Categoria : storia

“La schiava di Sent Luri tra storia e leggenda. La bella di Sanluri, l’ultima amante di Martino il Giovane” di Rosanna Pisanu

La leggenda tramanda che Martino I di Sicilia si fosse perdutamente invaghito di una bellissima ragazza del borgo fortificato di Sanluri e che lei, per vendicare il massacro degli abitanti e dei soldati arborensi, lo ridusse, con ripetuti ed estenuanti amplessi, allo stremo delle forze e alla morte, avvenuta a Cagliari il 25 luglio 1409, a trentacinque anni d’età.
Così diversi storici raccontano l’evento:
ALBERTO BOSCOLO: “In Miscellanea in onore di Roberto Cessi” – V.I
A. Boscolo, in un recente volume dedicato all’“Impresa” di Martino il Giovane in Sardegna (Cardarella – Imprese di Martino I), rifacendosi a un documento inedito, reperito nell’Archivio di Stato di Palermo, sottolineava l’esistenza, nell’ombra, di una terza ed ultima concubina del giovane re, da lui posseduta in Sardegna poco dopo la vittoria e causa forse della sua morte.
Il Cardarella riportava così sul piano della storia una vecchia tradizione, conosciuta in Sardegna con il nome della < Leggenda della bella di Sanluri> tramandata dall’APARTIL e, tacitamente, dall’opera del VALLA su Ferdinando I, attraverso la quale, accanto ad Agatuccia Pesci e a Tarsia Rizzari, le due concubine siciliane amate dal sovrano, figurava una giovane sarda dal nome sconosciuto, detta appunto la “BELLA di SANLURI”, per troppo amore della quale il re Martino di Sicilia, già estenuato dalle fatiche della guerra e già malato, sarebbe morto il 25 luglio del 1409.
La tradizione, che racconta come alcuni cavalieri del seguito, < creyendo que habia convalecido>, portarono al giovane re < por compiacerle una doncella sarda de Sant Luri que era hermosissima, y siendo muy rendidi a aquel vicio le acabò la vida>, trovò credito, anche perché i cronisti aragonesi e il VALLA erano discordi.
Mentre gli uni raccontavano, infatti, che la morte del sovrano era stata causata unicamente dalla malaria, la < Fiebre pestilencial> che dominava allora in Sardegna, l’altro sottolineava che le cause non dovevano essere qui ricercate.
Il CARDARELLA sottolineava intanto che dal documento siciliano, già menzionato, risultava che nel febbraio del 1410 Martino il Vecchio, re d’Aragona, padre di Martino il Giovane, ricompensando il Protomedico del Regno di Sicilia RUGGERO CAMMA dell’aiuto prestato in Sardegna al figlio e delle cure come medico durante la malattia, aggiungeva che dal tenore del documento, poteva anche capirsi che il giovane re, uscito dal Castello di Cagliari, non per una partita d i caccia, né per un fatto d’armi, ma per recarsi nascostamente a trovare una donna, doveva essere caduto in un’imboscata dei Sardi, sopraffatto e ferito mortalmente, <donde la tradizione di essere stata una giovane sarda a stroncare con il richiamo d’amore la giovinezza e la potenza del re di Sicilia> (CALDARELLA).
Ritornava così in una posizione di rilievo la <Bella di Sanluri> ma ancora una volta nascosta nell’ombra. Alcuni documenti aragonesi, da poco reperiti e altri già conosciuti, ci permettono ora di chiarire meglio la figura di questa sconosciuta e misteriosa concubina di Martino il Giovane.
<Nel settembre del 1409 Martino il Vecchio indirizzava una lettera a un mercante di Barcellona, GERARDO De DONI, il quale si era recato in Sardegna al seguito di Martino il Giovane, vi era rimasto dopo la morte del re e vi aveva fatto la sua fortuna […]. A quest’uomo, che era stato per lungo tempo accanto al figlio, del quale conosceva le abitudini e i segreti, Martino il Vecchio indirizzava dunque una lettera, nella quale lo pregava di dare per conto della corona, cinquecento fiorini d’oro d’Aragona, che gli sarebbero stati trasmessi a una donna che il mercante ben conosceva e che risiedeva in Alghero, roccaforte catalana. Il 21 novembre di quello stesso anno Gerardo De Doni rispose al sovrano che pur essendosi occupato delle due donne, esse vivevano ad Alghero in indigenza, in quanto la somma da lui stabilita non fu mai recapitata e riferiva incerta la notizia di un’eventuale nascita>.
