28 Settembre 2016 - Categoria: cultura, storia

Ottana Orotelli-Crysopolis di Massimo Pittau

 200px-san_nicola_ottana_nuOttana (localmente e nella zona Othana, Otzana) (villaggio della provincia di Nùoro) – È cosa abbastanza nota che la Sardegna, la Sicilia e l’Africa proconsolare (odierne Tunisia e Algeria) furono i tre principali granai di Roma: tria frumentaria subsidia reipublicae, le chiama Cicerone (de imp. C. Pompei, 12, 34), regioni dalle quali la città dominante a lungo trasse grandi quantità di grano necessario per il sostentamento delle sue folle cittadine e dei numerosi reparti del suo grande esercito. E in proposito si deve precisare che in quei tempi il pane di grano costituiva la parte principale del cibo dell’intera popolazione, non ancora sostituito, almeno in parte, dal granturco e dalle patate, che non si conoscevano ancora. Si deve pure precisare che delle tre citate regioni frumentarie di certo la Sardegna era la più importante, in ragione diretta della sua maggiore vicinanza a Roma. Ed infatti da numerose testimonianze storiche antiche risulta che l’arrivo o il mancato arrivo o il ritardo dell’arrivo del grano dalla Sardegna a Roma condizionò notevolmente lo svolgimento degli eventi, soprattutto nei periodi di guerre, ad es. quelle intestine fra le diverse fazioni e tra i vari pretendenti al potere sulla città.

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24 Settembre 2016 - Categoria: eventi culturali

“L’elefantino di bronzo a prof. Mauro Maxia, all’impresa Murgia e all’Oratorio della Santa Croce di Castelsardo” di Mauro Tedde

mauro-2Dalla Nuova Sardegna apprendiamo:

“NULVI. Nella bella cornice offerta dall’antico chiostro dell’ex convento di Santa Tecla sono stati consegnati sabato scorso i tre premi “Elefantino di bronzo 2016”, che l’associazione culturale “Nuovi Orizzonti per Castelsardo” mette in palio ogni anno fra le personalità dell’Anglona che si sono distinte nel campo culturale ed imprenditoriale. Il premio è itinerante e ogni anno la cerimonia si tiene in un diverso Comune dell’Anglona. Questa seconda edizione si è tenuta a Nulvi grazie alla collaborazione del Comune di Nulvi, l’Unione di Comuni dell’Anglona e l’associazione culturale “Su Sidhadu”. Un premio speciale è stato attribuito dall’associazione a Pietro Sanna, uno dei fondatori e una delle anime del sodalizio, recentemente scomparso. Il primo “Elefantino di bronzo” è andato a Mauro Maxia, studioso, docente di linguistica, saggista, scrittore e poeta di Perfugas per la sua immensa produzione bibliografica sull’Anglona e non solo. Premio consegnato da Antonello Mattone e Marco Milanese che hanno illustrato la sua importante opera con la quale sono stati posti punti fermi nelle conoscenze della ricca storia della zona del Nord Sardegna. “Elefantino di bronzo” anche a Vincenzo Murgia, valente imprenditore di Chiaramonti, amministratore delegato del “Gruppo Alimentare Sardo”, una delle aziende leader nel settore agroalimentare in Sardegna. Un’impresa che dà lustro all’intera isola e consente di guardare al futuro con maggiore fiducia. Il terzo “Elefantino di bronzo”, consegnato da Giuseppe Tirotto, è andato invece all’Oratorio Santa Croce di Castelsardo, depositario e custode dei riti secolari del Lunissanti e dell’originalissimo canto liturgico studiato e apprezzato dagli etnomusicologi di tutto il mondo che ogni anno risuona nei vicoli attorno al castello dei Doria.
La cerimonia, presentata da Tore Patatu ed Elvira Decortes, assessore alla Cultura del Comune di Nulvi, è stata impreziosita da alcuni brani eseguiti dal Coro di Nulvi diretto da Fabrizio Mangatia e dal musicista Andrea Tola. «Voglio ringraziare in particolare gli hotel-ristorante “Baga” Baga e “L’Incantu” – ha commentato Christian Speziga, presidente dell’associazione castellanese – che, nonostante il momento di crisi, hanno voluto sostenere la nostra iniziativa che ha il merito di dare voce a chi promuove l’Anglona, perché non rimanga quel territorio di mezzo, quell’espressione geografica tra la provincia Sassari e la Gallura ma che si spinga per il rilancio del proprio patrimonio storico-culturale ed economico».”

