IV. Agitazione a Miramonti per l’archeologo ammazzato di Ange de Clermont

Foto Mario Unali

Giommaria Mudulesu, di solito tranquillo, mentre scendeva da Sassu Altu verso Chirralza e il rio Filighesos, non riusciva a capire perché si era tanto agitato, ma il presagio di qualche disgrazia gli attanagliava l’animo. Affrettò il passo e raggiunse il rio Filighesos, lo attraversò nel tratto più magro e raggiunse la domus de janas sulla parete della roccia rossastra, si arrampicò sugli spuntoni, non prima d’aver colto un pò d’erba secca per illuminare la domus, raggiunse l’imboccatura quadrata di quella che era detta casa delle fate e non tomba delle genti prenuragiche, e ci si buttò dentro.  Con le pietre focaie che non abbandonavano mai le sue tasche e con quel pò d’erba secca, accese un minuscolo falò, e orrore, gli uscì dalla gola un grido  strozzato e lamentoso: compare meu Antoni, bos ant mortu, compare Antonio vi hanno ammazzato. Gli toccò la fronte e, vedendo il marchio,  con sangue rappreso, continuò ad urlare: campare Antoni bos ant mortu!

Abbandonò subito la grotta, oltrepassò il fiume, e correndo come mai aveva corso in vita sua, raggiunse il casolare a duecento passi dal nuraghe Aspru, entrò in casa e alla moglie che lo vide stravolto, urlò: -Ant mortu a compar’Antoni!

-Hanno ucciso  campare Antonio? Oih che disgrazia! E come fai a dire che l’hanno ucciso?-

-Come Gesù  Cristo sulla croce l’hanno ucciso! L’assassino l’ha trafitto alla fronte con uno strano disegno! Sellami il cavallo che corro in paese a dirlo ai carabinieri e avvertimi Andria!-

Maria corse a sellare il cavallo del marito, un baio abbastanza snello, e il marito, indossata una giacca di orbace, montò sulla sella e a spron battuto si diresse a Miramonti, mentre il cuore gli sussultava nel petto. Raggiunse velocemente sa punta de sas tanchittas, ma non rallentò la corsa e poi scese a tutto sprone verso la parte bassa e magra del rio Giunturas, passò davanti a sas Coas e via su su fino a Santa Maria de Aidos.  Nostra Segnora mia!- sussurrò passando davanti alla chiesetta  e percorrendo il sentiero irto che lo portava a Santu Miale, passò a Punta de Bona Notte, attraversò sferragliando Codinas, un vasto pianoro di roccia miocenica, costeggiò il bosco dei Frassini, spronò il cavallo verso Caminu de Litu e bloccato il cavallo davanti alla Caserma, salì i gradoni che lo condussero al portone e bussò. Il piantone aprì e visto l’uomo stravolto, esclamò: -Che c’è, che cosa e successo, sig. Mudulesu?-

L’uomo prese fiato e a voce alta esclamò:- Hanno ammazzato mio compare Antonio Pedde, l’archeologo. L’hanno ammazzato nella domus de janas del costone rosso di rio Filighesos, è la dentro a pancia in aria, con gli occhi aperti, e con la fronte stilettata!-

Accorsero altri due militi e il brigadiere , lo invitarono a darsi una calmata e lo sottoposero ad un minuto interrogatorio e infine, il brigadiere diede ordine di sellare due cavalli della stazione e, accompagnati, da Mudulesu anche lui rimontato a cavallo, si avviarono verso il luogo del delitto.

La donna delle pulizie che aveva sentito tutto chiaramente, salutò il piantone e l’altro milite, e corse in chiesa dal vicario a raccontargli la notizia. Il vicario, scosso per la ferale notizia, mormorò un requiem e diede la brutta notizia alle ultime beghine santicche che erano rimaste in chiesa. Fu come un invito a dare il bando anche perché Antonio Pedde era confratello della Santa Croce e la moglie consorella di Nostra Signora del Rosario. Alcune donne scesero a s’Istradone, altre si diressero in Piatta e altre verso Carrela de su Putu, una soltanto verso sa Niera. In breve tutto il paese, pur abituato ai morti ammazzati del Sassu, fu preso dal panico. Le mamme richiamarono a casa i bambini  che giocavano nei patii e nelle strade, tutte sentirono la necessità di sapere dove e come avevano ammazzato Antonio Pidde, una ebbe la faccia tosta di portare la notizia alla moglie che cuoceva il pane nel forno della stalla con due figlie adolescenti che l’aiutavano. Il morto abitava in via Garibaldi 23, nella strada dei nobili Grixone con i quali era imparentato, e in un baleno tutti gli abitanti della strada furono davanti alla porta della vedova a fare le condoglianze di un morto ancora assente.

Fu un pianto sommesso in mezzo  a cui si sentiva l’urlo dolente della moglie Chiaramaria e il signhiozzare delle due figlie, Giorgia e Serafina. Delle comari si offrirono a continuare l’infornata e la povera vedova si spostò nella camera del caminetto e lì cominciò a ricevre gli abbracci ancora incredula per un marito morto che ancora non aveva visto.

