12 Maggio 2016 - Categoria: cristianesimo, memoria e storia

“Padre Luigi Soletta, missionario florinese del PIME in Giappone, scompare a 87 anni e torna a riposare nel suo paese natale” di Padre Giuseppe Buono

Padre SolettaHo appreso con dispiacere la notizia della morte di Padre Soletta che scherzosamente chiamavo il missionario cattolico-buddista.
Per me era di famiglia dal momento che anch’io ho cercato per tre anni di seguire la sua strada frequentando dal 1955 al 1959 il corso liceale-filosofico di Aversa (Caserta). Anzi c’incontrammo a Roma, subito dopo la sua prima messa, ed egli fu così gentile da accompagnarmi a visitare chiese, monumenti e musei dedicandomi un’intera mattinata. Lasciai Aversa ed ebbi modo di salutarlo brevemente in uno dei suoi rientri dal Giappone. Lo ascoltai in varie conferenze che svolse presso l’Università di Sassari con l’altro missionario tiesino Padre Manca, il missionario cattolico-mussulmano, sempre per celia. 
Padre Soletta è il terzo missionario che torna a casa dopo la morte. Prima di lui sono tornati alla casa del Padre Luigi Chessa, di Bessude, missionario in Cina per 25 anni; Padre Serra, comboniano in Africa, compagno di studi medi e ginnasiali a Sassari, di Mores; infine Padre Soletta. Possiamo ben dire missionari sardi nel mondo: Africa, Cina e Giappone. Con tutti abbiamo avuto in comune l’orizzonte missionario, per me interrottosi nei primi vent’anni. Nonostante ciò sento ancora oggi un forte attaccamento ai Preti della Missione che ebbi educatori e formatori nelle medie enl ginnasio, ai Padri del Pime che furono formatori nei tre anni del liceo.  La loro morte mi tocca da vicino e spero di dedicare a ciascuno di questi benemeriti missionari un ricordo speciale su accademiasarda.it. (Angelino Tedde)

Dal blog del Pime ho ripreso l’articolo dedicato a Padre Soletta dall’indimenticabile Padre Giuseppe Buono, apparso anche su Libertà.

“Giovedì 7 aprile scorso la salma di P. Luigi Soletta, missionario del PIME in Giappone, morto a Lecco IL 4 aprile nella Casa del PIME per missionari anziani e ammalati, atterrava all’aeroporto di Alghero per raggiungere Florinas (Sassari), dove era nato l’11 agosto 1929.

Compiuti gli studi elementari nella scuola del paese P. Soletta si sentì chiamato al sacerdozio e raggiunse così il Seminario di Sassari.

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6 Maggio 2016 - Categoria: versi in gallurese, versi in italiano

“Faiddhesi cussì lu Prufeta” di Maria Teresa Inzaina

 

Maria Teresa Inzaina

Maria Teresa Inzaina

Khalil Gibran (1883-1931) fu un poeta cristiano maronita libanese, cattolico, emigrato negli  Stati Uniti dove cerco di chiamare a raccoltà i poeti di origine e lingua araba. La sua opera più conosciuta è il Profeta, un poema di canti ispirati sulle più varie tematiche. La traduzione della nostra poetessa italiana e gallurese è ben riuscita e mantiene l’ispirazione dell’originale poesia rivolta ai figli. Qui, in Sardegna, spesso si dice o si diceva in momenti d’ira verso i figli:-Deo t’apo fatu e deo ti destruo” una posizione nettamente contraria al poeta libanese-statunitense.  Abbiamo preso altrove la versione italiana. (A.d.C.)

