Introduzione critica alla storia della filosofia, 1975), Impara affronta nei suoi corsi il problema antropologico, la dottrina delle idee nelle Leggi di Platone13 e il rapporto tra etica e politica nell’epicureismo.

b. Discipline teoretiche

La rapidità dei ‘passaggi’ di alcuni professori rende frammentario il profilo dell’Istituto di Filosofia a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. Insegnamenti diversi sono talvolta affidati a un unico docente. È il caso, ad esempio, di Gianfranco Morra, incaricato nell’a.a. 1973-74 degli insegnamenti di Filosofia delle religioni e di Filosofia teoretica. Morra tratta temi etico-antropologici e di sociologia (Il problema morale del neopositivismo, 1962; Dio senza Dio, 1970; Filosofia per tutti, 1974; Sociologia e antropologia, 1971). Prima di essere trasferito all’Università di Bologna tiene anche l’insegnamento di Storia della filosofia antica.

Un passaggio altrettanto rapido si riscontra contemporaneamente nella disciplina di Filosofia della scienza, di cui, dopo la breve presenza di Sante Alberghi (occupatosi del pensiero di Rosmini, Sciacca, Carlini, Rousseau), sarà docente tra il 1971 e il 1975 Domenico Antonio Conci. Questi dedica la propria attenzione alla struttura della scienza e della dimostrazione, al teorema di incompletezza di Gödel, all’analisi fenomenologica della genesi del pensiero categoriale, riprendendo le proprie ricerche sulla logica della matematica (Logica e matematica nel problema dei fondamenti, 1974).

A Conci subentrerà nello stesso insegnamento, per soli due anni (1976-1978), Francesca Rivetti Barbò14. La studiosa esaminerà, nei suoi corsi maceratesi, il confronto tra scienze filosofiche e scienze sperimentali alla luce della nozione semantica di verità, nonché le interpretazioni contemporanee del principio di non contraddizione, con riferimento alla posizione di Emanuele Severino.

Di notevole rilevanza scientifica, nei primi anni Ottanta, è la figura di Moiso, formatosi alla scuola di Pareyson e arricchitosi di profonde conoscenze nel campo della filosofia dell’Ottocento tedesco, impegnato anche nell’edizione critica delle opere di Schelling come membro della Commissione istituita dall’Accademia bavarese delle scienze. Professore dal 1981 di Storia della filosofia e nel 1985 anche di Estetica, Moiso eserciterà il suo insegnamento a Macerata fino al novembre 1990, allorché si trasferisce all’Università statale di Milano sempre sulla cattedra di Storia della filosofia. In questi anni si concentra in particolare su Fichte e Schelling (Vita, natura, libertà. Schelling 1795-1809, 1989), nella linea di una ricerca sistematica sul rapporto tra scienze naturali e filosofia nell’età classico-romantica tedesca. Coltivando vasti interessi, si occupa inoltre del rapporto tra filosofia e tradizione medica tra Settecento e Ottocento in Germania e in Francia e tratta, nel corso di Estetica, la teoria della percezione in Rudolf Arnheim, la teoria dei colori, l’estetica di Paul Klee.

Tra i personaggi di maggiore notorietà attivi negli ultimi anni Ottanta va annoverato Giorgio Agamben. Egli entra nell’Ateneo maceratese come professore associato di Estetica nel novembre 1988 e vi resta fino al trasferimento alla Facoltà di Lingue dell’Università di Verona nel 1993. Parallelamente alla sua presenza in Francia (attestata ad esempio anche dalla collaborazione con Deleuze in Bartleby, la formula della creazione, 1993) come Directeur de Programme presso il Collège International de Philosophie di Parigi e alla direzione, già avviata nel 1976, dell’edizione italiana delle opere di Walter Benjamin, nel periodo in questione Agamben prosegue gli studi sul pensiero di Heidegger, autore su cui pure tiene vari corsi inerenti ai temi del linguaggio e dell’interpretazione. Negli stessi anni elabora la teoria della ‘singolarità esemplare o qualunque’, gettando le basi della riflessione filosofico-politica confluita poi in opere di vasta risonanza (in particolare Homo sacer. Il potere sovrano e la nuda vita, 1995; L’uomo senza contenuto, 1994; Mezzi senza fine. Note sulla politica, 1996). Nei suoi corsi Agamben indaga la nozione di ‘limite’ in Kant alla luce del problema dello spazio vuoto, il concetto di impotenza (adynamia) o ‘potenza di non essere’ in Aristotele, e svolge una riflessione sulla necessità e legittimità dell’esperienza filosofica15.

c. Discipline morali

Regina subentra a Prestipino come ‘incaricato’ dopo venticinque anni dalla fondazione dell’Istituto. Con il suo arrivo si realizza dunque un significativo rinnovamento nel campo delle discipline morali. Egli assume gli incarichi di Filosofia delle religioni nel 1979 e di Filosofia morale nel 1982, che terrà fino al maggio 1985, quattro mesi dopo la nomina a professore associato. Tra i filoni principali della sua ricerca, come pure dell’attività didattica, vi è il pensiero di Nietzsche: Regina svolge studi rimarchevoli sulla visione della volontà di potenza e dei valori, sul nichilismo (Dal nichilismo alla volontà di potenza, 1970), sull’idea di salute e malattia. Si rivolge poi a un’analisi del rapporto tra finitudine e fondazione della norma etica, specie in riferimento all’esistenzialismo di Jaspers e Heidegger, autori su cui scrive lavori degni di nota (Heidegger. Dal nichilismo alla dignità dell’uomo, 1970; Heidegger. Esistenza e sacro, 1974). Dell’esistenzialismo mette a fuoco, nei suoi corsi maceratesi, l’ermeneutica religiosa e le idee di fondamento etico e temporalità. Il riferimento originale a Heidegger e il tema insolito della cristologia sono presenti anche nei primi corsi di Filosofia delle religioni, in cui Regina affronta pure la definizione di filosofia della religione in D.F. Strauss (La vita di Gesù e la filosofia moderna. Un saggio su D.F. Strauss, 1979).

