L’anima quaresimale di Chiaramonti di Ange de Clermont
Mi sono appena alzato dal letto. Apro la finestra e poi gli sportelloni che lascio mezzo aperti al centro per vedere il giorno.
Giù un verde da schianto, a tratti con ombre violacee, il cielo è livido, La tentazione è quella di rintanarmi a letto, poi ci ripenso e mi vesto come posso alla bella meglio, al lavandino mi spruzzo un pò d’acqua in faccia, scendo in cucina, mi sbatto le medicine sul muso, bevo come un assetato un quarto di latte e mi rifugio nello studio dopo aver acceso il riscaldamento. Ah, il mio adorato Mac, l’amico fedele della mia grama esistenza. La mia nobile consorte è andata a Sassari a visitare l’appartamento di cui sente costante e profonda nostalgia, ma io ormai sono tornato claramontano anche di residenza usque ad obitum.
Non so da che parte iniziare tra il tanto lavoro che debbo portare avanti, sono come una mucca tra tante balle di fieno a destra e a sinistra. Dove mi butto stamane? Sulla biografia di Armando Fumera, il miglior sindaco che abbia avuto Claramonte e il più grande industriale? Oppure nella lineare, ma lunga vita della nostra centenaria zia Lisedda che, mentre si avvia a compiere i suoi 102 anni, ha attraversato il secolo scorso? I documenti del primo e l’intervista alla figlia aspettano.
Oppure mi arrostisco sugli eventi del borgo paragonabile a Peyton Place per i suoi peccati passati e presenti?
Non lo so dove mi condurrà stamane questo cervello bizzarro.
Suona il campanello! Mi chiedo chi possa essere alle dieci del mattino. Vado ad aprire la porta e mi si presente una signora magrissima con abito viola e un cappello nero a falde larghe. Rimango stupito e mi chiedo se non si tratti della Strega di Benevento.