Mi capitat a s’ipissa de iscriere poesias in intalianu e in sardu, ma meda bortas sunt poesias profanas e tando bidu chi su tempus est currende apo pensadau chi dae custu Nadale ap’ a fagher poesias religiosas nessi pro Deus e Nostra Signora e pro sos santos chi veneramus in bidda e in famiglia. Custa l’apo fata pro Pasca de Nadale, s’atera l’ap’a fagher pro sa Pasca de abrile e sas ateras pro sa Resurretzione, s’Ascensione de Gesus a Chelu, pro sa bennida de s’ispiridu Santu e a sa fine pro sa Santa Trinitas. Pustis ant a benner sos santos chi veneramus in bidda comenta Santu Matheu, Santa Giusta, Santa Maria Maddalena, Santu Miali, Santa Caderina de Alessandria, Santu Pedru e Santu Sistu. Daepoi leo a cantare sos santos de sos cales ammus sos numenes in familia dae su giaju de bator finas a sos fizos e sas duas nebodeddas c’amus.
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Effeò oltre che un bravo studioso è anche un narratore nato anche se si sa che carmina non dant panem. Auguro a Effeò la fortuna di Sarah Savioli che dopo aver pubblicato qui dei racconti, oltre 50, da me “rubatile” da Facebook ora con la pubblicazione di ben tre gialli con investigatori animaletti, è una star di Feltrinelli Editore. Conosco i luoghi qui descritti dall’autore. Il Montiferru con nel cuore il parco della Madonnina e in mezzo ad essa una delle più prodigiose fucine culturali-religiose dell’intellighenzia sarda e continentale che è stata per me, per mia moglie e per i miei figli una tappa essenziale della mia vita. Tutte le cime del Montiferru sono state da me e da un gruppo di una ventina di studenti e studentesse esplorate, raggiunte e con momenti di meditazione per tre anni consecutivi. I grifoni sotto cura, poi lanciati verso Alghero, la fontana fredda de sos elighes buttiosos, gli studi televisivi de Badde Urbara con la selezione delle immagini che arrivavano da Monte Argentario e poi lanciate in tutta l’Isola, ma soprattutto illustri personaggi da Francesco Manconi a Cesaraccio, dal regista Ciacinto Ciaccio a don Giussani e cento altri sotto la direzione di quel grande animatore e geniale direttore che fu don Giuseppe Budroni.
Ho letto con commozione questo racconto che è quasi un romanzo, una saga familiare, che suggerisco all’autore di sviluppare e di spedirlo ad un editore. Si tratta di “carne” della nostra storia, di gente povera, ma eroica. Mi auguro che lo spirito di Giovanni Corona da Santulussurgiu, ora scoperto e inserito tra i poeti italiani del Novecento, dia fortuna allo scrittore del racconto di questa povera ma eroica gente. (Angelino Tedde)
Il salvadanaio di papà
Un giorno, riordinando un cassetto, mi è capitata tra le mani una vecchia scatoletta metallica, un po’ graffiata, un po’ arrugginita. In origine era il contenitore delle Pasticche del Re Sole, che un tempo si vendevano come rimedio contro la tosse al prezzo di “lire 122,50 più I.G.E.”. L’aveva acquistata il mio nonno paterno, fumatore di sigari e poi era diventata il salvadanaio di mio padre, allora ragazzino. Per me è la scatola dei ricordi.
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Gosos (o lauda) per Santa Lucia (come per il gotsos per sant’Antonio Abate è probabilmente composto da un poeta locale e viene tramandato oralmente. Eseguito durante tutta la tredicina che precede la festa per Santa Lucia, il 13 dicembre.
Tu se’ lugi e lugi vi(v)a
chi doni a tutti splandori,
illuminegghia, o Lugia,
li chi vivini in arrori.
Nascisti da nubaltai
però da sangu paganu
candu Dioclezianu
cummittia crudeltai;
Ma tu battisgià ti fai
muidda da lu Signori.
Illuminegghia o Lugia…
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Composta in Francia nel 1720 e realizzata presso la chiesa della Missione parigina, la novena di Natale, si diffuse in Piemonte e successivamente i missionari vincenziani la diffusero in tutta Italia e nel mondo. Composta da un polisalmo, dagli inni laetentur coeli e dall’altro en clara vox redarguit, si chiude con il magnificat accompagnato per i 9 giorni da apposite antifone. La melodie in latino e di agevole apprendimento, fino al concilio Vaticano II, furono eseguite nelle chiese, creando nel periodo prenatalizio un’atmosfera di lieta attesa della nscita del Cristo Bambino. La diffusione e lo straordinario numero delle Figlie della Carità, vincenziane anch’esse, assicurarono alla novena un successo universale.
