8 Dicembre 2016 - Categoria: Chiaramonti e dintorni, memoria e storia, recensioni

I. “Il paese che non c’è più” recensione del libro di Carlo Patatu di Ange de Clermont

patatuCarlo Patatu Il paese che non c’è più. Usànzias, còntos, mestièris, buttègas e màstros de Zaramònte in su tèmpus passàdu (Consuetudini, racconti, mestieri e botteghe in Chiaramonti nel tempo che fu). Prefazione di Luisella Budroni
Grafiche Essegi srl, Perfugas, 2016 pp. 400
Offerto in omaggio dall’autore.

 

patatuCarlo Patatu è cresciuto e vissuto, avendo come residenza ufficiale e casa, in Chiaramonti. La scelta di vivere in paese non gli ha impedito di frequentare le scuole medie statali alla Maddalena per un anno, a Sassari per gli altri due anni, e in seguito l’Istituto Magistrale per 4 anni; di fare il servizio militare in continente per 2 anni, a Roma, come sottotenente dell’esercito; di frequentare l’università, per quanto è stato possibile con gl’impegni di lavoro, di sostenere gli esami prima presso la Facoltà di Magistero di Cagliari poi presso l’omologa Facoltà di Sassari dove ha conseguito la laurea in Pedagogia con una tesi ad indirizzo sociologico col più stravagante dei giovani professori romani, Marcello Lelli, dal titolo

La percezione del potere a Chiaramonti.

 

Chiaramonti

Chiaramonti

Il vivere a Chiaramonti non gli ha impedito di prender moglie in Anglona, a Nulvi, di fare frequenti viaggi all’estero, a Nord come a Sud, e per alcuni anni di trascorrere le ferie in Francia; di mettere al mondo due figli, di fare carriera scolastica e conseguire la funzione di dirigente scolastico, per certi periodi in varie sedi della Sardegna settentrionale da Nulvi a La Maddalena e da questa a Sassari e, quindi di conoscere il mondo della scuola, di svolgere sia pure ad honorem il servizio di giudice dei minorenni, dopo aver svolto in paese anche la funzione di conciliatore; di diventare giornalista pubblicista, partecipando a quella palestra di dibattito che è stata per anni la Nuova Sardegna.
Il vivere in paese non gli ha impedito di fare il corrispondente da vari paesi dell’Anglona dello stesso quotidiano e in particolare da Chiaramonti, per una trentina d’anni.
La vita di paese non gli ha impedito di frequentare assiduamente le stagioni di musica operistica e teatrale a Sassari, per non parlare di partecipazioni ad un gran numero di convegni a vari livelli.

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8 Dicembre 2016 - Categoria: eventi culturali

Quarta giornata internazionale della Lingua Gallurese a Palau di Mauro Maxia

palauSabato prossimo, 10 dicembre, si svolgerà a Palau la 4^ Giornata Internazionale della Lingua Gallurese. L’atteso convegno è diventato ormai un appuntamento fisso non solo per la Gallura, ma anche per la Corsica e nel panorama delle lingue minoritarie. Quest’anno la formula prevede una innovazione. La rassegna sarà aperta da due relazioni scientifiche sulla letteratura gallurese e la letteratura corsa che saranno svolte dal sottoscritto e da Alain Di Meglio. Seguirà un confronto alternato fra tre autori di lingua corsa e tre autori di lingua gallurese. La Corsica sarà rappresentata da Alain Di Meglio, Ghjacumu Thiers e Ghjuvan Federicu Terrazzoni. La Gallura sarà rappresentata da Franco Fresi, Gigi Angeli e Giuseppe Tirotto. Tra le recite di poesie e brani letterari ci saranno due intervalli in cui si esibiranno il Coro Gavino Gabriel di Tempio e il Coro A Pasqualina dell’Università della Corsica. La manifestazione sarà coordinata dal rappresentante dell’Accademia della Lingua Gallurese, Mario Scampuddu. Per la prima volta ci sarà l’intervento di un rappresentante della presidenza dell’Assemblea di Corsica, il capo di gabinetto Sébastien Quenot. Si tratta di un riconoscimento tangibile dell’importanza acquisita nel giro di pochi anni da questa manifestazione internazionale.

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4 Dicembre 2016 - Categoria: eventi luttuosi

Bahia, la pastora tedesca di Gristolu e di Jacqueline ha reso l’anima di Gristolu Christophe Thibaudeau

pastoraLo so magari avreste voluto leggere di referendum😶 ma una settimana fa, Bahia, la nostra pastora tedesca ha reso l’anima al mio fianco… Tutti noi, cagne gatte gatti cani siamo sconvolti. E nella nostra casa regna il silenzio. Una settimana è passata, sembra un secolo, sembra ieri… Ogni tanto Sole prende il posto di Bahia sul divano piccolo, Mare dorme al suo posto sul divano del salotto, Kali sull’altro  lato che affezionava, Ascia sul suo cuscino preferito. Quando ci salutiamo ogni mattino l’una dopo l’altra/l’altro, gatte e gatto compresi lo facciamo in silenzio. Un silenzio pesante.

