22 Luglio 2016 - Categoria: cristianesimo

Francesco: Costituzione apostolica vultum Dei quaerere sulla vita contemplativa femminile

 Papa Francesco1. LA RICERCA DEL VOLTO DI DIO attraversa la storia dell’umanità, da sempre chiamata a un dialogo d’amore con il Creatore.1 L’uomo e la donna, infatti, hanno una dimensione religiosa insopprimibile che orienta il loro cuore alla ricerca dell’Assoluto, a Dio, del quale percepiscono – non sempre consapevolmente – il bisogno. Questa ricerca accomuna tutti gli uomini di buona volontà. Anche molti che si professano non credenti confessano questo anelito profondo del cuore, che abita e anima ogni uomo e ogni donna desiderosi di felicità e pienezza, appassionati e mai sazi di gioia. Sant’Agostino nelle Confessioni lo ha espresso con efficacia: «Ci hai fatti per te e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te».2 Inquietudine del cuore che nasce dall’intuizione profonda che è Dio a cercare per primo l’uomo, attraendolo misteriosamente a Sé. La dinamica della ricerca attesta che nessuno basta a sé stesso e impone di incamminarsi, alla luce della fede, per un esodo dal proprio io autocentrato, attratti dal Volto del Dio santo e insieme dalla «terra sacra che è l’altro»,3 per sperimentare una più profonda comunione. Questo pellegrinaggio alla ricerca del Dio vero, che è proprio di ogni cristiano e di ogni consacrato in forza del Battesimo, diventa, per l’azione dello Spirito Santo, sequela pressius Christi, cammino di configurazione a Cristo Signore, che viene espresso con singolare efficacia dalla consacrazione religiosa, e in modo particolare dalla vita monastica, fin dalle origini considerata come un modo particolare di attuazione del Battesimo. 2. Le persone consacrate, che per la stessa consacrazione «seguono il Signore in maniera speciale, in modo profetico»,4 sono chiamate a scoprire i segni della presenza di Dio nella vita quotidiana, a diventare interlocutori sapienti che sanno riconoscere le domande che Dio e l’umanità ci pongono. La grande sfida per ogni consacrato e ogni consacrata è la capacità di continuare a cercare Dio «con gli occhi della fede, in 1 Cfr CONC. ECUM. VAT. II, Cost. past. Gaudium et spes, 19. 2 I,1,1:PL32,661. 3 Cfr Esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 169: AAS 105 (2013), 1091. 4 Lett. ap. A tutti i consacrati in occasione dell’Anno della Vita Consacrata (21 novembre 2014), II, 2: AAS 106 (2014), 941.
un mondo che ne ignora la presenza»,5 riproponendo all’uomo e alla donna di oggi la vita casta, povera e obbediente di Gesù come segno credibile e affidabile e divenendo, in questo modo, «esegesi vivente della Parola di Dio».

