10 Settembre 2013 - Categoria: c'est la vie, memoria e storia

III. San Pietro e il vestito premaman. La zia romana e i cugini scanzonati. Il Gattopardo e la sposina addormentata ! a cura di Ange de Clermont

Continua la III puntata del diario del viaggio di nozze di Andrea e  di Priscilla,

permaman “Fatta la doccia mi rivestii in fretta e lasciai tutto lo spazio alla sposina e, diciamolo pure al pupo, che portava in grembo. Impiegò mezzora mentre io contavo le gardenie delle pareti per non annoiarmi e perdere la pazienza. Finalmente la sposina fu pronta e disse:

– Mi sento impacciata con quest’abito, qui ci vuole un vestito premaman!-

-Va bene, risposi , stasera andiamo all’UPIM e ti compri il vestito che desideri, ora andiamo a San Pietro!-

Prendemmo un tram e giungemmo a San Pietro. Nella piazza si avvicinò un fotografo dicendoci candidamente:

-Sposini? Prendiamo una bella foto con la cupola di San Pietro, siete tanto carucci!-

Contrattai il prezzo e via le foto che riuscì a sviluppare in tempi brevi. Non eravamo usciti male immortalati sotto San Pietro!

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9 Settembre 2013 - Categoria: cultura

Accademia sarda ha raggiunto gli oltre centomila visitatori con oltre duecento pagine viste (8.10.2008-9.09.2013) di Angelino Tedde

Unknown-4Oggi verso mezzogiorno abbiamo doppiato i centomila visitatori e oltre duecentomila pagine viste. Una bella soddisfazione per chi ha scelto di fare cultura con l’web a puro titolo volontario quasi una continuazione dell’insegnamento quotidiano praticato dai 24 anni ai 66 anni nelle istituzioni scolastiche e formative della Repubblica. L’80% si tratta di visitatori dall’Italia (Isola e Penisola) il 20%) dall’estero. Una bella soddisfazione raggiunta in quasi cinque anni. Non siamo e non vogliamo essere un grande blog né un piccolo blog d’affezione, ma semplicemente un veicolo di cultura e di idee tanto in lingua italiana quanto in lingua sarda. In primo luogo un cordiale ringraziamento a tutti quelli che hanno collaborato e ancora collaborano senza i quali il mio pur caloroso impegno sarebbe stato indubbiamente  modesto  e in secondo luogo a tutti quelli che vorranno continuare a collaborare nel futuro.

Dovrei ringraziare i collaboratori uno per uno, ma credo che il miglior ringraziamento per ciascuno di loro e per me siano il numero delle visite e quello delle pagine viste.

Continueremo speriamo per lungo tempo anche se la vita si fa corta e speriamo che qualche giovane prenda il posto di chi oggi porta avanti questo web diversamente resterà come testimonianza del nostro impegno verso la cultura e le idee. Naturalmente ringraziamo i visitatori, sperando che i contenuti di questo strumento culturale sia stato proficuo per loro.

Riportiamo alcuni dati dalla Bacheca

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Angelino Tedde
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9 Settembre 2013 - Categoria: cristianesimo

L’omelia di Papa Francesco per la pace nel mondo a cura di Angelino Tedde

Papa Francesco«La pace si afferma solo con la pace»

 «Dio vide che era cosa buona» (Gen 1,12.18.21.25). Il racconto biblico dell’inizio della storia del mondo e dell’umanità ci parla di Dio che guarda alla creazione, quasi la contempla, e ripete: è cosa buona. Questo, carissimi fratelli e sorelle, ci fa entrare nel cuore di Dio e, proprio dall’intimo di Dio, riceviamo il suo messaggio. Possiamo chiederci: che significato ha questo messaggio? Che cosa dice questo messaggio a me, a te, a tutti noi?
1. Ci dice semplicemente che questo nostro mondo nel cuore e nella mente di Dio è la “casa dell’armonia e della pace” ed è il luogo in cui tutti possono trovare il proprio posto e sentirsi “a casa”, perché è “cosa buona”. Tutto il creato forma un insieme armonioso, buono, ma soprattutto gli umani, fatti ad immagine e somiglianza di Dio, sono un’unica famiglia, in cui le relazioni sono segnate da una fraternità reale non solo proclamata a parole: l’altro e l’altra sono il fratello e la sorella da amare, e la relazione con il Dio che è amore, fedeltà, bontà si riflette su tutte le relazioni tra gli esseri umani e porta armonia all’intera creazione. Il mondo di Dio è un mondo in cui ognuno si sente responsabile dell’altro, del bene dell’altro. Questa sera, nella riflessione, nel digiuno, nella preghiera, ognuno di noi, tutti pensiamo nel profondo di noi stessi: non è forse questo il mondo che io desidero? Non è forse questo il mondo che tutti portiamo nel cuore? Il mondo che vogliamo non è forse un mondo di armonia e di pace, in noi stessi, nei rapporti con gli altri, nelle famiglie, nelle città, nelle e tra le nazioni? E la vera libertà nella scelta delle strade da percorrere in questo mondo non è forse solo quella orientata al bene di tutti e guidata dall’amore?
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7 Settembre 2013 - Categoria: c'est la vie, memoria e storia