Parlando di figli.. dedico a tutti i genitori e i figli questa mia poesia:

Faiddhesi…
Faiddhesi cussì lu Prufeta*
mutti di meli rancicu li soi:
“ Li to’ fiddholi no sò fiddholi toi.
Tu sei l’alcu chi saldu si manteni
candu più allonga ci scuti la friccia .
Ma iddhi so la friccia e lu tempu chi veni.”
L’ agghju lestra cumpresu
chi cu la ’ita la libbaltai si dà
chissa chi ancor’eu
pal me agghju pratesu.
Lu celu di dumani
a iddhi abà appalteni.
Un nodu in gula strintu
e lu surrisu sghintu
l’agghju mirati andà
siguri, l’occhj accesi
middhi cosi di fà.
A tremula di cori
cu ‘nchiettu timori
palchì lu socu ghjà
chi lu caminu
sutt’ a li luccicori
li spantosi prumissi
li lisinghi più dulci e liccarissi
a cuatura vi spagli li so’ proi
trappuli falti tramoj.
Datu l’agghju a cunfoltu
una bisaccia d’allutti culori
fatta a tilagghju cun trami d’amori
e postu indrentu un pani di pazenzia
sali di fantasia e spicchj d’alligria
una punga di sonnii
un pugnu di curagghju
pa cuntrastà la solti
candu nimmica ‘nfolti.
E inn ‘un sacchittu in fundu
dui ramitti di spicu pa sintì
candu ti felma solu la spiranza
lu fiacu scalmintosu di la ita
chi mai si felma e undi dé iscansa.

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5 Maggio 2016 - Categoria: versos in limba

Rundine di Anna Maria Sechi

Anna Maria Sechi

Anna Maria Sechi

Anna Maria Sechi est emigrada i Belgiu e pro a issa s’emigratzione est istadu unu fatu traumaticu puru si s’est isposada cun d’unu paesanu. Non b’at nudda ite faghere si unu s’emigratzione la leat male ti sinnat pro tota vida. Est che chie est istadu orfaneddu dae minore chi pinaghet sempre su babbu e sa mama. Deo chi puru so istadu orfanu chena istare a pianghere meda (non chi non senta s’orfanidade) apo puntadu a s’istudiu e sa missiones, sa segunda m’est andada male, ma pro sa prima non mi poto lamentare. E pensare chi s’istudiu est bennidu cun sa vocatzione daepoi chi sa mastra de iscola nos at leggidu sa vida de unu missioneri belga Santu Damianu de Veuster, fiammingu, chi at passadu sa vida cun sos lebrosos de s’insula de Molokai, inue est mortu a chimbant’annos diventadu lebbrosu issu puru. Sa cheja giustamente l’at fatu santu. Ma sa poetessa nostra at leadu a su “passeso solitario” de Leopardi chi istat pibiende tota vida cuntemplende sa campagna, gai faghet Anna Maria chi prpriu pro custu sentimentu nos dat poesias e contos bellos meda.

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3 Maggio 2016 - Categoria: cristianesimo, eventi straordinari, memoria e storia

Una Madre che dal 25 giugno del 1981 continua a inviarci per mezzo dei veggenti i suoi messaggi

L'ascensioneLa Vergine Maria, madre di Gesù e Madre di tutti gli uomini continua da 34 anni ad inviarci i messaggi d’amore, di pace, di catechesi per mezzo dei veggenti di Medjugorie, villaggio della Bosnia Erzegovina. Milioni di pellegrini si recano nel villaggio ormai diventata una cittadina vivace. I pellegrini arrivano da tutte le parti del mondo a chiedere grazie, ad offrire le proprie sofferenze. Molti giovani ivi recatisi son diventati sacerdoti e molte ragazze suore, molti altri sono usciti dalla dipendenza di droga, di alcol e di sesso. Alcuni personaggi li conosciamo. Noi siamo stati a Medjugorir con tutta la famiglia negli anni ottanta e abbiamo ricevuto grazie abbondanti. Abbiamo assistito al fenomeno del sole ridotto ad Ostia, ma siamo rimasti increduli, per razionalismo e chissà per quanti altri pregiudizi. Ce ne siamo pentiti. Leggiamo sia il 2, sia il 25 di ogni mese i messaggi della Vergine e cerchiamo di rifletterci sopra anche se non riusciamo a migliorarci come vorremmo specie nei riguardi del prossimo variegato e talvolta urticante, tuttavia crediamo alla veridicità dei messaggi e almeno nella preghiera cerchiamo di seguirne le indicazione, pur conoscendo la sordità di molti vescovi e amici sacerdoti troppo intelligenti e troppo razionalisti. Santa Madre Chiesa ha tempi lunghi per riconoscere i segni del Cielo e ha impiegato secoli prima di proclamare sia il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria (1854) sia la sua Assunzione al Cielo in anima e corpo (1950). Tempi lunghi e lunghissimi. Noi rispettiamo le scelte dei Santi Padri, ma nessuno c’impedisce di credere in tante cose e in tanti eventi che Dio effettua senza il permesso ufficiale dei discendenti degli apostoli. Il Signore del Mondo è lui che opera con  umiltà per sfamare i piccoli: bambini, ignoranti, poveri di mezzi umani e culturali. Abbiamo cercato di dare una sistemazione da versi sciolti alla traduzione dal croato, lingua che la Vergine adopera per inviare i messaggi. Molti figli  si scandalizzano oggi dei consigli delle madri, ma sono consigli che partono dal cuore. Noi riteniamo che questi consigli ci riguardino e non c’importa degl’insulti che riceviamo dai benpensanti. (Ange de Clermont).