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3 Dicembre 2016 - Categoria: lingua/limba, versi in italiano, versos in limba

“Notte…ted’esser bentu” di Maria Sale, Premio città di Ozieri 2016, III classificata

Maria Sale

Maria Sale

Su ‘entu est argumentu poeticu subr’a totu e Maria Sale, s’eminente poetessa de idda nostra, lu tratat e lu maltrat dae meda, pensemus puru a s’obera Carignos de’ entu. Cale poetessa o poeta podet fagher a mancu de giogare cun su ‘entu, ma puru cale autore, de s’antigoria, omericu o biblicu, nd’at fatu a mancu? Finas Deus in su Monte Sinai s’est fat’intender comente carignu de ‘entu chena poi pensare a S’Ispiridu Santu chi falende subra Maria Vergine e sos Apostulos in fiamas de fogu s’est fat’intendere che ‘entu gagliardu. In tempus pius accurtzu a nois pensemus, in italianu, a Vento Vento portami via con te! (1942) cantadu dae mamas nostras (m’ammento de mama e de sogra mia Tarsilla chi si poniat a cantare in sas festas custa cantone), deo e totu, prima de iscriere unu ritratu biograficu de mama apo traduidu su facebook una poesia dedicada a mama inue su ‘entu est protagonista.
Maria Sale, però, at iscritu meda poesias de su entu. M’ammento su entu che traessat sas carrelas, pro esempiu, ma custa est poesia ispeciale e Issa si misurat cun su entu cun meda cunfidentzia e lu sighit in sas buglias, ma lu giamat puru “amigu mariolu” e lu faghet bolare cun d’una bella metafora “subra alas d’spuma”, l’iscultat a  “notte manna” cando issu enit dae su mare, pustis l’interrogat puru che cando sas piseddas interrogaiant su cucu:
-Narami s’est fola e fortuna… o sinnu de cale afranzu ch’in cunsideru dispones?- Sighit sa metafora de su ‘entu in bratzu  a sa notte”.
Sa vena poetica de Maria si faghet sempre pius affinada: Issa  su entu
 lu girat che femina chi filat sa lana, che majalza chi movet sa sorte.  La traduzione italiana, fatta dalla stessa poetessa, è ugualmente preziosa, e senza esagerare,  può stare accanto ai migliori poeti contemporanei italiani per forma, per contenuto e per musicalità. Si aggiunga il continuo confronto di Maria in tutti i più prestigiosi premi letterari di Sardegna. (A.T.)

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2 Dicembre 2016 - Categoria: memoria e storia, narrativa

“Sono il figlio di Adele!” di Mario Nieddu

Mario Nieddu

Mario Nieddu

-Pronto ? Famiglia Petroselli ?-

– Sì, lei chi è ? “- risponde la voce opaca di un vecchio.

-Io sono Mariolino De Ferreri, il figlio di Adele !”-

-Il figlio di Adele ?! Il figlio di Adele ! Il figlio di Adele…Adele, Adele…-

Mariolino non sente più nulla, poi di colpo in sottofondo una giovane voce femminile -“Papà, papà ! Papà si sente male ! Corri Giovanni… –

Uno strattone alla cornetta –“Si può sapere chi è lei ?-

– Sono Mariolino, Mariolino De Ferreri, il figlio di Adele, posso parlare con mia madre?-

– Mariolino De Ferreri…senta… Adele non c’è!”-

-Scusi, ma con chi parlo ?

-Sono Giovanni –

-Mi dica per favore, Giovanni, quando posso trovarla !-

-Ma…Adele non c’è più, ci ha lasciato cinque anni fa.-

-Mi può dare il suo nuovo indirizzo, per favore ?-

– Ma, Mariolinooo…Adele non c’è più !-

-Come, non c’è più ?-

– Senta Mariolino…Adele è morta cinque anni orsono, non c’è più!-

-Non è vero, non è vero, mia madre non può essere morta, è ancora giovane…Mi dica la verità.. non mi volete e basta !-

-Non è così Mariolino…non è così! Mi dia il suo indirizzo, le giuro sulla Bibbia che sabato vengo a trovarla e le spiegherò tante cose, ma non chiami più a questo numero, per amor di Dio… mio padre non sa… del figlio di Adele…-

-Capisco, capisco-

Mariolino aveva le lacrime copiose sul viso, mentre dettava il suo indirizzo.

Non abitava lontano da Villa Petroselli, a Monte Mario. Viveva in via Torrevecchia nell’Istituto che lo aveva ospitato da quando aveva quattro anni. Con i suoi diciotto anni era uno dei ragazzi più grandi e spesso svolgeva anche le mansioni di assistente. Aveva molta esperienza e sapeva trattare con ragazzi orfani o abbandonati come lui alla nascita.

Come promesso, il sabato successivo Giovanni andò a trovarlo con la sorella Claudia. Erano entrambi ansiosi di conoscerlo.

