10 Novembre 2016 - Categoria: politologia

“12 motivi per votare No al referendum imposto dalla Costituzione” di Mauro Maxia

Mauro Maxia

Mauro Maxia

Su richiesta di alcuni visitatori pubblicheremo le ragioni del SI o del No al referendum del 4 dicembre prossimo. La redazione non prende posizione volendosi avvalere della segretezza del voto e perché non ha alcuna intenzione di trasformare un blog culturale in un blog politico. Dopo le ragioni del Si ecco quelle del No. Tanto il primo quanto il secondo articolo ad orientare le scelte di voto. Il mondo non cadrà comunque si voti e qualunque siano le scelte che si faranno. Così vanno le democrazie. Anche Trump tra quattro, massimo 8 anni, andrà in archivio. Credo che non bisogna lasciarsi scoraggiare dalle contingenze di breve durata, ma occorre guardare alla storia di lunga durata e meditarvi sopra. (A.T.)

1. Questa riforma che cambia quasi la metà della costituzione va respinta perché, oltre a essere scritta malissimo, peggiora la situazione attuale. Non lo dice uno qualunque ma il presidente emerito della Corte Costituzionale. Per saperne di più basta collegarsi al sito http://www.affaritaliani.it/politica/palazzo-potere/parla-annibale-marini-presidente-emerito-corte-costituzionale-445215.html.

2. Questa riforma è stata votata da un parlamento illegittimo in quanto eletto con una legge elettorale che la Consulta ha dichiarato incostituzionale. Anziché sanare l’anomalia con nuove elezioni, questo parlamento addirittura si permette di cambiare la costituzione. Semplicemente assurdo.

3. Nel modo in cui è formulato il quesito referendario induce gli elettori a votare SI. Infatti riduce i molti cambiamenti della riforma a pochissimi e nebulosi argomenti senza informare gli elettori sugli articoli e sui contenuti che vengono cambiati. Perché questa oscurità?

4. Le presunte “novità” di questa riforma ci riportano indietro di 70 anni eliminando il corretto equilibrio istituzionale tra il potere elettivo (parlamento) e il potere esecutivo (governo). Il potere del governo infatti si rafforza enormemente anche per effetto della eliminazione di molte competenze delle regioni. Questo squilibrio rappresenta una chiara svolta neocentrista che diminuisce gli spazi democratici.

5. Il nuovo senato è composto da soli 100 senatori (non eletti ma nominati) che privano di una adeguata rappresentanza proprio le comunità che dovrebbe rappresentare. L’impossibilità di votare per il senato aggiunta all’eliminazione delle province riduce drasticamente il diritto di voto degli elettori e si traduce in una perdita secca in termini di rappresentatività democratica. Questa riforma poi annulla l’ineleggibilità dei sindaci consentendo di fare il senatore anche ai sindaci delle grandi città che così non riusciranno a fare né il sindaco né il senatore. La Sardegna avrebbe solo 3 senatori e sarebbe rappresentata molto probabilmente dai sindaci di Cagliari e Sassari mentre le zone interne e periferiche resterebbero senza rappresentanti.

6. Il governo sostiene che con l’abolizione del senato elettivo si risparmierà tantissimo. Non è affatto vero perché le forti spese richieste dal funzionamento del senato rimangono immutate. Se si voleva risparmiare seriamente bastava dimezzare il numero dei senatori e dei deputati. Del resto la democrazia ha dei costi necessari. Non c’è dubbio che nei regimi autoritari si spenda molto meno. E a proposito di risparmi, nei primi 29 mesi del governo Renzi il debito pubblico è aumentato di ben 145 miliardi. Un dato che parla da solo…

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9 Novembre 2016 - Categoria: politologia

“12 motivi per votare Si al referendum imposto dalla Costituzione” di Fabio Gasperini

Su richiesta di alcuni visitatori pubblicheremo le ragioni del SI o del No al referendum del 4 dicembre prossimo. La redazione non prende posizione volendosi avvalere della segretezza del voto e perché non ha alcuna intenzione di trasformare un blog culturale in un blog politico. Dopo questo articolo pubblicheremo le ragioni del No, autore il noto prof. Mauro Maxia. Ad ogni pubblicazione che propende per il Si, seguirà una per il No. Non vorremo certamente abbondare su questo dibattito anche perché abbiamo svariati articoli di carattere letterario, storico, culturale che non vogliamo far cadere nell’oblio.

 fabio-gasperini1. Perché non ne posso più di un Paese che sa dire solo no. Siamo un popolo conservatore fino allo spasimo, che a parole chiede riforme ma che al dunque trova sempre modo di affossarle, perché in fondo è complice dello status quo. Dire no è sempre più facile, spesso anche più fico; abbiamo paura di sembrare ingenui o peggio entusiasti. Meglio tenerci il nostro cinismo e il nostro scetticismo, contro tutto e tutti. Così imparano, tiè.