Di questa ragazza, definita, nei documenti catalo-aragonesi, hermosissima, non si sono più avute altre notizie posteriori al 1410. Qualche studioso ritiene che, dopo la morte di Martino, la fanciulla e la madre, da Cagliari, fossero state condotte ad Alghero e poi in Spagna, e mai si è potuto accertare se avesse dato alla luce un figlio.
Altri storici dell’epoca:
MEMORIES de L’ACADEMIA MALLORQUINA D’ESTUDIS GENEALOGICS
“En la campaña de Cerdeña de 1409 Martín el Joven obtuvo la victoria de Sanluri.
El joven rey pasó el verano reposando en el castillo de Cáller, preparando la próxima campaña y premiando a los que habían contribuido al primer éxito.Entre ellos estaba Eixemeno que era propuesto para un obispado de ~ra~ón~j. Pero el rey siciliano muere en los calores de Cáller. Eixemeno es entonces comisionado por el rey Martín para disponer los funerales del hijo y arreglar un asunto delicado: “la bella” de ~anluri~~, una prisionera de guerra de esta ciudad ofrecida al rey por algunos de sus caballeros y que había conocido poco antes de morir de malaria, o víctima de su sensualidad según leyenda. En la corte de Martín el Viejo se sospechaba que aquella dona de I’Alguer podía haber quedado embarazada. Eixemeno tuvo el encargo dotar a la algueresa con quinientos florines para su casamiento si no había tal embarazo o ingreso en convento en el caso de que efectivamente pariera. bisbat de Carharzia en favor del religios e arizat nostre rizestre Johan Exirizeniz, vostre confessor, e n.entenanz encarregar Erz Jacrlze Pastor avisanr vos de aro, vos pregarn que en,favor de altre persona posat que.n fossets s~lplicacia, rzo escrivars, rizas que us conforrlzets a nostre voler erz aro, axi corlz devets raoriablernent.”
PERE TOMIC nella sua Chronica:
“Lo pres febre pestilencial de la qual morì lo jorn de Sant Jaume qui es a XXV de ulio” così scrive Martì d’Alparil nella sua Chronica Actitatorum alla pag. 193: fuit infectus aere pessimuo Sardiniae, et cum crediderium quod convaluiesset cum vicio luxurie captus esset ut complacerent duxerunt sibi quandam ( donnicellam sardam de Sant Luri ) hermosissima speciosissimanm valdecum qua tamtum solacium recepit quod ad interitum finale ipsum duxit.”
MARTI’ D’APARTIL (1380-1441) nella sua Chronica Actitatorum…
“[…] Et cum crediderium quod convaluiesset cum vicio luxurie captus esset ut complacerent duxerunt sibi quandam (donnicellam sardam de Sant Luri) hermosissima speciosissimam valdecum qua tamtum solacium recepit quod ad interitum finale ipsum duxit.”
[…] Al Re Martino il Giovane (di cui era ambasciatore), già infettato dalla mala aria della Sardegna, ritenendo che fosse guarito, e conoscendo la sua attitudine alla lussuria, gli condussero una “donnicellam Sarda de Santa Luria”, con la quale ebbe tanto sollazzo fino a giungere alla morte.)
ZURITA JERONIMO (1512-1580) Cronistas de la Corona de Aragón in “Anales de la Corona de Aragón (1610)”: La “bella di Sanluri”, era stata più […] di Agatuccia Pesci e Tarsia Rizzari, le due concubine siciliane del giovane sovrano, perché con ripetuti e sfibranti amplessi, aveva sfinito il focoso Martino.”
