Categoria : storia

I. Promemoria sulla politica culturale spagnola in Sardegna (1543-1630): la nascita della classe studentesca sarda a cura di Angelino Tedde

In seguito alle richieste degli Stamenti nel 1543 e al lascito di Alessio Fontana (1558) i gesuiti aragonesi nel 1562 istituirono le prime tre classi del trivio e su richiesta della Repubblica e Città di Sassari istituirono anche una classe di abecedarios, per l’insegnamento del leggere dello scrivere e di far di conto per accedere successivamente al trivio. In genere a questa preparazione le famiglie provvedevano privatamente o il comune per mezzo di un maestro stipendiato. Il collegio di Sassari si stabilì dopo i primi anni nella Casa Montagnans (sulla cui area di sedime, in piazza Santa Caterina il Comune di Sassari, dopo l’abbattimento della Casa negli anni ’50, ha costruito il palazzo dell’anagrafe).

L’inaugurazione delle scuole avvenne nel 1562 in cattedrale con cerimonia solenne religiosa e civile alla presenza delle più alte autorità. Successivamente anche il Municipio di Cagliari volle un collegio, concedendo i locali e sussidi, ma richiedendo gl’insegnanti gesuiti. La stessa richiesta fu avanzata anche da Iglesias, con le stesse modalità di Cagliari e così anche quella città regia nel 1581 ebbe il suo collegio. Seguì con lo stesso metodo Alghero che nel 1588 ebbe i professori gesuiti per il suo collegio. I collegi si svilupparono con andamenti altalenanti come avviene in tutti i luoghi di formazione e grazie, alla politica culturale degli Spagnoli e delle classi dirigenti delle varie città nel 1630 la Sardegna, popolata da 60 mila famiglie (fuochi fiscali), ebbe i 4 polmoni di formazione gesuitici come avveniva in Europa e nelle Indie con ben 2500 scolari. Nei fatti era nata la classe degli studenti sardi.

La lingua veicolare usata avrebbe dovuto essere il sardo, secondo gli orientamenti della Ratio atque institutio studiorum Societatis Jesu, ma le classi dirigenti cittadine vollero l’uso del casigliano per offrire ampie possibilità di carriera laica ed ecclesiastica ai futuri graduati universitari nel vasto Impero spagnolo che comprendeva gran parte dell’Europa e delle Indie. Da ciò la perdita dell’opportunità che il sardo divenisse la lingua veicolare a scuola anche se bisogna dire che il sardo continuò ad essere usato nelle delibere cittadine della Città di Sacer e negli atti notarili ed ecclesiastici oltre ad essere parlato accanto al corso da una buona parte di cittadini di Sassari e delle ville come svariati studi doumentano.

Per per più dettagliate informazioni bibliografiche si vedano gli studi di Raimondo Turtas nella homepage del nostro sito e in svariati articoli gà pubblicati

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