2. Perché chi vota no, nella maggioranza dei casi, non sta votando contro una riforma costituzionale, ma contro Renzi. Privando così il Paese di un tentativo di riforma, pur di danneggiare politicamente il Governo. E ricordando così quel tale che se lo taglia per fare dispetto alla moglie.

3. Perché questa riforma non è (ovviamente) perfetta, ma è comunque qualcosa. Oltre alla trasformazione del Senato introduce anche nuovi meccanismi volti a snellire i lavori parlamentari. Si poteva fare meglio? Sicuramente. Ma da qualche parte si deve pur cominciare. Il meglio è nemico del bene, e l’alternativa è tenerci un sistema che già sappiamo non funzionare. I contrari, in caso di vittoria dei no, promettono riforme alternative, che sappiamo benissimo non si faranno mai.

4. Perché chi critica i compromessi che la riforma ha dovuto accogliere, dimentica che questi sono dovuti all’inevitabile e faticosa ricerca di un consenso parlamentare che andasse oltre la maggioranza. Com’era giusto che fosse, trattandosi di riforma costituzionale. La politica – si dovrebbe ricordare – è l’arte del possibile, e il compromesso ne fa parte integrante. Il paradosso è che coloro che hanno obbligato al compromesso adesso sono contro la riforma. Troppi compromessi, dicono.

5. Perché si fa intenzionalmente melina, confondendo la riforma costituzionale con la legge elettorale. Quest’ultima è stata già approvata ed è legge dello Stato, e non è oggetto di Referendum. Non è perfetta (a me non piacciono per esempio i capolista bloccati) ma è comunque mille volte meglio del Porcellum. È vero che rientra in un più ampio ragionamento sul l’equilibrio dei poteri, ma il rimetterla in discussione – e rendere le due cose indissolubili – mi sembra il classico modo per affossare tutto.

6. Perché l’obiezione che la riforma “sottrae rappresentatività al popolo” è stupida. Tanto varrebbe allora introdurre una terza camera, se abbiamo tutta quest’ansia di rappresentatività. Si fa finta di non sapere che esistono poteri eletti indirettamente, come sono ad esempio il Presidente della Repubblica e anche il Primo Ministro, eletti da rappresentanti eletti dal popolo. E come sarebbero (in parte) i nuovi Senatori. Si chiama democrazia indiretta, o rappresentativa. E non è niente di scandaloso.

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“Chiaramonti: il ricordo dei caduti di tutte le guerre” di Ange de Clermont, fotografie di Letizia Villa e di Claudio Coda.

cerimonia-per-i-caduti-chiaramonti-1Il quattro novembre anche a Chiaramonti come in tutti i centri urbani e rurali dell’Isola si è svolta la cerimonia della commemorazione dei caduti di tutte le guerre.  In questo paese figurano circa  una sessantina di caduti, compresi quelli morti in conseguenza della guerra, (tra i quali il padre dell’ultracentenaria  Elisa Lezzeri Budroni), Eliseo Budroni. tolisTra i caduti meritarono  ben cinque medaglie d’argento di cui quattro  al valor militare e una al valor civile, quella dell’eroe finanziere Giovanni Gavino Tolis, sul quale, il Maggiore della Guardia di Finanza Gerardo Severino, ha scritto un suggestivo profilo biografico, dal titolo
Il contrabbandiere di uomini. Storia del finanziere Giovanni Gavino Tolis, Carlo Delfino Editore, Sassari 2012.
14906821_1197620853633216_6596814339284539285_nIl sindaco, dr. Marco Pischedda, con la sindachetta Gaia Cossu, entrambi con la fascia tricolore, con tutti gli amministratori comunali, alle 12,oo hanno lasciato la Sala del Consiglio Comunale, con il labaro  comunale e si sono diretti verso la chiesa parrocchiale di San Matteo accompagnati da una rappresentanza di militi della Brigata Sassari dei Carabinieri di Chiaramonti e da un folto gruppo di Carabinieri in pensione, capeggiati dal vicesindaco ex maresciallo Mannoni.
Alle 12,15, accolti dal parroco sul sagrato della chiesa, hanno occupato i primi posti ed ha avuto inizio la cerimonia religiosa con una folta partecipazione della popolazione. Il parroco don Paolo Tirotto, dopo la lettura del Vangelo, ha svolto una solenne omelia, ricordando a tutti il dovere di onorare i nostri morti in guerra ai quali dobbiamo la nostra libertà e per i quali dobbiamo pregare perché il buon Dio conceda loro il premio per il generoso olocausto della loro giovane vita.