II. Vetrine e mele con interludio di porcetto arrosto: tutto per il pupo a cura di Ange de Clermont

Segue la II puntata del viaggio di nozze di Andrea e Priscilla.

Negozi “Da quelle interminabili vie romane tornammo abbastanza stanchi in albergo. La mammetta, ormai si comportava come tale, non aveva fatto che guardare vetrine e mangiare mele, visto che un po’ mi aveva dato retta dopo l’eccesso di banane nella passeggiata del mattino. Dentro me prendevo atto che stavo portando a spasso una ragazza di 20 anni, per di più in attesa, che si preoccupava della pappa al bimbo che portava in grembo e che era terribilmente attratta dalle luccicanti vetrine che a me davano solo tedio desideroso com’ero di visitare chiese e monumenti romani.

D’altra parte io marciavo sui ventisette anni e la sposina aveva appena compiuto vent’anni, per quei tempi era minorenne e aveva acquistato la maggiore età col matrimonio. Una maggiore età valida giuridicamente, ma fittizia psicologicamente.

In una mano la mela e l’altra a torturarsi i riccioli che cadevano sulla guancia sinistra e quando si stancava di giocare coi riccioli, si grattava molto graziosamente il fianco sinistro, forse per comunicare col pupo.

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6 Settembre 2013 - Categoria: c'est la vie

“Dove sei amore?” di Ange de Clermont

taigaDove sei,
amore,
dove ti celi?
Negli occhi
di una donna ti celi
e poi fugge nei campi
ripieni di malinconia
o nel vasto mare
inondato di solitudine.

Chi può trovarti,
amore?
Ora in uno sguardo
ora in una parola
tu indugi.
Introvabile sei.
Ed io
invano t’inseguo.

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5 Settembre 2013 - Categoria: c'est la vie, memoria e storia

I. Il matrimonio e il viaggio di nozze: la traversata poco romantica a cura di Ange de Clermont

Unknown-3“Caro direttore, siamo due anziani coniugi che festeggiamo le nozze d’oro e vorremmo che lei ci lasciasse un pò di spazio sul suo blog, perciò le inviamo da pubblicare, se lo desidera a puntate, la cronistoria della nostra navigazione matrimoniale. Saluti. Andrea e Priscilla.”

Ho letto con curiosità la cronistoria e merita davvero la pubblicazione  a puntate. (A. T.)

“Quando arrivano i 50 anni dal giorno del matrimonio gli ormai stagionati sposi dovrebbero festeggiare per svariati motivi: primo ringraziare il buon Dio che ci ha fatto giungere sani e salvi a questo porto; secondo che per quante tempeste si siano incontrate nella navigazione si è giunti a questo porto chiamato nozze d’oro; terzo che, grazie a Dio, non ci siamo mai lasciati andare alla disperazione e nonostante le traversie questo barcone del matrimonio è arrivato alla meta tranquilla del 50 anni.

La cosa più bella di questa storia è che ci siamo sposati nel 1963 con la modica somma di 500 mila lire, citando a memoria ricordo che l’abito della sposa, comprato dal  sig. Toppa, così si chiamava il commerciante napoletano di abiti da sposa, situato agl’inizi dell’ultima parte del Corso di (…), ci vendette l’abito per 23 mil lira, mentre il mio lo comprai con 13 mila lire. Potrei elencarvi tutte le spese e spesucce, visto che abbiamo ancora l’elenco scrupolosamente compilato nella cassetta dei ricordi, compresi i riccioli dei quattro figli che in capo a sette anni nacquero, tre in casa e solo uno nella clinica.
Ci sposammo nella chiesa di Sant’Agostino e officiò la Messa Padre Luigi Chessa di Bessude, ma per 25 anni in Cina, reduce dalla cacciata brutale dei seguaci di Mao Se Dong dal  paese.
Ci parlò con molta semplicità del matrimonio cristiano durante il Vangelo, la cerimonia si era già svolta prima con la formula rivolta allo sposo:-Vuoi prendere per tua leggittima sposa la signorina Priscilla?-  risposi pronto di  si, la sposa fu ancora più veloce nel rispondere alla domanda dell’officiante.
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1 Settembre 2013 - Categoria: filologia