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23 Settembre 2016 - Categoria: cultura, storia

“Miriam Turrini, docente dell’Unipv, vince il Premio Internazionale Fass-Sandin 2016” a cura di Angelino Tedde

paviaMiriam Turrini, docente del Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali dell’Università di Pavia, vince il premio internazionale Fass-Sandin 2016 della Society for the History of Children and Youth per il miglior articolo (in lingua tedesca o italiana) del 2015 con il lavoro “Poco oltre la soglia: racconti autobiografici di aspiranti gesuiti a metà Seicento”, in Studi storici, del 3/2014, July –Sept., pp. 585-614.

Il premio è stato assegnato dalla commissione giudicatrice per la ricchezza e la produttività delle fonti consultate, oltre che per le questioni metodologiche e concettuali che il lavoro solleva nello studio della storia dell’infanzia e della giovinezza all’inizio dell’età moderna in Europa.

L’articolo si basa su un meticoloso lavoro di ricerca d’archivio, concentratosi in particolare sui questionari compilati tra il 1636 e il 1644 dai giovani aspiranti gesuiti ammessi al noviziato presso S. Andrea a Roma. Dei 180 questionari disponibili, 82 includono il racconto della loro vocazione. Lo studio della prof.ssa Turrini si basa sulla combinazione dell’analisi dei questionari con quella delle storie vocazionali, presentandoci una straordinaria fonte di informazioni relative a un periodo in cui è difficile reperire testimonianze della voce dei ragazzi. Questi documenti forniscono dati sulla vita e sul background di provenienza di questi giovani, sulla scoperta della loro vocazione e sulla successiva scelta di intraprendere il noviziato. La maggior parte degli aspiranti novizi ha tra i 14 e i 18 anni; provengono sia dall’Italia che da altri paesi europei e da differenti tipologie di famiglie. Solo una minoranza ha origine da famiglie molto ricche o molto povere e molti di loro sono orfani di uno o di entrambi i genitori. Le loro testimonianze offrono preziosi scorci sul complicato passaggio dall’infanzia all’età adulta che, in questo contesto, coincide con il difficile passaggio dalla precedente vita “secolare” alla nuova esperienza di novizi nella Compagnia dei Gesuiti.

Le fonti analizzate offrono un importante sguardo sull’individualità e la soggettività dei giovani impegnati in un processo di analisi interiore e di autorappresentazione.

Al fine di completare con successo il periodo di prova, gli aspiranti gesuiti dovevano rispondere a domande relative al loro passato e presentare una visione del loro futuro, visto come un progetto di auto-realizzazione che avrebbe dovuto coincidere con l’ottenimento della perfezione cristiana. Anche se inevitabilmente pervase dalla necessità di soddisfare le aspettative dei loro esaminatori, le fonti mostrano il complicato sforzo di raccontare un progetto di vita radicale, un progetto che non solo richiede ai ragazzi di resistere alle tentazioni mondane, ma anche di combattere l’opposizione dei genitori. Solo in pochi casi, infatti, troviamo esempi di conversioni sollecitate o forzate, perseguite come parte di strategie familiari.

La prof.ssa Turrini paragona gli scritti dei più giovani con la minoranza degli scritti appartenenti a ragazzi più grandi, evidenziando in tal modo la specificità delle voci e delle esperienze delle persone più giovani e gli aspetti metodologici e teorici che emergono dalle fonti.

Il saggio della prof.ssa Turrini ha rappresentato un primo approccio a questo tipo di documenti autobiografici che da allora sono stati indagati ulteriormente. Questo articolo è destinato a promuovere ulteriori riflessioni storiografiche sulle categorie rilevanti per lo studio della gioventù in Europa.

