6 Settembre 2015 - Categoria: educazione, istituzioni educative, memoria e storia

I. Le Figlie della Carità del Rifugio: mamme, ma anche educatrici esigenti di Eleonora Ortu

 

Bambine del RifugioRicordo con piacere ogni singola suora e il ruolo importante e fondamentale che ciascuna ha avuto nella mia vita di bambina, di fanciulla, di adolescente e di giovinetta.

La prima è stata la superiora Suor Irene Mameli, che è venuta di persona a prendermi al Brefotrofio, quando avevo un anno e mezzo. Ce lo ricordava spesso:
– Tu e Benedetta siete state le mie prime due bambine che ho accolto al Rifugio.-
Rimase al Rifugio dal 1961 al 1973: dalla mia unfanzia all’adolescenza.
Lei fu la superiora più amorevole che io ricordi, aveva sempre le caramelle in tasca, non ci faceva mancare mai un abbraccio e il suo ufficio era sempre aperto e per entrarci non bisognava bussare: il benessere delle bambine veniva prima di tutto e se ci sentiva piangere accorreva subito.

L’immagine che mi è rimasta scolpita di Suor Mameli è la corsa delle bambine incontro a lei che affettuosamente prendeva fra le braccia, dispensando baci e abbracci ad ognuna.

Nella stagione della colonia ci trasferivamo nell’imponente edificio di Castelsardo, davanti al mare. Quando in pullman lei arrivava a Lu Bagnu, spesso con la pellicola del film da proiettare, tutte le ospiti di ogni età le correvano incontro gridando festanti:
– E’ arrivata al superiora! E’ arrivata la superiora!-
E queste grida facevano sì che la voce si espandesse per tutta la colonia e sempre più bambine accorressero con una gioia e ressa incontenibile verso il pullman, con il pericolo che qualcuna sconfinasse in mezzo alla strada e con le suore delle sezioni che invano cercavano di frenare l’entusiasmo, per paura delle macchine che vi transitavano.

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5 Settembre 2015 - Categoria: versi in italiano

“C’é un sogno” di Sarah Savioli

donna in piantoHo quarantun anni.
Ne dimostro di più.
E non sono nemmeno
giovane dentro.
Ne dimostro di più anche nel cuore….
molti di più.
Che dire…un pò che in famiglia va così,
ci si incartapecorisce presto.
Vuoi poi, che non ho la pazienza
di usare creme e cremine,
di combattere il tempo
e truccarmi…
Ma il problema non è tanto
un DNA dispettoso,
alla fine nemmeno
la mia colpevole incuria.
E’ che …è che su di me c’è un segno
per ogni tradimento e ferita.
C’è un segno perchè ogni volta
che penso alla mia terra
e ne sono lontana,
mi sento strappata.
C’è un segno per ogni volta
in cui ho sbagliato
e mi son sentita sola
e senza nessun perdono.
C’è un segno per ogni amicizia
frantumata
o volata via
senza rumore.
C’è un segno per ogni volta in cui ho pagato
il fatto di essere me stessa,
con pregi e difetti.
C’è un segno per ogni volta
in cui non sono potuta
essere me stessa
e ho rischiato
di spegnermi
e di disseccarmi.
C’è il segno di ogni lacrima
asciugata dal sole,
e per ogni sorriso
bagnato dalla pioggia.
C’è un segno per ogni amico
che è andato via,
ma c’era così tanto e intensamente
che non c’è giorno
che non torni in mente,
e che non ci si ritrovi
a fare i conti con il fatto
che non c’è più.
C’è un segno per ogni persona cara
che ho visto soffrire,
per ogni singolo istante
di mia rabbiosa impotenza.
C’è un segno per ogni sorriso
conquistato con fatica, con fierezza.
C’è un segno, anzi tanti,
perché tenere la testa alta
alle volte è davvero faticoso…
davvero faticoso.
Ho quarantun anni.
Ne dimostro di più.
Alla fine, ho tatuata addosso
tutta la mia vita.
E mi va bene così.

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4 Settembre 2015 - Categoria: memoria e storia

Solidarietà dall’Estremo Oriente di un ex allievo della Casa Divina Provvidenza alle ex allieve del Rifugio

Debbo dire come coordinatore di questo blog che dall’Italia e dalle altre parti del mondo l’episodio delle Figlie della Carità “dimesse” dal Rifugio Gesù Bambino di Sassari  sta attirando l’attenzone di molti: Pubblichiamo per oggi una testimonianza dalla Cina di un ex allievo della Casa Divina Provvidenza e tra alcuni giorni la testimonianza di altre ex allieve che ci hanno scritto. (A. T.)

