Su coro

Maria Sale
Giradi, giradi Sulammita, chìnduladi,
chìnduladi: ti cherimus bidere cun ammiru.
It’est chi ammirades bois in Sulammita,
cando faghet ballu a duas filas”.
S’isposu
“Cantu pès tuos sun bellos,
in sandulas, fiza de printzipe!
Che prendas sos costazos tuos,
sun faina de manos de artista.
S’imbiligu est copa tunda,
inue b’at binu drogadu.
Sa matta est muntone de trigu,
totu inghiriadu de lizos.
Sas petorras sun duas crabas arestes,
copiles de sa crabola.
Su tuju est che turre de avoriu,
sos ojos che pischinas de Chesbòn,
in sa gianna de Bat-Rabbìm;
su nare tou est che turre de Libanu
tentadora a s’ala ‘e Damasco.
Sa conca tua, est rea che su Gàmminu,
piluca ruja b’at subra,
e a sas tritzas b’est presu unu re”.
Cantu ses bella e cantu ses grasciosa,
amore, fiza de su gosu!
S’altaria tua a pramma assimizat
e su sinu tou a budrones.
Apo nadu:”Deo ap’a pigare a sa pramma,
pro nd’e ‘oddire budrones de indàtiles;
che budrones mi sian sas petorras
e che pumos su nuscu ‘e s’alenu.”
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Commenti disabilitati su Su Cantigu de sos Cantigos – capitulu 7 Tradotto in lingua sarda da Maria Sale . Leggi tutto
Francesco Domenico Capizzi * – 18.03.2020

Molti si stanno chiedendo, e qualche lettore di “Mentepolitica” mi ha interrogato a proposito, se i decessi avvengano “per il virus o con il virus” viste le età avanzate, accompagnate da pluri-morbilità, di larga parte delle persone ricoverate in Reparti di terapia sub-intensiva e intensiva e decedute. Per sciogliere questo dilemma bisogna giustapporre i dati acquisiti ai processi fisiopatologici di base, cioè affacciarsi sulla catena di fenomeni che precedono e dominano ogni patologia d’organo e di organismo, dalle infezioni alle già pandemiche malattie croniche e degenerative.
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Su coro
o bella, s’istimadu tou?
A inue si ch’est andadu,
pro chi nois lu chirchemus pro te?
A inue si ch’est andadu,
o bella, s’istimadu tou?
A inue si ch’est andadu,
pro chi nois lu chirchemus pro te?
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Commenti disabilitati su Cantigu de sos cantigos – capitulu 6 traduidu dae Maria Sale poetessa de Sardigna . Leggi tutto

L’emigrazione è per tanti i versi quanto di peggio possa esserci quando essa impedisce i contatti con la rete parentale, parentelare, paesana, amicale. Così si rafforza la propria identità non certo emigrando.
Mia sorella, per sposare un suo compagno di fanciullezza, aveva lasciato l’Italia per seguire il marito Ico Biddau. Dal loro matrimonio sono nati quattro figli che a loro volta hanno avuto in totale 7 figli, quindi per mia sorella 7 nipoti. I figli di Ico e di Antonia hanno press’a poco l’età dei nostri figli.
VALERIO BIDDAU-TEDDE,55 anni,(Baudour,6.08.1965-Bissou 13.03.2020) carpentiere in legna e ferro, ha tirato su una famiglia di quattro figli che abbiamo potuto conoscere soprattutto attraverso Facebook. Ragazzi simpatici e carini, ma anche dotati di una grande sensibilità poetica come appare dai loro scritti. Il loro padre ha sempre lavorato nell’edilizia e li ha tirati su col suo costante lavoro. Io ebbi modo di conoscerlo grazie alle visite ai suoi genitori e per procura io e mia moglie lo avevamo battezzato.
Qualche anno fa, quando aveva deciso di venire a Chiaramonit, è stato colpito da una sclerosi multipla fulminante che nell’arco di nemmeno un anno l’ha portato a morire.
Valerio ha avuto quattro figli, due maschi e due femmine, dei quali era orgoglioso. Tutti lavorano dignitosamente.
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A su giardinu meu, sorre mia, isposa,
deo bennidu sò, mirra e balsamu meu agoglio;
su mele meu a reje mi mandigo
e mi buffo su ‘inu e su latte meu.
Mandigade amigos caros,
imbreagadebos e buffade.
Cuartu poema
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Quando ero piccola me ne innamorai perdutamente, lui fu davvero il mio primo amore.
Era alto e bellissimo.
Il fatto poi che lo vedessi di rado, aggiungeva alla sua figura splendida un non so che di mitico, lo proiettava in una dimensione dove il mio supereroe inarrivabile chissà cosa faceva e tutto diventava spazio per la fantasia.
Un giorno, assolutamente a sorpresa, venne a prendermi alla scuola elementare: era lì all’uscita e mi sorrideva mentre lo guardavo ferma, incantata, emozionata e fiera. Uè ragazzi, visto che roba eh?
Visto che sorriso? Visto com’è alto, com’è bello? Che occhi luminosi che ha? Lui aspetta me!
Lui è mio zio. Mio zio…
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Commenti disabilitati su “E quello che abbiamo ora, è una situazione dalla quale possiamo uscirne solo mettendo a frutto e a disposizione la parte migliore di noi.” di Sarah Savioli . Leggi tutto
Ogni volta che mi recavo a Nulvi per visitare mia zia e le mie cugine non poteva mancare la visita a Don Nino Posadinu con cui ho sempre condiviso il suo amore per il restauro dei beni culturali ecclesiastici di Nulvi e per la sua storia. Una volta me li fece visitare tutti, intrattenendosi sulla storia di ciascuno. Era sempre disponibile a mettere a disposizione la consultazione dell’archivio nulvese per la consultazione non solo dei Quinque Libri. Vi andai una volta con la collega Giuseppina Tedde di Bortigali per cercare tra i registridi battesimo la certificazione della nascita di Donna Lucia Tedde Delitala. Potemmo leggere e ricopiare questo prezioso atto di battesimo scritto in bello onciale e in lingua spagnola, firmato da un canonico, mentre gli altri atti di battesimo erano scritti in lingua sarda.
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Commenti disabilitati su Canonico Nino Posadinu, sacerdote pio e benemerito della storia e dell’arte sacra a Nulvi di Angelino Tedde . Leggi tutto
Alla fine dell’anno accademico, ero rimasto come sempre senza un soldo. Un amico mi propose di andare ad Anzio per verniciare le ringhiere di un asilo gestito da suore. Ne avrei ricavato duemila lire.
Arrivato ad Anzio di buon mattino, venne a prendermi al pullman una suorona francese, poco femminile, ma affabile nei modi, con una R4 distrutta ma funzionante. I suoi piedi enormi, nudi all’ interno di sandali logori, distruggevano i pedali.
Durante il tragitto mi informò che l’asilo fungeva anche da orfanotrofio, gestito da due suore che non potevano mai concedersi un giorno di riposo. Arrivati a destinazione, in piena campagna, mi presentò all’altra suora. Rotondetta, molto più giovane e carina della collega, mi offrì gentilmente un’ ottima colazione.
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