20 Settembre 2015 - Categoria: cahiers de doléances

” Il suicidio di Andrea” di Sarah Savioli

Sarah Savioli

Sarah Savioli

Andrea si è suicidato a 26 anni.
Per quelli che chiamano “scherzi”…..
Per isolamento, maltrattamenti, perfidie e tutto ciò che, sfogando le frustrazioni e le emozioni più becere di alcuni, fanno a pezzi persino le montagne, figuriamoci un essere umano.
Cadere vittime di queste cose…non c’è un perchè…solo la sfiga di capitare nel momento sbagliato, con la gente sbagliata per sentirsi sbagliati quando forse si è l’unica cosa giusta e pulita nel raggio di chilometri.
Ed eccoli quelli che sanno come si fa e fanno, quelli che se le pensano proprio di notte e si divertono, uh, come si divertono. Brillanti loro.
Ed eccoli quelli che tacciono, anzi fanno un sorrisetto a mezza bocca, un pò si vergognano e ogni tanto dicono “Ma dai ragazzi, non fate così, poverino”, ma intanto mentre che alla gogna c’è qualcun’altro non ci sono loro. E poi arriva il poverino e “no, qui di posto vicino a me non ce n’è”, “a cena non ti abbiamo invitato perchè….scusa sai ci siamo scordati”.
Ed eccoli i capi che fanno finta di nulla, perchè alla fine se la risolvono poi da soli, così “intanto che hanno il loro circo non scassano i coglioni a me” e poi sicuramente qualcosa di storto quel tipo ce l’ha, non è che poi sia granchè.
Perchè alla fin fine, noi bravi esseri umani, quando siamo in buona compagnia, non ci mettiamo proprio nulla a ritornare ad essere delle scimmie che, urlando, battono ossa spolpate sulle pietre.

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20 Settembre 2015 - Categoria: versos in limba

“Vallònia” di Anna Maria Sechi

Vallònia..

Anna Maria Sechi

Anna Maria Sechi

Biddas e baddes de Vallònia
pintu bos apo in s’ànima mia,

Cun sos còlores de s’arcu pàradu
in coro meu bos apo pintadu!

Terra ‘e carvone e de minìeras
in s’istradone a camineras,

Atartzu e ferru in fonderias
a manos prenas oros tènias !

Su popùleddu fieru e cùntentu
francos aiat a ogni mamentu,

Traballaiat sa note e-i su die
a sole, abba, bentu, gelu e nie!

Che benèita dae sa manu santa
prospera e ricca fias totaganta,

Cun maèstria e arte operende
s’Europa noa dae s’ou naschende!

Ma pagu a pagu, annu cun annu
a frunda ruta ses in s’ingannu,

A su progressu, tzegas ti ses dada
como ses tue terra sinistrada!

Globalitzatzione de s’econòmia,
sas alas t’at truncadu e s’energia!

Sa moneda noa, ohi ite dannu,
colpidu t’at tropu a mannu!

Disoccùpados in ogni carrela,
semus vìvende tempos de galera !

Totus chirchende carchi fàina,
s’agatat solu misèria e rùina!

Terra prommissa fias tot’in bolu
nuda ses oe, sena consolu !

Mira ch’est ora de t’ischìdare,
est tempus bella de resussitare !
am.sechi

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20 Settembre 2015 - Categoria: memoria e storia

“La ricerca affannosa della madre” di Angelino Tedde

http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2013/05/01/news/vi-prego-aiutatemi-a-scoprire-i-nomi-dei-miei-genitori-1.6978380

Che cosa si può fare?

Ruota degli esposti

Ruota degli esposti

Rintracciare nell’Archivio della Provincia di Sassari il verbale di ritrovamento del neonato, che dovrebbe indicare il luogo e le modalità del ritrovamento. A volte le madri lasciavano qualche fascia, qualche nome o addirittura un corredino nel sito dell’abbandono. Questo bambino è stato ritrovato da qualcuno che lo ha consegnato alle autorità come è detto nel verbale redatto dal sindaco e che sicuramente è stato trasmesso in Provincia. In quale via o vicolo chiuso, come usavano fare a Sassari un tempo sia donne di Sassari sia quelle dei dintorni (Osilo, Usini, Uri ecc,). Essendoci il Brefotrofio pare che sia stato allattato artificialmente senza essere dato dal Comune a balia. Anche nel Brefotrofio dovrebbero esserci degli appunti sull’eventuale balia o modalità di allattamento. Lo stesso certificato medico di ritrovamento, sicuramente nell’archivio del Brefotrofio e ora dell’Unità Sanitaria Locale, dovrebbe dire delle condizioni fisiche del neonato e da quanti giorni era nato. Da questi elementi si potrebbero ricavare le condizioni sociali della madre che potrebbe far memoria. 
La madre che abbandona il figlio in un vicolo o nei gradini o dentro una chiesa lascia inconsapevolmente la sua firma sulla sua condizione sociale. Le madri povere lo lasciano con miseri cenci, quelle benestanti con fasce e corredino. A volte lasciano il bigliettino sul nome da dargli oppure non lasciano niente.
Parlare con le assistenti del Brefotrofio di allora, se ne trovano vive, e poi fare il giro degli orfanotrofi dove è stato ospite Antonello Savini per vedere se qualche signora particolare o qualche signore è andato per caso a trovarlo. Far conoscere all’apposito programma TV “Chi l’ha visto” o alla nota rubrica di Maria De Filippi per fare eventuali ricerche. Procurarsi il certificato di Battesimo oltre l’estratto del verbale di ritrovamento e dell’atto della registrazione in Comune.