Il passaggio di Andrea Poma a Macerata è più breve: come professore associato di Filosofia della religione egli è attivo dal febbraio 1988 fino al novembre 1990, allorché è nominato ordinario e trasferito all’Università di Roma “Tor Vergata”. Durante la sua presenza Poma esamina la filosofia di Martin Buber a proposito dell’idea di relazione e alterità, e, oltre alla filosofia della religione di H. Cohen, studia gli sviluppi del criticismo e del kantismo.

La presenza di Biasutti come docente ordinario di Filosofia morale a Macerata si protrae dal 1987 fino a quando nel 1992 sarà chiamato all’Università di Padova (con cui peraltro non interrompe mai la collaborazione16) per insegnare Filosofia della religione. Negli anni maceratesi egli dedica un’ampia ricerca alla struttura dell’etica nel pensiero moderno e contemporaneo e ai concetti di libertà e azione in Spinoza, Hegel e Wittgenstein, autori che, studiati anche in precedenza (La dottrina della scienza in Spinoza, 1979), resteranno tra i suoi riferimenti privilegiati. I corsi di Biasutti vertono sul rapporto tra etica ed ermeneutica in Gadamer, sulla visione aristotelica di prassi e società, su concetti etici fondamentali come ragione, volontà, libertà, nonché sulla storia della cultura italiana del Settecento nelle sue forme filosofica, giuridico-politica, teologico-religiosa.

Il Dipartimento di Filosofia e Scienze umane: istituzione (1987) e primo sviluppo negli anni Novanta

Oltre alle figure già rievocate, al volgere degli anni Settanta e per tutto l’arco degli anni Ottanta si assiste all’arrivo di figure centrali che contribuiranno a imprimere un duraturo slancio nei diversi settori scientifici e una decisiva spinta in direzione della formazione di una struttura dipartimentale.

Al momento della transizione dall’Istituto al Dipartimento, che comporta il trasferimento dai locali di via Crescimbeni 14 agli ultimi due piani dell’ampio edificio di via Garibaldi 20, sono presenti Casula, Moiso e Ruggero Morresi nel ramo della storia della filosofia, Ferretti di filosofia teoretica, Francesco Voltaggio di filosofia della scienza e Totaro di filosofia morale. Dal 1987, con l’arrivo e la stabile permanenza di Filippo Mignini per Storia della filosofia, il profilo del corpo docente assumerà una fisionomia più definita.

a. Discipline teoretiche

Figura nodale per tutto l’ultimo trentennio della vicenda filosofica maceratese è Ferretti, professore di Filosofia teoretica dal 1976. Avendo rivestito nel lungo periodo della sua attività, oltre a quella di Direttore dell’Istituto e del Dipartimento, le cariche di Preside della Facoltà e di Rettore dell’Università dal 1985 al 1991, egli concluderà formalmente il proprio ufficio nel novembre 2008. Nello stesso anno termina anche la lunga attività di coordinatore del dottorato di ricerca in Filosofia e teoria delle scienze umane.

Discepolo di Sofia Vanni Rovighi alla Università Cattolica di Milano e attirato dal pensiero pareysoniano, Ferretti indirizza la propria riflessione, in prima battuta, sul rapporto tra persona e interpretazione, sulla crisi dell’antropologia contemporanea, sull’ipotesi di una nuova soggettività e di una forma non totalizzante di razionalità, nel tentativo di oltrepassare la ‘crisi’ della ragione contemporanea, peraltro inscindibilmente connessa ai compiti del lavoro intellettuale e della stessa istituzione universitaria. In tale direzione egli ricava spunti preziosi dalla fenomenologia, in particolare da Husserl e Max Scheler (Max Scheler. Fenomenologia e antropologia personalistica, 1972), dal pensiero ermeneutico (Gadamer, Pareyson, Ricoeur), dialogico-religioso (Rosenzweig, Buber, Lévinas) e utopico (Bloch).

Il punto capitale del rapporto tra ontologia e teologia fa da asse portante della sua rilettura di Kant, affrontata in relazione alla questione della problematica fondazione della metafisica e dei ‘limiti’ della ragione, a partire dalla critica di Heidegger all’onto-teologia e dall’istanza levinasiana di un ‘Dio non contaminato dall’essere’ (Ontologia e teologia in Kant, 1997).

