19 Dicembre 2013 - Categoria: versi in gallurese, versi in italiano

“E Siddhu….” e “Se….” di Maria Teresa Inzaina

Primo Premio Posada 2007

E SIDDHU……

 

MariaE siddhu….
aissi un’alta ‘ita
e m’incuntressi pal casu
inn’un’ora sminticata
altu celu altu tempu
altu locu altu nommu

m’amaristi ancora?
Felmaristi
la to mirata
comme candu
suspesu lu faeddhu cu l’amichi
l’occhj mei hai cilcatu?
E chiss’andiu di sonnii
undi ci semm’ auti
pal casu forsi
forsi par’ un dissignu
desi cumenciu
a lu caminu insembi.
Eu socu celta:
siddhu la tò illusioni
lu sonniu
di lu turrà a nascì
fussia lu ‘eru distinu
e t’incuntressia ancora
iscunnisciutu
tra alti scunnisciuti
si felmaria
lu mè cori
pà li matessi attimi.
Eu t’amaria
puru si la mimoria
di middhi ‘iti
passati e mutati
no fussia più chi un guttigghju
di lu mari distesu e prufundu
l’imprenta innant’a un filu d’alba
di lu lintori candu s’alza la mani
un signu trigghili ill’anima
l’alenu
di l’eternu
idrent’a noi chi passemmu.
Eu t’amaria.
Ma tu…?

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16 Dicembre 2013 - Categoria: cahiers de doléances

Una minoranza diabolica va sconvolgendo le basi della nostra civiltà ed antropologia di Ange de Clermont

imagesPer me che ormai mi avvicino agli ottant’anni non è tanto bella l’atmosfera che si respira a metà dicembre 2013 in area occidentale.. Guardo poco o quasi nulla la televisione, guardo i titoli dei giornali on line, capita di avvicinare giovani e anziani. I vecchi di presepe e di Natale poco parlano. Conta l’agnello e il porcetto, contano i dolci e altre specialità gastronomiche e non dico che non debbano contare, ma essendo imminente il Natale, dedicare qualche conversazione alla nascita di Gesù non farebbe male. Avvicino ragazze più  sovente per motivi di studio o di amicizia o di vicinanza familiare, ebbene, sapete chi è nato o meglio chi sono nati? Gli alieni che avrebbero regolato il corso delle ere geologiche e governerebbero il mondo, anzi starebbero per venire  per farci vedere non so che. Ma passino anche queste farlocche fantasie. La scoperta più esilarante dei nostri tempi è il nuovo corso sulla concezione del genere, (con beneficio d’inventario maschio o femmina), che sta influenzando il fondamenti del nostro diritto di matrice roamana,  che più che un fatto naturale sarebbe semplicemente  un fatto culturale, per meglio chiarire, uno nasce neutro, in seguito, a seconda delle tendenze potrà diventare maschio o diventare femmina o fornicare tra persone dello stesso sesso o, a suo piacimento, se proprio si vuole raggiungere il massimo della depravazione:  un maschio, possibilemte di nascosto, potrà fare l’amore con una femmina e viceversa. Per i figli, campa cavallo che l’erba cresce. La situazione economica non ce lo permette. Ci sono gli optional : prendi un utero in affitto, dopo aver comprato in apposita banca un pacco di spermatozoi e un certo numero di ovuli, oppure se c’è ancora qualcuno che fa figli te lo può regalare a pagamento. Già, ormai hanno abolito in alcune nazioni il padre e la madre: bastano genitore uno e genitore due, avanti  marsc!  Aberrazioni presenti nelle teste, penso mezzo bacate, di una minoranza, agguerrita, prepotente e arrogante. Altro che prima o seconda guerra mondiale, con queste guerre si stanno massacrando gli stessi fondamenti della storia e della civiltà e si va verso un imbarbarimento del mondo futuro. Giustamente Putin ha detto che ora è la Russia il baluardo della moralità umana, ma forse potrebbero dirlo i cinesi e gl’indiani e buona parte degli africani. Il mondo occidentale, a partire dall’Europa per planare sul Nord e sul Sud dell’America, si sta ubriacando di queste idee pazze e una minoranza folle e ricca, a volte stracciona, astuta e diabolica, vuol cambiare la natura e la storia e i fondamenti della stessa umanità. Il bello è che codesti mostri della natura pretendono il massimo rispetto della persona, a loro vantaggio, e nel frattempo sputano sulle nostre idee, le riducono in polvere e costoro diabolicamente camminano sulle nostre ceneri. Siamo arrivati a questo punto, ma questi serpentelli di genere uno e due, tre o quattro debbono stare attenti a non eccedere, perché la tolleranza della maggioranza potrebbe logorarsi e allora arriverebbero le intolleranze della maggioranza che comincia ad averne abbastanza di queste stramberie che man mano vogliono indirizzare il diritto, i rapporti sociali, la stessa antropologia umana. Certo siamo lontani dai roghi, ma non è detto che non possano tornare ad illuminare queste tenebre diaboliche. I popoli, specie la gente comune, pratica la pazienza di Giobbe, ma quando arriva a perderla, allora sono dolori. Ai pensatori gender diciamo, pensatela come volete, vivete come volete, accoppiatevi con chi volete, la flora e la fauna è infinita,ma smettete l’arroganza e la prepotenza, perché la nostra pazienza ha un limite. Gente come voi ce n’è sempre stata, ma con stili di vita urbani senza per forza assurgere a soloni di tutto. Io vi tollero a patto che non mi rompiate le parti molli dell’inguine.