Giovanni, fratello maggiore di Claudia, era di qualche anno più piccolo di Adele.

Possedevano una bella macchina e con quella si recarono tutti e tre in un tipico ristorante-trattoria in Via Borgo Pio.

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1 Dicembre 2016 - Categoria: recensioni

“Sant’Andria mozza li mani” filastrocca sarda. Un lavoro di Pasquale Demurtas. Recensione di Ange de Clermont

demurtasPasquale Demurtas, La magia di un uomo buono. Thiu Giarrette. Anime e Demoni, Youcanprint, Sassari, 2014  €. 13 pp 158.

Questa pubblicazione è curata dall’autore succitato che ha creduto opportuno raccogliere in un libro aneddoti e storie di tradizione popolare sia di magia bianca sia di magia nera così come gli sono stati raccontati da vari compaesani. L’autore non è un esperto di tradizioni popolari e quindi ne fa una semplice trascrizione così come gl’intervistati gliele hanno raccontate.
Specifichiamo che s’intende per magia nera tutte quelle azioni che mirano a far male al prossimo e per magia bianca quelle, invece, che mirano a fare del bene o addirittura a gar guarire o a cacciare gli effetti della magia nera.

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28 Novembre 2016 - Categoria: narrativa

“Lilly, la regina della fattoria: vita, opere e miracoli” di Eleonora Ortuño

Lilly

Lilly

Lilly è stato il primo cane di piccola taglia che ho avuto, era uno yorkshire che pesava un chilo e mezzo quando me l’hanno data, in cambio di un gatto persiano, ai tre chili e mezzo quando è morta.
All’epoca viveva ad Alghero, in un recinto con altri cani, fra cui sua sorella, una capra, un asino e delle oche.
L’età esatta non la sapeva neanche la proprietaria che faceva pensione per animali e una cliente gliel’aveva portata e poi non era mai andata a ritirarla, forse aveva un anno e mezzo ed io l’ho presa nell’estate del 1998.
A farmi decidere di prendere lei e non la sorella è stato il carattere, infatti Lilly pur essendo di dimensione molto ridotte, sapeva farsi rispettare da tutti gli animali che la circondavano, compreso asino e capra.
lilly-2Quando l’abbiamo presa era magrissima, pelle e ossa, la vecchia proprietaria, per risparmiare, alimentava i cani che aveva in pensione con pane ed acqua, e quando l’avevo vista era bastato il mio sguardo misto a sgomento e rabbia a farla arrossire e farfugliare qualcosa tipo:
-E’ la prima volta non ho avuto il tempo di preparargli il pastone.-
Eppure il peso di Lilly dimostravano tutto il contrario.
È stata lei a scegliere il nome, infatti quando con mio marito e alcuni amici, a voce alta nominavano alcuni nomi che potevano andarle bene, quando ha sentito Lilly è subito venuta verso di noi.
Non ho mai amato i cani di piccola taglia, soprattutto gli yorkshire, così dispotici, che abbaiano ad ogni minima cosa, per cui, visto che mio marito la desiderava tanto, a malincuore l’ho presa.
All’epoca di cane avevo solo Rass I, un bellissimo pastore tedesco a pelo lungo, che pur essendo vecchio e malato, appena aveva visto Lilly se n’è subito innamorato. Lei invece non lo sopportava, soprattutto quando con una sola leccata la bagnava tutta e spesso gli si rivoltava contro tutta indispettita.

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24 Novembre 2016 - Categoria: narrativa

“Sono giorni così, profondamente autunnali.” di Sarah Savioli

Sara SavioliSono giorni così, profondamente autunnali.
Fatti di bianchi e di grigi nei quali le emozioni spiccano come le foglie gialle e rosse degli alberi, in modo così intenso quasi da fare male.
Viene naturale starsene ovattati e chiusi un po’ in sé, a curare le proprie solitudini mentre in sottofondo la mente va a riordinare la confusione dei pensieri.
Li risistema nei cassetti e negli armadi, li piega provvisoriamente come fossero calzini spaiati.
Si ripromette che da lì in poi sarà più metodica e disciplinata sapendo benissimo che non sarà così.
E poi cerca di richiudere in barattoli tutte le amarezze, di tentare di etichettarle nel modo giusto perché, visto che non ce ne si può liberare, almeno siano lì dove è possibile riconoscerle per quelle che sono e non continuare a sentirne il sapore anche là dove di fatto non c’entrano niente.
E mentre una parte di te cerca per istinto una strategia per vivere meglio da lì in poi, per non fare più che qualcuno o qualcosa entri a rovistarti dentro grettamente e senza alcuna cura, quel briciolo di saggezza che hai maturato negli anni ti ricorda che non hai altro modo di essere che quello che sei, con le tue porte aperte sul mondo e sulle persone.
E che questo non è una dichiarazione di resa o una irrimediabile fragilità che ti porterà alla rovina.
Al contrario, è forse il tuo unico punto di forza.

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