23 Luglio 2014 - Categoria: memoria e storia

Monache cappuccine di Sassari. Prelati, nobili e semplici cittadini benefattori del monastero di Giancarlo Zichi

 CappuccineNell’autobiografia di Suor Maria Isabel Candida, una delle cinque madri fondatrici del monastero delle cappuccine di Sassari,  il cui manoscritto è  custodito presso l’archivio storico delle religiose, edito nel 2007 da Marina Romero Frias,  è tramandata la notizia che l’inquisitore generale Don Alonso de Araújo all’inizio di aprile del 1667 partì per raggiungere la sede  di Sassari.

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18 Luglio 2014 - Categoria: eventi straordinari

Rina Pigliaru: una donna che sapeva ascoltare e sorridere e capire le umane debolezze di Angelino Tedde

Rina e Antonio Pigliaru

Rina e Antonio Pigliaru

Apprendo oggi, in paese, che Rina Fancellu  Pigliaru se n’é andata da questo mondo per raggiungere il marito nell’altro.Non potrò partecipare ai suoi funerali, ma la ricorderò nelle preghiere.
Aveva perso il marito, appena quarantasettenne, lasciandole tre figli: Francesco, Giovanni e Amelia Maria. Lo sapeva che se ne sarebbe andato presto anche perché lui stesso gliel’aveva preconizzato. Il sapere questo non le aveva attutito di certo il dolore. Come ogni madre con figli piccoli si dedicò alla loro educazione, ma anche al lavoro e all’impegno culturale ereditato da Antonio. La sua casa fu un luogo d’incontro di studiosi, di vedove premature note, di amici che sapeva accogliere e ascoltare ne più e nemmeno di come aveva visto fare al marito. Si preoccupò di ricordarlo promuovendone gli studi, presiedendo le edizioni di Inizative Culturali e sopportando come madre, vedova, studiosa le contrarietà che non vengono mai meno nell’esistenza umana.
Sapeva anche sorridere dei casi più curiosi della vita, della gioventù stravagante, degli stessi figli e degli amici. Non si meravigliava di niente e si accontentava di poco. Esigeva coerenza, ma capiva anche l’incoerenza delle persone e le debolezze. Chiunque andasse a trovarla o le telefonasse sapeva di trovarla sempre pronta ad ascoltare, a compatire, ad incoraggiare.  L’ultima volta che la incontrai per strada vedendola serena anzi quasi allegra le dissi:-Tu invecchi e diventi più bella!- Mi sorrise e con quel sorriso ci lasciammo. Così mi piace ricordarla.
Ai figli e agli amici vorrei dire che Rina si è addormentata per raggiungere la serenità beata dove incontrerà sicuramente il marito Antonio, sorridente e sereno anche lui. Ciao, Rina, arrivederci!

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16 Luglio 2014 - Categoria: lingua/limba, versi in gallurese

“Tizzoni” contu di Maria Teresa Inzaina e Antoni Meloni

il seminatorePascali Cossu era  unu di li massai  manni di la ‘iddha. Tutti lu cunniscìani e lu chjamàani cu lu stivignu  Tizzoni, c’aìa la  cara nieddha  com’un tizzoni, brusgiata da lu soli. E s’era abbittuatu,  tantu chi li parìa stranu si calche unu lu chjamàa cu lu nommu di battisgimu. Siminàa  ettari  di laóri,   tricu e olzu palt’e più,  chi,  poi d’aéssi trattesu  lu   semini e la pruista,  si ‘indìa e n’aìa  una bona intrata.  Facìa tuttu dapareddhu.  Ancora missà e sutt’a lu soli, illi ciurrati infucati di triula, l’unica so’ cumpagnia era lu cantu di li cilachi.  La sera l’agattàa   rimutendi  l’ultimu mannugghju; poi  in seddha a l’asinu turràa in paesi ch’era ghjà bugghju. Omu  di pochi faeddhi, ma sinzeru e di bona cara cun tutti, no aia fiddholi sói.  S’era cuiuàtu  a mannu cun Cirómina, filmata  battìa poc’anni primma, sendi ancora piacenti, chi beddha com’era no aìa stintatu a  agattà  un bon paltitu a aìa lassatu cioaneddha la casa di li sói: sfultuna aìa vulùtu chi lu maritu era moltu una dì mala di malzu,  attraissendi unu riu infuàtu; forsi luscicàtu in calchi petra e trasginàtu da la piena: l’agattesini poi di tre dì, impilchjatu  illi rami bassi a pilu d’ea  d’un macchjoni  di tamarittu.  D’iddhu  li filmesi  inn’ereditài  una tanca manna di laurà, chi dagghja a mez’a paru, e una ‘ignareddha  cu un oltu accult’ a casa,  chi si facìa  a la sóla. 

