III. San Pietro e il vestito premaman. La zia romana e i cugini scanzonati. Il Gattopardo e la sposina addormentata ! a cura di Ange de Clermont

Continua la III puntata del diario del viaggio di nozze di Andrea e  di Priscilla,

permaman “Fatta la doccia mi rivestii in fretta e lasciai tutto lo spazio alla sposina e, diciamolo pure al pupo, che portava in grembo. Impiegò mezzora mentre io contavo le gardenie delle pareti per non annoiarmi e perdere la pazienza. Finalmente la sposina fu pronta e disse:

– Mi sento impacciata con quest’abito, qui ci vuole un vestito premaman!-

-Va bene, risposi , stasera andiamo all’UPIM e ti compri il vestito che desideri, ora andiamo a San Pietro!-

Prendemmo un tram e giungemmo a San Pietro. Nella piazza si avvicinò un fotografo dicendoci candidamente:

-Sposini? Prendiamo una bella foto con la cupola di San Pietro, siete tanto carucci!-

Contrattai il prezzo e via le foto che riuscì a sviluppare in tempi brevi. Non eravamo usciti male immortalati sotto San Pietro!

La sposina disse che potevamo chiedere alle guardie svizzere di partecipare all’udienza di Giovanni XXIII, ma le guardie ci dissero che non era possibile e che non era quello il modo di prenotarsi. Pazienza!

Entrammo a San Pietro con la sposina che procedeva abbastanza lentamente dopo la inconsueta colazione a base di porcetto. Cominciò a guardare l’immensa basilica, ma senza alcuna meraviglia. Baciammo il piede consunto di San Pietro e rapidamente uscimmo all’aperto. Io mi sentivo nervoso perché ero entrato col proposito di farle da cicerone, ma lei procedeva e non sembrava interessata all’opera di Michelangelo.

Riprendemmo il tram e tornammo in albergo per il pranzo che la sposina non si rifiutò di consumare con molta calma. Mentre io mi chiedevo dove collocasse tutto quel ben di Dio.

Salimmo in camera, si tolse l’abito, s’infilò nel letto senza la parure e disse:

– Adesso sono proprio stanca morta. Lasciami dormire, caro, stasera dobbiamo andare all’UPIM e poi dobbiamo telefonare a mia zia!-

Mi buttai a letto vestito: ero diventato il custode della sposina più che lo sposo e mi rimisi a contare le gardenie delle pareti, mentre la sposina incominciava a russare. Che cosa potevo farci? Non me l’ero sposata? Non l’avevo messa incinta per non continuare a vivere da scapolo in qualche paese della provincia dove ero nominato e condurre la vita di fidanzato lontano? Mica c’erano i mezzi di trasporto di oggi! Per raggiungerla dal bel paese marino in cui ero stato nominato supplente di Lettere dovevo ogni sabato andare alla ventura: autostop, treno, pullman con attese infinite, eadem il lunedì  per tornare alla base: pullman, treno, autostop! Stessi tragitti per raggiungere Cagliari per gli esami. D’altra parte anche la fidanzata sapendomi così lontano, quando ci si vedeva, dopo i baci e bacetti, c’era il quarto grado sulla settimana trascorsa ed eventuali rimproveri su vere o presunte chiacchierate con colleghe dentro e fuori la scuola. Insomma, tanto valeva che ci sposassimo. L’unico ostacolo le titubanze dei genitori ancora giovanissimi (si erano sposati lui a 19 e lei a 16, entrambi orfani di madre), impegnati su vari fronti compresa una casa nuova che dovevano portare a termine. Sposarsi? A maggio mai!

La via più sicura era il fatto compiuto: la gravidanza! Così al rientro dagli esami di Cagliari, a giugno del ’63, d’amore d’accordo avevamo messo fortunatamente in cantiere un bimbo! Conseguenza: matrimonio subito per non esporre la giovane allo scherno dei paesani. E matrimonio subito fu. Già, ed eravamo perciò in viaggio di nozze e col bimbo in viaggio verso la nascita in questo mondo.

Questi i pensieri che mulinavano nella mia testa mentre la sposina dormiva beatamente alla mia salute.

Si svegliò verso le cinco de la tarde ansiosa di andare a comprare il vestito premaman. Era felice e non potevo turbare la sua serenità.