monumnto-ai-cadutiAl termine della S. Messa, autorità civili e religiose, e fedeli tutti, in corteo si sono recati presso il Parco delle Rimembranze, davanti al monumento e tanto il parroco, quanto il sindaco e il vicesindaco hanno svolto rispettivamente il loro rito religioso e civile, accompagnati dai proclami della vittoria della Grande Guerra, dalla lettura di un discorso e dei nomi dei caduti che, man mano che venivano chiamati all’appello, gli astanti rispondevano “Presente!” Infine col suono del Silenzio, di Fratelli d’Italia, del classico inno de “Sos Dimonios”, riferito agli eroi della Brigata Sassari, con un lungo applauso si è posto fine alla cerimonia patriottica.

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8 Novembre 2016 - Categoria: politologia

“Geografia pre-referendaria Luca Tentoni – 05.11.2016” di Mente Politica

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A un mese dal referendum costituzionale, i sondaggi continuano a non delineare un vincitore netto (cioè oltre il 55% delle preferenze espresse). Al momento dello scrutinio sarà ovviamente fondamentale il dato sulla scelta prevalente (“sì” o “no”) ma subito dopo, in sede di analisi, si cercherà di capire quanti voti si saranno spostati fra i vari “fronti”, in quali regioni, in quali direzioni, oltre a quantificare la “fedeltà” degli elettori di ciascun partito. Oggi, ovviamente, abbiamo solo due tipi di indicazioni: quella dei sondaggi (che però sono solo fotografie del momento e “scontano” la presenza di molti indecisi) e delle precedenti elezioni nazionali. Nel primo caso, le rilevazioni condotte nei giorni scorsi da Demos&Pi, Scenaripolitici-Winpoll, Ixé ed EMG collocano il “sì” intorno al 47,2-48,1% e il “no” fra il 51,9 e il 52,8% tra quanti si esprimono. Si tratta di un margine troppo ristretto, suscettibile di variazioni: Demopolis, infatti, stima il “sì” al 49,5%, ma ammette che l’oscillazione possibile è fra il 46 e il 53%, mentre per il “no” è fra il 47 e il 54%. Nel secondo caso, invece, abbiamo dati certi, dai quali possiamo trarre indicazioni non per l’esito del voto, ma per avere una misura – sia pure un po’ approssimativa – della forza delle coalizioni in lizza. Abbiamo scelto di concentrarci sui risultati delle europee 2014, per tre ragioni: 1) è stata un’elezione percepita come nazionale, peraltro la più recente; 2) l’attuale Presidente del Consiglio era già in carica e aveva ottenuto proprio in quella occasione il suo risultato più ampio, personalizzando anche allora la contesa; 3) differentemente rispetto alle politiche del 2013, il gruppo degli alleati centristi di Renzi (compreso Alfano e gli ex Pdl/FI) era già formato ed aveva presentato proprie liste. Possiamo partire dunque dai dati del 2014 per cercare di capire dove la coalizione Pd-centristi (quella del “sì” alla revisione costituzionale) ha potenzialmente il maggior seguito e dove invece appare più forte quella del “no”. Ovviamente – lo ripetiamo per evitare equivoci – i rapporti di forza fra i due fronti possono non essere gli stessi del 2014, ma – come ci insegnano alcuni precedenti, le aree di maggior forza dei due schieramenti di solito restano le stesse, con minime variazioni. Quello del 2016 è il terzo referendum (stavolta costituzionale e non abrogativo) sul quale un leader punta il suo futuro politico. Fu così il 12-13 maggio 1974 per il leader democristiano Fanfani, che guidò il fronte del “sì” antidivorzista (Dc-Msi) e per Craxi, che il 9-10 giugno 1985 minacciò di dimettersi da presidente del Consiglio se il suo “fronte del no” a difesa del taglio dei punti di “scala mobile” fosse stato sconfitto. Fanfani perse, Craxi vinse: i precedenti, per Renzi, sono dunque pari. Per completezza d’informazione va ricordato che il fronte antidivorzista partiva dal 47,33% dei voti conquistato da Dc e Msi per la Camera nel 1972 (che sarebbe diventato 44,81% alle politiche 1976) ma si fermò, al referendum del ’74, al 40,74%; la “coalizione del no” a guida craxiana poteva contare invece sul 58,62% dei voti delle politiche 1983 (59,89% nel 1987) tuttavia vinse col 54,32% (1985; aggiungiamo che, l’anno precedente, alle europee, i partiti del “no” avevano avuto il 57,26%).