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15 Luglio 2014 - Categoria: recensioni

“L’eroe Giovanni Gavino Tolis di Chiaramonti di Gerardo Severino” a cura di Angelino Tedde

Gearardo Severino, Il contrabbandiere di uomini. Storia del finanziere Giovanni Gavino Tolis, un eroe al servizio dell’umanità (1919-1944), Carlo Delfino Editore, Sassari 2012, pp.168 €. 20

Lo storico Gerardo Severino

Lo storico Gerardo Severino

L’autore di questo libro è il Capitano della Guardia di Finanza Gerardo SEVERINO, nato a Castellabate (Salerno) il 26 ottobre del 1961. “Arruolatosi nel Corpo della Guardia di Finanza il 1° ottobre del 1981, vi ha percorso una brillante carriera operativa che, fra l’altro, lo ha visto impegnato anche presso il Tribunale di Palermo alle dirette dipendenze del compianto Giudice Giovanni Falcone. Promosso ufficiale per meriti eccezionali nel 2003, dopo aver prestato lungamente servizio presso il Gruppo d’Investigazione sulla Criminalità Organizzata (GICO) di Roma, è stato posto alla direzione del Museo Storico del Corpo, nonché a capo di due Sezioni dell’Ufficio Storico del Comando Generale della Guardia di Finanza. Il Capitano SEVERINO è autore di numerosi libri, saggi ed articoli di storia militare e locale, molti dei quali pubblicati dalle principali riviste italiane ed internazionali. Fra le più importanti pubblicazioni si annoverano una storia della lotta al brigantaggio post unitario, il libro “Gli aiuti ai profughi ebrei ed ai perseguitati: il ruolo della Guardia di Finanza”, un libro dedicato ai primi cento anni di vita del Comando Generale della Guardia di Finanza, una “Storia dei Baschi Verdi” ed il recentissimo “Dalla Vetta d’Italia all’abisso di Auschwitz. Storia di Elia Levi, un finanziere vittima della Shoah”, varie biografie di eroi del Corpo, nonché un Albo d’Oro dei caduti e dei decorati di Castellabate, suo paese di nascita. Notevole è, poi, la sua competenza nell’ambito delle ricerche storiche necessarie per avviare l’iter di conferimento di importanti ricompense civili o militari alla Bandiera di Guerra del Corpo, ovvero ai singoli militari. In tale ambito, varie sono state, infatti, le proposte che portano la sua firma. Anche grazie alla sua attività sono stati recentemente ricordate le centinaia di Fiamme Gialle cadute in Istria e Dalmazia, spesso vittime delle foibe, molte delle quali di origini sarde. Per l’eccezionale contributo offerto al panorama culturale italiano, soprattutto nell’ambito del servizio svolto presso il Museo della Guardia di Finanza sin dal 1994, nel febbraio 2000 è stato insignito dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi della Medaglia d’Argento dei Benemeriti della Scuola della Cultura e dell’Arte, su proposta del Ministro per i Beni e le Attività Culturali. E’ anche insignito dell’onorificenza di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Per gli stessi motivi gli sono state conferite, da alcuni Stati Esteri, altre prestigiose onorificenze, come nel caso dell’Ordre du Merite Culturel conferitogli dal Principe Ranieri III di Monaco. Attualmente ricopre anche l’incarico di Direttore del “Nucleo di Ricerca” al quale il Comandante Generale della Guardia di Finanza ha affidato il compito di ricostruire le azioni umanitarie delle quali si resero protagonisti i finanzieri in favore dei profughi ebrei e dei perseguitati dal nazi-fascismo dopo l’8settembre 1943. Il “Nucleo di Ricerca”, oltre ad una Medaglia d’Oro al Merito Civile concessa alla Bandiera di Guerra della Guardia di Finanza ha ottenuto altre otto Medaglie d’Oro al Merito Civile, una di bronzo ed una d’Oro della Fondazione Carnegie per gli atti di eroismo, nonché cinque Medaglie di “Giusti fra le Nazioni”, concesse tutte alla memoria di militari del Corpo che si sono distinti in favore dei profughi ebrei e dei perseguitati dal nazifascismo, alcuni dei quali caduti nei campi di sterminio tedeschi, o fucilati, come nel caso dei finanzieri sardi Salvatore CORRIAS e Giovanni Gavino TOLIS, nati rispettivamente a San Nicolò Gerrei (Cagliari) e Chiaramonti (Sassari), ai quali il Cap. SEVERINO ha fatto concedere importantissime decorazioni e reso grandissimo merito1. In particolare, al finanziere CORRIAS è stata concessa la Medaglia d’Oro al Merito Civile “alla memoria”, da parte del Presidente della Repubblica Italiana e l’ancor più prestigiosa onorificenza dello Stato d’Israele di “Giusto tra le Nazioni”, una delle più importanti ricompense esistenti al mondo. Non solo, ma sempre su iniziativa del Cap. SEVERINO, al CORRIAS è stato dedicato il libro “Un anno sul monte Bisbino. Salvatore Corrias, un finanziere nel giardino dei giusti”, che ha consentito di far conoscere l’eroe a livello internazionale, tanto che il libro è stato esposto nella prestigiosa biblioteca del Museo dello Yad Vashem a Gerusalemme. Analogamente gli è stata intitolata la caserma sede del Comando Reparto Tecnico Logistico Amministrativo della Guardia di Finanza di Cagliari ed un Guardacoste del Servizio Navale del Corpo stesso. Anche al sacrificio del finanziere TOLIS è stato tributato grande onore, sia attraverso la concessione della Medaglia d’Oro al Merito Civile, sia con la pubblicazione del recente libro “Il contrabbandiere di uomini. Giovanni Gavino Tolis, un eroe del bene al servizio dell’umanità (1919 – 1944)”, presentato il 17 maggio 2012 presso l’aula consiliare del Comune di Chiaramonti. Notevole, poi, è il suo ruolo nel campo della “Cultura della Memoria”, in relazione alla quale ha pubblicato vari libri, saggi ed articoli dedicati alla Shoah ed ai giusti italiani, oltre a partecipare a vari convegni di studi aventi lo stesso tema, alcuni dei quali organizzati anche presso rinomati istituti scolastici di Cagliari. L’ufficiale ha dedicato, infine, vari articoli all’eroismo di altri finanzieri sardi, alcuni dei quali consultabili anche in Internet. Il Cap. SEVERINO è coniugato con la professoressa Giorgia RIZZELLO ed è padre di due figlie.”

