I ragazzi che in queste calde notti di estate muoiono o si sentono male, quelli che affollano gli ospedali dei centri balneari in coma etilico — senza contare quanti stanno male in silenzio, senza farlo sapere agli altri, forse perché troppo deboli anche per farsi assistere — fanno davvero molta pena. Anche perché sono solo molto parzialmente responsabili di quello che fanno. Soprattutto quando, come nel caso della ragazzina morta Messina, hanno un’età giovanissima.
Piuttosto bisogna considerarli come caduti sul campo della crisi che sta attraversando la famiglia: sono lì perché non ci sono più genitori che si sentano investiti di un ruolo di responsabilità. Genitori che accettino il compito ingrato di educare i figli, di sopportare, senza deflettere, le loro ribellioni, le malinconie, le minacce. Che non considerino i figli come un oggetto simpatico e piacevole che hanno acquistato, che li deve gratificare con l’amore e l’allegria, ma che non richiede un minimo di fatica e sacrificio.
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Commenti disabilitati su Sballo e crisi della famiglia I caduti della movida di Lucetta Scaraffia . Leggi tutto
Il 10 Agosto scorso nella Sala del Consiglio Comunale di Chiaramonti, presso l’ex fondazione Falchi Madau, alla presenza del sindaco Marco Pischedda e di altri membri della Giunta e del Consiglio comunale, del presidente del Consiglio della Regione Sardegna, Gianfranco Ganau, dei professori Giovanni Soro e Paolo Puddinu, dell’interprete thailandese, sardo di adozione, si è svolta la cerimonia di premiazione nei confronti di Alessandro Unali, consigliere regionale della Sardegna, da parte di Achara Phanurat, attuale presidente della fondazione thailandese “Surindra International Folclore Festival” e già rettore della Surindra Rajabhat University (Srru) di Surin. Il premio conferito, l’elefantino d’oro, è il più alto riconoscimento dell’università thailandese, che ha voluto gratificare l’impegno profuso dall’on. Unali nel confronti di un popolo di usi, lingua e tradizioni diverse dalle nostre e apprezzarne la cultura come ponte di comunicazione fra il popolo sardo e quello thailandese
anche con la promozione di opere sociali,
Per primo ha preso la parola il sindaco Marco Pischedda che ha parlato dell’impegno di interculturalità del nostro consigliere regionale, per tanti anni impegnato

Discorso del Presidente Achara Phanurat “Surindra International Folclore Festival”
nella Pro Loco chiaramontese e ideatore della manifestazione anglonese “Ajò Anglona” nonché vicino al Coro di Perfugas che ormai da anni intrattiene relazioni calorose con la Thailandia.
A questo riguardo c’è stato l’intervento anche del prof. Soro che ha rimarcato come l’impegno del Coro Matteo Peru di Perfugas, nell’ormai lungo ciclo di visite nei
vari continenti, ha rafforzato le reciproche conoscenze tra i popoli e la Sardegna, facendo diventare le tradizioni popolari un motore efficiente di questa interculturalità.
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Commenti disabilitati su “L’elefantino d’oro ad Alessandro Unali da parte di Achara Phanurat” di Simone Unali e Carlo Moretti (lingua italiana e francese) . Leggi tutto