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7 Novembre 2016 - Categoria: cristianesimo

“Miracoli e “miracolismo” NON sono nel piano di Salvezza di Cristo, altrimenti sarebbe sceso dalla Croce” di Mario Nieddu

niedduInvito umilmente chi ne ha voglia a rileggere il capitolo delle “Tentazioni nel deserto” (Mt 4,1-11) e quello delle “Beatitudini” o Discorso della montagna ( Mt 5, 1-12).
Tutto principiò nel deserto
Tutto principiò nel deserto. Il Padre gli aveva ordinato: -Vai!- Ed egli si era recato nel deserto, a mezzogiorno. Poteva non essere proprio lì, solo, in cerca d’ombra, di cibo e di acqua. Calata la sera pensò di trasformare i sassi in focacce, ma gli passarono per la mente milioni di bambini che non potevano farlo e morivano di stenti. Si sostenne con qualche cavalletta, uno scorpione, una radice amara. Notte insonne e fredda, come quella dei barboni delle grandi città degli uomini.
La mattina, ritto, volse lo sguardo dalla rocca più alta. La tentazione di impartire ordini era incalzante, come l’impulso di fondare un Regno di Benessere Universale, dettato dall’alto. Gli uomini, nati liberi e capaci di azione, con le loro facoltà, le loro doti, non lo facevano, ma potevano edificarlo.
Trascorsi quaranta notti e quaranta giorni, decise di aprire le sue idee al mondo. Senza arroganza, vanità o filosofia, ma affidandosi a semplici parabole. Alcuni, i perdenti, gli ultimi, lo seguirono e gli credettero. Altri lo sospettarono e lo temettero. Scuoteva nel profondo i gangli della fondazione del potere e dei soprusi, atti alla prevaricazione, i cui slogan erano: beati i ricchi, beati i potenti, beati i belli, beati i primi, beati i profittatori! Le sue parole serene e ferme, dettate dalla dignità di ogni uomo, di ogni persona, di ogni individuo, rovesciavano assunti millenari e inviolabili.
Le sue affermazioni vennero giudicate armi. Effettivamente lo erano. Occorreva combatterlo, annientarlo. A seguito di un plebiscito, tra lui e un noto delinquente, fu condannato a morte. Morte cruenta, terribile, ignominiosa. La tentazione angosciata di rifiutarla, di ritirarsi, fu tremenda e temibile come le gocce di sudore misto a sangue. Ma tutti gli uomini, nessuno escluso, morivano, attraversavano afflitti quella porta verso l’ignoto. Tutti gli uomini ne avevano paura. Egli provava quel terrore degli uomini. Avrebbe negato il senso alle sue parole, se nella circostanza più umana, si fosse eclissato. Decise, coerente sino alla fine.
Gli sparuti seguaci, agli occhi dei quali era affidabile, si sbandarono. In seguito si ripresero e ravvivarono la fiamma provocata dalla sua Parola. Quei pochi, un manipolo di uomini e donne, seppur perseguitati e trucidati in oriente e occidente per alcuni secoli, serbarono il fuoco e divennero molti. I potenti quindi, non potendoli controllare, li fagocitarono nel ventre del potere. La strategia, con l’ausilio di sommi filosofi, teologi e santi, consisteva nel preservare il messaggio primigenio, privandolo degli effetti.
Tutto si era compiuto. Nel ritorno al punto di partenza.
Il Padre allora Gli disse :-Vai!- Ed egli si recò nel deserto, a mezzogiorno.