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13 Luglio 2014 - Categoria: cahiers de doléances

L’inferno esiste e ci vanno soprattutto quelli che non ci credono di Ange de Clermont

L'infernoUn padre e una madre di sei figli restarono afflitti e soli dal momento che i figli erano partiti tutti per esplorare il mondo naturalmente con i soldi avuti dai genitori, telefonando a casa solo per qualche vaglia telegrafico di cui avevano bisogno. Tornarono ricchi dai viaggi per il mondo e si costruirono non molto lontano dal paese dei genitori delle case sontuose dove non invitarono mai i genitori anzi si vergognavano di loro  e spesso dicevano che quelli non erano i loro genitori. I genitori morirono e andarono in Paradiso accanto al buon Dio che disse loro:-Non affliggetevi e state sereni, magari pregate per i vostri figli, anche verso di me molti hanno lo stesso atteggiamento e non parliamo di quello che hanno fatto a mio figlio Gesù Cristo. Lo ignorano e se lo riconoscono lo bestemmiano, lo insultano e disprezzano non soltanto lui, ma anche sua madre al cui immacoltato concepimento non credono. Ciononostante io li invito fino agli ultimi istanti della vita a ricredersi, ma essi mi irridono e perciò alla fine avranno ciò che si meritano insieme a Satana e agli altri angeli ribelli.-
I genitori a sentire ciò anche in Paradiso cominciano a pregare per i figli che li avevano ignorati nella speranza che questi cambiassero vita e li ricordassero con affetto, ma solo due dei sei si convertirono e piansero con amarezza quanto avevano fatto ai genitori, gli altri quattro che continuarono ad ignorarli finirono tutti e quattro all’inferno dove oltre a tutte le pene del contrappasso patirono anche per il fuoco terribile che li avvolse, per il fetore che Satana emanava e con lui bestemmiarono Iddio e i loro genitori che li avevano messi al mondo e in quell’orrido luogo si preparano, si fa per dire, a trascorrere l’eternità.