Leggi tutto

22 Luglio 2016 - Categoria: c'est la vie, cahiers de doléances

“Linguaggio ostrogoto del tecnico internet” di Sarah Savioli

SarahInternet non funziona. Di nuovo. Mesi che la situazione va così. Sfiancante.
Chiamo il numero dell’assistenza.
“Ciao cliente di xxx, se vuoi donarci tutti i tuoi averi digita 1, se vuoi informazioni sulle nostre offerte digita 2, se devi segnalare guasti digita la soluzione della seguente equazione differenziale che dovrai risolvere a mente in 30 secondi, se devi fare un reclamo digita il primo numero primo ancora non scoperto e fallo saltellando su un piede”
Ok, non so come, ma riesco a fare il numero per i guasti.
“Buon giorno, sono PPP come posso aiutarla?”
“Buon giorno. La rete purtroppo salta in continuazione ed è una cosa che va avanti da mesi nonostante i ripetuti interventi dei vostri tecnici. Oggi è un dramma”
“Lei ha una connessione ftr o gsx o plen o mmmmew?”
“Non mi risultano sigle note…Questa è un’informazione che posso dedurre dalla bolletta che ho davanti?”
“No, guardando il modem però sì”
“Lo guardo, ma non ci sono scritte sopra.”
“Mh….”
“Come posso darle questa informazione?”
“Mh…”
“E’ bianco, rosso e…”
“Va bene. Il led swptcxs è acceso, spento o lampeggia?”
“Scusi….ci sono tanti led quanti quelli che ci sono in una torre di controllo…di che led parla?”
“Del led swptcxs”
“Allora…chiariamo. Io sono una povera massaia. Non so cosa sia il led swptcxs. Le pago però mensilmente 31 euro che sono validi come quelli di un ingegnere informatico. Non mi è stato richiesto un corso di abilitazione PER CUI lei ora comunicherà con me dicendo “il terzo led da sinistra-quello con il simbolo del mondo o quello a birillino”. Sono stata chiara?”
“Sì, signora. Il quarto led da sinistra.”
“Bravo. Lampeggia.”
“La trwpclk è attiva? Ha provato a connettere il cavo usb alla porta gleicmsj e vedere dal pc se compariva la finestra fotperhk?”
Il ragazzo non ha capito il concetto.
“Senta, ma lei dal suo terminale non dovrebbe riuscire a vedere praticamente tutti i cc. miei? luci, lucette, dati etc etc?”
“Sì”
“E allora cosa li chiede a fare alla massaia qui presente? Se rispondo giusto vinco un premio?”
“Aspetti signora, mi faccia in effetti controllare a terminale” tic tic tic “Sì, c’è un problema. Ho capito dov’è il guasto, le mando il tecnico”
“Bene. La ringrazio. Gentilissimo. Però oggi quando va a casa dalla sua mamma  spero che non le dia da mangiare se lei non gli dice correttamente la ricetta delle lasagne”

Leggi tutto
20 Luglio 2016 - Categoria: lingua/limba, narrativa

Su Frailarzu de Luigi Ladu

Luigi LaduUna duminiga manzanu in Coronas, una idhizola posta a pes de sos montes de Iscuvudè, Cristolu ‘essidi a si faghere unu ziru peri sa ‘idha, e gai, fattos pagos passos, bintrada a su tzilleri de Zuannantoni pro biere si b’est carchi amigu e bufare in cumpanzia una o duas ridotas de ‘inu ‘e Tonnoro.

“Sàlude a totus, bellu manzanu oje”. Sàludada intrandhe a intro, Cristolu.
Rispondhendhe a su sàludu, Chicu, unu cumpanzu de pitzinnia, chi cun àteros tres fedales, zughene unu mesu litro in su bancu, narada: “Sàlude a Tie caru Cristolu, accurtzia a sa cumpanzia e assaza custu ‘inu chi Zuannantoni ad’ ‘attidu dae s’Ozastra, narada ch’est meda ‘onu”.
“Non mazis a narrere chi ada essere menzus de su ‘e Tonnoro”, rispondhede Cristolu.
“Ma, de su restu assazamulu puru custu ‘inu, cun sàlude!” e gai andhada a tastare custa novidade ozastrina, lu ponede in lavras e, samunandhesi sa ‘ucca, adhurada unu pagu pensendhe, dapoi faghindhe de conca: “Mi pàrede chie er bonu de aberu, este meda pastosu e fortzis est’indicadu meda, mandhigandhe fae e lardu o chin carchi porchedhu”
“Zuannantoni! beni a inoghe e ‘atti atteru mesu litro e ponelu in su contu meu”. Ordinada a su tzillerarzu Cristolu.
Dae una ridota a s’atera, a Chicu, li ‘enidi in mente de àere intesu chi, in sa idha de Sos Alinos, sunu cumintzandhe a faghere unu fraile mannu, inue dian deppere collocare medas triballadores. “Caru Cristolu, mi parede chi tue candho fisi imigradu in s’estero, àsa imparadu su frailarzu. Diad’essere de gabale unu triballu in fraile, atteru che ponnes fatu a sa roba, peri sos montes e in cada intempèrias”.
“Tzertu diad’essere una bona cosa, ma Sos Alinos ch’est allargu, e dapoi, su bestiamine non lu cherzo tzedere a neiune” – Cristolu, e sighidi – “E pesso chi, sos meres de su fraile àna a essere de cussos puzones continentales, chi enini a inoghe a nos colonizzare, comente àna fatu in s’Etiopia e una parte de s’Africa”
“Acabala, chin custos ammentos de ateros tempos, chi non semus in tempus de gherra. Cherendhe, sa roba la podes sighire a mantendhere, faghene petzi otto oras de triballu e su manzanu che cumintzana a candho su sole est giai artu. Si ti pare bene, unu postale biazada a manzanu e sero. A s’inpodhile murghes su bestiamine e dapoi partis, tante, sas bestias, su ziru lu faghene a sa sola”. Torrada, su cumpanzu.