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18 Settembre 2015 - Categoria: memoria e storia

Il ricordo materno di Suor Giovanna del Rifugio Gesù Bambino di Tina Soggia

Suor Giovanna FdCd-4Io in collegio sono stata portata all’età di tre anni, nel giugno del 1959. Suor Giovanna mi raccontava che mi aveva accolto e che ero molto dolce. Mi sono affezionata a lei più che ad altre suore anche se le altre mi volevano bene lo stesso, allora superiora era suor Caterina Branca. Mi ricordo che quando arrivò suor Rosalia nel 1968 la superiora, che era Suor Mameli, mi disse che suor Giovanna non avrebbe avuto le bambine, piansi. Lei mi diceva sempre che non sarei mai stata sola e che lei per me ci sarebbe stata sempre.

Tra i tanti ricordi rammento che quando c’era la refezione per le bambine di scuola esterne io andavo da suor Giovanna che era li a servire e lei mi dava il latte bianco io mi sentivo un pochino importante.

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18 Settembre 2015 - Categoria: cahiers de doléances, politologia

Tiene banco l’emergenza sbarchi, ma a preoccupare è la nuova emigrazione italiana di Omar Bellicini

http://www.mentepolitica.it/articolo/tiene-banco-la-emergenza-sbarchi-ma-a-preoccupare-la-nuova-emigrazione-italiana/619

amigrazioneDiscutere di emigrazione italiana, negli anni del dibattito sulla sostenibilità dell’accoglienza, pare quasi una provocazione. Eppure è necessario, a fronte dei numeri. I dati non hanno remore etiche, interessi elettorali o dubbi programmatici: parlano la lingua asettica delle evidenze. E per la prima volta, da 20 anni a questa parte, i cittadini italiani residenti all’estero sono cresciuti più degli immigrati residenti in Italia. A rivelarlo è il “Dossier Statistico sull’Immigrazione 2015”, realizzato dal centro studi IDOS. Le anticipazioni dell’indagine, che verrà pubblicata integralmente in l’autunno, fotografano un aumento degli italiani residenti all’estero di 155mila unità, contro i 92mila nuovi residenti stranieri. Una sproporzione sensibile, che si riferisce al 2014: anno oggetto dell’analisi. Ma la tendenza sembra essere tracciata. Già nel 2012 un rapporto più circoscritto, pubblicato dalla Fondazione Migrantes, sotto l’egida della Conferenza Episcopale Italiana, segnalava che il numero delle partenze dall’Italia era ormai superiore a quello degli arrivi di lavoratori stranieri: con un +16,1% rispetto all’anno precedente.

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15 Settembre 2015 - Categoria: versi in italiano

Le nuove poetesse: “Partenza” di Claudia Coda

PartenzeMan mano vado scoprendo nuove poetesse, giovani e non più giovani, che ho il piacere di accogliere in questo blog già ricco di presenze poetiche, basti citare Maria Teresa Inzaina in lingua gallurese, ma anche italiana; Maria Sale in lingua sarda, ma anche italiana; Anna Maria Sechi (sardo-belga) in lingua sarda e francese) e finalmente anche Sarah Savioli e Claudia Coda, giovani promesse in lingua italiana. Per me è una gioia notare che anche giovani madri, nonostante gl’impegni, coltivano la poesia e la prosa poetica. (Angelino Tedde)

di CLAUDIA CODA

E , infine, il giorno della partenza è arrivato…
Il tempo, quel tiranno che alle volte sembra scorrere eterno, all’occorrenza scivola via,inesorabile.
Un ultimo sguardo alla tua stanza…ed è la volta della casa e del giardino…del cancello e del vialetto…
E così, dai finestrini dell’auto, ti ritrovi ad accarezzare con lo sguardo le vie, il paese,le campagne,i paesaggi…sì, proprio quelli che porti dentro da una vita e che ora ,nuovamente, stai lasciando …
E ti chiedi come si faccia a dire “arrivederci” senza provare rimpianto… di un giorno ancora , un altro soltanto …di soli 5 minuti in più ,stretta in quell’abbraccio dei tuoi affetti , a memorizzare profumi che , ore dopo, vorrai sentire ancora addosso…
Come fai a guardare diritto dinanzi a te , senza voltarti verso ciò che lasci indietro? E a non scoppiare in un pianto dirotto , quando il mare si distende immenso di fronte al tuo orizzonte, mentre cerchi di fissare nella mente le coste della tua Isola, e con essa gli sguardi, i sorrisi, i volti amati di coloro che vorrai nuovamente , al più presto, raggiungere… e sai già che non sarà poi così presto…
Si parte carichi di valigie, grandi o piccole che siano; in ogni valigia ci sono suoni, colori, ricordi della tua terra ; c’è una morsa allo stomaco, un pezzo di cuore, un sogno che non sei riuscito a realizzare, un segreto che non hai saputo confessare…consapevole che per te è arrivato quel momento della vita in cui non conta poi “ciò ” che ti stai portando dietro, piuttosto “chi” …
In quell’organo abusato che chiami cuore, sei sicura si possano vedere le tracce indelebili di ogni partenza; son ferite che col tempo smettono di far male, ma il segno, quello no,non sparisce.

