Categoria : narrativa

Il rifiuto della morte apparecchiata di Ange de Clermont

pict0012_91In un paese dell’isola di Sardegna, ai tempi dei tempi, viveva un uomo che credeva in tutto, ad eccezione di un quarto di tutto.

Tutti i giorni quando si alzava dal letto credeva di vivere nel suo paese che, grazie a Dio, vedeva. Quando si guardava allo specchio credeva di esistere e di essere simile alla sua immagine.

Credeva alla sua Carta d’identità e ai dati ivi descritti, pur non potendoli verificare, quando periodicamente doveva rifarsela: il capo dell’archivio anagrafico garantiva: lui solo poteva verificare e non il benedetto uomo.

Credeva subito su quanto i corrieri e i pochi giornali riferivano sul mondo, sulla nazione e sulla sua isola: notizie tutte che non vedeva, che non poteva verificare. Tutti gli anni, al primo aprile, in un primo tempo credeva alla notizia-pesce d’aprile e poi con il giornale la smentiva.

L’atto di fede maggiore lo faceva quando comprava il giornale che sovente leggeva come se si trattasse di notizie e riflessioni viste, toccate e verificate. E credeva soprattutto all’esistenza di coloro che firmavano gli editoriali, gli articoli, i trafiletti. Anzi, per manifestare la sua grande fede sui giornali che leggeva, si recava spesso per le vie e per i botteghini, nelle campagne e nei caseifici per dire che erano successi quei fatti e se qualcuno lo contraddiceva lo trattava da somaro.

Quest’uomo, alto non più di un metro e sessanta, possedeva pure una modesta biblioteca e in genere, su quanto leggeva non aveva dubbi: credeva, credeva e credeva senza nemmeno esercitare un po’ di spirito critico tanto che qualcuno ebbe a regalargli un libro con le peggiori fandonie del mondo, ma l’uomo che credeva tanto alla carta stampata continuava a predicare:

-Carta canta!-

E urlava se qualcuno al botteghino gli faceva osservare che qualche scrittore o scienziato o giornalista aveva raccontato frottole. Credeva nelle carte geografiche che qualcuno a scuola gli aveva mostrato e spiegato: se lo dice il maestro, diceva, io credo alla Cina e alla Mongolia, alle Americhe e alle Russie.

Sentì dei forti dolori, andò dal medico e questi gli spiegò che lui aveva una brutta intercolite. L’uomo fece un atto di grande fede nel medico e seguì le sue cure, ma alla fine, la malattia continuò a portarsela addosso. Pensò che quel medico gli aveva fatto credere una cosa e invece era un’altra.

Cambiò medico, allora, e quest’altro gli spiegò come egli di malattia ne aveva una sola: era fissato di essere ammalato. L’uomo ne fu contento e credette in quello che l’ultimo medico aveva detto, cessando tutte le cure e non sentendo più dolori.

Campò, infatti, lunghi anni tranquillo, compiendo tutti i giorni atti di fede a non finire sia che restasse tappato in casa sia che uscisse per la strada o fuori dal paese.

Studiando studiando credette a tutto ciò che i libri riportavano. Il buon uomo diceva sempre:

-Qui carta canta!-

Così,carta cantando, giunse fino alla vecchiaia quando diventò smunto e si accorse con tutti i suoi parenti e compaesani che avrebbe di lì a poco tirato le cuoia. L’uomo però si portava un segreto dentro che venne fuori prima di morire.

Come allora usava in tutti i paesi di Sardegna gli annunciarono che gli avrebbero dovuto apparecchiare la morte: chiamare il notaio per fare testamento, chiamare il prete per la confessione dei suoi peccati, (ne aveva fatto parecchi), chiamare un altro prete per l’ultima comunione, (la prima gliel’avevano fatta fare i suoi genitori) e bruciare un giogo sul caminetto per agevolare il suo incontro con la visitatrice.

L’uomo ci credette, si risvegliò dal torpore ed esclamò: – Chiamate il notaio, nessun prete per la confessione, nessun prete per l’ultima comunione, il giogo bruciatelo pure !-

I parenti, frastornati, gli chiesero il perché ed egli rispose:

– Per tutta la vita ho dovuto compiere milioni di atti di fede, adesso debbo credere pure che ci sia un Dio, un Purgatorio, un Paradiso? No, non ci credo e non ci ho mai creduto. –

Risposero i parenti:

– Come mai? Hai creduto a tutto quello che ti raccontavano i giornali, hai creduto a quanto ti hanno raccontato gli scrittori, hai creduto anche alle favole di compare Burrico, il presidente della tua associazione e ora non vuoi credere a quanto ti dice la Bibbia-

Rispose l’uomo:

– E’ vero, ho creduto a tante cose sentite, scritte, lette, trasmesse, ma a questa storia di Dio non ci voglio credere, ai preti, al papa non ci voglio credere!-

I parenti si rassegnarono e l’uomo emise l’ultimo respiro.

L’uomo aprì gli occhi nell’altro mondo e con la scienza acquisita ebbe modo di scoprire tutte le menzogne che gli avevano raccontato i produttori di notizie e di libri. Ci rimase male, vide invece la bellezza del Paradiso, la malinconia del Purgatorio dove i suoi genitori e nonni lo invitarono ad entrare. L’uomo ci rimase così male che rispose di non volerci andare. Andò volentieri con quattro diavoli che presero la sua anima e la gettarono nella bolgia degli agnostici confessi e ammutolì.

I diavoli autori delle panzane sghignazzavano tra le urle di dolore: la compagnia era in aumento.

I parenti non seppero darsi pace e sulla sua tomba non posero alcuna croce, ma un bassorilievo con un libro, un giornale e una carta geografica con una scritta:

– Qui giace colui che credette nei giornali, nei libri e nelle carte geografiche, ma non credette nel quarto più importante della vita di fede degli uomini: la fede in Dio. Riposi in pace nel Nulla. Amen!-

I diavoli, ogni notte, s’aggiravano intorno alla sua tomba, ridacchiando come matti, tra una fiammata e l’altra che bruciava loro l’anima senza mai consumarla.

Nel paese dei credenti per tre quarti, quasi tutti si apprestavano a fare la stessa fine dell’uomo.

Avviene così che molti uomini vivono di fede nelle idiozie umane che oggi sono e domani non saranno e negano apertamente l’esistenza del Creatore dell’Universo come quell’ateologo impenitente che fece testamento perché in punto di morte gli fosse evitata la conversione.

A tanto non giunse manco Voltaire, nemico giurato della Chiesa, che in punto di morte accettò la morte apparecchiata. Ma, si sarà pentito davvero? Chi vuol saperlo, almeno per curiosità, creda in quel quarto di fede che molti rifiutano, diversamente non lo saprà mai.
Ange de Clermont

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