13 Gennaio 2015 - Categoria: eventi straordinari

Un Presidente responsabile e operoso di fronte ad una ciurma parlamentare irresponsabile di Angelino Tedde

NapolitanoNapolitano ai tempi delle mie prime votazioni, fine anni Cinquanta del Novecento, mi era simpatico perché era definito un comunista di destra: in effetti a quei tempi in cui Pajetta dimostrava tutta la sua veemenza manesca e Togliatti si permetteva frasi di una volgarità antidemocratica vergognosa, il nostro Presidente, oggi dimissionario, rivelava una signorilità inusitata. Qualcuno osava chiamarlo il comunista liberale o se volete un liberale comunista. All’epoca ero in seminario e nella beffarda e popolana Sassari, parlo di Via Frigaglia e dintorni, c’era un’antipatia tutta comunista per il clero sassarese, considerato alla stregua dei pope russi, sporco, grasso e avaro. Tutte cose che m’impressionarono a tal punto che quando volli entrare in seminario chiesi di arruolarmi tra i preti della Missione (allora avevo 14 anni). D’altra parte la mia cattolicissima maestra Maria Athene, di origine perfughese, nei quattro anni in cui frequentai dalla I alla VI-V  elementare (queste ultime in un solo anno) mi fece ben capire la mancanza di libertà del Fascismo, ma anche l’incombente pericolo del Comunismo. I comunisti del resto, quelli popolani, non nascondevano le loro intenzioni bellicose d’impiccagione del clero se avessero conseguito la vittoria elettorale. Da seminarista con l’abito talare, dopo la terza media, ci prendevamo, attraversando la città, dai giovinastri e non solo il gracchiante urlo del Cro! Cro! del corvo. Durante i tre anni di Aversa (1955-1959) gli operai che sistemavano le fognature tra Aversa e Trentola Ducenta o sistemavano le strade ci minacciavano sussurrandoci ” si vincimme nui vo’ tagliamo ‘o cuollo”. Per brevità, per non volere i comunisti al potere, di fronte a questo fatti, non ci voleva molto. Eppure Napolitano mi è rimasto sempre simpatico. Uscito dal seminario e, alcuni anni dopo poi fidanzatomi, sono andato a finire in una famiglia di comunisti accaniti, tolta la mia ragazza che, essendo di natura pacifica e molto autonoma, i comunisti non li sopportava, perché erano sembra arrabbiati. Nonostante ciò Napolitano mi è rimasto sempre simpatico e in seguito anche Berlinguer per la sardità, ma anche perché ogni domenica, mi dissero, accompagnava la moglie Letizia alla Santa Messa attendendola pazientemente fuori della Chiesa.

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8 Gennaio 2015 - Categoria: c'est la vie, cahiers de doléances

L’onnipotenza del razionalismo è fallita tra integrazione e rifiuto di essa di Ange de Clermont

mortiI fatti di Parigi ci hanno sconvolti tutti o meglio forse i più, ma non è detto. Uccidere per un’idea, per una religione,  per un’ideologia politica! Partiamo da quest’ultima. Ho avuto la rara fortuna di ricevere l’educazione e la formazione successiva ai dieci anni in un collegio di suore per cinque anni, in un seminario piemontese per un anno, in un seminario diocesano sassarese per 4 anni, in un seminario campano aperto al mondo per altri tre anni. A parte la sardità dei quattro anni sassaresi dei miei compagni, negli altri anni ho dovuto convivere prima con una bella varietà regionale settentrionale e poi con un’altra varietà meridionale. Tutto sommato è stata una bella esperienza anche se i piemontesi ci accusavano di aver scambiato il sapone per formaggio, i meridionali ci ritenevano selvaggi del tutto in quanto isolani. L’ignoranza fa questo ed altro, ma la fede ci accomunava costantemente sebbene l’identità di ciascuno fosse molto forte e i pregiudizi lo stesso. Nell’isola, a nord e a sud eravamo tutti italiani. tuttavia, i sardi restavano sardi, i siciliani siciliani, i campani campani, i piemontesi tali e quali e così si dica dei lombardi e veneti. Le differenze si notavano tra noi e a volte si sottolineavano anche bruscamente.  I valori tuttavia erano condivisi e questo fatto attutiva le differenze o se vogliamo le identità regionali. Ciò premesso, tornando ai fatti di Francia, dobbiamo dire che la superbia radical-razionalista dei vignettisti era sconfinata, infatti, si ritenevano francesi e dire Francia significava dire libertà senza confini, ignorare del tutto la sensibilità degli altri ospiti francesi non macinati dalla grande rivoluzione. Chi viene in Francia si adegui e si adegui anche chi viene in Inghilterra, fatto sta che secondo studiosi seri questi modelli d’integrazione, quello francese e quello inglese sono falliti come dimostrano i luttuosi fatti prima d’Inghilterra e poi di Francia. In Italia si dice scherza con i fanti e lascia stare i santi. Noi cattolici, ad esempio, abbiamo da secoli sposato la tolleranza, per cui lasciamo che laici blasfemi sbeffeggino i nostri valori, i nostri santi, il nostro Dio. Sappiamo bene che la nostra prima vocazione è il martirio e sappiamo anche che dobbiamo lasciare che il mondo ci disprezzi. Certi islamici però sono rispetto a noi indietro di secoli e certe cose non le accettano. Non accettano agevolmente, per esempio,  che si sbeffeggi Maometto e tanto meno Allah. Alla solfa del disprezzo blasfemo, irriverente, satanico non ci sono abituati e passeranno secoli prima che si abituino anche se gli europei sono disposti a dar loro la patente nazionale da più generazioni. Certi islamici non hanno fatto ancora il callo a subire il disprezzo della loro religione che considerano al di sopra di ogni valore, quello della vita compreso. Noi europei mettiamo pure al di sopra di tutto il valore della vita e poi possiamo mettere la dignità, il lavoro, la  libertà e infine la religione. Certi gruppi islamici mettono al di sopra di tutto la religione e poi tutto il resto.