Leggi tutto
19 Luglio 2016 - Categoria: filologia, storia

La lettera d’indulgenza del vescovo González (1519) e il cosiddetto condaghe di Luogosanto di Alessandro Soddu

Il contesto. Per la recensione di un’opera complessa come il volume curato da Graziano Fois e Mauro Maxia, intitolato Il Condaghe di Luogosanto (edito da Taphros, Olbia 2009), servirebbero i pareri di uno storico della Chiesa, di uno storico modernista, di un agiologo e di un linguista, dal momento che si tratta dell’edizione di un testo redatto, parte in latino e parte in sardo logudorese, nel 1519 per avvalorare le origini e la fondazione del santuario di Nostra Signora di Luogosanto e delle annesse chiese dei martiri S. Nicola e S. Trano. Essendo stato coinvolto per le tematiche medievali che il testo richiama, proverò comunque a farne una sommaria esegesi, dando conto naturalmente del contributo scientifico scaturito dalla ricerca compiuta da Fois e Maxia.

Prima di entrare nel merito delle problematiche che il testo pone sul tappeto, vorrei citare un aneddoto personale, utile per spiegare il milieu culturale nel quale deve essere collocata tutta la questione. Nel 1998, nell’ambito di una ricerca commissionata dall’Ecole française de Rome e dal CNR-Istituto sui rapporti italo-iberici di Cagliari riguardante il censimento dei santuari cristiani in Italia, ho avuto modo di occuparmi, oltre che di quello di Luogosanto, del santuario di S. Maria della Neve di Cuglieri. Dopo aver raccolto la bibliografia ottenni un incontro con l’anziano parroco di Cuglieri (Antonio Motzo) che mi illustrò la leggenda di fondazione: la statua della Madonna sarebbe stata ritrovata da alcuni pescatori nella spiaggia di S. Caterina di Pittinuri il 5 agosto del 358, giorno in cui nevicava su Roma (da qui l’intitolazione a S. Maria della Neve); la gente avrebbe voluto depositare la statua nella chiesa di S. Silvana (oggi S.

Croce), ma i buoi che guidavano il carro si ribellarono e proseguirono fino al sito di Monte Bardosu, dove venne edificato il santuario. A conclusione del racconto ringraziai il parroco, chiedendogli però di riferirmi, oltre alla leggenda, qualche dato storicamente accertato. Ma don Motzo replicò ammonendomi severamente che non si trattava di leggenda ma che era tutto vero. Ecco dunque il cuore della questione: la dialettica tra verità storica e leggenda, che riguarda l’origine di un gran numero di santuari sardi, e non solo, segnata da elementi narrativi spesso simili, che testimoniano un comune sostrato culturale. Ed ecco perché la necessità di specialisti quali gli storici dell’età moderna e della Chiesa e soprattutto gli agiologi per comprendere fenomeni che sfuggono ad una mera ricostruzione di eventi sulla base di fonti scritte anche autorevoli e richiedono piuttosto la conoscenza delle grandi correnti del cristianesimo e dei meccanismi che sovrintendono alla costruzione e diffusione della devozione popolare.