Questo racconto rispecchia il comportamento dell’uomo verso Dio che ha creato l’universo, compresa la terra con tutte le sue bellezze che l’uomo spesso disprezza e inquina. Quel meno venuto dal più s’inalbera come un pidocchio in piedi e proclama che Dio non esiste, che tutto si fa da sé come il loro cervello ammalato che gira come le loro folli idee, quelle stesse che li porteranno alla pena eterna. Molti uomini non credono all’Inferno e possono già comprendere quello che sarà il loro destino:quello di andarci a vederlo e a starci. Quelli che ci credono non sono dei santi, ma cercano con l’aiuto di Dio, con le preghiere dei santi della loro onomastica familiare e delle sante mamme e sorelle credenti e anche con i numerosi santi che nel corso dei secoli sono messi come sentinelle a proteggere i territori del loro paese di salvarsi l’anima e sia pure con la purificazione delle sofferenze del Purgatorio di raggiungere la beatitudine eterna. Molti credono che coloro che frequentano la chiesa si credano dei santi, tutt’altro, si credono i peggiori peccatori e vanno alla fonte che è Cristo Eucarestia per migliorare la loro condotta, altrimenti anche loro finiscono all’Inferno.

I concetti essenziali sull’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso si riscontrano nella Sacra Scrittura, ma anche  voluminoso Catechismo della Chiesa Cattolica. Chi vuole approfondire meglio le cose legga i mistici, quei santi che sulla torre ebbero molto a soffrire e godettero dei favori delle rivelazioni private.

Chiunque voglia approfondire queste conoscenze clicchi questo link

http://concristopietrevive.forumfree.it/?t=35869039

https://www.accademiasarda.it/2009/11/la-claramontana-commedia-di-ange-de-clermont/

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8 Luglio 2014 - Categoria: archeologia, filologia

“L’arringatore” di Massimo Pittau

arringatore         Io penso che appartenga alla comune capacità culturale di chi abbia fatto anche la sola scuola media

superiore italiana, la consapevolezza che tra l’Archeologia da una parte e la Linguistica o Glottologia dall’altra esiste una differenza enorme, una differenza enorme di oggetti studiati e di metodi adoperati. Tutti gli uomini di cultura sanno che l’archeologo si interessa degli “oggetti materiali” antichi e delle rispettive culture o civiltà che li hanno prodotti, mentre il linguista si interessa delle “parole o vocaboli” di una lingua o di più lingue e pure delle rispettive culture o civiltà.

Per questa esatta ragione io ho sempre criticato gli archeologi che hanno osato entrare nel campo degli studi linguistici e, in modo particolare, in quello della lingua etrusca, rimproverandoli di non possedere una preparazione scientifica adeguata e di comportarsi pertanto al massimo come semplici “dilettanti”. In maniera particolare ho sempre criticato la scuola archeologica tosco-romana accusandola di avere per 60 anni bloccato negativamente gli studi sulla lingua etrusca, riuscendo ad imporre questa strano, illogico e antiscientifico punto di vista: «La lingua etrusca non è paragonabile con alcun’altra»!

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5 Luglio 2014 - Categoria: eventi culturali

“Marantoni” de Mauru Maxia

Mauro Maxia, Marantoni, NOR, collana Isteddos, Ilarzi (Aristanis) 2014, pp. 208 €.12.

Mauro Maxia

Mauro Maxia

In custas dies, friscu de imprenta, est istadu pubblicadu su romanzu de Mauru Maxia in limba sarda intituladu Marantoni. Su contadore, naschidu a Neoneli in su millenoighentos e sette e mortu in su millenoighentosnorantatres, contat isse e totu dae sa nàschida fintzas a sa morte sa vida sua passada sa prus parte in Pèrfugas ma finas in ateros logos de Sardigna e aterue. Apo incomintzadu dae pagu a lu lèggere e pro custu motivu non bos poto narrer sa fàbula e s’intritzu; lassàdemi su tempus de lu lèggere e poi bos nd’apo a faeddare.
Sa presentada s’at a fàghere in Perfugas in su pàtiu de Nostra Signora de sos Anghelos, in d’unu sapadu de trìulas a calada de sole. Comporàdebos su lìberu, leggidebollu e gai nde podides finas faeddare. Istade atentos a non bos nde sonniare, mamma mia, mi so tremende fintzas como!