Siamo addolorati e inorriditi alla visione di quegli otto giornalisti chiamati per nome e giustiziati, siamo smarriti di fronte a fatti del genere che però, purtroppo, avvengono e avverranno finché la sensibilità della ragione  non sarà capace di non superare certi limiti di onnipotenza. I romani che stupidi non dovevano essere e che popoli ne governarono parecchi dicevano: est modus in rebus ultra citraque nequit consistere rectum.

Liberissimi tutti i vignettisti del mondo di sbeffeggiare tutto quello che vogliono, ma anche capaci di capire che all’ubriacatura della ragione bisogna porre dei limiti, magari di convenienza. Libero di dire al mio vicino di casa che è un gran cornuto, ma prima di dirglielo debbo pur pensare alle conseguenze.

Che la terra vi sia lieve cari “eroi” del libero pensiero, ma con un pò di attenzione avreste potuto essere ancora tra noi che di voi avevamo stima anche se avete sempre sbeffeggiato il buon Dio ebreo.cristiano, la Vergine Maria nel suo parto verginale e il nostro buon pontefice che ora non può che pregare per voi.

Se  la politica è l’arte del buon governo e del buon vivere, la sensibilità è l’arte di scherzare coi fanti e di lasciar stare i santi. L’onnipotenza sbracata e irriverente della ragione ha già fatto troppi danni e ciò che è peggio è che continuerà a farne. L’arresto e la conseguente condanna dei “fanatici” è atto dovuto come dovuto è il rispetto della vita umana, ma da troppo tempo il mondo va così. Pensiamo a quanti islamici moderati e a quanti non islamici che pure sfileranno nelle piazze di Francia in cuor loro diranno:- Questi vignettisti, la morte se la sono davvero cercata!.-

Noi non siamo d’accordo, ma i fatti parlano chiaro.

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5 Gennaio 2015 - Categoria: letteratura sarda

L’adorazione dei Magi secondo Maria Valtorta

Adorazione dei Magi. E’ “vangelo della fede”.

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23 Dicembre 2014 - Categoria: eventi straordinari

La nascita di Gesù secondo Maria Valtorta (vol. I)

 Presepio La nascita di Gesù. Efficacia salvifica della divina maternità di Maria.
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23 Dicembre 2014 - Categoria: lingua/limba, narrativa, prosa

“Nadale in su monte” di Antonio Meloni

NADALE IN SU MONTE

Antonio Meloni

Antonio Meloni

M’ammento de unu Nadale passadu in su Monte cando aia unos set’annos. A iscola  no fia ancora andadu. Babbu e mamma, chi  ischiant  leggere e iscriere pagu, no aiant presse de mi mandare a bidda pro frequentare sa prima elementare. Tantas cosas ancora no las ischia, ma su Nadale pro a mie fit una festa nodida, sa pius nodida.