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“Angelo Truddaiu (1935-2011), il pastore-scultore che ha creato il Museo a Cielo Aperto (MUCIEAPE) ” di Ange de Clermont, fografie di Marco Tedde

14064132_871393256324288_5120582842913867841_nAngelo Truddaiu, nacque a Chiaramonti (Sassari) il 2 sett. 1935, nel momento in cui il consenso degl’Italiani al Fascismo cominciava a declinare. I suoi genitori, Giuseppe e Angelina Budroni, erano pastori nella località a monte del fiume Lavrone, verso il pendio che scende dalla piana di sa Tanca de S’Ena a est del paese. La località è ricca di buoni pascoli, ma anche di boschi di sughere. L’azienda agro-pastorale era sufficiente ai coniugi e ai figli che, man mano nascevano Giovannina, Sebastiano, Angelo e Laura. Il bambino crebbe robusto e forte e come e secondo gli usi delle famiglie agro-pastorali incominciò  fin dai cinque anni a mungere, a custodire il gregge e a partecipare ai momenti più importanti del ciclo agrario: la semina, la conduzione del gregge, la sarchiatura, la mietitura, la tosatura delle pecore, l’allevamento e l’uccisione del maiale con la conseguente arte della conservazione del lardo, della produzione delle salsicce e dello stesso allevamento dei maialetti.
12074762_724671470996468_8672860455031244059_nEra praticata l’economia del maiale, ma anche quella della pecora, con la separazione delle agnelle per lo svezzamento dalle madri e la loro immissione nel gregge una volta divenute pecorelle, dopo circa un anno, mentre gli agnelli erano venduti ai loro abituali acquirenti sia famiglie sia macellai. Altro momento importante era la cavata del sughero in cui il padre era esperto e si prestava alla cavatura anche in altre aziende e la vendita dello stesso prodotto agl’industriali di Tempio in particolare alla ditta Rossini. Angelo apprenderà magistralmente l’arte paterna diventando anche lui un ottimo cavatore di sughero. 

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Sa festa de Santu Matheu de Tzaramonte protetore e su goso de Anghelu de sa Niera con servizio fotografico di Carlo Moretti

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20160921_185102-4Cust’annu sos fedales de su 65 ant fatu una bella prutzissione. A cantu paret 40 caddos, tra marrudos e biancos, calchi aineddu, 16 cantadores de su Coro Tzaramonte e 16 cantantes de su Coro Doria, 30 feminas in costumine de Tzaramonte e 15 de Mores, totu su Cunsizu Municipale cun su sindigu e sa sindighedda Gaia Cossu in fascia tricolore e in costumene.
20160921_180317Parizos istendardos e bandelas, sa banda Canépa de Thatari Mannu cun giovineddas e mascitos e calchi matusa e Santu Matheu in su carru trazadu dae duo boes de deghe quintales perunu, nieddos tendente a su marrudu, pares chi siant bennidos dae Tempiu, ma chissa dae cale logu sunt bennidos, m’est parfida ratza olandesa. Apo chircadu Tonio Cossu su Presidente de sos fedales, ma est semper impignadu in chentu fainas.
20160921_185348Pius a prestu bi so restadu male cando m’ant nadu chi sos fedales impitados sunt istados solu deghe. Cheret narrer chi custos fedales si sunt allontanados dae sa cheja e dae Santu Matheu chi bonu cantu cheres, ma a custas cosas su Santu Nostru b’abbaidat. Ite fedale ciribiculos! De zente meno male gia b’ind’ aiat meda, chentu dughentas personas, non totu a sa rughe, ca sos pius betzos si sunt frimmados peri sos duos gelsos. Totu narant chi sos prideros devent esser tres, intamen fint solu duos; su vicariu e don Bastianinu.
20160921_180251De chirigheddos mancu s’umbra e custu no est cosa bona. S’idet chi non ant cumpresu chi Santu Matheu est Santu Matheu, isperamus chi non si la leat a su malu. Mamas de cocoi, ma cando mai non ant cumpresu chi nessi chimbe chirigheddos da una parte e chimbe dae s’atera aiant fatu faghere bella frigura a Su Santu Nostru Protetore! Issu como s’at a dimandare:- E comente, a Santa Giusta finas vintu ca andat in camiun e pro a mie, chi mi la mandigo a duos mossos a custa santighedda,mancu unu chirigheddu!- E narant chi calicunu l’at bidu signendesi totu in s’agenda sua pro s’ind ammentare candos sos tzaramontesos s’ant acerare in Paradisu! Lampos e Tronos!
20160921_185405Sa veridade si nerzat, francu custas ismentiganzias, totu est andadu talmente bene chi ant intesu un grande laicu narrer:- Beh, Santu Matheu est Santu Matheu!-
Matteu, Santu amorosu
Evangelista sagradu:
SIEDAS NOSTRU AVVOCADU
APOSTOLU GLORIOSU
1.Fizis unu pubblicanu,
unu grande peccadore,
un’avidu esattore
de interesse mundanu.
Ma de unu mundu vanu
Istezis vittoriosu.
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2.Cun d’una sola mirada
Chi Gesùs bos dirigesit,
s’anima ‘ostra restesit
de Gesùs innamorada,
in s’istante cambiada
cun modu prodigiosu.
3.”Beni e sighimi” – bos nesit,
Gesùs cun boghe potente.
Lu sighezis prontamente
In sa via chi bos desit,
e in bois ammiresit
unu coro generosu.
4. Canta grascia, cantu incantu
Hazis in Isse iscobertu!
Su chelu bos had’abbertu
De su coro sou Santu.
Cominzesti cuddu cantu
Ch’est in eternu festosu.
5.Rinneghezis su passadu,
umanu e vanu fastizu.
Divinu e candidu Lizu
L’idezis crucificadu.
Et l’hazis,poi, lodadu
Cun pinna e coro amorosu.
6.A barbaras nassiones
S’Evangeliu annunziezis,
et miraculos fattezis
cun bella cunversìones;
sos viscios et passiones
reprimezis poderosu.