Leggi tutto
19 Luglio 2016 - Categoria: cultura

Dalla Brexit una sfida per l’Università italiana Massimo Piermattei * – 16.07.2016 da Mente Politica

BrexitLo shock seguito alla Brexit ha rimesso al centro del dibattito italiano ed europeo l’Ue, le sue istituzioni, le politiche che attua, i limiti e le contraddizioni che la caratterizzano nel tempo presente. Forse per la prima volta, più che in occasione delle vicende legate alla Grecia, ci si è resi conto di quanto sia profondo e complesso il legame tra uno Stato membro (i cittadini, le istituzioni locali, le imprese, ecc.) e l’Ue. La complicata procedura di uscita del Regno Unito, la posizione della Scozia di Nicola Sturgeon, gli interrogativi posti dagli “emigrati” dai Paesi membri Oltremanica, sono tutti esempi che evidenzianola problematicità della situazione; problematicità che per essere studiata e compresa ha bisogno di conoscenze e competenze specifiche – si pensi a quanto si è parlato dell’art. 50 del Trattato, tema finora sconosciuto ai più.
In un contributo pubblicato su «Mente Politica» a inizio febbraio si era segnalata l’assenza generale dell’Accademia italiana, e in particolare degli storici, dal dibattito pubblico e mediatico in Italia sulla Ue e sulle sue crisi – sono “altri” che parlano di Europa, non di rado approcciandosi per la prima volta a questi temi. In questa prospettiva, la Brexit può essere l’occasione per invertire la tendenza e per rimettere al centro di diversi percorsi formativi proposti dagli atenei italiani la storia dell’Europa dopo la seconda guerra mondiale e il percorso seguito dal processo d’integrazione.
Per fare questo è essenziale però partire da qualche dato che fotografi la situazione attuale[1]. Sul portale dell’Associazione universitaria degli studi europei – AUSE – c’è un interessante censimento degli insegnamenti di studi europei attivi negli atenei italiani, la cui analisi merita qualche riflessione e pone interrogativi ineludibili. La stragrande maggioranza dei corsi universitari che riguardano l’Ue è di carattere giuridico (59%). Se ne deduce facilmente di come sia impensabile oggi percorrere un cammino di studi legato al diritto, nelle sue varie articolazioni, senza fare i conti con la sfera europea. Lo stesso non accade invece per la storia e per le scienze politiche più in generale, dove gli insegnamenti specifici di storia dell’integrazione europea sono ancora pochi e scarsamente ramificati sul territorio (46 gli atenei senza queste cattedre, 24 quelli che li hanno) con una grave lacuna nel Meridione (dove l’insegnamento risulta attivo solo in 4 realtà su 17). Certo, diverse cattedre di storia contemporanea e di storia delle relazioni internazionali prevedono approfondimenti sull’integrazione europea, ma tutto dipende pur sempre dalla volontà e dalla sensibilità del singolo docente. La storia dell’integrazione europea non rappresenta quindi un passaggio imprescindibile per uno studente che si approcci alle discipline di area storica o delle scienze politiche: è un’opzione, una scelta tra le varie possibili. Lo stesso non è pensabile, come già detto, per il diritto dell’Unione europea, che fa parte di tutti i percorsi formativi in quel settore.

Leggi tutto
18 Luglio 2016 - Categoria: cultura, educazione

Manuale della scuole normali di Carlo Felice (1823-1848) per i maestri di Maurizio Serra a cura di Roberta Sanna

– 1 –

CarmelitanoIstruzioni di Maurizio Serra al reverendo Signor Sacerdote Gianantonio Vargiu, maestro della scuola normale di Bunnanaro.

BUS-SS 1824.