Il ripensamento del rapporto tra filosofia e religione17, approdando anche alla fondazione della rivista «Filosofia e teologia», rimane la spina dorsale dell’intera impresa scientifica di Ferretti (Filosofia e teologia cristiana. Saggi di epistemologia ermeneutica, 2002), in un’interrogazione costante sul tema della trascendenza, indagato al crocevia di fenomenologia, ontologia ed etica e in stretto raccordo con la speculazione di Lévinas (La filosofia di Lévinas. Alterità e trascendenza, 1996). Ampliando l’attenzione alla più recente ‘filosofia del dono’, si è dedicato da ultimo a una lettura valorizzatrice delle suggestioni offerte dall’opera di Jean-Luc Marion18. Ferretti, nominato professore emerito nel 2009, ha coltivato un’intensa collaborazione con studiosi di spicco della scuola torinese19; forte di un metodo di investigazione grazie al quale l’esegesi testuale si è congiunta proficuamente con lo scandaglio concettuale, ha segnato il solco su cui sono germogliate sia le trattazioni di Roberto Mancini sia il filone di ricerca esplorato da Carla Canullo20.

b. Discipline morali

Dopo Regina e Biasutti, ad assumere la cattedra di Filosofia morale dal 1992-93 è Totaro, formatosi con Virgilio Melchiorre alla Cattolica di Milano. Dopo un’esperienza didattica presso l’Università di Venezia, arriva all’Università di Macerata già nel novembre 1981 come professore ordinario di Filosofia della Storia. Eletto direttore del Dipartimento all’atto della sua fondazione, sarà pro-rettore dal 1999 al 2005. Insegnerà anche Storia delle dottrine politiche in collaborazione con Maurizio Migliori e Maria Letizia Perri, ed Etica e deontologia della comunicazione presso la Facoltà di Scienze della comunicazione (2004-2005)21.

Nei suoi corsi di Filosofia della storia Totaro si occupa soprattutto del pensiero di Dilthey, Scheler e Habermas. Incrocia la propria riflessione sul tema dell’ideologia (Produzione del senso. Forme del valore e dell’ideologia, 1979) con l’analisi degli scritti del giovane Marx, nel riferimento al suo retroterra hegeliano e nel confronto con le posizioni weberiane, mirando a una definizione dei modelli della razionalità pratica. Affronta anche la declinazione di quest’ultima nella sfera della decisione.

La sua ricerca viene poi a focalizzarsi sulla ‘filosofia del lavoro’ e sul rapporto tra etica ed economia, nella cornice di una riflessione critica sugli squilibri teorico-pratici della modernità, segnata dalla preminenza unilaterale dell’agire lavorativo-strumentale a svantaggio della pienezza della realizzazione della persona (Non di solo lavoro. Ontologia della persona ed etica del lavoro nel passaggio di civiltà, 1998, opera che riceve il premio “Pirovano” 2000 presso l’Istituto Sturzo di Roma). Il rimedio viene individuato nell’elaborazione di un’antropologia e di un’etica capaci di salvaguardare la pluralità di forme della prassi e la ricchezza dell’umano. Consequenziale è la proposta di una misura etico-antropologica dell’economia (in Etica ed economia: il rapporto possibile, 2008). Esposta in vari saggi, sta sullo sfondo di questo percorso di ricerca l’idea portante di una ‘metafisica dell’inattuale’, nella quale la prassi trova posto come compito di ‘far accadere l’essere’. Si aggiunge a ciò l’ulteriore sviluppo di un filone inaugurato dagli studi di Regina. Totaro promuove cioè una reinterpretazione costruttiva del pensiero di Nietzsche, riletto secondo i paradigmi dell’‘etica della misura’ e del ‘prospettivismo veritativo’.

La sensibilità a questi temi ispira anche le linee di ricerca sviluppate da Maria Letizia Perri, Daniela Verducci, Carla Danani e, successivamente, da Andrea Antonelli e Benedetta Giovanola, e trova momenti di verifica nell’organizzazione di incontri internazionali sul pensiero di Nietzsche, sulle idee di lavoro e di sviluppo, sulla comunicazione.

Parte di queste iniziative si colloca nel programma delle attività varato nell’ambito del Centro di cultura e pratica filosofica denominato FalconaraFilosofia, nato nel 2005 dalla singolare quanto breve collaborazione del Dipartimento di Filosofia con il Comune di Falconara Marittima. Sotto la guida di un Consiglio direttivo presieduto da Ferretti coadiuvato da Mignini e Totaro, il Centro riesce ad agganciare personalità scientifiche di elevato profilo intorno a temi qualificanti di filosofia pratica e di etica pubblica (dibatte tra l’altro nel 2006 l’argomento della ‘laicità’ nell’ambito del ciclo di convegni itineranti su Tramonto o trasfigurazione del Cristianesimo?), ma purtroppo termina la sua breve vita dopo pochi anni.

c. Discipline storico-filosofiche e filosofia della scienza

Dopo l’esodo di Impara e Morra, è Casula a farsi carico di ‘traghettare’ l’insegnamento di Storia della filosofia antica oltre la data di nascita del Dipartimento, fino al 1990. Nel resto degli insegnamenti di indirizzo storico-filosofico si riscontra invece maggiore continuità a partire proprio dall’istituzione del Dipartimento, in particolare con l’arrivo, nel 1987, di Mignini sulla cattedra di Storia della filosofia. In precedenza Ruggero Morresi era seguìto a Beschin nell’insegnamento di Storia della filosofia moderna e contemporanea.

Una presenza che attraversa a lungo la vita del Dipartimento è anche quella di Francesco Voltaggio. Questi riceve l’incarico di Filosofia della storia nel novembre 1971, nel programma di incremento dell’impianto didattico e scientifico filosofico della Facoltà. Professore di Filosofia della scienza dal 1980, nell’insegnamento prima svolto da Sante Alberghi e Rivetti Barbò, Voltaggio lascerà l’Ateneo maceratese nel luglio 1996.

Dopo studi sul pensiero dialettico di Hegel, Lenin, Gramsci e Croce nell’ambito di Filosofia della storia, Voltaggio si orienta all’elaborazione di una storia delle idee di terapia ed eziologia medica (Eidos. Il paradigma della scuola di Cos, 1989). Tratta la genesi metodologica delle scienze umane, il tema della fondazione di una nuova ‘mathesis’, il rapporto tra psicologia e alchimia, in continuità con l’approfondimento della ‘teoria degli archetipi’ e della trasformazione in Jung e Paracelso. Voltaggio delinea in tal modo una ‘storia parallela della medicina’22 e dell’idea di guarigione (L’arte della guarigione nelle culture umane, 1992; Il medico nel bosco, 1995).