GIUSEPPE MANNO (1786-1868), in Storia di Sardegna, vol. III: “Il giovanetto principe con le virtù degli eroi avea eziandio alcune delle ordinarie loro fiacchezze. Le di lui passioni erano talmente smodate che famose erano diventate in Sicilia le sue dissolutezze. E più famose restar doveano in Sardegna; poiché non era pienamente riscosso da una infermità sopportata nel suo ritorno a Cagliari, una donzella del luogo debellato di Sanluri, di forme leggiadrissime, tanto perdutamente in lei si invaghì, che egli trovò nell’abuso il termine dei piaceri. Morì pertanto re Martino lacrimato dai suoi siciliani, non da meno dai catalani e dai sardi (regnicoli) »
PASQUALE TOLA, ma anche molti altri studiosi catalani, la descrissero come “La nuova Giuditta del popolo sardo”.
FRANCESCO CESARE CASULA in “Breve storia di Sardegna”“Nell’euforia della vittoria, nel palazzo regio della capitale, Martino il Giovane s’intrattenne con una bella prigioniera sanlurese di cui non si conosce il nome, indebolendosi a tal punto da non opporre, poi, alcuna resistenza alle perniciose febbri malariche della terzana maligna che avevano preso a scuoterlo di li a poco. Morì nel giro di dieci giorni, il 25 luglio, e fu seppellito nel transetto sinistro del Duomo di Cagliari, rifatto nel Seicento come si può vedere ancora oggi.”
[…] “Egli fu l’ultimo infante del casato dei conti di Barcellona, con lui si estinse la catalanità dei re d’Aragona e meno di un secolo dopo la corona aragonese diventava un’entità subordinata della corona di Spagna.”
LEONARDO CUBELLO in “Dizionario Biografico” – Treccani:
“Frattanto Martino il Giovane, in seguito ad un violento attacco di malaria, moriva, dopo una brevissima degenza, in Cagliari il 25 luglio 1409; con lui tramontava per la Sicilia «la speranza di essere governata da una propria dinastia»” (Pispisa).
BERNARDO DE CENTELLES in “Dizionario Biografico” – Treccani:
“Il 31 maggio 1410 Martino morì improvvisamente, senza eredi diretti, lasciando il paese disorientato e sconvolto dalla lotta per la successione subito apertasi tra i cinque aspiranti al trono d’Aragona, tutti parenti stretti del sovrano morto e tutti con largo seguito nel paese.”
Martino il Giovane, morendo, lasciò un testamento in cui ricordava i due figli illegittimi con le rispettive madri e la moglie, Bianca (filium nostrum don Fredericum natum ex Tarsie muliere Blanca consors nostra filiam nostrum naturalem Violanti Agatuciam matrem dicte Violantis).
MARIA TERESA FERRER I MALLOL
Le fonti catalane, di solito abbondanti e ricche di dettagli, vengono meno negli ultimi tempi del regno di Martino l’Umano. II colpo terribile rappresentato per il monarca dalla morte del suo unico fíglio e erede, il re Martino di Sicilia, si tradusse in una minore produzione documentaria, soprattutto per quanto riguarda la corrispondenza che egli teneva con i propri familiari, con i nobili, con gli ecclesiastici e con i rappresentanti delle città, dove egli era solito raccontare quanto avveniva ed su qüestioni di varia natura. Con la morte del sovrano d’Aragona, avvenuta nel maggio del 1410, si interrompe poi la serie dei registri prodotti dalla sua cancelleria, ed anche per Tintero periodo di interregno – sino all’ascesa al potere di Ferdinando d’Antequera, nel 1412 – non furono purtroppo compilati i registri di cancellería, basilare fonte di informazione per gli storici. Tutto ció, per di piú, coincide con un periodo – compreso fra il 1409 ed il 1433 – in cui gli atti delle riunioni del Consiglio dei Cento o delle commissioni ristrette del municipio barcellonese, copiate nel Libro del Consiglio, si conservano in modo frammentario.
Foto
Una foto inedita del Castello di Sanluri del 1 gennaio 1885, proveniente da “Catalèg en lìnia de l’Arxiu Municipal de Barcelona” erroneamente registrata come “Castell de Vilasor”. La foto è stata gentilmente condivisa nel nostro gruppo da Joan Armangué Herrero
Dipinto di Mauro Ferreri: “La schiava di San Luri” olio su tela
Giovanni Marghinotti: “La Battaglia di Sanluri”
Contributor: Album / Alamy Stock Photo de Catalunya. Batalla de Sanluri entre el ejército sardo y la corona de Aragón, en la isla de Cerdeña, año 1409. Cromo editado en 1905

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