Per concludere le prospettive per il Natale non sono certo quelle sperate: la Messa di mezzanotte, la visita al presepe e, per continuare la festa, tutti intorno ad un tavolo per intonare “Tu scendi dalle stelle”. Il Natale, se tutto va bene, ci permetterà di  vedere dei crapuloni che mangiano e bevono senza limiti, visto che per costoro il Natale è  il “ventre”. Che Iddio ci tenga lontani da simili visioni, altrimenti è davvero insopportabile vivere, anzi vivere è davvero un calvario. Per noi, ma per il gruppo a cui abbiamo accennato non c’è problema: una bella dolce morte, a pancia piena e ad idee storte.

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12 Dicembre 2013 - Categoria: discipline scientifiche

La fine del Carbone Sulcis di Paolo Amat di San Filippo

SulcisE’ ormai segnata la sorte dell’estrazione del Carbone Sulcis. La comunità Europea, dopo molti tentennamenti ha deciso che le sovvenzioni fino ad oggi concesse dal governo e/o dalla Regione Sarda sono da considerarsi aiuti di Stato ed in contrasto con le norme europee sulla concorrenza industriale. E’ ormai arcinoto che il Carbone Sulcis era stato utilizzato ben prima che nascesse il Regime Fascista, comunque Carbonia, la città del Carbone Sulcis, venne inaugurata il 28 Ottobre 1939 nell’ambito della politica autarchica conseguente alle sanzioni poste in essere dalla Società delle Nazioni, su pressione dell’Inghilterra per ritorsione alla occupazione italiana dell’Etiopia. L’ordine di servizio fu usare esclusivamente il carbone sardo. In verità il Regime, se da una parte propagandava il vantaggio dell’utilizzo del carbone Sulcis, in pratica preferiva utilizzare il carbone delle miniere dell’Arsa, in Dalmazia, perché più conveniente. Comunque l’estrazione del Carbone   Sulcis fu alquanto travagliata, le miniere passarono, nel corso di quasi un secolo, dall’ACAI alla Carbosarda, e infine alla Carbosulcis.