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22 Settembre 2016 - Categoria: cultura

Instituto de Investigaciones sobre la Universidad y la Educación a cura dell’Università Nazionale Autonoma del Messico

UNAM

UNAM

Congreso Internacional Interacciones. Las universidades en el pasado y el presente de Iberoamérica
28 al 30 de septiembre de 2016

Enrique González, Hugo Casanova, Leticia Pérez Puente (coordinación)

Inauguración del Congreso
Auditorio “José Ma. Vigil” 9.00-9.30
Plenaria
28 sep 9.30-10.15
Gian Paolo Brizzi. Modelos de universidad en los dominios europeos de la Monarquía española (1550-1650)

Receso

10.15-10.30

Mesa 1. Modelos Universitarios
28 sep 10.30-12.30
IISUE – Salas 1er piso Mesa 2. La Universidad contemporánea en la perspectiva internacional
28 sep 10.30-12.30
IISUE – Salas 4º piso
Adriana Álvarez. Los Estudios Generales de México y Lima en la fundación de la Real Universidad de San Carlos de Guatemala Mónica Marquina. Problemas y tendencias de la universidad argentina en el contexto regional: inclusión, expansión, calidad y gobernanza
Alejandro Márquez. La universidad en Iberoamérica ante los nuevos retos de la sociedad del conocimiento

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22 Settembre 2016 - Categoria: educazione, pedagogia, prosa

“La nostalgia del nonno e i misteri dell’aldilà” di Sarah Savioli

sarah-savioli“Mimi, ma il nonno Mauro perchè è morto?”
Lo temevo. Prima o poi questo discorso sarebbe arrivato.
“Matteo, il nonno è morto perchè gli si è rotto un pezzo nella pancia e i medici non hanno potuto far nulla per aggiustarlo.”
“…ma mimi,….noi ci possiamo rompere?”
“Sì tesoro. Possiamo romperci e ammalarci. Per fortuna ci sono molte persone in gamba che ci sanno curare, un pò come fa il tuo pediatra quando hai la febbre o non stai bene. Alle volte però con tutta la buona volontà non ci si riesce.”
“Mimi…ma io non voglio rompermi e morire”
“…amore, è una cosa che capita a tutti. Quando diventiamo vecchi vecchissimi e siamo così stanchi che abbiamo voglia di riposare o quando siamo tanto ammalati che anche in quel caso per noi alla fine è meglio dormire…”
“Mimi…”
“Sì, amore”
“E dopo che siamo morti? Cosa succede dopo?”
“Amore, alla fine nessuno lo sa con certezza. Ognuno però si fa una sua idea, così non è che ci sia un pensiero giusto o sbagliato. Ognuno pensa e crede ciò che ritiene sia meglio. Per esempio, nonna Laura crede che ci sia il paradiso che è un posto meraviglioso, dove vanno le persone che muoiono e dove andremo anche noi e lì ritroveremo tutti i nostri cari. Il tuo papà invece pensa che semplicemente ci si addormenti e non ci si svegli più.”
“E tu, mimi?”
” …io penso che ci alla fine ci trasformeremo…penso che pian piano un pezzettino diventerà della bella erbetta, un’altra parte un fiore, un altra un uccellino o chissà…un tricheco. Che continueremo a vivere in tante forme diverse…anche se, come tutti, non so in realtà come saranno le cose. Diciamo che mi piace pensare così.”
“Mimi…”
“Dimmi amore.”
“Io secondo me diventerò un pinguino! E tu?”
“E bè, a me piacerebbe diventare un gatto!”
A Matteo si intristisce lo sguardo.
“Sì, però mimi, se sarai un gatto e io un pinguino poi come farai a farmi le coccole?!”
“Vedrai che ti cercherò e ti troverò. E anche se sarò un gatto e tu un pinguino, troveremo il modo di essere ancora una mamma e il suo piccolino.”
“E mi farai un nido e mi coverai con il tuo pelo morbido?”
“Certo Matteo. Se le cose saranno come pensa la mamma farò del mio meglio perchè sia così…ma sai che in realtà è un pò un mistero per tutti. E su queste cose la mamma, anche se vorrebbe, di certezze non te ne può proprio dare”
La manina di Matteo stringe la mia durante questa lunga passeggiata e un silenzio dolce e delicato come un velo ci avvolge, mentre entrambi ci perdiamo nei nostri pensieri.
Una farfallina nera e gialla ci vola vicino, si appoggia un attimo sul braccio di Matteo e poi va via così com’è venuta.
“Mimi, hai visto la farfalla? Chissà…forse era il nonno Mauro che ci è venuto a salutare.”