Attivo nel periodo tra gli anni Settanta e Novanta è anche Morresi: svolta la formazione e la prima carriera di ricercatore proprio a Macerata, nel 1970 diviene assistente ordinario di Filosofia teoretica e nel 1982 professore associato di Storia della filosofia moderna e contemporanea. Per il duplice impulso della conoscenza di Eric Weil e di Hamelin e della frequentazione di Livio Sichirollo, la logica dei ‘Topici’, approfondita quale articolazione di una più ampia riflessione sullo statuto e la funzione della retorica, rimarrà argomento privilegiato di Morresi, che lo scruterà da diverse prospettive (Nuovi Topici. Sistematica, 1983; Critica. Dopo “Nuovi topici”, 1987) tra cui, anzitutto, quella dialettica (Metodo dialettico, conoscenza, prassi, 1978; Hegel. Invito al sistema, 1984). Passato ad altro Dipartimento, Morresi diventa professore di Linguistica applicata nel 2001.

A partire dal febbraio 1987 il ramo principale degli insegnamenti storico-filosofici sarà assicurato da Mignini, professore ordinario di Storia della filosofia. Discepolo a Roma di Gennaro Sasso, eminente studioso del pensiero di Spinoza, di cui si occupa a lungo realizzando studi filologico-critici di risonanza internazionale (Ars imaginandi. Apparenza e rappresentazione in Spinoza, 1981)23 e contributi determinanti su questioni di datazione testuale, Mignini imprimerà un indirizzo fortemente caratterizzato agli studi maceratesi di filosofia moderna. Dal 1988 al 1993 avrà anche la responsabilità della direzione del Dipartimento24.

Due sono le direzioni principali del suo lavoro: da un lato, l’edizione critica, la traduzione e il commento di opere di Spinoza; da un altro, la ricostruzione di alcuni filoni ‘carsici’ della storia della filosofia, quali quelli delle idee di intellectus e anima intellettiva, dell’idea di vuoto, delle dottrine filosofiche del sogno. Nel complesso le sue ricerche convergono verso la delineazione di una storia della nascita della dialettica moderna da Cusano a Spinoza, emergente insieme all’idea di un principio indeterminato e della coincidenza dei contrari. Portato ad approfondire da vicino anche il pensiero medievale e in particolare le teorie dell’intelletto e della potenza, Mignini tiene a più riprese il corso di Storia della filosofia medievale25. Già dedito all’analisi di Giordano Bruno, egli rivolge i propri interessi scientifici, con il proposito di dare visibilità al patrimonio di cultura del territorio locale, alle figure di pensatori marchigiani quali Romolo Murri e Alberico Gentili, concentrandosi infine su Matteo Ricci. In quest’ultima direzione egli avvia la scrupolosa ricostruzione dell’opera del grande gesuita maceratese e perviene a importanti esiti editoriali (tra cui Matteo Ricci. Il chiosco delle fenici, 2004, e l’edizione della prima opera cinese di Ricci, Dell’amicizia, 2005); in concomitanza dirige dal 2001 l’Istituto Matteo Ricci per le relazioni con l’Oriente, promuovendo in particolare una rete di relazioni scientifiche e culturali con università e studiosi cinesi, anche in vista della celebrazione del quarto centenario della morte dell’illustre personaggio. Ha tra l’altro organizzato una mostra itinerante che da Macerata si è spostata a Roma e a Berlino, riscuotendo grande successo.

Fisionomia attuale e nuovi spazi di crescita: dagli anni Novanta a oggi

a. Il Dipartimento nella Facoltà e nell’Ateneo

Come si è già accennato, nel novembre 1987 è ufficialmente fondato il Dipartimento di Filosofia e Scienze Umane, struttura in cui confluiscono l’Istituto di Filosofia e l’Istituto di Psicologia e Pedagogia, ospitati insieme alle rispettive Biblioteche nei due piani superiori dell’antico Monastero di Santa Chiara, prestigioso edificio sito nel centro storico della città, appositamente restaurato dall’Università. La stessa denominazione del Dipartimento sancisce la volontà di far procedere congiuntamente le attività filosofiche e psicologico-pedagogiche, dando riconoscimento alla collaborazione già viva nella Facoltà di Lettere e Filosofia. E in effetti il Dipartimento ha già alle spalle una consuetudine interdisciplinare consistente nella serie dei Colloqui sull’interpretazione, curati a partire dal 1979 da Giuseppe Galli, professore di Psicologia generale dal 198226. Con la costituzione recente di un nuovo Dipartimento di Pedagogia e Psicologia cessa la collaborazione all’interno di una medesima struttura scientifica con gli psicologi e i pedagogisti, in ogni caso presenti negli insegnamenti delle classi afferenti al corso di laurea in Filosofia.

Il Dipartimento, che conserva la propria caratterizzazione riguardante anche le scienze sociali, è realtà attiva nell’Ateneo quale istituzione dotata di un profilo scientifico ormai riconosciuto e consolidato. Si fanno più numerosi e vari i suoi collegamenti con sedi universitarie estere (francesi, tedesche, olandesi e spagnole), grazie anche all’incremento degli accordi per borse di studio e perfezionamento e alla mobilità internazionale dei suoi componenti, compresi i ricercatori più giovani.