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12 Dicembre 2013 - Categoria: cultura

L’Odissea e la Sardegna nuragica di Massimo Pittau

 UlisseNell’antico mondo greco, già in epoca classica e dopo in quella postclassica, riguardo ai poemi omerici e soprattutto riguardo all’Odissea si determinò un movimento esegetico-culturale molto caratteristico: numerosi interpreti, commentatori, storici e geografi si diedero da fare per indicare la rotta esatta del viaggio fatto da Ulisse nel suo peregrinare da una terra all’altra del Mediterraneo e più precisamente per individuare le diverse tappe da lui fatte e cioè le terre da lui toccate. La motivazione di fondo di questa affannosa esegesi di carattere geografico stava nel fatto che – come tutti sappiamo – i due poemi omerici costituivano ormai i “libri” per eccellenza della etnia greca, la loro Bibbia nazionale, gli strumenti essenziali della paideia dei Greci e cioè della loro educazione e della loro cultura. Quelle identificazioni delle varie «tappe» del viaggio di Ulisse pertanto erano promosse dal desiderio di dare decoro e gloria alla propria patria locale, alla propria isola, alla propria città o regione, decoro e gloria che scaturivano appunto dall’essere stata essa raggiunta dall’eroe di Itaca.

Senonché la identificazione di quelle tappe non risultava affatto univoca, bensì variava da interprete a interprete, ovviamente in funzione ed a vantaggio delle rispettive patrie locali; col risultato finale che circa la identificazione di alcune tappe, perfino di quelle fondamentali, venivano indicate decine di differenti località…\1\ Il quale modo di procedere dei vari interpreti fu criticato e anche deriso dal grande filologo e geografo Eratostene di Cirene, con la seguente frase che ci viene tramandata da Strabone (I, 2, 15): «Si ritroverà dove Ulisse ha navigato, quando si troverà il pellaio che ha cucito l’otre dei venti» (evidentemente quello datogli da Eolo). Senonché questa critica e questa derisione di Eratostene non fu affatto recepita dagli interpreti successivi, nemmeno dallo stesso Strabone che ce l’ha tramandata; e molti ancora continuarono nelle loro identificazioni delle varie tappe del viaggio di Ulisse: nel mondo greco, fino al suo trapasso in quello bizantino, e anche nel mondo romano, dopo che Livio Andronico nel secolo III a.C. Aveva proceduto a tradurre in latino l’Odissea.

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10 Dicembre 2013 - Categoria: narrativa