AL REVERENDO SIGNOR SACERDOTE GIANANTONIO VARGIU MAESTRO DELLA SCUOLA NORMALE DI BUNNANARO

Reverendo Signore e mio collega amatissimo,

quantunque io già sapessi per esperienza che ogni anno di ogni regno dell’Augusto Sovrano che ci governa va distinto con nuovi benefizi, che il paterno suo cuore si compiace di spargere sui fortunati suoi Sudditi, non posso tuttavia esprimervi la gioja, da cui venni compreso quando, al comparire del Regio Editto del 24 di giugno dello scorso anno, io ne ravvisai tanti, e sì preziosi insieme accumulati in vantaggio della pubblica istruzione, e singolarmente dell’istruzione elementare che contava sinora fra noi così pochi Stabilimenti. Io non fui tardo a conoscere quali, e quanti vantaggi avrebbe recato alla Sardegna la salutare instituzione delle Scuole normali in quella savissima legge universalmente prescritta, e strettamente inculcata. Il volgo imperito, e la schiera de’ maligni non potrà forse, o non vorrà riconoscere a prima giunta, quale feconda sorgente di beni va per tal guisa ad aprirsi alla Sardegna. Ma un parroco che per dovere del sacro suo ministero è tenuto ad illuminarne il popolo, ed a servirgli di guida principalmente in quello che riguarda la morale e la religione, sarebbe troppo colpevole se non gioisse al pensiero dei miglioramenti che vanno a risultarne, e se non cercasse di cooperare con tutti i suoi mezzi alla prosperità di uno Stabilimento, di cui è per proprio ufficio e per disposizione del Re, il protettore, il sostegno e la guida.

L’accelerare ne’ vivaci nostri fanciulli lo sviluppo delle facoltà intellettuali, il dirigerle al vero scopo al quale debbono tendere unicamente, contribuirà eziando, a migliorando nel cuore ispirando loro per tempo coi sublimi precetti della divina legge, il santo timor di Dio, la via del buon costume, e del dolce amor fraterno che è la divisa dei Cristiani, e verrà a togliersi ai parroci l’ostacolo che presentemente incontrano nella difficoltà di farsi capire da troppo rozzi intelletti, allorché spezzano al popolo il pane spirituale della Divina Parola.

Meditando questi riflessi, non solo non mi fu grave, che addossata mi fosse, come a tutti gli altri parroci, l’ispezione di questa scuola; ma mi affrettai ad aprirla, quantunque mi trovassi sprovveduto di un conveniente locale, e quello, ch’era assai peggio, di un maestro, che la reggesse. Fu d’uopo, imprendessi io stesso ad insegnare ai fanciulli, e volentieri me ne occupai coll’ajuto de’ vice parroci, finché lo zelo vigilantissimo del nostro comun Padre, e Pastore Monsignor Arcivescovo di Sassari fissò i suoi sguardi sulla vostra degna persona, o mio collega amatissimo, e v’indusse a darmi sollievo col destinarvi ad institutore dei nostri cari fanciulli, che vi benediranno a suo tempo, e de’ quali forse, per mercé vostra, alcuni daranno più di lustro a un paese, ove nacque un Carboni[1].

Non vi rincresca pertanto d’aver perduto il vantaggio di qualche vostro interesse, ma tutto caldo di zelo e d’amor di patria consacratevi di buon grado a servirla senza che troppo vili considerazioni tolgano il pregio al vostro sacrifizio. Copiosa è quella mercede che Iddio va preparandovi, egli, che considera per se impiegate le cure, che vi darete per tutti questi fanciulli, e per ciascuno di essi in particolare: Quod uni ex minimis meis fecistis, mihi fecistis.