Particolare cura è dedicata alle attività di ricerca e formazione continua, che si sostanziano nell’organizzazione di numerosi convegni internazionali e di cicli di conferenze corredati da pubblicazioni che ne scaturiscono27. La loro frequenza testimonia la varietà dei filoni della ricerca svolta, come pure la capacità di coordinamento tra attività di studio e formazione e di collaborazione multidisciplinare a più livelli. Nel corso degli anni permane la tradizione degli Incontri del mercoledì, specificamente pensati come occasioni di dibattito tra studiosi di ambiti tematici affini oppure diversi e di ulteriori opportunità formative per gli studenti28; perciò si fanno più frequenti gli inviti rivolti ad autorevoli studiosi italiani e stranieri a tenere seminari, lectiones magistrales, conferenze, tavole rotonde. Il profilo della formazione è infine completato, ai livelli superiori, con l’attivazione dei due corsi di dottorato di ricerca in Filosofia e Teoria delle Scienze Umane e in Storia della Filosofia e Teoria delle Scienze Umane, rispettivamente coordinati da Mignini e Ferretti29. Entrambi i corsi esercitano una notevole capacità di attrazione anche nei riguardi di laureati presso università diverse da quella maceratese, capacità attestata dall’elevato numero degli iscritti alle prove di selezione per l’ammissione e corroborata dai risultati delle ricerche condotte, oggetto di valutazione da parte delle commissioni comprensive di docenti interni ed esterni. Accanto alla formazione dedicata alla ricerca, va ricordata l’attivazione, in collaborazione con università italiane ed estere30, di un master in Etica applicata ai problemi dell’economia e della società (a. a. 2002-2003), che consegue buoni effetti di collocazione professionale.

Tale ‘fioritura’ di attività e di studi si intensifica certo con la fondazione del Dipartimento, ma è consentita anzitutto dalle esigenze di ampliamento della didattica e dalla crescita di giovani équipe di ricerca formatesi non di rado, come si vedrà, alla Scuola maceratese. Prosegue così negli anni Novanta il processo di pluralizzazione degli ‘attori’, simultaneo all’attivazione di nuovi corsi (come Propedeutica filosofica, Storia delle dottrine politiche divenuto poi Filosofia politica, Logica, Analisi dei testi filosofici in lingua originale, nelle diverse opzioni di francese, tedesco, inglese, latino, greco). Tale ultima fase storica nella vita del Dipartimento è pertanto caratterizzata dalla diversificazione dei campi di ricerca, dall’entrata sulla scena di nuovi ricercatori e docenti, dalla generale evoluzione del ruolo della filosofia nel quadro della nascita di nuove Facoltà, quali Scienze politiche, Scienze della comunicazione e Scienze della formazione.

b. Discipline storico-filosofiche

Il corpo docente delle discipline storico-filosofiche si arricchisce con l’arrivo nel novembre 1991 di Maurizio Migliori, discepolo di Giovanni Reale e professore ordinario di Storia della filosofia antica dal gennaio 2001. Oltre che Aristotele e la filosofia greca nel suo complesso (La filosofia di Gorgia, 1973; Unità, molteplicità, dialettica. Contributi per una riscoperta di Zenone di Elea, 1984), Migliori studia soprattutto il pensiero di Platone, che interpreta in consonanza con la linea del suo maestro e della ‘scuola di Tubinga’, in base all’ipotesi della esistenza delle ‘dottrine non scritte’. Di diversi dialoghi platonici egli realizza traduzioni e commentari storico-filosofici (tra cui Dialettica e verità. Commentario filosofico al “Parmenide” di Platone, 1999). Direttore del Dipartimento dal 2005, Migliori tesse una rete nazionale e internazionale di rapporti con i filosofi antichisti, con importanti sbocchi anche editoriali. A illuminare il dibattito etico e metafisico nell’Atene del IV secolo è rivolta anche la ricerca di Arianna Fermani, curatrice della più aggiornata traduzione in lingua italiana delle opere etiche di Aristotele.

Docente di Storia della filosofia, ricercatore dal 2001, Omero Proietti è studioso ad ampio raggio delle fonti di Spinoza (“Agnostos theos”. Il carteggio Spinoza-Oldenburg (1675-1676), 2006; La città divisa. Flavio Giuseppe, Spinoza e i farisei, 2003) e collaboratore dell’edizione critica dell’opera omnia. Analizza la lettura spinoziana di Moro e di Hobbes, in particolare per quanto riguarda il pensiero politico, e indaga i rapporti con l’ebraismo ispano-portoghese e, su un altro versante del suo lavoro orientato alla filosofia contemporanea, si occupa del pensiero e dell’ermeneutica di Leo Strauss.

Un deciso potenziamento del settore della Storia della filosofia medievale avviene, nel 2005, con la chiamata a professore associato di Guido Alliney. Oltre alle questioni del tempo e dell’anima (Time and Soul in Fourteenth Century Theology, 2002), suoi principali campi di ricerca sono l’idea di libertà umana fra beatitudine e responsabilità etica, il rapporto tra necessità e contingenza, le teorie della volontà tra XIII e XIV secolo.

c. Discipline logiche, semiotiche, della scienza e del linguaggio

Figura di spicco nella storia del Dipartimento, Janos Sandor Petöfi, dopo aver lavorato presso le Università di Goteborg, Costanza e di Bielefeld, dove è stato ordinario dal 1972, diviene professore a Macerata di Filosofia e teoria del linguaggio nel marzo 1989, a seguito di chiamata diretta per chiara fama. Doctor honoris causa all’Università di Pécs (Ungheria) nel 1991 e all’Università di Debrecen (Ungheria) nel 1996, Magister emeritus al Magistero Gyula Juhàsz di Szeged (Ungheria), membro esterno dell’Accademia Ungherese delle Scienze, Petöfi riceve nel 2004 la laurea honoris causa in Lingue e Letterature Straniere all’Università di Torino. Negli ultimi anni di ruolo è direttore del Dipartimento e nel 2007, quando riceve la nomina a professore emerito, diviene anche primo direttore del Centro di documentazione e ricerca sugli approcci semiotico-testologici alla multi e intermedialità dell’Ateneo maceratese.