7.Martire de vera fide,
finezis sa vida ‘ostra.
In totta sa vida nostra
Continu nos proteggide.
Pregade, intercedide
Pro nois s’eternu gosu.
8. A chie in sa cadenas
Gighet sa mente,su coro,
dade cudd’alto decoro
chi dad’angelicas venas…
Sas fragilesas terrenas
Mundade in bolu ispantosu.
9.De Zaramonte, formadu
in pes d’antiga fortesa,
sezis sienda e difesa
ch’a protettore affidadu.
Lughedas sole fadadu,
in d’ogni chelu iscorosu…!
SIEDAS NOSTRU AVVOCADU
APOSTOLU GLORIOSU

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29 Ottobre 2016 - Categoria: educazione, narrativa, pedagogia

“Con gli altri… senza lasciarsi omologare” di Sarah Savioli

Sara SavioliCosì Matteo ha cominciato a fare atletica leggera…
Che poi, chiariamo, a 5 anni è una buona ginnastica fatta in forma di gioco con tanti bei salti e corsette di intermezzo.
Ed io lo guardo mentre gli altri bambini volano sulla pista concentrati per arrivare per primi al traguardo, ricchi di sano spirito competitivo, mentre lui già dalla partenza trotterella tranquillo in ultima posizione, poi si ferma a raccogliere una coccinella o prende direttamente un’altra strada seguendo una farfallina, se non torna indietro perché ha visto un piccione.
Poi arriva pian piano tutto sorridente al traguardo facendomi ciao con la manina mentre gli altri lo guardano un pò storto e sono già da un pò pronti per la successiva pugna sportiva.
“Ti sei divertito Matteo?”
“Tì mimi! Mi sono divertito tanto!”
“Bene, amore.”
E a me basta questo, va bene così.
Ma mi chiedo fra quanto partirà la presa in giro, il commento non proprio bonario.
E fra quanto dalla realizzazione della propria individualità in modo sereno per quanto spesso fuori dal gruppo, si passerà ad un senso di inadeguatezza cronico e al dolore tagliente del senso di esclusione. Di fatto, al di là di Matteo, e per quanto spesso lo rimuoviamo questo è successo prima o poi a tutti, in un campo o nell’altro che fosse.
Perché alla fine e come sempre, ha ragione Daniel Pennac:
“Ogni studente (ndr: qui parla di una classe, ma è adattabile un pò a ogni gruppo) suona il suo strumento. La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armonia. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un’orchestra che prova la stessa sinfonia. E se hai ereditato il piccolo triangolo che sa fare solo tintintin, o lo scacciapensieri che fa bloingbloing bloing, la cosa importante è che lo facciano al momento giusto, il meglio possibile, che diventino un ottimo triangolo, un impeccabile scacciapensieri e che siano fieri della qualità che il loro contributo conferisce all’insieme. Siccome il piacere dell’armonia li fa progredire tutti, anche il piccolo triangolo conoscerà la musica, forse in maniera non brillante come il primo violino, ma conoscerà la stessa musica.Il problema è che vogliono farci credere che alla fine nel mondo contino solo i primi violini.”

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