Eu, San Tommaso e Padre B. di Maria Teresa Inzaina

imagesUna duminica comme tanti, di primmaera ghjà cuminciata illu calendariu ma ancora agrizza, sdorria. La sigunda di lu tempu di Pasca d’abbrili, comu si legghj illu fogliettu pa la Missa chi piddhu a l’ingressu di la ghjsgitta; primma era pocu più d’ una stanzia consacrata , ma di recenti è stata smannata e acconcia, grazie a l’ agghjutu di li tanti fideli di chistu rioni di periferia undi, più di vint’anni anni oramai, hani abbaltu una sedi di citài li missionari di la “ Madonna del Soccorso ”. La ghjesgia appalteni a iddhi, e faci palti di l’edifiziu undi stani . Ci capitigghja spissu d’andà a la missa chì, palchì sò comodi l’orari, è accultu a casa e v’ha un’ atmosfera guasi intima e di familia. Semu inn ‘ anticipu e vi so ancora posti libbari: ni puntemu dui accultu , in qualta fila, poi di pochi passi illu strintu di lu corridoiu centrali. Li soliti facci, chissi fittiani a la missa di la duminica sera; li fideli più assidui, umbé in coppia, ciòani e mancu cioani, si piddhani guasi sempri li matessi pusatogghj, fatti di catrei affiancati. La vicchjtta chi sta accultu, ghjratu proppriu lu biccu, è sempri illa primma fila, a lu latu destru, di fronti a lu bassurilievu doratu, un soli chi spagli li so’ rai illu muru e chjudi, addaretu a lu riquadru d’ unu sportellinu, lu sigretu di lu Tabernaculu. Alti si sciuarigghjani lu latu a manca, sutt’a la statua d’una Madonnina amurosa e sorridenti, igniru a lu capu una curona di stelli accesi, chi pari pugliendi in donu lu so’ fiddholu criatura. Ha sempri, a li pédi o a fiancu, vasetti cun tanti fiori chi palt’e più, specialmenti illa beddha stasgioni, venini da li cultili e da li cialdini di li casi accultu, dati di bon cori, e finz’e vettia, guasi a sfida di paru pa ca li polta più beddhi, da femini c’agghjutani a tiné la ghjsgitta sempri frunita e luccica. Solu inn’ occasioni solenni l’ addobbi sò più pumposi e ricchi, isciuti da mani abbili di fiurai chi sàni cumpunì cun frondi e fiori almunii dilicati, folmi di culori e profumi tantu beddhi cantu di poca dura; troppu custosi a cumparà pa li missionari ch’ accapìtani cun pazenzia da lu bon cori di la ghjenti dugna centesimu di mandà inn’agghjutu a ca , in tanti lochi sminticati di lu mundu, è apprittatu da lu bisognu. Ma chici arreani offèlti cun cioia par un ringraziamentu o una festa, oppuru abbati di lagrimi poi d’ adduluriti funerali cun tanti curòni, cuscini, mazzuli scalmintosi chi saria un piccatu lassàlli tutti a cannuccassi in tarra illu campusantu; cussì, comu si fussia una prichéra in più pa l’anima chi s’è dispiduta, mani friziunosi e devoti n’arrecani ancora a chista ghjsgitta, pa la Madonnina e pa l’altari: e dunca la ghiesgia non è mai sfrunita e no si spreccani dinà.

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9 Dicembre 2013 - Categoria: eventi culturali, eventi straordinari

“Primma ciurrata internaziunali di la linga gadduresa Lu Palau 7.12.2013” di Mauro Maxia

GalloCaro Angelino,  il convegno è andato benissimo. L’unico rammarico è costituito dal fatto che sarebbe stato bello se i lavori fossero durati per l’intera giornata ma, purtroppo, in questo periodo invernale la Sardegna e la Corsica sono collegati soltanto da un corsa di traghetto ed è stato necessario concentrare le relazioni al mattino.  I lavori, che si sono tenuti nella sala consiliare del comune, sono stati seguiti da un pubblico attento che ha gremito la sala e che con la sua numerosa presenza (circa 150 persone) ha decretato il pieno successo dell’iniziativa, superando perfino le attese degli organizzatori. L’organizzazione è stata curata dal comune di Palau nella persona dell’assessore alla cultura, Ferdinando Abeltino, in collaborazione col dott. Mario Scampuddu, vicepresidente dell’Accademia di la Linga Gadduresa. L’andamento della mattinata ha seguito esattamente il programma previsto dalla locandina che hai pubblicato sul tuo sito. Si è trattato realmente di un appuntamento dal sapore internazione nonostante l’oggetto fosse rappresentato da un idioma minoritario come il gallurese. Il solo Pittau ha parlato in italiano, io e Comiti abbiamo svolto le nostre relazioni in gallurese mentre Chiorboli ha relazionato in còrso. Alla fine vi è stato un dibattito, pure in gallurese, animato da diversi cultori e appassionati che hanno suggerito dei filoni di studio per le prossime edizioni della manifestazione. Al convegno, che è stato presieduto dal sindaco di Palau, Francesco Pala, hanno presenziato anche numerose autorità della Gallura.

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9 Dicembre 2013 - Categoria: versos in limba

Tradizione e Modernità “contrasto” in ottave a Benetutti tra Stefano Demelas e Maria Sale, artisti di Chiaramonti (7 dicembre 2013)

“Ciao Angelino, mi permetto di inviarti, per eventuale pubblicazione nel tuo sito, il file che contiene 20 ottave (10 mie e 10 di Stefano Demelas) con le quali abbiamo partecipato al concorso “OTAVAS CURRENDE” organizzato dalla Pro Loco di Benetutti e dove siamo stati premiati con una menzione d’onore (la cerimonia di premiazione si è svolta oggi 7 Dicembre 2013).