Incisivo innovatore degli studi semiotici, figura di rilievo internazionale della Texttheorie di ambito tedesco, sin dai primi anni della sua presenza Petöfi è attivo coordinatore di un’ampia ricerca interdisciplinare sulle scienze della comunicazione umana. Anche grazie alla sua iniziativa si può concretizzare la creazione di un nuovo indirizzo specialistico del corso di Filosofia e la stessa attivazione del nuovo corso di laurea in Scienze della comunicazione, sfociato poi nell’omonima Facoltà.

Caposaldo delle indagini di Petöfi è l’elaborazione di una teoria della comunicazione umana come ‘testologia semiotica’, quadro categoriale necessario per interpretare il processo e i prodotti della comunicazione multimediale e prevalentemente verbale. La sua opera offre arricchimenti continui a questa impostazione di fondo, con la definizione degli strumenti concettuali per l’analisi del linguaggio degli ipertesti. Impegnato in svariati approfondimenti sul rapporto tra testologia e psicologia cognitiva, non interrompe però il confronto con i classici antichi, svolgendo in diversi corsi una lettura semiotica di opere di Platone, Agostino e di tragedie antiche.

Nel progressivo ampliamento dell’offerta didattica e dello sviluppo degli orientamenti di ricerca presenti in Dipartimento, si aggiunge ai tradizionali insegnamenti filosofici anche Logica. Ricercatore a Macerata dall’agosto 1997 e frequentatore assiduo di istituzioni accademiche americane, dal 2001 Francesco Orilia è ordinario di Logica e, dal 2005, di Filosofia del linguaggio. La sua ricerca è soprattutto centrata su problemi inerenti alle questioni del riferimento e dell’intenzionalità (Predication, Analysis and Reference, 1999; Ulisse, il quadrato rotondo e l’attuale re di Francia, 2005; La référence et l’autoréférence, 2006), con riguardo al pensiero di Meinong, Frege e Russell tra gli altri. Sulla linea degli studi analitici del linguaggio rientra l’attività scientifica di Nevia Dolcini.

Dal 2002 insegna Filosofia e teoria dei linguaggi e, più di recente, Filosofia delle forme simboliche Vincenzo Marcello La Matina. Occupatosi in una vasta opera dell’analisi semiotica del testo antico (Cronosensitività. Una teoria per lo studio filosofico dei linguaggi, 2004), La Matina esamina le forme di codificazione con particolare attenzione ai linguaggi corporei e collabora, tra l’altro, all’edizione critica del De recta ratione audiendi di Plutarco di Cheronea.

Trasferito dall’Università di Palermo nel 1996 ma formatosi a Genova con Evandro Agazzi, Marco Buzzoni diventa professore ordinario di Filosofia della scienza nel 2001, svolgendo anche seminari di Logica matematica e il corso di Epistemologia di recente attivazione. Occupatosi di Popper (Popper. La persona fra natura e cultura, 1984), Kuhn e Ricoeur (Ricoeur. Persona e ontologia, 1988), Buzzoni affronta un ampio spettro di questioni (Scienza e tecnica. Teoria ed esperienza nelle scienze della natura, 1995). Oltre che sullo statuto epistemologico della psicoanalisi e delle scienze umane, le sue ricerche vertono sul rapporto tra scienza, tecnica e intelligenza artificiale, sull’esperimento mentale (Esperimento ed esperimento mentale, 2004; Filosofia della scienza, 2008; Thought Experiment in the Natural Sciences. A Transcendental-Operational Conception, 2008). È membro dell’Académie Internationale de Philosophie des Sciences e mantiene intense relazioni con istituzioni universitarie tedesche (Würzburg e Marburg). Collabora con la cattedra di Filosofia della scienza anche Daria Carloni.

d. Discipline teoretiche ed ermeneutiche

Nell’ambito della Filosofia teoretica, il solco tracciato da Ferretti viene ripreso da Mancini. Dopo la laurea conseguita a Macerata e la chiamata come ricercatore all’Università di Roma Tor Vergata nel 1993, Mancini è dal 2000 professore del nuovo insegnamento di Ermeneutica filosofica e, dal 2005, di Filosofia teoretica. Partendo da studi sulla teoria critica della società e sugli sviluppi del marxismo contemporaneo in Adam Schaff, Kosík, Heller tra gli altri (L’uomo quotidiano. Il problema della quotidianità nella filosofia marxista contemporanea, 1985), si orienta progressivamente verso un esame delle implicazioni gnoseologiche, ontologiche ed etiche della razionalità ermeneutica e dialogica, esaminando il modello linguistico-comunicativo in Apel e la sua proposta di pragmatica trascendentale (Linguaggio e etica. La semiotica trascendentale di Karl-Otto Apel, 1988). Dopo aver indicato nel primato dell’‘ascolto’ rispetto all’egemonia della ‘visione’, prevalsa nella filosofia dell’Occidente, il perno per un radicale cambiamento di paradigma epistemologico (L’ascolto come radice. Teoria dialogica della verità, 1995), egli si impegna in una riflessione fondativa dei diritti umani nella cornice della globalità interculturale e, in numerosi saggi, offre una prospettiva politica improntata ai principi della fraternità e dell’amore (Esistenza e gratuità. Antropologia della condivisione, 1996; Senso e futuro della politica. Dalla globalizzazione a un mondo comune, 2002; L’amore politico, 2005). Nella sua riflessione più recente, trae ispirazione dalla ‘filosofia del dono’ e da elementi religiosi per delineare traguardi di ‘redenzione’ antropologica (L’umanità promessa. Vie della giustizia restitutiva, 2007).

