I. “Il paese che non c’è più” recensione del libro di Carlo Patatu di Ange de Clermont
Carlo Patatu Il paese che non c’è più. Usànzias, còntos, mestièris, buttègas e màstros de Zaramònte in su tèmpus passàdu (Consuetudini, racconti, mestieri e botteghe in Chiaramonti nel tempo che fu). Prefazione di Luisella Budroni
Grafiche Essegi srl, Perfugas, 2016 pp. 400
Offerto in omaggio dall’autore.
Carlo Patatu è cresciuto e vissuto, avendo come residenza ufficiale e casa, in Chiaramonti. La scelta di vivere in paese non gli ha impedito di frequentare le scuole medie statali alla Maddalena per un anno, a Sassari per gli altri due anni, e in seguito l’Istituto Magistrale per 4 anni; di fare il servizio militare in continente per 2 anni, a Roma, come sottotenente dell’esercito; di frequentare l’università, per quanto è stato possibile con gl’impegni di lavoro, di sostenere gli esami prima presso la Facoltà di Magistero di Cagliari poi presso l’omologa Facoltà di Sassari dove ha conseguito la laurea in Pedagogia con una tesi ad indirizzo sociologico col più stravagante dei giovani professori romani, Marcello Lelli, dal titolo
La percezione del potere a Chiaramonti.
Il vivere a Chiaramonti non gli ha impedito di prender moglie in Anglona, a Nulvi, di fare frequenti viaggi all’estero, a Nord come a Sud, e per alcuni anni di trascorrere le ferie in Francia; di mettere al mondo due figli, di fare carriera scolastica e conseguire la funzione di dirigente scolastico, per certi periodi in varie sedi della Sardegna settentrionale da Nulvi a La Maddalena e da questa a Sassari e, quindi di conoscere il mondo della scuola, di svolgere sia pure ad honorem il servizio di giudice dei minorenni, dopo aver svolto in paese anche la funzione di conciliatore; di diventare giornalista pubblicista, partecipando a quella palestra di dibattito che è stata per anni la Nuova Sardegna.
Il vivere in paese non gli ha impedito di fare il corrispondente da vari paesi dell’Anglona dello stesso quotidiano e in particolare da Chiaramonti, per una trentina d’anni.
La vita di paese non gli ha impedito di frequentare assiduamente le stagioni di musica operistica e teatrale a Sassari, per non parlare di partecipazioni ad un gran numero di convegni a vari livelli.