“Mere/i= Padrone/a” Appellativo sardo illustre, ma controverso di Massimo Pittau

 su mereIl sardo log. mere, camp. meri «padrone-a», diminutivo mericheddu, merigheddu, merixeddu-a «padroncino-a» (AIS 1602), è un appellativo pansardo, ossia diffuso e adoperato in tutta l’Isola, esclusi il Sassarese e la Gallura, ma la sua etimologia od origine è molto controversa.

Della sua etimologia si erano interesseati il Maestro della linguistica romanza o neolatina. Wilhelm Meyer-Lübke (Romanisches Etymologisches Wörterbuch, III Auflage, Heidelberg 1935, C. Winters Universitätsbuchhandlung, REW 5247) e il Maestro della linguistica sarda, Max Leopold Wagner, Historische Lautlehre des Sardischen, Halle 1941 §§ 62 e 356; Dizionario Etimologico Sardo, I-III, Heidelberg 1960-1964, s. v.), e d’accordo avevano concluso che l’appellativo sardo deriva direttamente dal lat. maior(e) attraverso le forme supposte *maire, *meire.

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29 Agosto 2013 - Categoria: c'est la vie, cahiers de doléances

Il nostro corrispondente da Hong Kong ovvero le peripezie di Oreste Carboni a cura di Ange de Clermont

LantauDa tempo ormai abbiamo un corrispondente da Hong Kong, precisamente dall’isola di Lantau. Il nostro abita in una frazioncina non molto distante dal mare, purtroppo molto inquinato tanto che egli non ama bagnarsi in quelle acque. La sua abitazione è posta al piano terra di una casa col piano sopraelevato dove abita un cinese transfuga con la sua famigliola dalla Cina comunista  (a quanto pare un vero paradiso terrestre), uno strano tipo con moglie e figlie bruttissime come il diavolo, a sentire lui! Intanto si tratta di famiglia che in Cina sarebbe esiliata nei lontani paesini perché ha avuto l’ardire di farsi due figlie. Inoltre trattasi di un tipo strano che ha scelto di trasformare la sua abitazione in una bottega artigiana. Moglie e figlie escono ogni mattina, lui chissà perché resta chiuso in casa dandosi da fare non si sa che cosa. Il nostro corrispondente non sa più come fare a causa di questi efferati crimini. Il primo: avendo assicurato lo sportellino delle bombole con una catena e con lucchetto italiano perché i malavitosi non gli rubino il fuoco, questo signore che chiameremo Sciam Po, che cosa ti combina un giorno?  Avendo bisogno della catena la sottrae alla sua funzione assicurativa delle bombole e lasciando il lucchetto a bocca aperta sottrae il malloppo per usarlo chissà per completare quale diavoleria. Il nostro corrispondente  Oreste CarboniP  va su tutte le furie, chiama l’uomo e lo processa parlando in lingua italiana dandogli dell’incivile che è comprensibile con l’inglese conosciuto dall’uomo. Il cinese fa finta di non capire la rabbia dell’uomo, allora Oreste  gli parla in inglese strascicato, in attesa che dal continente arrivi la sua giovane consorte che si esprime non solo in cinese corrente, ma anche in mandarino. In attesa della moglie, stilista apprezzata in tutta la Cina, la chiama al telefono e in italiano, lingua che la donna conosce, le racconta l’efferato crimine compiuto dall’inquilino soprano. La moglie assicura una bella lavata di capo per l’uomo e quando a fine settimana arriva, bussa alla casa del cinese, che scende giù da basso e urlando come un’ossessa gliene dice di cotte e di crude, ma soprattutto chiede indietro la catena corpo del reato. L’uomo terrorizzato dal piglio della giovane moglie  mena il can per l’aia adducendo la scusante che lui aiuta il governo locale a bruciare i rifiuti e che lui ha lavorato con onore in Giappone in Cina. Con l’incalzare dei rimbrotti della giovane moglie il poveretto promette di restituire la catenella nuova fiammante dicendo che ha compiuto il crimine per estrema necessità. Venti giorni dopo Oreste trova la catena nuova fiammante al suo posto col lucchetto italiano a bocca chiusa.

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