Mamma no m’aiat mai nadu ite fit  su Nadale, forsi ca no mi lu ischiat ispiegare o ca no lu ischiat mancu issa : pro a mie fit Nadale ca sa festa ruiat in su mese de Nadale.   In custa die si respiraiat un’aria diferente: si sentiat una dulcura in coro, chi no si proaiat in nisciuna die de s’annu. Mamma , sa die, andeit a bidda e  comporeit sa cariga, sa castanza e su mandarinu. Sa sera babbu  atzendeit in sa ziminea unu bellu fogu,  su fumu   no pitigait nancu sos ojos:  linna  de niberu chi faghiat una fiama alluta e lutziga. In sa braja duos ispidos,mesu lados de anzone e su tataliu: in un’iscuta sa pinneta si pieneit profumu de peta arrustida.

Fit già totu prontu cando babbu neit a Nenaldu, frade meu pius mannu, de s’accultziare a s’isperiadolzu e betare una oghe a Antonandria  chi esseret bennidu a chenare.

  Antonandria fit un’omine sulteri chi faghiat su calvonaju pro si campare. Fit  tritzile, ma de corria, affabile cun totu. A sa pinneta eniat cando si deviat leare sos zigarreddos chi mamma li atiat  dae idda.  Cando s’ istentaiat  fit pro  faeddare de sa gherra, chi isse aiat fatu in sos montes de su Carsu e pro contare calchi paristoria a nois minores, nd’ischiat aldanada:  nos faeddaiat de Babbolcu, de Maria Pilonzana, de sa Mama de su sole, de su dragu Limba de fogu. A mie  nde faghiat pesare su tuddu, ma cun frade meu minore sighiams su mantessi su contadu a ojos maduros.

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23 Dicembre 2014 - Categoria: versi in italiano, versos in limba

“Cantu tempus” “Quanto tempo” di Maria Sale

CANTU TEMPUS

Maria Sale

Maria Sale

Cantu tempus ancora, pedo cantu,
devet passare, feminas diciosas,
pro chi sos bisos d’oras amorosas,
in coro regnen,  sempre  dulche mantu.

Cantu tempus, passend’est perintantu,
cun matulos  d’ispinas carignosas;
furas d’amore, tantu dolorosas,
e rosas profumende campusantu.

Feminas, totugantas e donzuna,
bellas, cando b’at sole purpurinu,
e fadas, cun sa bram’a lugh’e luna.

Cantu tempus ancora azis destinu,
de abratzare mala  sa fortuna:
d’amor’e morte paris in caminu.

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18 Dicembre 2014 - Categoria: versi in gallurese, versi in italiano

“E abà ventu”, per Reyaneh Jabbari, di Maria Teresa Inzaina

Maria Teresa Inzaina

Maria Teresa Inzaina

Maria Teresa Inzaina è al giorno d’oggi la più raffinata poetessa e novellatrice della Gallura, ma pur senza essere un noto critico di poesia italiana, debbo dire che le traduzioni delle sue poesie in italiano non sfigurano affatto accanto a quelle dei  migliori poeti odierni della lingua nazionale. A queste poesie occorre aggiungere i racconti che speriamo col 2015 possano apparire nella pubblicazione cartacea. Sarebbe il regalo più bello che potrebbe farci perché, a mio parere, anche nei racconti, quasi brevi romanzi, la scrittrice poetessa o se volete la poetessa scrittrice, sa toccare tutte le corde dei sentimenti, sa far indignare e commuovere, sa cogliere dal piccolo o grande mondo, i sentimenti più belli dell’animo umano.
Attenta agli avvenimenti drammatici del mondo, non rimane muta, ma sa farli riverberare toccando le corde del nostro cuore.

In questa poesia, che pubblichiamo volentieri in occasione del Natale, Maria Teresa  ha colto il dramma di Reyaneh Jabbari, ventiseienne iraniana, condannata a morte, ma meglio sarebbe dire “assassinata” da un regime  becero, retrogrado, tirannico che dalla cosiddetta rivoluzione khomeinista, io preferirei dire “involuzione”, ha mandato a morte molti figli e figlie dell’Iran più avanzato e spiritualmente più elevato.