«A si podet èssere meres de sa terra? O no est sa ter- ra, mègius, chi nos possedit innantis puru de esser mortos?». Est cun custas preguntas chi Marantoni incumintzat is meledos suos subra a is valores de sa vida. E custu ddu faghet medende·ddos segun- du sa mesura de is esperièntzias bìvidas dae isse e totu peri unu caminu chi dae is printzìpios de su Noighentos acabbat in is ùrtimos annos de su ma- tessi sèculu. Non sunt pagos is sardos chi si diant pòdere reconnòschere in sa caminera de sa vida de custu òmine. Una trama chi est finas una manera de sighire una parte de s’istòria sarda de su sèculu coladu ma bista cun is ogros de un’òmine chi dd’at rugrada in pedde sua.

MÀURU MAXIA est unu linguista e filòlogu ispetzialista abilitadu comente professore universitàriu. At insegnadu in ambas universidades de Casteddu e de Tàtari tenende·bi paritzos cursos de limba sarda, literadura e onomàstica. Faghet parte de comitados de istùdios e chircas e est intervènnidu in medas cungressos finas internatzionales. At iscritu una bintina de volùmenes e una chentina de àteros traballos a imprenta subra a temas linguìsticos e istòricos. At torradu a iscrìere dae fundu s’istòria de sa limba in su Cabu de Susu istudiende a minudu sos limbàgios sardu-cossos. At contivigiadu progetos, chircas e chertas subra a situatziones linguìsticas particulares de s’Ìsula, ammaniende atziones pro sa crèschida de sa limba in s’iscola. Pro s’impignu postu in su isparghimentu de sa connoschèntzia at retzidu su Prèmiu Nuraghe 2103 pro sa Cultura. A pustis de àere iscritu àteras òperas inèditas in sardu, Marantoni est su primu romanzu suo chi essit a imprenta.

Dae su romanzu subra fentomadu.

«Geo creo chi, assumancus fintzes a cando ddu at calincunu chi foeddat e s’arregordat de nos, non seus mortos in totu» narat Marantoni dae sa tumba sua «e custu nos giaet una ispècie de deretu de sighie a nàrrere». E in custu nàrrere s’ammentu andat dae sa pitzinnia colada fatu a is crabas a sa partèntzia comente voluntàriu in Lìbia; dae is traballos de su lagu Omodeo a cussos de su lagu Coghinas e a cussos de sa lìnia ferrada dae Tàtari a Palau; dae is cumbintziones polìticas a sa malesa de is imbidiosos e disconnòschidos; dae s’istòria de un’amore longu cantu una vida a is disauras chi cussa vida e totu ant marcadu a fogu.

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4 Luglio 2014 - Categoria: eventi culturali

«On line il nuovo sito del Fondo Autografi Scrittori Sardi» Uniss

Casa Segni5 luglio 2014, ore 12.30
Dipartimento di Scienze Umanistiche e Sociali (Sassari) Viale Umberto, 52

Mercoledì 2 luglio è stata messa on-line la nuova versione del sito del Fondo Autografi Scrittori Sardi, che è possibile consultare all’indirizzo www.scrittorisardi.uniss.it.
Il sito mette a disposizione di studiosi e di internauti le informazioni bio-bibliografiche sugli autori sardi
contemporanei che hanno donato le proprie opere al Fondo e, soprattutto, rende fruibili, per la prima volta, le digitalizzazioni degli autografi. Una parte consistente è quella relativa a Salvatore Satta, comprese le celeberrime agende del Giorno del giudizio, ma ogni mese ci saranno degli aggiornamenti con l’inserimento di nuovi autori e di nuoveopere digitalizzate.
Alcune sezioni del sito sono dedicate ad altri progetti, portati avanti in questi anni dal Dipartimento di ScienzeUmanistiche e Sociali e dal responsabile scientifico, prof. Aldo Maria Morace. Tra queste si segnala Sardinian Library,
Archivi Letterari del Novecento Italiano, A.Le.N.I. e il laboratorio di Filologia digitale.

INFORMAZIONI:
http://www.scrittorisardi.uniss.it

CONTATTI:
Tel: 079.229725
Email: fass@uniss.it

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