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21 Aprile 2016 - Categoria: versos in limba

François de Malherbe — Stances Consolation à M. du Périer sur la mort de sa fille e in sardo di Anna Maria Sechi

Anna Maria Sechi

Anna Maria Sechi

Anna Maria Sechi è trilingue: sardo, italiano e francese. Si è cimentata egregiamente in questa interpretazion del poeta Malherbe in lingua sarda. Il gioco del Mac mi ha impedito di posizionare i versi come quelli in francese, ma li sistemerò a poco a poco.

Ta douleur, Du Périer, sera donc éternelle,
Et les tristes discours
Que te met en l’esprit l’amitié paternelle
L’augmenteront toujours !

Le malheur de ta fille au tombeau descendue
Par un commun trépas,
Est-ce quelque dédale où ta raison perdue
Ne se retrouve pas ?

Je sais de quels appas son enfance était pleine,
Et n’ai pas entrepris,
Injurieux ami, de soulager ta peine
Avecque son mépris.

Mais elle était du monde, où les plus belles choses
Ont le pire destin,
Et rose elle a vécu ce que vivent les roses,
L’espace d’un matin.

Puis, quand ainsi serait que, selon ta prière,
Elle aurait obtenu
D’avoir en cheveux blancs terminé sa carrière,
Qu’en fût-il advenu ?

Penses-tu que, plus vieille, en la maison céleste
Elle eut plus d’accueil ?
Ou qu’elle eut moins senti la poussière funeste
Et les vers du cercueil ?

Non, non, mon Du Périer, aussitôt que la Parque
Ôte l’âme du corps,
L’âge s’évanouit au-deçà de la barque,
Et ne suit point les morts.

Tithon n’a plus les ans qui le firent cigale ;
Et Pluton, aujourd’hui,
Sans égard du passé, les mérites égale
D’Archémore et de lui.

Ne te lasse donc plus d’inutiles complaintes ;
Mais, sage à l’avenir,
Aime une ombre comme ombre, et des cendres éteintes
Éteins le souvenir.

C’est bien, je le confesse, une juste coutume
Que le cœur affligé,
Par le canal des yeux vidant son amertume,
Cherche d’être allégé.

Même quand il advient que la tombe sépare
Ce que nature a joint,
Celui qui ne s’émeut a l’âme d’un barbare,
Ou n’en a du tout point.

Mais d’être inconsolable, et dedans sa mémoire
Enfermer un ennui,
N’est ce pas se haïr pour acquérir la gloire
De bien aimer autrui ?

Priam qui vit ses fils abattus par Achille,
Dénué de support,
Et hors de tout espoir du salut de sa ville,
Reçut du réconfort.

François, quand la Castille, inégale à ses armes,
Lui vola son dauphin,
Sembla d’un si grand coup devoir jeter des larmes,
Qui n’eussent point de fin.

Il les sécha pourtant, et comme un autre Alcide,
Contre fortune instruit,
Fit qu’à ses ennemis d’un acte si perfide
La honte fut le fruit.