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21 Settembre 2016 - Categoria: Chiaramonti e dintorni

San Matteo: festa a Salerno, Genova, Asiago, Chiaramonti a cura di Ange de Clermont

Uno sguardo anche altrove (Salerno, Genova, Asiago) dove viene venerato San Matteo apostolo ed evangelista, morto martire per Cristo. Infine il lodevole servizio di Letizia Villa nostra, lecitamente citato dalla Nuova Sardegna. Crediamo di fare cosa gradita ai claramontani pubblicando una preghiera di Anghelu de sa Nièra che come usa fare, dopo aver elencato i peccati dei claramontani, chiede la grazia del perdono finale per tutti i compaesani in punto di morte. 

salerno-san-matteoSan Matteo si festeggia quest’oggi a Salerno dove nella cattedrale giacciono i resti mortali del Santo e il vescovo Luigi Moretti,  presiederà i festeggiamenti religiosi.

 Verrà coinvolta quest’anno la sacra reliquia del braccio di San Matteo, conservato al Duomo e altra novità sono gli altoparlanti che consentiranno di prendere parte anche a distanza alle preghiere recitate.
san-matteo-a-santa-margherita-fotoreporter-guglielmo-gambardella-1-2Per la gioia dei salernitani torneranno anche i fuochi a mare che illumineranno i golfo dopo anni di assenza. Diverse le novità in vista e che riguardano, dunque, pure il programma religioso. Per quanto concerne gli appuntamenti tradizionali, l’arcivescovo Moretti visiterà, celebrerà messa e benedirà con il braccio di San Matteo gli ospiti della mensa di Casa Nazareth, la struttura d’accoglienza della parrocchia del Gesù Redentore nel quartiere Europa.

san-matteoMercoledì 21 settembre Solennità di San Matteo
SS Messe ore 6.30 – 7.30 – 8.30 – 9.30
Ore 10,30 Solenne Pontificale Giubilare celebrato dal Vescovo

san-matteo-genovaGenova

S. MaTè – da u-mò e da-a tera – Fiera Promozionale

Settembre. Contemporaneamente alle celebrazioni religiose in cui la statua del santo patrono di Laigueglia, scolpita dal Torretta nel XVIII secolo, viene portata in processione per le vie dell’antico borgo, il Comune organizza “S. MaTè – da u-mò e da-a tera”, la tradizionale “fiera di San Matteo”. Nel corso della fiera, che dura tre giorni consecutivi, dal venerdì alla domenica, diversi artigiani espongono nelle piazzette del centro storico oggetti di ogni genere: ceramiche, vetri artistici, filigrana, oggetti in legno lavorato, prodotti gastronomici genuini della campagna vicina, pietre dure lavorate. Durante S.MaTè, a corredo dell’attività espositiva, vengono organizzate una serie di manifestazioni di carattere turistico, culturali, artigianali ed enogastronomiche, tra cui concerti bandistici, mostre, intrattenimenti, ambientazioni storiche. Infine un grandioso spettacolo pirotecnico sul mare.

fiera_asiagoAsiago

Festa e Fiera di San Matteo

Due giorni di festa in onore di San Matteo con le classiche bancarelle dei prodotti locali e , infine, fuochi d’artificio.

 

Chiaramonti

 

Fotografie Moretti” Il 21 settembre la comunità festeggia il suo Santo Patrono, San Matteo Apostolo. Il comitato dei Fedales del 1965 ha organizzato i festeggiamenti in collaborazione con il Comune, il Coro de Tzaramonte, la Pro Loco, l’associazione Coro Doria, il gruppo folk Santu Matteu e, ovviamente, con le offerte della popolazione.

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14 Settembre 2016 - Categoria: memoria e storia

“Matteo Satta (1916-1988) 2. da operaio scrupoloso a nonno amabile” di Ange de Clermont

Addio  alle armi

Matteo Alpino Brigata Iulia

Matteo Alpino Brigata Iulia

Matteo disse addio alle armi il 22 ottobre del 1945.
L’Italia aveva fatto le sue scelte, il fascismo era alla spalle, ma bisognava affrontare il nodo della forma di Stato e predisporre eventualmente una nuova Costituzione.
Nell’entusiasmo del momento egli partecipò alla costituzione della sezione comunista di Chiaramonti, promossa e coordinata da Nino Soddu, da Giovanni Soddu, da Francesco Cossu, da Adamo Denanni, da  Battista Falchi (di Nulvi) e  da altri.