Sulla linea di riflessione che intreccia la questione antropologica a quella della verità e del bene si protende anche la leva più giovane della ricerca di ambito teoretico, attraverso la rilettura della fenomenologia, oltre che del filone spiritualista francese, eseguita da Carla Canullo (La fenomenologia rovesciata, 2004) e l’approfondimento della dinamica relazionale del dono compiuto da Sergio Labate (La verità buona, 2006). Ricercatori rispettivamente dal 2006 e dal 2008, insegnano attualmente la prima Filosofia della religione e il secondo Filosofia dei diritti e delle culture, e svolgono corsi anche presso la Facoltà di Scienze della formazione.

In precedenza l’insegnamento di Filosofia della religione, che nel curriculum degli studi a Macerata vanta senza dubbio una solida presenza, è svolto – dopo Biasutti – da De Dominicis. Occupatosi dapprima di Sciacca (Ragione e fede nel pensiero di Michele F. Sciacca, 1984) e del tema della morte come ‘opzione ultima’, De Dominicis esplora poi il rapporto tra religione e ragione nel Seicento inglese e olandese, soffermandosi sul concetto di tolleranza nel pensiero di Locke (Sulla legge morale di John Locke, 2004). Costante è il suo interesse per i motivi morali nel pensiero di autori come Hobbes, More, Smith, John Toland, Thomas Browne (Thomas Browne e la “religio medici”, 1996). Nel 2006 diviene professore di Filosofia morale presso la Facoltà di Scienze della formazione, dove svolge ora anche i corsi di Bioetica applicata ai campi formativi e di Storia del pensiero contemporaneo.

e. Discipline morali, politiche ed estetiche

Nel novembre 1994 è Silvia Ferretti, formatasi presso “La Sapienza” di Roma con Gennaro Sasso e Margherita Isnardi Parente, a subentrare ad Agamben nell’insegnamento di Estetica (è il caso di ricordare, per inciso, che quest’ultimo era stato a sua volta preceduto da un rapido passaggio di Maurizio Ferraris). Riferimenti privilegiati della Ferretti in merito al tema della creazione poetica sono romanticismo tedesco, idealismo e neoplatonismo antico; mentre nell’analisi dell’esperienza estetica e della memoria è rilevante il confronto con il pensiero contemporaneo, particolarmente con Bergson (Thomas Mann e il tempo, 1980; Il demone della memoria. Simbolo e tempo storico in Warburg, Cassirer e Panofsky, 1984, trad. ing. Cassirer, Panofsky, and Warburg. Symbol, Art, and History, 1989; Antichi e moderni. L’elaborazione del passato, 2005). Nel 2006 la Ferretti viene chiamata all’ordinariato nella Facoltà di Scienze della comunicazione, dove insegna attualmente Teoria della parola e delle immagini ed Estetica.

Dal novembre 1995, con l’arrivo di Luigi Alici ha luogo nel Dipartimento un ulteriore ampliamento della sfera di filosofia morale31. Dopo una temporanea assunzione dell’insegnamento di Filosofia della storia da parte di Alici, la compresenza di due docenti ordinari di Filosofia morale consente l’opportunità di istituire due corsi autonomi di Filosofia morale 1 e Filosofia morale 2, tenuti rispettivamente da Totaro e Alici. Proveniente dall’Università di Perugia e dal magistero di Armando Rigobello, studioso della teoria della prassi con riguardo specifico all’orientamento degli Speech Acts, Alici si concentra anzitutto su questioni di semantica dell’azione e di etica della responsabilità, per affrontare poi, in ricerche partecipate anche da altri studiosi, temi cruciali per l’incidenza dell’etica sulla dimensione politica (Forme della reciprocità. Comunità, istituzioni, ethos, 2004; Forme del bene condiviso, 2007). Un ampio riconoscimento di autorevolezza scientifica32, legato anche all’essere membro del Centro Studi Agostiniani di Perugia, gli deriva dall’impegno editoriale e convegnistico dedicato al pensiero e agli scritti di sant’Agostino, che si è espresso sia nella cura, corredata da Introduzione, di sue opere capitali (Città di Dio, 19974, 2001; La dottrina cristiana, 1989; Confessioni, 1992; Fede, speranza, carità. Enchiridion, 2001) sia in monografie che attualizzano la rilevanza speculativa dell’ipponate e ne mostrano l’incidenza sulla filosofia contemporanea (L’altro nell’io. In dialogo con Agostino, 1999). Dal 2009 è coordinatore della sezione del dottorato di ricerca relativa a Filosofia e teoria delle scienze umane. Sul fronte dell’ermeneutica agostiniana si inserisce anche l’attività di Donatella Pagliacci, ricercatrice dal 2008, docente di Filosofia morale e autrice di saggi sul tema dell’‘amore’ (Volere e amare. Agostino e la conversione del desiderio, 2003).