Leur camp, qui la Durance avoit presque tarie
De bataillons épais,
Entendant sa constance, eut peur de sa furie,
Et demanda la paix.

De moi, déjà deux fois d’une pareille foudre
Je me suis vu perclus ;
Et deux fois la raison m’a si bien fait résoudre,
Qu’il ne m’en souvient plus.

Non qu’il ne me soit grief que la tombe possède
Ce qui me fut si cher ;
Mais en un accident qui n’a point de remède
Il n’en faut point chercher.

La Mort a des rigueurs à nulle autre pareilles :
On a beau la prier,
La cruelle qu’elle est se bouche les oreilles
Et nous laisse crier.

Le pauvre en sa cabane, où le chaume le couvre
Est sujet à ses lois,
Et la garde qui veille aux barrières du Louvre
N’en défend point nos rois.

De murmurer contre elle, et perdre patience,
Il est mal à propos ;
Vouloir ce que Dieu veut, est la seule science
Qui nous met en repos.

Cunfortu a  segnor de Pèrrier pro sa morte de sa fiza

Su dolore tou, de Pèrier, at a durare in eternu?
Sos pensamentos malos
chi ti ponent in coro s’amore de babbu
ant a durare pro sempre?
Su digrascia de fiza tua in sa losa falada
Pro  natura cumprida,
Nd’as sa conca in sas nues,sa mente perdida
No arresonas prus ?
l’isco ch’in pizinnia fiat prena ‘e carignos,
No apo cominzadu,
che fastitzosu amigu,
a t’allebiare sa pena
Cun s’ismentigu sou,
Issa fiat de su mundu,ue sas prus bellas cosas
Ant su peus distinu ;
che rosa at fioridu,
cantu fiorint sas rosas,
Su tempus de un’avreschida.
Puru si essèret chi, pro pregadoria tua
Diat àere sa gràtzia
De cumprire s’esistentzia cun pilos canos
Ite nde fiat avennidu?
Pensas chi, prus betza,
essèret retzida mezus in su cèleste chelu?
O forsis no aiat àpidu seriadu su pruere de sa terra
E sos bermes de su baule ?
Nono, Pèrrier meu no,
no apena sa Morte
Nde leat s’anima dae su corpus,
S’edade isvanit a in cudd’ala ‘e sa terra,
Non sighit sos mortos….
Sa Morte at rigores chi nudd’ àteru at;
Nd’amus de aiu de prègare,
Issa est crùdele, si tapat sas origas,
Nos lassat in prantu,
Su pòberu in su barracu,
cun s’istup’a cobertura
Est sugetu a sas leges suas ;
Sa guàrdia chi vigilat sas inferriadas de  Louvre
Non dìfendet sos res chi amus
Essere contr’a issa, a nde perdere sa fide
Est a pensare male,
Chèrrere su chi Deus cheret,
est s’unica issièntzia
Chi nos d’at su rèposu.

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21 Aprile 2016 - Categoria: versos in limba

Cantadoras de Maria Sale

images-3Maria Sale ha partecipato con Domitilla Mannu alla presentazione delle poesie di cinque poetesse chiaramontesi e a loro ha dedicato questa poesia che noi pubblichiamo prima di postare quelle delle poetesse. In queste ottave Maria rievoca i canti che si cantano ai bambini, in particolare su duru duru sia/sas campanas de chija/sonant su manzanu/su puddu cagliaritanu/sa mela campidanesa/ su coro cando si pesat/non lu ido e non lu toco/cariasa e barracoco gia bind’at i binza mia/ sos fizos de mama sia/ gia si loas ana leados/duru duru duru sia./ e man mano le altre canzoni durante le faccende domestiche più tradizionali.

 

Cantadoras

Bos intendo, cun boghe dulch’e lena,
anninnias in bantzigos cantende,
sa fortuna pro fizos disizende
e tenzende in coro calchi pena.
O cantendelis longa cantilena,
cun sa ‘oghe de ballu, murmutende,
su duru duru e su tai tai,
cuddas cantones chi no finint mai.