   Casa DivinaProvvidenza    Sassari

Casa DivinaProvvidenza Sassari

Premetto, dall’Estremo Oriente, che dal lontano dicembre 1948, (ricordo ancora l’Epifania del ’49, quando mi svegliai ed andai in refettorio trovando il mio orsetto di peluche grigio), fui ospite, fresco orfanello, nell’istituto della Casa Divina Provvidenza dove fummo accuditi dalla Santa Suor Luisa Brambilla da Bergamo.

E ancora adesso, ormai settantenne, ringrazio le suore, che come ricorda Eleonora, lavorando 24 ore su 24, (per loro non c’erano orari né cartellini da timbrare come simpaticamente mi dice la mogliettina cinese), mi hanno formato e nel carattere e nello stile di vita onesto.
Piango al solo leggere sia qui che altrove di questo modo di gestire le istituzioni, dove si preferisce credere di poter rigirare e (tutta sporca politica) di saper gestire il mondo, preferendo “aiutare”chi si vuol rovinare con le proprie mani (drogati) piuttosto che incolpevoli orfani.
E qui mi fermo, per non infierire con la mia proverbiale verve, i burocrati aspiranti a poltrone iper pagate.
E lo urlo IPOCRITI!

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3 Settembre 2015 - Categoria: istituzioni educative, memoria e storia

La magia del Natale al Rifugio Gesù Bambino di Eleonora Ortu

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Le ex allieve del Rifugio con le Figlie della Carità

 La partenza delle Figlie della Carità dal Rifugio Gesù Bambino di Sassari (1903-2015) ha suscitato nelle ex allieve memorie, ricordi, affetti, sentimenti, nostalgia della fanciullezza. Tutte  queste memorie sono degne di essere lette e apprezzate, perciò andremo pubblicandole come momenti di una storia di sentimenti anche per sfatare certe teorie che hanno sempre da criticare l’istituzionalizzazione dei fanciulli  e delle fanciulle nelle varie tappe di crescita. Come storico, un piccolo storico, dell’educazione, sono d’accordo sul fatto che quando si nasce e si vive nelle famiglie serene con genitori consapevoli del loro compito, attenti alle esigenze dei figli, questi hanno le migliori opportunità di crescita.  E’ ovvio e non c’è bisogno di collocare i figli da nessuna parte.

La storia e la vita però c’insegnano che molte famiglie sono letteralmente disastrate: genitori drogati del tutto irresponsabili, ragazze rimaste incinte giovanissime per amori sfuggevoli, domestiche o se volete governanti messe in cinta dal padrone o dai signorini di famiglia, i cosiddetti amori ancillari, un tempo anche le signorine delle case chiuse, altre volte giovanissime messe sulla strada e poi ingravidate e abbandonate, insomma di casi potrebbero essercene un numero sterminato così come narrano i romanzi, le opere teatrali e tantissimi film. Per le ragazze, le giovinette, le donne adulte, ma talvolta anche signore dell’onorata società messe incinte da amici di famiglia (basti pensare ai nostri campioni e ai nostri pure famosi imprenditori i cui nomi vengono in mente abbastanza facilmente).

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2 Settembre 2015 - Categoria: versi in gallurese, versi in italiano

“Aragghju a lassà” “Io lascerò” di Maria Teresa Inzaina

 

Maria Teresa Inzaina

Maria Teresa Inzaina

Aragghju a lassà
chi lu tempu
ghjochia cu la me’ cara
comme creatura cun titta di mamma.
Chi dissignia
li sulchj igniru a l’occhj
palchi più luci di ‘ita
s’accendia illi puppii.
Chi li surrisi
accumpagnia
cu la sisìa d’umbra di la malincunìa
filu filu a li labbri
comme li soli d’attugnu candu calani
chi di ruiu s’accendini
mentri c’allongani
li sò rezzi di spéri
illu dismaiu di seri
chi più no torrarani.
Chi firia
chistu colpu
e allenia chicci e chindi
la frischesa tennara e infitta
di stasgjoni chi ghjà attésu sentu.
Chi cunfundia
di tantu in tantu la menti
sparigliendi e furendis’ ammenti
palchi mancu pisutu sia lu passu
chena la suma di troppi rimpienti.
Sarà lu tempu
supr’a me passizeri
amicu fideli lastimosu e gentili.
Li so’ mani di ‘entu
m’arani a spignì comme véla licéri
und’è scrittu chi finia lu ‘iagghju
a chidd’ala di l’ultima timpesta
cun tutti li pigghj di la ‘ita
dugna pigghja
una falta una cioia
una firita
mimoria di dolu o di cunsolu
signi priziosi
trami dilicati
d’una puisìa
chi indrentu m’ha ‘cantatu.

