La legge della giungla di Enrico Brizzi a cura di Ange de Clermont

 

Mercoledì 09 Maggio 2012

 

Enrico Brizzi, La legge della giungla

Parola di lupetto!
Il mondo Scout raccontato da Enrico Brizzi

 

La legge della giungla

 

Nello storico gruppo “Bologna 16” Enrico venne mandato, bambino, per imparare a vivere secondo la “legge della giungla”, quella contemplata dallo scautismo di tutto il mondo e che proclama solennemente “Il lupetto pensa agli altri come a se stesso. Il lupetto vive con lealtà e con gioia assieme al branco”: «La legge era composta da questi soli due articoli e, pur di ricevere anch’io la mia divisa, mi sentivo già pronto a sottoscriverli col sangue».
In La legge della giungla, Enrico Brizzi racconta la vita quotidiana al tempo dei lupetti, fra uscite all’aria aperta, scoperte e promesse non sempre facili da mantenere.

Proprio non potevo immaginare, in seconda media, con quale voce avrei parlato a quindici anni, da caposquadriglia, né sarei stato in grado di figurarmi nei panni di un rover ventenne, in viaggio a piedi col suo clan nell’aereo sacrario scout della Val Codera.

Men che meno, in quella stagione immediatamente successiva all’uscita dal branco, avrei potuto ammettere che sì, la storia si ripete, e un giorno sarebbe toccato a me dare la sveglia ai più piccoli intonando «Lupo salta su»: loro mi avrebbero chiamato Fratel Bigio, e io avrei fatto del mio meglio per amarli e difenderli dal primo all’ultimo.
L’Akela di quel branco, intorno alla metà degli anni Novanta, sarebbe stato Santos, e i ragazzi che furono nostri lupetti oggi vanno per i trent’anni, e portano di lui un ricordo indelebile come noi dei nostri capibranco. Sono loro che ci hanno insegnato cosa significano le parole «legge» e «lealtà», e come la preda inaccessibile a un solo lupo possa essere cacciata con successo dal branco unito.

Per chi trova immorale, o fuori tempo massimo, la metafora della caccia, vale la pena ricordare che l’educazione all’ecologia è un tema chiave della proposta educativa scout; a chi invece rabbrividisce al solo sentire la parola «branco», mi piace rammentare come il lupo sia un animale nobile, certo più dei mostruosi centauri mutanti dai nomi esotici, dei pony color lavanda o dei criceti a batterie, le bestie meccaniche che la pubblicità propone ai più giovani in questo scorcio di XXI secolo.

I bimbi d’oggi sono creature sveglie, lo dicono tutti, e nonostante la familiarità con le diavolerie elettroniche, capiscono ancora benissimo la differenza fra un lupo e una scimmia.

Per lungo tempo non ho più frequentato l’Associazione; in compenso la settimana scorsa sono entrato nella nuova sede della Cooperativa scout «Il Gallo», e mi sono trovato a ordinare una divisa completa da lupetta, taglia otto anni: la mia figliola maggiore ha iniziato da un paio di mesi la sua vita in branco e, anche se il fazzolettone che portano a Chiesanuova è diverso da quello bipartito del Bologna 16, è impossibile non riconoscere nei suoi occhi di scolara delle elementari lo stesso entusiasmo che provò suo padre da cucciolo.

Chiediamo ai Vecchi Lupi di badare ai nostri piccoli e scortarli per un tratto di sentiero che non possiamo percorrere con loro, e non per mancanza di tempo o di voglia, ma proprio perché siamo i loro genitori: possiamo fare l’essenziale per i nostri bambini, ma non è insieme a noi che si divertono a giocare a rugby-lupetto, o alla cassa del pompiere.

A noi i figli chiedono altro, ed è forse questa l’unica condanna che comporta mettere al mondo delle creature meravigliose: non poter tornare, nemmeno per un pomeriggio, di nuovo bambini insieme a loro.