La giovane donna ha avuto l’ardire di difendere l’integrità del suo corpo da un mascalzone, impiegato ministeriale, che voleva violentarla. Avrebbero dovuto darle un premio, per l’esempio fulgido che ha dato, ma per gli attuali padroni dell’Iran, tiranni che prima o poi faranno la fine dei tiranni, hanno ritenuto di doverla assassinare nonostante la solidarietà manifestata alla giovane da tutte le parti del mondo.
A lei la nostra poetessa h dedicato questa toccante lirica che pubblichiamo in lingua gallurese e italiana. (Angelino Tedde)

“Scritta per Reyaneh Jabbari, impiccata lo scorso 25 ottobre in Iran, per aver ucciso colui che aveva tentato di stuprarla, quando aveva 19 anni. Dal 2007 in carcere, era stata condannata a morte nel 2009. Nella sua lettera di addio alla madre scriveva:” Dammi al vento che mi porti via.” (M.T.I.)

 

E abà ventu…

 

Reyaneh Jabbari

Reyaneh Jabbari

E abà ventu poltami cun tecu.
Cumpriti so’ li me’ alliciàti dì
di stiniàtu rancicori ‘istuti.
Mòlta eru ghjà da candu molti
agghju datu. Fiori di branu
chi a lu sóli s’abbri, par una dì
a lu mancu, un’alta solti disiciatu arìa.
Una mani aspittàa dilicata
occhj spantati supr’a li me’ culori.
No chissi mani buldi supr’a la me’
ciuintùra. Meddhu la disaùra!
Ventu… no v’eri a dammi la to’ folza
candu illa ‘ula mi si spignìa l’alenu
e l’occhj lu bugghju s’inguddhìa.

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Protagoniste cattoliche di azione sociale in Sardegna tra otto e novecento di Angelino Tedde

Angelino Tedde

Angelino Tedde

Angelino Tedde, Protagoniste cattoliche di azione sociale in Sardegna tra Ottocento e Novecvento, Il Torchietto, Ozieri 1998 pp. 203

(libro postato digitalmente, si raccomanda la citazione qualora si utilkizzassero parti o l’intero testo)

INDICE

 Introduzione di Angelino Tedde

 SEZIONE I – STUDI E RICERCHE

 La tradizione storiografica medievale tra sante e principesse devote

 Restituta (IV sec.)
Giusta (V sec.)
Georgia De Carvia (XI sec.
Giusta di Torres (XI sec.)
Marcusa di Torres (XII sec.)
Massimilla (XII sec.)
Maria De Thori (XIII sec.)
Giovanna di Gallura (XIII-XIV sec.)

Principesse nobildonne e monache

Anna Fara
Caterina Flos
Margherita Tavera
Lucia Zatrillas
Margherita di Castelvì
Maria Rosalia Merlo
Cristina Maria di Savoia

Aristocratiche e alto borghesi Dame di Carità

Genoveffa di Santa Croce (XIX sec.)
Luigia Ledà Boyl (XIX sec.)
Luigia Romano (XIX sec.)
Natalia Pirisi-Siotto (1865-1911)
Gerolama Mannu Ledà nota Momina (1845-1834)
Ignazia Dettori(1833-1944)
Eugenia Solinas Serra(1861-1940)
Maria Pittalis Zirolia (1871- 1952)

Figlie della Carità: le vie per chiostro

Maria Calcagno (1839-1916)
Giuseppina Nicoli (1863-1924)
Suor Fior( 1867-1949)
Anastasia Biassoni (1870-1951)
Adele Aresi (1871-1955)
Maria Elisa Gotteland (1873-1940)
Emma Brambilla (1904-1976)
Suor Sodano (1880-
Redenta Dorigo (1882-1964)
Giuseppina Bava (1879-1949)
Angela Lacelli (1902-1939)
Giuseppina Caldi
Annetta Manca

Contemplative in azione: confondatrici e fondatrici di Congregazioni

Angela Marongiu (1854-1936)
Giovanna Maria Ghisaura (1864-1943)
Rita Orrù (1894-1985)
Pietrina Brigaglia(1900-1985)
Paola Muzzeddu (1913-1971)
Eulalia Palmas (1905,vivente)

 Sezione II- Documenti

L’attività di Donna Gerolama (nota Momina) Manno Dettori nell’Archivio del “Rifugio Gesù Bambino” di Sassari di Lucia Tortu e Angelino Tedde

Atti e Statuti

Regesti dei verbali del Consiglio di Amministrazione (1905 – 1920)
Regesti delle lettere (1905-1927)
Regesti dei lasciti (1907-1964)
Introduzione

A partire dalla metà dell’Ottocento e per quasi tutto il Novecento, vere e proprie protagoniste della creazione e direzione delle opere assistenziali ed educative in tutto il mondo cattolico occidentale furono le donne. In Italia quest’attività “sociale” femminile risulta particolarmenter vivace.

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