Due ore passarono in fretta e il brigadiere, constatato che il morto era il detto Antonio Pedde, lasciato un milite presso la grotta con Mudulesu, aveva raggiunto il paese, inviato a Vulvu un milite a cavallo a spron battuto, per avvertire il pretore e attendere gli ordini, pensò di presentarsi alla moglie del morto per recargli la ferale notizia che già altri le avevano portato. La donna non poté fare altro, davanti al brigadiere, che accasciarsi e svenire. Le comari più strette si precipitarono su di lei, le passarono uno straccio bagnato sulla fronte, le fecero annusare del mirto e la donna, si riprese lentamente, piangendo il suo dolore e intonando un lamento  Maridu meu caru!/Ite mala fada,/In mesu su caminu/mortu t’at zente mala./Maridu meu caru!/Ite mal’acunortu,/in mesu a su caminu /zente mala t’at mortu./ Maridu meu caru /ite malu fadu!/a feridura a balla/mortu ses bisestradu./Maridu meu caru,/ite mala sorte!/Male lu paghet Deus/a fagher custa morte./

Mio caro marito/che destino infame/In mezzo alla strada/t’ha ucciso gente perversa/Mio caro marito/a quale disgrazia destinato/colpito a pallettoni/morto e sfregiato/Mio caro marito/che sorte nera/Che Iddio li ripaghi/con questa stessa morte/

Nel frattempo Maria Massidda, la moglie di Mudulesu, era accorsa dentro il Nuraghe Aspru, quasi buttandosi addosso ad Andria Galanu, che data un’antica storia di gioventù, abbracciò al lume di candela la donna in lacrime, e appena seppe che il marito si era recato in paese, l’attirò forte a sé come per consolarla, sfiorandole quelle labbra che aveva baciato in gioventù.

La donna provò un brivido antico e i due finirono sulla paglia stipata nel nuraghe e si lasciarono travolgere dalla passione adulterina. Andria, per un verso si liberò dalla tensione che aveva provato vedendo il collega morto ammazzato  e la donna che aveva sposato un uomo freddo, per una volta si lasciò travolgere dalla passione d’amore. Non si dissero una parola e rapidamente si rimisero a posto e la donna si avviò lesta verso il casolare onde evitare chiacchiere da parte dei porcari e dei terachi che vigilavono sui beni del padrone.

Andria, alto e robusto, rosso di capelli e con gli occhi azzurri, nonostante la fedeltà verso la moglie, data la tensione, non aveva saputo resistere al perverso fascino del peccato. Raccolti in fretta gli attrezzi di lavoro, uscì dal Nuraghe, e attraversando sa Pattada, per una via più tortuosa, imboccò un sentiero, attraverso praterie di cisto e boschi di sughere, e raggiunta la sterrata che da Utieri portava a Miramonti, giunse a sa Travessa e, attraversando una vigna, sbucò a Prammas, Matta de Suelzu, Bigiu e Cunventu e, raggiunto l’Acquedotto, per Carrela Longa, si diresse direttamente a casa sua. La moglie lo accolse con tenerezza dicendogli:

-Questa passione ti fa più bello, ma ti stanca troppo, Andria meu!-

Il marito le parve più bello del solito e le diede un forte bacio sulle labbra. Andria l’abbracciò con tenerezza e la donna fu rinfrancata. Bussarono al portone ed eccoti presentarsi alla porta un milite. Le chiese se il marito fosse in casa, la donna rispose di si. Il milite le disse di comunicare al marito di presentarsi il mattino del giorno seguente in caserma, salutò e andò via. Bussarono alla porta una seconda volta e comparve una comare dicendo:

– Oh coma’ lo sapete che hanno ammazzato presso il rio Filighesos s’archeologu Antoni Pidde?-

-E’ la prima parola che sento coma’!-

-Paret chi l’epant lantadu a balla !- (Sembra che gli abbiano sparato a pallettoni).

– Ciao coma’, se saprò altre notizie, ve le farò sapere, ora sto andando  a l’Acquedotto a prendere l’acqua!-

La moglie vulvuesa di Andria, che era salito al piano sopraelevato, gridò dal basso:

-Andri’ hai sentito la brutta nuova?

– E ite – rispose Andria

– Hanno ammazzato Antonio Pidde!-

– Santa Giusta!- rispose il marito di sopra cambiandosi i vestiti.

– Domani mattina ti vogliono in caserma!-

Andria non rispose.

Scendeva la sera e a Miramonti le chiacchiere si sprecavano. Le donne informavano i mariti di ritorno dal lavoro. Tutti erano a conoscenza dell’antipatia reciproca che regnava tra sos archeologos de su Cabu de Susu e ognuno ipotizzava quello o quell’altro come assassino. Certo, Andria era passato allo Stradone, la mattina, ed era andato a domus e a nuraghi. Ogni ipotesi finiva però con Anima mia libera!

Il sole scompariva dietro la chiesa tardorinascimentale di Sam Matteo al Monte, mentre la torre campanaria, con i due monconi, appariva un pò tetra.

I diavoli che avevano spinto un uomo ad uccidere un altro uomo banchettavano fiamme lungo il rio Filighesos, bestemmiando la loro creazione e promettendo vendemmia di assassinati. Non osavano affacciarsi in paese dove i confratelli di Santa Croce e le consorelle della Vergine del Rosario recitavano decine di Santo Rosario per il morto  ammazzato la cui anima, data la devozione alla Vergine, non poteva che essersi recata subito in Purgatorio, solo i grandi santi vanno direttamente nelle gioie del Santo Paradiso. Perciò bisogna pregare per i cristiani del Purgatorio. Iscuros cussos pro sos cales non si podet pregare! Anima mia libera!

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