Enrico Brizzi, La legge della giungla, pp. 298-300

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Enrico Brizzi, bolognese classe 1974, si è fatto conoscere giovanissimo col romanzo d’esordio Jack Frusciante è uscito dal gruppo (1994). In tempi più recenti, la pratica dei viaggi a piedi gli ha ispirato la trilogia composta daNessuno lo saprà (2005), Il pellegrino dalle braccia d’inchiostro (2007) e Gli Psicoatleti (2011).
Con L’inattesa piega degli eventi (2008) e La Nostra guerra (2009), Brizzi ha invece dato vita a un vero e proprio ‘mondo alternativo’ dove l’Italia è uscita vincitrice dalla seconda guerra mondiale.
Per i tipi di Laterza sono usciti La vita quotidiana a Bologna ai tempi di Vasco (20094) e La vita quotidiana in Italia ai tempi del Silvio (20102), altrettanti ritorni al mondo colorato e intriso di magia dell’infanzia e della prima giovinezza, dei quali La legge della giungla costituisce l’ideale antefatto.
www.enricobrizzi.it.

Brizzi: la mia vita da boy scout

Lo scrittore evoca in un bel libro la sua esperienza felice nello scoutismo: «Il luogo in cui mi sono formato e che mi ha insegnato l’amore per la natura, la lealtà e il senso civico».

21/06/2012

Enrico Brizzi (1974), bolognese, si è imposto con "Jack Frusciante è uscito dal gruppo". Ha poi praticato una originale “narrativa del viandante” e dato vita a un filone di “fantastoria”.

Enrico Brizzi (1974), bolognese, si è imposto con “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”. Ha poi praticato una originale “narrativa del viandante” e dato vita a un filone di “fantastoria”.

Raggiungiamo Enrico Brizzi al telefono, mentre si avvicina per lui la meta del suo viaggio a piedi (a tappe di una quarantina di chilometri al giorno) da Roma a Venezia, sulle tracce dell’itinerario di Giuseppe e Anita Garibaldi. Il gusto del cammino e del contatto con la natura Brizzi, oggi trentottenne, l’ha imparato da piccolo, come boyscout. Un’esperienza, quella dello scoutismo, che racconta nel suo ultimo libro, La legge della giungla (Laterza, pagine 302, euro 14,00). 

Brizzi, ci vuole raccontare come è iniziata la sua esperienza da scout? 

«Era un po’ una tradizione della mia famiglia, zii e cugini erano stati scout prima di me. Però nessuno mi ha forzato, anzi era un mio desiderio molto forte: vedevo questi bambini e ragazzi nelle loro belle divise, ne invidiavo gli eleganti cappellini e non vedevo l’ora di essere anch’io come loro. Avevano l’aria di divertirsi un mondo, usavano un linguaggio in codice, insomma mi sembravano una conventicola di iniziati. Così dall’età di 8 anni in poi sono stato prima lupetto, poi esploratore e infine membro del clan, cioè il gruppo dei più grandi. Fino alle soglie dell’università sono stato un boyscout felice e orgoglioso di esserlo». 

Che cosa ha trovato in quell’ambiente? 

«Insieme alla scuola, alla parrocchia e alla famiglia, lo scoutismo è stato il mio luogo formativo. Vi ho trovato la passione della vita all’aria aperta, ma anche il senso dell’importanza della lealtà a una regola, quello che, trasposto su un piano adulto, potremmo forse chiamare senso civico. Una lealtà spontanea, non imposta dall’alto. Ho trovato un ambiente attento a proteggere e a valorizzare i più deboli, gli stessi ragazzi che magari altrove venivano sopraffatti o derisi dal gruppo dei pari».
 

Da “Famiglia Cristiana” 

Madonna degli Scouts, ascolta ti invochiam
concedi un forte cuore a noi che ora partiam.
La strada è tanto lunga e il freddo già ci assal.
Respingi tu, Regina, lo spirito del mal.

E il ritmo dei passi ci accompagnerà
là verso gli orizzonti lontani si va.
E il ritmo dei passi ci accompagnerà
là verso gli orizzonti lontani si va.

E lungo quella strada non ci lasciare Tu,
nel volto di chi soffre facci trovar Gesù.
Allor ci fermeremo le piaghe a medicar
e il pianto di chi è solo sapremo consolar.

E il ritmo dei passi ci accompagnerà
là verso gli orizzonti lontani si va.
E il ritmo dei passi ci accompagnerà
là verso gli orizzonti lontani si va.

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