23 Marzo 2015 - Categoria: eventi straordinari

Chi raccoglie i dolori del mondo! di Ange de Clermont

images-14Il nostro immaginario è di cicli: ciclo della vita, ciclo del tempo, ciclo agrario, ciclo liturgico, ciclo dell’anno civile.
Nel corso di questi cicli memorie di umane tragedie se ne ricordano a centinaia: aerei superbi che s’inabissano nei mari, transatlantici giganteschi che affondano, treni a velocità sostenuta ch deragliano, autotreni che seminano stragi nelle autostrade. Fin qui incidenti dovuti a errori umani o a guasti meccanici. Centinaia di morti, di pianti e di lutti. Non parliamo delle numerose guerre che agitano le popolazioni specie dell’Africa con violenze sui bambini, sulle donne sugli anziani. Migliaia di morti. Morti anche nei momenti del divertimento più innocente come lo sciare, il nuotare, il deltaplanare, i lanciarsi dagli aerei.
Che dire poi delle morti da inquinamento atmosferico
o da materiali inquinanti?
Quando una cinquantina d’anni fa eravamo qualche miliardo sul nostro pur affascinante globo le morti erano inferiori, ma adesso che siamo circa sette miliardi le morti non si contano più. Ora madame morte non si stanca mai e ogni giorno svolge la sua attività nei modi più impensabili. Sembra pagata a cottimo, più morti fa e più incassa.
Che cosa incassa? Polvere e ombra.
Le lacrime degli uomini se dovessero essere convogliate in un solo alveo costituirebbero il fiume più grande del mondo e se i loro singhiozzi fossero convogliati nelle onde herziane oppure nel sistema binario digitale darebbero luogo a lamenti funebri infiniti.
Perché tutta questa umana tragedia? Chi raccoglie il fiume di dolore, di lacrime? Sono forse inutili? Hanno senso?
Non avrebbero senso se un giorno sul Monte Calvario un uomo-Dio, infinito in tutte le dimensioni, non avesse accolto su di sé l’umano patire da Abele in poi. I fiumi dell’umano soffrire si riversarono e tuttora si riversano su lui, appeso alla croce, dopo essere stato colpito per ben 5840 volte, secondo Brigida di Svezia ed aver versato secondo la stessa santa ben 30 mila gocce di sangue. Dalla cattura sul Monte degli Ulivi alla crudelissima crocifissione senza contare la fuga e la permanenza in Egitto, il cauto ritorno in un villaggio che certamente aveva sempre da dire sulla sua dubbia nascita dal Giuseppe, sulla intemeratezza della madre Maria, sulla vita grama, grazie a tutti coloro che una volta ordinata e ricevuta la prestazione d’opera si dimenticavano di pagare. Trent’anni di vita sobria e onesta, trent’anni di sorrisi e di accoglienza, ma agli inizi del trentunesimo anno il rischio della rupe da cui i suoi stessi compaesano volevano gettarlo. Si proclamò figlio di Dio e non vollero credergli come del resto oggi moltissimi non vogliono accoglierlo. Per credergli, forse, dovranno aspettare il giudizio universale dipinto da Michelangelo. Sarà troppo tardi?
Leggendo il Vangelo vado considerando questo evento che ha cambiato il mondo, quest’uomo-Dio al quale va ad associarsi tutta intera la nostra umana tragedia, quella che tutti ci riscatta per restituirci i doni che,ricevuti, abbiamo gettato nel fango con un atto di superbia, sospinti dall’angelo della luce che è diventato così operando l’angelo delle tenebre, che con le sue ali immense di orrido pipistrello si rallegra degl’immani dolori della stirpe umana, destinata al Cielo da cui lui è stato cacciato per sempre, per macerarsi per l’eternità in un oceano di odio verso il Creatore.

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16 Marzo 2015 - Categoria: assistenza, beneficenza, istituzioni educative

Statuti di istituzioni varie e “memoria del Rifugio a cura di Angelino Tedde

imagesAppendce documentarie del libro

Angelino Tedde, Protagoniste cattoliche di azione sociale in Sardegna tra Otto e Novecento, Il Torchietto, Sassari

Per meglio capire lo spirito che animava i promotori degli asili infantili e degli istituti educativi a Sassari e provincia ci è parso utile offrire la lettura degli statuti anche perchè in queste norme sono menzionati chiaramente i promotori, i fini e i beneficiari di queste strutture per l’infanzia.

Presso l’archivio storico comunale di Alghero sono stati rintracciati gli statuti dell’asilo infantile del 1870, quello del laboratorio Sonnino del 1874, lo statuto della locale Congregazione di Carità del 1875, nell’archivio storico dell’asilo infantile di Ozieri, invece, lo statuto della “Sezione di orfanelle” dello stesso asilo, presso l’archivio del Rifugio la “memoria storica del “Rifugio Gesù Bambino” di Sassari, stilata da una segretaria dello stesso Rifugio e successivamente da alcune Superiore delle Figlie della Carità che sulla scia della memoria delle suore anziane ne hanno tracciato annalisticamente le vicende più importanti.