Ora desiderando ancor io di partecipare in qualche maniera alla ricompensa abbondante, che dovete sicuramente aspettare da chi non lascia senza mercede, neanche un bicchier d’acqua data in nome di un suo discepolo, risolvetti di contribuire ad agevolarvi il buon esercizio del vostro impiego: e letto avendo alcuni libri mandatimi da un degnissimo Ecclesiastico[2], institutore in un tempo de’ seminaristi della Diocesi, e uomo, che arde dal desiderio di procurar tutti i lumi e tutti i vantaggi possibili ai suoi connazionali, impiegai i ritagli del tempo, che fortunatamente lasciommi il mio pastorale Ministero per darvi un breve compendio delle massime più adattate a voi, al luogo, ed alle persone, che dovete instruire, onde formarvi qual vi desidero, e spero che diverrete un maestro veramente degno del gradimento del Governo, della riconoscenza del Pubblico, e della benedizione di Dio.

A giudizio di sommi uomini, l’uffizio, che intraprendete non è quello che il volgo crede, facile e di poca importanza. Se un buon pittore, ed un perito statuario vengono con ragione apprezzati perché sono rari gli ottimi artefici, più alta idea ancora bisogna farsi di un buon maestro di scuola, dice San Gio. Crisostomo: Quid majus quam adolescentulorum fingere mores? Omni certe pictore, omini certe statuario, ceterisque hujusmodi omnibus excellentiorem hunc puto, qui juvenum animos fingere non ignoret.

Un maestro che abbia a cuore d’adempiere al suo dovere in tutta la sua estensione, ed operi secondo gli impulsi della propria coscienza nell’instruire i fanciulli, sarà il riformatore dei costumi di tutto un Pubblico, il benemerito della Chiesa, e dello Stato, anzi l’Angelo tutelare, che addita il dritto sentiero per non sbagliare dal principio la via del Paradiso.

Leggi tutto
16 Luglio 2016 - Categoria: cahiers de doléances

Lo splendido paesaggio della Sardegna deturpato da troppe pale eoliche realizzate per pochi denari di Angelino Tedde

Parco eolico di Nulvi

Parco eolico di Nulvi

Vedo con tristezza la fine del paesaggio incontaminato offerto dalla nostra bella regione . Coloro che dovrebbero tutelare il paesaggio sono soprattutto i rappresentanti eletti nei consigli comunali, che dovrebbero amare il loro territorio alla stessa maniera con cui amano i loro figli e parenti, invece l’esecrabile fame del denaro, come canta Virgilio, acceca uomini e cose. Avviene così che in ogni paese stia avanzando, inesorabile e visibile, una foresta di alte ferrigne torri, dotate di pale che, a detta di una parte di studiosi, dovrebbero offrirci energia pulita. Con i soliti trenta denari, ma questa volta, per i giuda che hanno venduto e stanno svendendo il nostro meraviglioso paesaggio. Le popolazioni da tutto questo mercimonio non ricavano alcun profitto. Stranamente, queste operazioni sono affidate a imprese avellinesi e casertane.
Ho visto lo sfacelo combinato a Punta Tinnari,Isola Rossa, dove i famosi prigionieri del sole, come i famosi prigionieri di Circe, non possono oltrepassare i confini della colonia estiva che si sviluppa tra picchi rossastri ormai inquinati. In Inghilterra e in Olanda, ma anche in Spagna, dove si è compiuto per lo sviluppo turistico il più efferato disastro paesaggistico non solo nella Costa Brava, queste torri di ferro, queste pale che zufolano senza mai posare, (quando non c’è il vento sfruttano l’energia auto prodotta); turbano i fragili cervelli delle pecore al pascolo, allontanano la selvaggina, costringendola a emigrare in altri lidi è, addirittura, secondo uno studio inglese, provocherebbero malanni fisici ai pastori stanziali, insomma tanto scempio per trenta denari. I paesi dell’Anglona non ricavano se non esigui benefici, le bollette dell’energia aumentano di mese in mese con l’aumento del petrolio. Il  nostro illustre scienziato Rubbia ha detto no da tempo alle pale eoliche, insistendo sullo sfruttamento dell’energia solare con ricerche mirate; non per niente l’ha reclutato la Spagna. Si era levato invano la voce di Soru. Allo scempio di certe coste ora si deve aggiungere anche lo scempio dei paesaggi incontaminati dell’ interno. In tutta l’anglona sorgeranno pale eoliche, dando l’impressione che ormai anche il cielo dell’Anglona sia imprigionato.