Inizialmente collaboratrice di Prestipino e poi di Totaro, Maria Letizia Perri, assistente dal 1975 e ricercatrice dal 1981, è professoressa associata di Filosofia della storia dal 2002. Dallo studio di Jaspers passa a indagare in Jürgen Habermas il tema del conflitto nella dialettica della modernità e la prospettiva di ‘terapia sociale’ offerta dal modello alternativo della razionalità comunicativa (Il mutamento di paradigma e la “patologia sociale” in J. Habermas, 1994), e intraprende quindi un esame critico dell’idea di soggetto nelle sue componenti etiche e ontologiche per proporre la fecondità dell’‘operare’ come cardine della realizzazione dell’umano (L’uomo per l’umano. Ripensare il soggetto oltre la modernità, 2002). Da ciò deriva l’idea del filosofare come pratica, alla quale conformare anche l’esercizio della didattica, intesa come luogo della discussione problematica.

Daniela Verducci, assistente dal novembre 1974, collaboratrice di Casula e dal 1981 della cattedra di Filosofia della storia, ricercatrice dal 1982, professoressa associata dal 2005, insegna per alcuni anni Filosofia moderna e contemporanea e più di recente Antropologia filosofica nella Facoltà di Scienze della formazione. Dopo studi sul tomismo e sul rapporto tra metafisica ed etica nella filosofia tedesca dell’età della crisi, si occupa del pensiero di Max Scheler, utilizzandolo per un ampio studio sulla filosofia del lavoro (Il segmento mancante. Percorsi di filosofia del lavoro, 2003). Il suo interesse per la fenomenologia confluisce più recentemente verso l’indirizzo teoretico della ‘fenomenologia della vita’ (Pensare la vita. Contributi fenomenologici, 2003). Questo diviene il terreno di una vera e propria intesa speculativa con A.-T. Tymieniecka, fondatrice del World Institute of Phenomenology e della società ad esso affiliata The International Society for Phenomenology and the Sciences of Life (di cui dal 1998 Totaro è presidente e Verducci segretaria generale).

Occupatasi del pensiero di Betti e Gadamer (La questione dell’oggettività nell’ermeneutica di Emilio Betti, 1998, premio filosofico ‘Castiglioncello giovani’ 1999), professoressa associata dal 2005 di Filosofia politica, anche Carla Danani (laureatasi con Melchiorre alla Cattolica di Milano) si inserisce nella fitta trama di collaborazioni con la cattedra di Filosofia morale, aprendosi al tempo stesso a interessi per i classici antichi (L’amicizia degli antichi. Gadamer in dialogo con Platone e Aristotele, 2003). Riprendendo nella propria ricerca motivi qualificanti del pensiero utopico, elabora i lineamenti di un’originale teoria dell’abitare e del convivere, nell’ambito di un progetto di ridefinizione del rapporto tra spazio, territorio e forme della vita etico-politica.

Allieva di Totaro, studiosa di Nietzsche e Marx (Nietzsche e l’Aurora della misura, 2002; Critica dell’uomo unilaterale. La ricchezza antropologica in K. Marx e F. Nietzsche, 2007) nell’ottica della definizione di un paradigma etico della ‘misura’ e della formulazione di un modello di ricchezza antropologica che fa riferimento anche al capability approach di Sen e Nussbaum (Personhood and Human Richness. Good and Well-Being in the Capability Approach and Beyond, saggio vincitore dell’Helen Potter Award 2005, conferito dall’Association for Social Economics), dal 2008 Benedetta Giovanola è ricercatrice e docente di Etica ed economia (insegnamento che tiene anche nella Facoltà di Scienze politiche), affrontando questioni attinenti all’etica pubblica e ai criteri di giustizia sociale.

Qualche osservazione conclusiva

Per completare il resoconto sui docenti di filosofia a Macerata e sulla evoluzione del loro profilo, è infine utile considerare le loro sedi principali di provenienza. Dopo la prima impronta genovese peraltro ancora viva, i luoghi di formazione dei docenti sono stati in prevalenza l’Università “La Sapienza” di Roma e l’Università Cattolica del S. Cuore di Milano, seguite dall’Università di Torino. Altre provenienze significative sono Padova e Perugia (con cui è stato organizzato un corso di ‘dottorato’ prima dell’apertura di quello con sede amministrativa a Macerata). È da sottolineare come le ultime generazioni di docenti abbiano beneficiato di una formazione propriamente maceratese, associandola a frequentazioni in area europea (Francia, Germania e Paesi Bassi) e mostrando attive capacità di inserimento in una rete di rapporti anche internazionali. Un’intensa attività di relazione ha fatto da sfondo anche ai numerosi convegni che, su temi di grande rilevanza, hanno reso la sede maceratese un luogo di convergenza di studiosi illustri, italiani e stranieri, e hanno dato seguito a importanti pubblicazioni. Avendo generato anche dinamiche di reciprocità concretizzatesi nella domanda crescente delle stesse competenze maceratesi da parte di istituzioni esterne, le iniziative coltivate con costanza hanno creato canali consolidati di collaborazione scientifica e di operatività organizzativa. Formazione in loco e proiezione in una rete di rapporti nazionali e internazionali sono i tasselli più validi di una conquistata ‘dignità di scuola’ nel panorama degli studi filosofici. Tali requisiti dovrebbero offrire serie garanzie di sviluppo in una situazione storica nella quale le strutture scientifiche sono esposte alla preoccupante oscillazione tra istanze riformatrici e misure contraddittorie di restrizione delle risorse. Se i meriti guadagnati sul campo contano qualcosa, le speranze positive potranno avere la meglio sulle incertezze di un presente nebuloso.

Francesco Totaro
(Università degli studi di Macerata)
totarofr@unimc.it

Clara Mandolini
(Università degli studi di Macerata)

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