Bos intendo, de mutos cantadoras
sas dies cabulende cun faina.
Colende cun sedatos sa farina
pro pane saboridu sas suetoras.
A “bogh’e riu” sas samunadoras
cun trastes intro s’abba cristallina.
E cun telarzu, ruca, linu e lana,
sa tessidora cun sa filonzana.

Bos intendo, sa ‘oghe pius dechìda,
in gianna, cun trig’istrint’in manos,
beneighende, cun fozas e ranos,
s’incaminada noa de sa vida.
Nende: “Siat cust’andala fiorida,
pro ponner passos giustos e galanos”.
Cun su versu pensadu sempre nou,
cabàl’a su disiz’in coro sou.

Bos intendo, cantende sos adios,
a caros, in s’ora ‘e sa giamada,
attitende, sa sorte ch’est toccada
in sa tristura cun cantigos prios.
Raros carignos, chi los torrant bios,
cun sos ammentos de vida passada.
In s’ora bisonzosa de consolu,
dend’aconortu cun versos a bolu.

Bos intendo, sinnend’ogn’istajone
De custa vida nostra passizera.
Bos intendo che nùscos in s’aera
de rosas a maju in pubusone.
Sezis sa trama de sarda cantone
chi resistit a boghe furistera.
Sezis s’alenu chi nd’ispinghet boghe
e, cun s’ammentu, sezis tot’inoghe.

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15 Aprile 2016 - Categoria: cultura, memoria e storia

Chiaramonti: non roviniamo il paesaggio e l’aria salùbre con porcilaie immonde di Angelino Tedde

maialiChiaramonti (Sassari) gode di una posizione geografica privilegiata a 470 metri sul livello del mare, con intorno, vallate o bassopiani incorniciate dal costone dell’Anglona, dai monti di Bortigiadas e di Tempio città, dal massiccio del Limbara e dall’altopiano di Su Sassu, mediamente sui 500 metri sul livello del mare. Il paesaggio del territorio comunale (98 Kmq), grazie alla varietà, è suggestivo sia verso su Sassu sia verso Monte Ledda sia verso Bortigiadas e il Limbara. L’altezza del borgo è notevole non tanto per i metri di altitudine, quanto perché sgombro da tutte le parti risulta quasi a nido d’aquila che guarda almeno 400 dei 500 chilometri quadrati dell’Anglona. Fu una cattiva delibera quella di regalare buona parte del Sassu gallurese a Erula, potevamo essere meno generosi, ma attenti, ché le perle non si vendono né si regalano con leggerzza. Ma i politici combinano questi pasticci per fini che poco hanno a che fare con gl’interessi della Comunità.

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14 Aprile 2016 - Categoria: cultura

Le laureate di una famiglia modesta, ma ricca di cultura di Ange de Clermont

Dott. Fabiola Murru

Dott. Fabiola Murru

Con immenso pacere pubblichiamo le informazioni sulle nostre laureate e laureati di Chiaramonti (Sassari), col titolo delle loro tesi, con i loro progressi sia di specializzazione sia dei master. Non è mai troppo  nel tardi a far conoscere ai nostri visitatori dell’Italia e del mondo i successi raggiunti dalle nostre brave ragazze e ragazzi. Oggi tocca  alle sorelle Murru che con grande impegno e con sacrifici, pur non provenendo da una famiglia doviziosa, hanno concluso brillantemente gli studi universitari.

Dott. Stefania Murru

Dott. Stefania Murru

Siamo felici ogni volta che una figlia o figlio del nostro popolo claramontano consegue il massimo degli studi. Ad entrambi facciamo gli auguri più sinceri affinché non manchi il lavoro. Dobbiamo rimarcare di queste due giovani sia il traguardo raggiuto da Fabiola sia quello di Stefania Giusta alla quale il matrimonio e un figlio non hanno affatto impedito di conseguire la laurea. Auguri vivissimi e, nonostante la crisi, un felice inserimento nel mondo del lavoro e degli studi. In altra occasione pubblicheremo passi della tesi di laurea di entrambe.

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