Alle elezioni furono presentate due liste, della lista vincente fecero parte: il dott.  Luigi Madau, indipendente (con 748 voti di prefernze) Sebastiano Puggioni (con 680), Tore Rottigni, indipendente, (con 704) Francesco Ruiu (con 673) Gavino Canopoli (con 656), Giovanni Agostino Canopoli (658), Andrea Urgias, indipendente (con 650), Gavino Murgia (con 635) Gavino Denanni (con 634), Giovanni Michele Scanu con (623) Salvatore Lezzeri (con 613) Salvatore Quadu (596), la minoranza conquistò tre seggi Nino Soddu comunista (con 274 voti),   Giuseppe Bajardo, sardista, (con 242 voti) Andrea Accorrà, repubblicano (con 222 voti). Sindaco fu eletto Luigi Madau e assessori Sebastiano Puggioni e  Gavino Canopoli.

Da allora Matteo non prese più parte all’attività del partito anche se lo  votò sempre,

Il lavoro per la famiglia

matteo-con-tessera-di-operaio_Al di là della scelta partitica  aveva davanti a sé una famiglia numerosa costituita dalla moglie Tarsilla e dalle figlie Teresa Domitilla e Francesca. Cinque bocche da sfamare: la giovane moglie, Tarsilla di 25 anni, la figlia Teresa di  4 anni, Domitilla e Francesca rispettivamente di 2 e 1 anno. Poteva, volendo, accettare le offerte del benestante parentado dei Falchi e dei Grixoni e dei Madau, ma non accettò deliberatamente il posto di fattore in una delle aziende dei suoi parenti, avendo scelto di combattere la borghesia, Le offerte della nobiltà e della borghesia parentelare non gl’interessavano e così scelse  di diventare operaio dell’industria edilizia.

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2 Settembre 2016 - Categoria: memoria e storia

“Matteo Satta (1916-2016): 1. a cento anni dalla nascita, da sposo precoce e padre a caporale maggiore” di Angelino Tedde

Matteo Satta 1938 Trieste

Matteo Satta 1938 Trieste

Matteo Satta, figlio di Antonio- (figlio di Giovanni Maria e di Donna Antonia Tedde-Grixoni)- e di Francesca Mannoni, nacque a Chiaramonti il 13 luglio 1916, mentre l’Italia combatteva il suo secondo anno della Grande Guerra e il paese era amministrato dal sindaco Nicolò Madau e dai consiglieri del suo rango sociale in genere borghesi agrari e produttori di formaggio.

Il neonato fu battezzato il sei settembre nella parrocchiale di San Matteo Apostolo ed Evangelista in Chiaramonti dal parroco Giusppe Calvia (1893-1920) che annotò nel registro del 1916 dei battezzati a p. 184 che era figlio di Antonio Satta-Tedde  figlio di Giovanni Maria e di Antonia e di Francesca Mannoni Perino. Gli fu imposto il nome di Matteo. per ricordare il bisnonno paterno, Matteo Lugi Tedde-Sanna. I padrini furono il fratello e la sorella Bachisio e Maria Canalis  figli di Cesare e di Anna Maria Madau.
Claudio Coda molto gentilmente ha trascritto il testo latino che, ringraziadolo, riportiamo

 “Anno Domini millesimo nongesimo decimo sexto mensis septembris,Claramonte – puer natus die decima tertia mensis Iuliis hora quarta ex Antonio Satta Tedde filio Ioannis Mariae et Antoniae et ex Francisca Mannoni Perina filia Ambrosii et Ioannae coniugibus – baptizatus fuit a sac. Ioseph Calvia Parocho in hac Ecclesia S. Matthaei Apostoli et Evang. – Eique nomen impositum est Matthaeus – Levantes fuere frater et soror Bachisius et Maria Canalis Madau – filii Caesaris et Annae Mariae.”