Alla reception c’indicarono i mezzi da prendere per raggiungere l’UPIM e all’UPIM giungemmo.

Per me entrare in qualsiasi negozio significava e significa tuttora farmi venire l’orticaria, almeno quella psicologica, ma la sposina, già commessa nel negozio alimentare dei suoi, si trovò a suo completo agio. Cercò il reparto e cominciò a scegliere tre vestiti da misurare. Io come al solito davanti alla cabina di prova. Per fortuna trovò un vestito giallo e abbastanza adatto a lei. Mi chiese il parere ed  io, pronto:

-Amore ti sta un bene del mondo!-

-Davvero, rispose, o stai scherzando?-

-Non mi permetterei! Guardati bene allo specchio. Hai avuto davvero un buon intuito.-

-Allora me lo indosso subito! Poi andremo alla cassa!-

E così, la sorte mi fu amica, e uscimmo da quel grande magazzino dove mi sentivo a disagio.

Ora la mammetta era a suo agio ed era agevole intuire che stesse aspettando un bimbo, rimasto in incognita sotto l’abito nuziale e quello elegante del viaggio e delle foto davanti a San Pietro.

– Finalmente respiro, mi disse, ora telefoniamo a mia zia così domani potremo andare a pranzo da lei che è un’ottima cuoca, a quanto mi ha detto mio padre. Vedremo anche quei quattro mattacchioni di miei cugini dall’accento romanesco.-

Il giorno dopo ci fu il pranzo in via Tuscolana 188, mi pare terzo piano. La zia, una vera gentildonna, confermò le aspettative nobiliari dell’albero genealogico. Un pranzo così gustoso che i figli, tre ragazzoni scanzonati ben cresciuti e ben pasciuti e una giovinetta piperina nel bel mezzo del pranzo dissero alla madre:

– Ah ma’ per magnà raffinato ce vonno gli ospiti, verò? Nell’ atri giorni c’è da tirà la cinta!-

-Non puo’ essere tutti giorni festa, ragazzi! Oggi c’è vostra cugina con lo sposo!-

Appena ebbero tempo di parlare soltanto con la cugina le chiesero:

-Sei ita in India a prendete sto morto de fame?-

– Avete visto, mangia quanto voi, ma non ingrassa, col tempo lo metterò all’ingrasso!- rispose lei senza scomporsi.

-Eh, brava cuginetta!-

Già davvero cuginetta, piccola di statura, ma affascinante!

Ma che, avete già gustato la mela con questo premaman?-

I cugini, erano belli, alti e ben in carne tanto che ne provai quasi invidia.

Si fece tardi e, visto che davano la prima del Gattopardo, li invitai tutti a vedere il film!

Il film ci piacque sia a me sia ai cugini, ma la sposa, dopo una decina di minuti dall’inizio del film cominciò a dormire e si svegliò quando si accesero le luci per la fine di quello che era l’ultimo spettacolo. Non si scompose e guardando i cugini e me che sorridevamo ci chiese:

-Ho dormito un po’ vero?-

-Tutta l’ora e hai pure russato, cuginetta!-

-Bugiardi!- rispose lei senza esitare.- I cugini però avevano detto la verità,

Ci accompagnarono al tram e addio cugini romani.

Salimmo in camera, la sposina si spogliò rapidamente e riprese il sonno interrotto nella sala cinematografica.

Io vegliai ancora un po’, controllai le spese e decisi che l’indomani entro le dieci avremo lasciato l’hotel Gardenia per imbarcarci in treno per Firenze: l’altra città nella lista della nostra memoria e dei nostri desideri.  Del resto eravamo stati a Roma ben 4 giorni senza nessuno stress, tolto il mio.”

Il Valzer suona
Ma tu dormi
Felice
Col bimbo
Nel tuo
Seno.

 

Il film
Corre
Suonando
Ma tu continui
A dormire
Dolcemente!

 

Dormi
Sposa
Beatamente.
Io  veglio
Accanto
A te
Ascoltando
Il tuo respiro.

 

Tu vola
Nei sogni
Di madre
Di figli
Che verranno
Lungo il sentiero
Della vita.

 

Non sognare
Malinconie
Tristezze
Abbandoni
Trattieniti
Oggi
Nei sogni
Abbracciata
Alla Felicità.

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