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5 Dicembre 2021
- Categoria:
cultura
Scheda Vittorio Mons. Palestro, nato a Luras il 14 aprile 1929. Ordinato sacerdote a Sassari il 15 luglio 1951, Laureato in Teologia presso la Pontificia Facoltà Teologica di Cuglieri nel 1952. Laureato in Diritto Canonico presso la Pontificia Facoltà Lateranense a Roma nel 1955. Pref. d’Onore di Sua Santità nel 1971.” Uditore emerito del Tribunale della Sacra Rota.
in Organizzazione della Chiesa in Sardegna 1995 Edizioni della Torre, Cagliari 1996 p. 453,
 Don G. Dettori e Mons. Palestro
SCHOCH Nikolaus , Recensione: VITTORIO PALESTRO, Rassegna di giurisprudenza rotale nelle cause iurium e penali (1909-1993) , in Antonianum, 71/4 (1996) p. 740-742 . |
Mons. Vittorio Palestro, uditore emerito del Tribunale della Rota Romana, presenta un settore trascurato dell’attività del famoso Tribunale della Sede Apostolica che si dedica innanzitutto alle cause di nullità di matrimonio, una attività diventata negli ultimi anni quasi esclusiva mentre lo stesso Tribunale nella sua storia giudicava in seconda e terza istanza per lunghi periodi soprattutto cause civili, penali e persino commerciali. Quel periodo si chiuse con la cessazione dell’attività del Tribunale dovuta alla soppressione dello Stato Pontificio nel 1870. Oggi invece il settore civilistico e quello penalistico occupa un posto di importanza alquanto limitata nell’attività della Rota Romana, un fatto che deriva dalla situazione giudiziaria della Chiesa stessa. |
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Gianluigi Mura aveva un anno più di me, ma questa lieve differenza non si avvertiva e per un anno in genere non la si avverte. Ci conoscemmo a 20 anni e diventammo amici. Io nero e olivastro lui quasi biondo, un bel rossiccio.
Presi dagl’impegni lì per lì non ci frequentammo molto, del resto lui partì per il servizio militare e io per il mio liceo classico in continente. Ci scrivemmo delle bellissime lettere. In particolare lui mi raccontava quanto fosse per certi versi inutile il periodo di leva dove mancava la formazione seria e utile per il futuro.
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30 Novembre 2021
- Categoria:
storia
Premessa
Nel 1827, nella Comune di Chiaramonti, come in tutti gli altri quasi 300 villaggi della Sardegna, la vita si
svolgeva soprattutto intorno al campanile di San Matteo al Monte verso cui le strade principali del paese tendevano a convergere, quali i carruggi, chiamati con vario nome: carruzzu longu, carruzzu ‘e ballas, carrela longa, piatta, carrela de su putu. Qualche sentiero campestre convergeva verso il Cunventu de sos Padres de su Carmine, detto appunto Caminu de Cunventu; altro carruggio saliva al contrario verso s’Oratoriu de su Rosariu, mentre dalla Piatta si scendeva verso s’Oratoriu de Santa Rughe e quindi a s’istradone che pericolosamente, a forma di serpente, da sa Rughe costeggiava la vasta e profonda conca, o depressione, di Putugonzu fino agli spuntoni di roccia alla periferia dell’allora centro abitato e poi proseguiva pericolosamente come sterrata lungo il pendio del monte per confluire nella sterrata prediale per Martis, passando per Erva Nana.
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Sa cara tua, sola.
Chircande-ti sos ojos
in làntias de luna
mi che colan sas oras
turmentadas.
Sa cara tua, sola,
miro in sas pupìas
de donzi criadura, anima mia,
in su rundare nostru sena fine.
Ando in cherta ‘e s’accisu
a cudd’ala ‘e sos montes
orulados de lughe,
cando sos rajos d’oro
de unu sole amigu
si dan sa manu in cantigos galanos.
S’alenu si mestùrat
a s’abbolòtu de custa prenèta
chi m’istontònat dira.
Est cuncordu deghìle
sa ‘oghe ‘e sos puzones
chi brincat currellèra
dae rosa a viola
inter sas dudas de su ‘enidore.
Sulat su lussurzesu,
prus forte de s’ispera,
beninde dae logos de dolore,
isbàttulat crudele
a una ferta galu sambenosa.
Ma deo paro fronte
a sas ansiedàdes.
Si puru tima s’urtima traschia,
cando su chelu s’isgarrat su coro
e riet piedosu
ispoporande sas nues de dolu.
Eliano Cau
Setzione versos isoltos III prèmiu ex aequo
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