Lettere alla Nuova Sardegna del 24 maggio 2009 di Angelino Tedde – Chiaramonti-

Leggi tutto

11 Luglio 2016 - Categoria: memoria e storia

Egidio Canopoli (Perfugas 1943- Sassari 2016) e Pietrina Mara (Nulvi1947-Sassari 2016) a pochi mesi l’uno dall’altra scompare una coppia esemplare nella fede, in famiglia e nella professione di Angelino Tedde

Dr. Egidio Canopoli

Dr. Egidio Canopoli

Se n’è andato in silenzio Egidio Canopoli, prima urologo presso il Policlinico sassarese e poi medico di famiglia a tempo pieno. Se n’è andato prematuramente. Era nato a Perfugas 73 anni fa e lì si è fatto seppellire. Dire che fosse un uomo integro, un medico scrupoloso è poco.
Andato in pensione alcuni anni fa si dedicava al servizio della parrocchia sia leggendo sia servendo la Messa. Ha avuto una moglie e due figli meravigliosi, entrambi psichiatri e psicoterapeuti. Era un anglonese verace. Fu marito, padre e medico esemplare. Ha fatto in tempo a conoscere una nipotina.
Lo ebbi medico attento e preoccupato della mia salute.
Non dubitiamo che il Signore lo accoglierà nella sua gloria quale figlio buono e fedele.
Alla moglie e ai figli vadano le nostre profonde condoglianze.

Ins. Pietrina Mara

Ins. Pietrina Mara

Pietrina Mara

Ad appena tre mesi dalla morte del marito ci ha lasciati prematuramente anche la moglie Pietrina Mara.
Piera, così veniva comunemente chiamata, era insegnante elementare ed aveva a svolto con particolare impegno questa attività professionale.
Nata a Nulvi il 13 giugno 1947, in Anglona come Egidio, che era nato a Perfugas nel 1943, dopo aver frequentato le scuole elementari e le medie nel suo paese natale, aveva frequentato a Sassari l’Istituto Magistrale Margherita di Castelvì, e quindi aveva insegnato in vari paese, fermandosi a Osilo che particolarmente prediligeva.

Si era sposata con Egidio Canopoli dal quale ha avuto Nicola e Maria Lucia, oggi, medici psichiatri e psicoterapeuti entrambi.
Di questa coppia si può dire davvero che erano tutto famiglia, professione e chiesa. Una famiglia davvero esemplare.
Piera per tanti anni si dedicò alla catechesi sia nella Parrocchia della Sacra Famiglia sia in quella di Mater Ecclesiae.
La sua ottima disposizione all’insegnamento l’aveva tradotto nella sua attività di volontariato catechistico.
Donna davvero carina non faceva sfoggio della sua bellezza, conservando per tutta la vita la sua modestia di sposa amata e fedele, di madre adorata e d’esempio ai figli come anche il marito Egidio.
La coppia e la famiglia era universalmente stimata.

La scomparsa prematura di Egidio, tre mesi fa, ci ha profondamente turbati come ci ha addolorati la morte di Piera.
Il Signore, con queste malattie feroci e imperdonabili, ce li ha tolti in così breve tempo entrambi, volendoli associare alla sua morte e passione, per il premio eterno.

Siamo fortemente frastornati e ci uniamo a Nicola e a Maria Lucia e alla figlioletta Diletta e ai parenti tutti nel dolore profondo e nel vuoto che la morte di due persone così buone, discrete ed esemplari lasciano nel nostro cuore.

Bene si addicono i passi biblici scelti dai figli per i necrologi:

Beati i puri di cuore perché vedranno Dio” (Mt.5, 8)

“Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede.” (2Tm,7).

Leggi tutto
RSS Sottoscrivi.