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13 Marzo 2015 - Categoria: beneficenza

Domenica 15 Marzo a Chiaramonti presso i giardini pubblici

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28 Febbraio 2015 - Categoria: memoria e storia

Gigina Campus, una donna imponente e burbera, ma dal cuore d’oro di madre e di credente di Ange de Clermont

unnamedDa tempo mi sono proposto di tracciare dei profili di donne  comuni di paese che vissute nel silenzio del lavoro di casa o di esercizi commerciali e che se ne sono andate ugualmente in silenzio, ma la cui mancanza si avverte, perché quando nei nostri modesti rioni qualcuno se ne va, s’inaridiscono le relazioni, si accorciano i discorsi e il silenzio prevale. Da questo rione negli ultimi anni se ne sono andate Marianna Soma, i coniugi Piriottu,Mauro Savioli, i coniugi Giuliano ed Enedina Truddaiu, Mario Piras, Giovanna Patatu e Massimo e Giulio Schintu e numerosi altri. Tutte persone comuni, ma non comuni negli affetti e nella simpatia dei familiari e del vicinato.

GiginaEsattamente due anni fa è scomparsa Gigina (all’anagrafe Giorgina) Campus. Chi non poteva notarla per la sua imponenza e la sua sobrietà nel parlare? Spesso si sedeva a sferruzzare nel gradino di casa sua accanto ai suoi fiori. Chi non poteva notarla nella varietà e ricchezza di fiori che curava nella vicina chiesa di San Giovanni? Chi non poteva notarla nella sua assidua frequenza alla messa domenicale, al Rosario presso la Vergine di Lourdes piazzata nella curva per Martis? E  chi non poteva notarla scendere silenziosa in questa strada dalla pendenza faticosa per visitare la stessa Vergine? Non parlava molto Gigina ed era molto ritirata da che i mali avevano colpito la sua casa. Prima il marito e poi il figlio prediletto di cui si prendeva amorosa cura. Non trascurava però anche il figlio Gianpaolo, sostegno sicuro della famiglia. Il vicinato le attribuiva, data la sua imponenza, una lunga vita, ma il suo cuore aveva dato segni di stanchezza. Del resto Gigina non h condotto certo una vita quieta, ma si è data sempre da fare per il sostentamento della famiglia. Per anni si è dedicata al commercio accanto al marito e per anni ha poi gestito una mescita pubblica, luogo dove si esercita la pazienza in massimo grado non dimenticandosi di accudire .anche alla famiglia.

Gigina era nata nata a Fonni nel 1938 dal padre chiaramontese, che era brigadiere di  quelle stazione dell’Arma benemerita e da madre bonorvese. La famiglia successivamente si era spostata alla stazione di Bonarcado, dove era nata u’altra figlia, Lina. Andato in pensione il padre non visse molto, lasciando la moglie in attesa dell’ultima figlia, Giovanna.
Con la vedovanza della madre, essendo la più grandicella, dovette diventarne il braccio destro  nell’educazione e crescita delle due sorelline. Tutte queste occupazioni non le impedirono di frequentare le scuole elementari e dalle 16 alle 20 l’educandato delle suore che gestivano l’asilo sia per la formazione cristiana sia per l’apprendimento delle arti femminili quali il disegno, il cucito, il ricamo, la maglia,il lavoro all’ dell’uncinetto. Più in là frequentò per tre anni la ricamatrice Maria Teresa Satta, perfezionando l’arte del ricamo.
Nel 1964 si sposò col giovane Domenico Budroni, gestore di un esercizio commerciale di Frutta e Verdura al centro del paese.
L’anno successivo nacque il figlio primogenito Gianpaolo, mentre il secondo figlio Davide venne alla luce nel 1968.

Le aumentate esigenze familiari spinstro i coniugi all’acquisto di un bar, svolgendo con perizia e abilità uno delle più delicate e difficili gestioni sul mercato a contatto con un pubblico variegato.
Giunta l’età pensionabile si ritirò in casa affrontando sia le difficoltà della fragile salute del coniuge sia quella successiva  del figlio minore.

Di lei nel vicinato ricordano il buon cuore, la cura della vicina Chiesa di San Giovanni, la grande devozione alla Vergine di Lourdes. Raramente mancava alla S. Messa domenicale, per il resto visse presa dagl’impegni familiari, e quasi nascostamente, dalle sofferenze fisiche e morali  che le causavano i disturbi al cuore e le preoccupazioni familiari.