Si tratta di un concorso originale, rispetto ai tanti altri che vengono organizzati da più parti, in quanto impone  il tema e lo sviluppo simile alle gare in palco con ottave “botta-risposta”.

Piccolo riconoscimento per noi,  ma grande tassello per la salvaguardia di questa tradizione ormai in declino.

I temi imposti quest’anno erano  “MODERNIDADE – TRADITZIONE”, io ho sviluppato il tema MODERNIDADE  e Stefano Demelas  il tema TRADITZIONE .

Sperando di meritare la sufficienza anche fra i lettori del tuo sito ti ringrazio.Maria

 Ricevo e pubblico volentieri questo “contrasto” in ottave tra due poeti di Chiaramonti (A.T.)

1 MODERNIDADE (Maria Sale))

SaleAter’invitu amus in cunsigna
paris cun temas d’alas diferentes.
Una sos usos at totu presentes
s’atera contat sa novell’insigna.
Si tue cantas usos de Sardigna
deo mi ch’ando cun modernas zentes.
Sas chi tot’ora sun’in movimentu
fatende pròas de mezoramentu.

 

2. TRADITZIONE  ( Stefano Demelas)

demelastefanoTotu sos temas sun bellos cuntzetos,
chi dan valor’a s’arrejonamentu.
Est parte manna e nde so cuntentu,
a faeddare de tantos segretos,
ch’at sa Sardigna in totu sos tretos,
faghimus ben’a mantenner s’ammentu.
Cun piaghere sigo sas istigas,
meritu dend’a sas cosas antigas.

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8 Dicembre 2013 - Categoria: memoria e storia, storia

A cent’anni dalla morte del cattolico conciliatorista gavoino Salvatore Daddi (1862-1913) di Angelino Tedde

GavoiRiportiamo il testo di una conferenza su Daddi svoltasi a Sassari nel 1998. Quest’anno che ormai è al tramonto cade il centenaraio della morte di questo illustre cattolico gavoino. Peccato che finora non mi risultino manifestazione su quest’uomo politico sardo, morto a Sassari e seppellito nel cimitero monumentale in una tomba di granito oscuro. Come oscura viene tenuta la sua storia di combattente per le idee cattoliche, morto prematuramente. Benemerito anche del suo paese Gavoi (Nuoro) per i beni culturali e per l’educazione dell’infanzia. A pié pagina i links di riferimento del librp su accademia sarda. (La redazione)

Nel 1913, a soli 51 anno, per una caduta da cavallo, moriva prematuramente il noto giornalista cattolico gavoese, Salvatore Daddi, notaio in Sassari, già consigliere comunale, assessore e sindaco di Gavoi, esponente di quella borghesia industriosa e potremmo dire industriale e illuminata del Nuorese e classe dirigente dell’epoca giolittiana. Sesto di undici figli di Pietro Antioco e di Maria Domenica Daddi, che nel grosso borgo di oltre 4000 abitanti, insieme ai Mureddu, Maoddi, Lavra, Marchi e Costeri, chiamati “vassallos”, si contendevano gli affari e le cariche pubbliche.

I Daddi avevano intrapreso, felicemente, la via del commercio comune a molti loro concittadini, possedevano inoltre alcuni mulini idraulici e alcune gualchiere. Il ricordo popolare della famiglia è legato soprattutto alla loro casa, sicuramente una delle più caratteristiche del paese: costruita su tre piani, con oblò e mansarda e intonacata all’esterno. Si affacciava su tre vie e dalla parte della via principale si trovava un grosso arco in granito che conduceva all’interno della casa attraverso un lungo selciato.

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