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31 Agosto 2015 - Categoria: eventi straordinari

Il commovente addio delle Figlie della Carità dal Rifugio Gesù Bambino e dalle ex allieve

 

Rifugio 3A Sassari, in Via Mameli, alla presenza dell’Arcivescovo, che ha concelebratola Santa Messa col Superiore dei Preti della Missione e con il Parroco dei Cappuccini e con una folta rappresentanza di ex allieve del collegio e del sindaco di Sassari Nicola Sanna, le Figlie della Carità hanno detto addio al Rifugio a 112 anni dal loro arrivo.
Per oltre un secolo le buone suore hanno svolto le funzioni di madri per le bambine che i più svariati casi della vita ha condotto in questo rifugio di amore, di crescita, di educazione e di formazione umana e cristiana, ma anche di orientamento professionale. Appartata, a muso duro, in un angolo del banco,anche la vecchia presidente che a quel che sembra è l’autrice della “cacciata” delle suore. Non è difficile cacciare le suore, la loro missione non è quella di fermarsi in eterno in un istituzione retta un tempo dalle Dame della Carità, ma da tempo, dopo la scomparsa di queste,  un gruppo di donne o di uomini sedicenti cattolici, forse eccessivamente abbarbicati più al potere che al servizio, dimentiche dei meriti delle Figlie della Carità non ci pensano due volte a dare loro il benservito.

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29 Agosto 2015 - Categoria: cultura

Muore Tommaso Spanu, nome d’arte Tom Spanu, l’artista chiaramontese delle pipe d’erica di Ange de Clermont

Tom Spanu (1944-2015)

Tom Spanu (1944-2015)

Il 26 agosto se n’è andato prematuramente il grande Tommaso Spanu, artigiano e artista delle pipe d’erica, originario della Gallura che fu già chiaramontese. Sentiamo l’esigenza di riprendere e ripubblicare un articolo che  pubblicammo su accademiasarda  l’11 luglio 2011  dopo una visita al fratello  Augusto nel laboratorio dove si preparano le basi per fabbricare le pipe d’erica e dove per tanto tempo vi lavorò col fratello anche Tom che vi giungeva periodicamente per acquistare i pezzi d’erica  pronti per la lavorazione. Porgiamo ai fratelli di Augusto e  Franco la più calorosa vicinanza.

“Nei pressi della chiesa di San Giuseppe de su Sassu, piccola enclave di quello che fu il territorio di Chiaramonti, ceduto al neonato comune di Erula (13 Kmq di monti e colline folte di boschi e di pascoli) vivono e lavorano i due fratelli Spanu, Franco e Augusto. Il primo segue l’arte di fabbricare coltelli, il secondo prepara la materia prima per il fratello Tommaso che dirige la fabbrica e la rivendita a livello nazionale e internazionale in Sassari. Tre fratelli e tre artisti si può dire a due passi da Chiaramonti e da Erula. Rinviando a parlare di Franco in altra occasione, mi soffermerò a pochi cenni su Augusto e Tommaso, i due fratelli impegnati nella fabbricazione delle pipe.

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24 Agosto 2015 - Categoria: memoria e storia, narrativa, prosa

Sa messera …a pane e chibudda! di Anna Maria Sechi

images Cando pro un’occasione o s’àtera nos aboiamus tras sardos chi, sunt in Belgio dae una vida, non mancat mai de faeddare de su chi ant vividu in Sardigna, Pedru, in bidda sua faghiat su maniale, traballaiat sas terras antzenas a sa tzoronada, m’a contadu unu pagu de su ch’est istada sa vida sua prima de emigrare  pro traballiare in sas minieras belgas. E mi nàrat: “Sa visione prus bia chi mi torrat a sa mente est sa messera, cussa visione de sas tancas de su trigu giompidu, cando suta su sole de trìulas si pesaiat sa frina de su bentu cardu nd’aundàiat sas s’ispigas, tando cussas tancas doradas pariant unu mare in movimentu. In cussos annos medas terras fint postas a trigu, su laore rapresentaiant unu capitale pro sos padronos e un’istajone de traballiu de importu mannu pro sos maniales de sa terra. Deo fiat messadore e de istajones de messeras nd’apo fatu prus de una.

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