Anna Maria Sechi
A Lucia…
Ce jour est triste et sombre comme mon coeur,
Le vent du nord siffle, le ciel gris est en pleurs,
Sous la terre mouillée, ton corps sans vie repose
La vie est la plus belle, et cruelle chose,
Celle que je t’ai donnée n’a était que souffrance
Elle a marqué tes traits dés ta plus tendre enfance,
Noyés des souvenirs mes yeux se voilent d’ombres
Ma pensée va vers toi, qui dors dans cette tombe…
Tradotto in Italiano da Ange de Clermont
Questo giorno è triste e oscuro come il mio cuore
Soffia il vento del Nord, il cielo grigio piange.
Sotto la terra smossa, il tuo corpo esanime riposa
La vita è la più bella e crudele cosa.
Non ho saputo darti che sofferenze
che hanno segnato il corso della tua tenera infanzia.
Stanchi di ricordare i miei occhi si velano d’ombre
Il mio pensiero corre verso te che dormi in questa tomba.
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Poiché, almeno fino alla ricognizione degli archeologi, che finora si sono interessati di quanto resta dei ruderi della chiesa tardo rinascimentale, probabilmente edificata a metà del Cinquecento e più volte ritoccata, si riscontrano profili storici piuttosto incompleti (Cfr, sito del Comune, di Chiaramonti, del Gal Romangia Anglona e di altri svariati dizionari e blog), quando non addirittura imprecisi: in genere si scambiano le cappelle della Chiesa di San Matteo per stanze del Castello e la torre campanaria per torre di avvistamento del Castello e l’ipotesi filologica del nome, curata dallo stimato filologo prof. Mauro Maxia, per nome storico e, ancora, l’area di sedime della Chiesa per area di sedime del Castello, riteniamo opportuno pubblicare queste voci del Casula per meglio chiarire quanto finora gli storici hanno ricostruito, per evitare compilazioni di voci fantasiose e storicamente imprecise. Questa voce del Casula non è certo la Bibbia, ma crediamo che finora sia quella storicamente più attendibile in quanto tiene conto di quanto hanno scritto Vittorio Angius, nel Dizionario del Casalis, Alberto della Marmora e altri minori storici. A questa voce si aggiunga quanto ha scritto e pubblicato in questo blog l’archeologo Gianluigi Marras. Ripeto, per parlare più correttamente del Castello attendiamo la ricognizione degli archeologi, specializzati nei castelli, come Campus e Sanna e altri archeologi. Spero che queste “voci” servano a correggere, almeno in parte, le affermazioni erronee di tanti che hanno scritto in proposito. (Angelino Tedde)
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Commenti disabilitati su Chiaramonti, secondo “il Dizionario storico sardo” di Francesco Cesare Casula . Leggi tutto
Pubblichiamo questa poesia nelle due espressioni linguistiche in cui si esprime la poetessa sarda, ma anche belga, dal momento che vive in Belgio dall’età di 12 anni.
Vivemus,
S’ispera ch’amus in coro
Chi tale a s’arbèschida,
Naschet noa a lughe de die,
pro mantènnere atzesa
Sa fiama de su fòghile!
Vivemus, pro ismentigare,
Dadu chi naschidos
Semus pro morrere,
dadu chi, sa vida nostra
A sa terra prima o poi
Depimus torrare…!
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1 Commento . Leggi tutto
“vergine madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio, 3
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura. 6
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore. 9
Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ‘ mortali,
se’ di speranza fontana vivace. 12
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ali. 15
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre. 18
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.
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Commenti disabilitati su Il giorno di nascita al cielo di Maria Vergine, madre di Dio e dell’Umanità di Dante Alighieri . Leggi tutto

Anna Maria Sechi
Cun grande cuntentu pubblicamus custos ammentos garrigos de sentimentos e de poesia de cust’amiga de facebbok sarda chi vivit in terra, unu tempus pro issa, istrangia, ma forsis daepoi de tantos annos paret chi lu siat ancora. Sos tempos sunt cambiados, ma s’ammentu de chie at devidu lassare sa terra de nadia s’est impressu in su coro. Sa raighinas bogadas dae una terra e piantadas in atera pianghent ancora. (Anghelu de sa Nièra)
A pustis de 60 e prus annos…
Die pro die m’abigio chi semus leende a passos longos sa caminera a puntu in giosso , a sa ‘e Pedrantoni, naraiant in bidda mia. 60 annos e prus, sunt colados dae sa die ch’apo atraessadu su mare pro sa prima borta dae sa terra sarda a su continente. Est s’ùnicu biazu chi non s’ismentigat mai, totu est impressu in sa mente.
Su vapore biancu atraccadu in su portu de Olbia, chi in una note de su mese de martzu nos at irraighinadu che un’arburita de nudda dae sa corte de domo nostra pro nos imbolare atesu in cabu a su mundu.
A nos accumpangiare a su portu non b’aimis a nisciunu de sa familia, ne tzias, ne fradiles, fimis solu nois bator, mama, deo e duos frades minores. Tzertu non fiat su vapore modernu chi connoschimus oe.
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Francesco Cossu, Gente di Arzachena: la storia dei nostri padri, Parrocchia di Arzachena, Roma 2014 pp.752 s. p.
Quando si parla di Sassari non si può non fare riferimento alla monumetale opera di Enrico Costa. Quando si scriverà di Arzachena nel presente e nel futuro non si potrà fare a meno di parlare del grande lavoro del parroco don Francesco Cossu.
Non è questo il momento di citare le opere della nuova collana iniziata con la pubblicazione di Azzachena di Santa Maria della neve del 2006. Una grafica ineccepibile e una cura tutta speciale sia negli scritti sia nelle fotografie.
L’ultima fatica di Francesco Cossu, un librone di 752 pagine, rievoca con grande maestria la gente di Arzachena: un’interminabile sfilata di personaggi degni di un film d’epoca. Entrano in scena in ordine alfabetico, presentano le credenziali, salutano personalmente con la fotografia espressiva, pronunciano qualche frase o detto in gallurese e se ne vanno. Da quanto dicono viene fuori con spontaneità la loro saggezza e cordialità. A volte cantano, a volte sentenziano, a tratti citano proverbi e detti; nessuno di questi personaggi è simile all’altro, ognuno ha i suoi tratti. Compaiono uomini, compaiono donne, più anziani o meno anziani
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