Nel 2013, dopo un breve ricovero in ospedale, resa la sua anima di cristiana devota al Signore, lasciando nell’angoscia i figli e il marito che vivono nel ricordo di una madre esemplare e affettuosa. Il vicinato avverte la sua mancanza e la piazzetta sembra più deserta da quando prematuramente, ad appena 75 anni,  ci ha lasciato Gigina.
Le doni il Signore la beatitudine eterna!

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26 Febbraio 2015 - Categoria: lingua/limba, narrativa, recensioni

Romanzu de Jordi Buch Oliver, Ghjacumu Thiers e Antoni Arca, traduidu in sardu dae Antoni Buluggiu a cura de Mauru Maxia

Tilda de Reni, atora

Mauro Maxia

Mauro Maxia

Romanzu de Jordi Buch Oliver, Ghjacumu Thiers e Antoni Arca, traduidu in sardu
dae Antoni Buluggiu.
Editziones NOR, Ilartzi, 2014, pp. 170, € 10,00 e-book € 2,49.
1. Como pagas dies in Tàttari s’est presentadu su romanzu Tilda de Reni atora.
Un’òpera chi est guasi una novidade ca essit foras dae sos ischemas, sende iscritta a tres manos dae tres autores de natzionalidades differentes. Làstima a non b’esser pòttidu andare sende arressu in domo. Finas ca nd’aiamus faeddadu
cun Antoni Arca carchi mese faghet cando, sempre in Tàttari, isse fit bènnidu a sa presentada de unu romanzu meu chi paris cun cussu in chistione, sun sos primos duos de sa collana “Isteddos” de custa domo editora noa fundada dae Frantziscu Cheratzu, su matessi editore de Condaghes. E finas ca custa presentada fit, in su matessi tempus, un’ammentu de Antoni Buluggiu, un’amigu chi connoschia dae guasi baranta annos, cando issu fit segretariu de su Partidu Sardu e deo ebbia bi tenia carchi responsabilidade in cussu partidu. De Antoni Buluggiu appo postu un’ammentu, curtzu ma sintzeru, sa die ettottu chi aia ischidu chi si nde fit andadu (http://maxia-mail.doomby.com/pagine/interventi- interventos.html).

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26 Febbraio 2015 - Categoria: cristianesimo

Santa Brigida di Svezia e le Brigidine

www.brigidine.org/

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23 Febbraio 2015 - Categoria: cahiers de doléances

Il nuovo mondo e il vecchio che si attarda di Ange de Clermont

imgresDa tempo conoscenti, amici e parenti non fanno che dir male dell’università in generale (oggi è di moda mormorare sulle istituzioni) ed è sufficiente che essi abbiano letto tre o quattro libri, spesso scritti da statunitensi alla ricerca di money che intendono ricostruire le scienze del mondo universitario. In parole povere si sostiene che gli studiosi hanno bloccato la scienza dimostrando che come minimo sono presuntuosi perché non hanno la minima idea della letteratura di ogni disciplina universitaria, delle continue scoperte che si fanno, almeno quelle mediche, chimiche, atomiche, subatomiche, non parliamo di quelle umanistiche che sono spesso invisibili ai più al punto che spesso certi termini che hanno un significato finiscono per averne un altro come ad esempio “acculturato” che significa culturalmente colonoizzato, ma che viene usato per dire che uno ha un minimo di cultura che ha un altro significato.

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21 Febbraio 2015 - Categoria: versi in gallurese, versi in italiano

“Drommi abali” “Dormi adesso” di Maria Teresa Inzaina

Drommi abali…

Lu caniDrommi  abali
illa  tarra calpita di stiu:
pochi monti assintati
a signali di te
naracheddhu
illa sicca lascùra
ingrughita sgrivita
cu li tuppi di mucchju
ghjà di fiori sfruniti
e la bureddha albina
a punti d’oru sitìti.
Igniru  licci  tolti
li cupp’ infitt’ umbrosi
illi  so’  frondi  accoddhjni
lu  ‘entu  chi alluttu da l’alturi
frusciulinu canniulendi ni fala
o bulbutti saliti n’arreca
di  lu mari a chiddh’ala.
E  una mùita  frimenti
lu  filumestu  canta
d’un cani chi pussenti
cu lu ‘entu currìa
pa li  sterrit’abbalt’ a marranìa
bivu lu murru di lintori ‘nfusu
impissimi li sensi l’aria  nuschendi
la préda a sirià. A la miccata
prontu di la passon’amica
fianc’a fiancu  sighita
un carignu  la paca bramita.
Com’un omu a  vicchjésa
chissu  briu  t’ha lassatu
l’occhj spinti  fissuri ‘ncilati
vidian’ umbri di tani sbuitati.
Ma  illi to’ sonni stracchi
risettu  da li peni
un ghjummeddhu d’aleni
sempri più culti e leni
fors’ ancora ghjannendi currìi
cu l’antica balìa prédi di fantasia
e frond’ alzat’a celi  da buffuli di ‘entu
in mulineddhi solu pal te d’abbentu.

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