Questo scrivo non per vanità, ma piuttosto per mettere in luce la contiguità tra i genitori di Matteo e le famiglie più abbienti del paese da cui poi il giovane Matteo non volle orgogliasamente ricevere incarichi e favori.
I Satta abitavano allora nella piazzetta della chiesa parrocchiale di San Matteo.
Matteo era l’ultimo figlio di una numerosa famiglia i cui capifamiglia,  da alcune generazione, svolgevano il mestiere di cantoniere alle dipendenze della Provincia di Sassari.
I fratelli che lo avevano preceduto erano Cristoforo (1904-1989) (futuro cantoniere), Maria (1909-1987) (sposatasi (1939) con Gerolamo Carta (1906-1986) e vissuta a Roma fino alla morte), Giovanni Maria, noto Billia (1911-1963) , (futuro cantoniere) morto prematuramente a 52 anni.
La madre Francesca gli morì quando da bimbo viveva il suo secondo anno di vita e l’onere di sostentare ed educare la famigliola ricadde tutta sul padre Antonio e su sua sorella Maria Teresa, nota Teresa.
A quanto si apprende dalla memoria familiare i ragazzi furono tirati su abbastanza bene e crebbero sani e belli. Vissero in paese dell’eco delle peripezie della Grande Guerra, del chiassoso rientro a casa dei reduci e degl’invalidi, decimati di ventotto commilitoni rimasti sui campi di guerra,

Scuola e GIL

Matteo e Tarsilla Bari 1941Matteo, come tutti i coetanei visse in un paese  che, tra il censimento del 1911 da 2400 era passato nel 1921 a 2000 abitanti.
Nel 1922 ci fu la marcia su Roma, (il bambino aveva solo 6 anni) l’incarico del Re Vittorio Emaniele III a Mussolini e l’inizio delle fortune del Partito Nazionale Fascista che, col listone del 1924, prese le redini del governo dell’Italia, dissestata oltre che dalla guerra anche dal biennio rosso e dall’agitazione permanente dei reduci che man mano prendevano coscienza che la guerra era stata voluta dalla borghesia.
Il ragazzo compiva i suoi otto anni  e a scuola cominciò a subire l’indottrinamento delle idee fasciste sia pure blandamente dal momento che la maggior parte delle maestre si era formata nella fiorente epoca giolittiana. All’epoca era stata adeguatamente curata la preparazione delle maestre, quasi un’anticipata  formazione permanente con appositi corsi (direttore didattico, pedagogia, psicologia, agricoltura ecc.) senza contare che nel 1911 le maestre erano passate dai Comuni all’Ufficio Scolastico Provinciale   secondo i dettami della legge Danéo-Credaro.

Il paese

Chiaramonti ultimo Ottocento

Chiaramonti ultimo Ottocento

La popolazione di Chiaramonti era agglomerata nelle 4 vie del centro storico orientate verso l’antica chiesa di San Matteo e l’intera superficie miocenica, inglobata a suo tempo nell’ormai scomparso castello dei Doria, e in quelle  che andavano  costruendo ed elevandosi tra il reticolo viario strambo del retro della chiesa parrocchiale, pendio di Codinarasa, e nel pendio del Monte de Cheja davanti alla stessa con case sopraelevate  ingresso ad arco a tutto sesto e con mezza luna di ferro nei portoni per dare luce all’andito. Poche case oltre al palazzo dei Grixoni e dei Migaleddu sorgevano nel rione che andava sviluppandosi nel pendio Est di Codinarasa che già dal 1874 si distingueva per il grande fabbricato della Caserma dei Reali Carabinieri e a suo tempo dalla Torre del Mulino a Vento Est-Ovest e forse dalla Nivéra che aveva dato il nome a questo rione attraversato dalla Via Grande, dove esisteva tra l’altro il fabbricato con piano sopraelevato di Giovannadrea Tedde-Cossiga n. 187  (poi Via Garibaldi,17 e oggi Via Leopardi, 22), e che nella via a monte prendeva il nome di Sa Niéra.
La maggior parte della popolazione attiva era dedita alla pastorizia stanziale e alla conseguente trasformazione del latte in formaggio, in pere di formaggio e in altre specialità che i continentali avevano importato nei centri dell’Anglona. Si aggiunga la febbrile attività degli artigiani del legno e del ferro e quella delle donne tessitrici.
All’epoca fu costruito anche il lavatoio pubblico di Funtanedda alla periferia del centro storico nell’estremo pendio del Monte Carmelo.

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