16 Gennaio 2021 - Categoria: letteratura sarda

“Il senso della vita nel Paese dei piagnoni” di Massimo Nava in “Mente politica”

Paese smarrito

La prima parola che viene in mente quando si prova a riflettere sulla pandemia che ci affligge ormai da un anno, fra momenti di effimero sollievo e di

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15 Gennaio 2021 - Categoria: memoria e storia

“Per le vie del borgo di Agrustos tra stazzi; profumi e colori che sanno di antico e salsedine” di Rosanna Pisanu

Agrustos è una piccola frazione di Budoni, oggi rinomata località turustica. I romani lo chiamavano “Agustus populus”: nel suo territorio in epoca romana sorgeva uno scalo chiamato Augustus Populus. Per Massimo Pittau per questo toponimo sono possibili due spiegazioni:

1ª) Corrisponde al plurale dell’appellativo agrustu «lambrusca, vite selvatica» (Oliena), relitto sardiano o protosardo da confrontare – non derivare – con l’ital. abròstine e col lat. la(m)brusca, finora di origine ignota (NPRA 135) e dunque probabilmente “fitonimo mediterraneo”;

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13 Gennaio 2021 - Categoria: cultura, letteratura sarda

Giovanni Corona, cronaca su un Maestro della scrittura di Salvatore Rondello

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1 Gennaio 2021 - Categoria: letteratura sarda

Il discorso di fine anno di Sergio Mattarella

Care concittadine e cari concittadini, avvicinandosi questo tradizionale appuntamento di fine anno, ho avvertito la difficoltà di trovare le parole adatte per esprimere a ciascuno di voi un pensiero augurale. Sono giorni, questi, in cui convivono angoscia e speranza. La pandemia che stiamo affrontando mette a rischio le nostre esistenze, ferisce il nostro modo di vivere”.

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30 Dicembre 2020 - Categoria: versi in italiano

“Vattene anno nero da cimitero” di Ange de Clermont

Vattene
anno nero
da cimitero.
Anno
d’ oblio.
Anno maledetto
da Dio!

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30 Dicembre 2020 - Categoria: eventi straordinari

“Alla ricerca di un futuro” di Paolo Pombeni in “Mente politica”

Sarà che è tipico del periodo avvicinandosi il giro di boa di San Silvestro, ma anche per la politica italiana il problema è interrogarsi sul futuro: su quello immediato (cadrà o no il governo Conte? E che succederà dopo?) e su quello almeno a medio termine (come rimetteremo in piedi il Paese una volta che si riuscisse a lasciarsi alle spalle la pandemia?).

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30 Dicembre 2020 - Categoria: letteratura sarda

“Giovanni Corona: Il poeta e narratore che sentiva la voce del vento” di Leandro Muoni

Giovanni Corona

I territori della produzione poetica del Novecento in Sardegna, che nella vulgata o meglio nel detto popolare è tradizionalmente chiamata “terra di poesia”, riservano, a chi si avvicini ad essa con curiosità e interesse estetico, notevoli e piacevoli sorprese.

A fronte di tanti poeti dialettali, orali e non (usiamo qui il termine “dialettale” non certo con valore diminutivo ma con un accento nazionalitario, per indicare la poesia in limba),  consacrati dal favore di un pubblico variegato, anche dotto e selettivo; a fronte di tanti poeti fieramente dialettali – dicevamo – riscontriamo una nutrita pattuglia di convinti poeti in lingua italiana, che risponde alle attese di un pubblico di lettori più orientato verso il gusto macro-nazionale e moderno (intendendo per “moderno” un gusto più in linea con le correnti linguistico-culturali maggioritarie a livello generale nel Paese, e non viceversa minoritarie o di nicchia, come potrebbe essere l’”antimodernità” o la “postmodernità” programmatica di certa produzione identitaria locale di élite (ma questo non vuol dire, beninteso, che non esistano contemporaneamente anche produzioni letterarie di nicchia in lingua italiana).

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“Poesie e prose del Natale in sardo con un ricordo spassoso in italiano” cura di Ange del Clermont

 Di  Pietro Meloni vescovo

Meza notti!…
No’ intendu più sunà li me’ campani
lu Natali chist’annu no’ ha luci
la beddha festa a cosa si riduci
si no’ poni ‘inè li nostri anziani?

Lu “viru” pochi n’ha lacatu sani
agghiani fattu o no li tre tamponi
chistu scalmentu ha presu mali e boni
solu rimediu è … laassi li mani.

Ma noi chi semu fideli cristiani
sapemu chi la festa è i’la so’ grotta
Gesù no’ manca di ‘inè chist’annu!

Videndi chi la gjenti è in affannu
no’polta in donu panittoni motta
lu so’ donu è l’Amori i’ lu so’ “Pani”.

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