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15 Settembre 2015 - Categoria: educazione, istituzioni educative, memoria e storia

II. Le Figlie della Carità del Rifugio di Eleonora Ortu

Rifugio Gesù Bambino

Rifugio Gesù Bambino

Suor Teresa Melis della sezione delle piccine, è arrivata nel 1962 ed è andata via nel 2015, lei rappresenta la figura e memoria storica del Rifugio, in più di un’occasione ha messo in contatto parenti che cercavano i loro cari, io personalmente quando ero piccola ho avuto poco a che fare con lei, mentre ho iniziato ad apprezzarla e  a volerle bene da adulta, una volta uscita dal Rifugio.

Suor Giuseppina al secolo suor Anna Rosa Mura arrivata al Rifugio per occuparsi delle piccine che erano diventate troppe. E’ andata via dal Rifugio per poi ritornare alcuni anni fa, ultimamente quando andavo al Rifugio mi ha sempre accolto volentieri ed anche lei ho iniziato ad apprezzarla e volerle ben da adulta.

Poi c’era Suor Cecilia, la suora che si occupava della cappella e che spegneva le candele con le dita senza bruciarsi.

Suor Paola, al secolo Giuliana Sabino, che si occupava della cucina e che ci chiamava in cucina per sbucciare le patate che spesso finivano in bocca invece che nel tegame, oppure a sbucciare le fave, sedute nelle cassette formavamo un cerchio, per vederci in faccia e mentre sbucciavamo quelle fave ognuna di noi raccontava quello che le passava per la mente in quel momento.
In cucina da Suor Paola sono finita dopo la mia fuga dalla colonia.
Suor Agnese Zichi, famosa ricamatrice, molto conosciuta a Sassari,  si occupava della lingeria e che ha provato ad insegnarmi a ricamare, ma io non ho mai voluto imparare.
Suor Luisa, invece, si occupava dell’asilo.
Suor Vincenza Cherchi che ci faceva il catechismo. Ricordo le risate durante le sue lezioni e di quanto si adirava, perché non l’ascoltavamo. Ogni tanto, esasperata prendeva una di noi e la sculacciava, suscitando l’aumento delle nostre risate, comprese quella della “malcapitata” che aveva fra le mani. Spesso proiettava dei filmini tipo diapositive e la storia che ci affascinava di più era quella di Maria Goretti. Un giorno dalla finestra mi ha visto sull’albero dei fichi e mi ha gridato:- “Ah, ferma lì che arrivo subito”-  ma io con un salto ero già scappata.

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7 Settembre 2015 - Categoria: memoria e storia

“Battesimi e cresime: non è mai troppo tardi per Suor Brambilla” di Oreste Carboni noto Gavino

La CresimaAngelino,ritrovato compagno dopo piu’ di 40 anni.
Tu sai che, nonostante io non abbia voluto studiare,(a Palermo fui preso dalla nostalgia della Casa della Divina Provvidenza) ho una memoria di ferro.
Qui a OK ormai e’ tardi (ore 22) ma voglio raccontare la mia esperienza piu’ bella alla Casa di Via S.Agostino.
Di lì a qualche mese,dovevo partire militare.
E ti pareva che Mamma Luisa da Bergamo ,non mi chiedesse se fossi cresimato.
Alla mia risposta negativa disse:-Non puoi partire se non ti cresimi.-
E qui ebbi la piu’ bella esperienza nella Casa.
A quel tempo (1965) si presento’ un  Franco Sotgiu ,ex allievo dalla Casa, con tanto di moglie francese e due teneri figlioli.
E che ti combina Mamma Luisa?
La francese, non essendo battezzata, combina la grande festa.
Al mattino,fa battezzare la francese,subito dopo fa battezzare i due bimbi.
Naturalmente la Prima comunione in Cappella.
Poi, si va insieme a me in Arcivescovado, dove l’Arcivescovo di allora  Mons. Paolo  Carta, cresima me con padrino il segretario della Prefettura Sig. Giovanni Sanna e la francesina.
Ritorno alla Casa ed in Cappella si celebra il matrimonio.
Il pranzo di nozze?
Tutte le ragazze rimaste, con  Suor Gabriella, che  supero’ se stessa come cuoca.

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