Categoria : politologia

Scelta libera. Scelta onesta – di Francesco Obinu

Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità. L’imparzialità è un sogno, la probità è un dovere.

Gaetano Salvemini
Il grande storico meridionalista, socialista e antifascista, scrisse queste parole per la prefazione al libro Mussolini diplomatico, edito nel 1932 a Parigi, dove egli si trovava da rifugiato politico. Mi sembrano parole quanto mai opportune in riferimento all’odierna realtà.
Capita spesso di sentir dire di qualcuno, con tono di rimprovero: “è parziale, è di parte”. Io non credo che l’adesione convinta e appassionata ad una “parte” sia un comportamento meritevole di biasimo; credo che “essere di parte” sia una condizione normale degli esseri umani e che sia, anzi, indispensabile alla sana vitalità delle istituzioni consociative.
È una condizione normale perché è legata alla possibilità e capacità dell’individuo di fare scelte libere e consapevoli. La scelta è necessaria all’esistenza umana. Anche quando decidiamo di non scegliere, facciamo in realtà una scelta. Anche quando le nostre scelte sembrano “obbligate”, scegliamo in realtà la soluzione per noi più favorevole, o meno penalizzante (mangiamo la minestra, insomma, piuttosto che saltare dalla finestra). E quando abbiamo la possibilità di fare scelte che sono lasciate interamente a noi, e che hanno (devono avere) come unico limite la concomitante libertà di scelta degli altri, scegliamo sulla base delle nostre personali inclinazioni. Non abbiamo lo stesso trasporto verso tutto e verso tutti. La varietà delle opzioni di scelta non si presenta come un valore in sé, ma come un ventaglio di opportunità che si offre alla nostra libertà di scegliere.
L’esistenza di molte “parti” è una condizione indispensabile nella dimensione politica, perché se la Democrazia è possibile, è possibile anche grazie al confronto tra posizioni ideologiche e culturali differenti, che esprimono proposte e soluzioni diverse per l’organizzazione e il funzionamento della società. Quando questo confronto non è inquinato da scelte imposte dall’interesse privato, contro quello collettivo, allora esso è migliorativo e favorisce il progresso della comunità.
Allora, quando sostengo con forza le mie convinzioni politiche e culturali, cioè la mia adesione ad una parte, non lo faccio (non devo farlo) perché penso che esse siano le migliori in assoluto, ma perché credo nelle Idee che ho scelto di seguire. Consapevole che si tratta delle mie convinzioni personali, non di verità assiomatiche ed inconfutabili.
Una parte si esprime con voce soggettiva, dunque non può essere imparziale, cioè non può esprimersi con voce “universale”, alla ricerca di un’imparzialità che è soltanto un mito, che non esiste “in natura” e che quando esiste è soltanto una costruzione artificiale, che confina con l’opportunismo o con l’ipocrisia.
Detto questo però, non posso dimenticare che una parte interagisce con altre parti, quindi si esprime e ascolta (deve ascoltare) tutte le altre voci che vogliono esprimersi, nel consenso o nel dissenso. In questo costume mentale io riconosco l’onestà intellettuale e la probità di cui parlava Salvemini.
Voci diverse e intellettualmente oneste possono dare vita ad un confronto costruttivo, da cui possono scaturire idee non solo nuove, ma anche condivise. Non possiamo essere imparziali, ma possiamo essere consapevoli della necessità di contemperare la nostra e l’altrui parzialità. In questo consiste, per me, il percorso migliorativo del progresso.
Che cosa osservo, invece, nella pratica abituale di molti esponenti della classe dirigente di questa età della Seconda Repubblica, che a me sembra un’elevazione al cubo dei difetti della Prima? La ferma adesione dell’uomo pubblico alla propria parte? Questo sì, certamente. Anche un atteggiamento conforme alla probità “salveminiana”? Questo no, non lo vedo.
Osservo invece una dilagante propensione a sviluppare l’interesse di una parte contro l’interesse di altre parti o della collettività. È un malcostume che sembra non trovare più alcun argine, che si impone con una crescente violenza morale, violenza che va di pari passo con la sempre più scoperta volontà di usare il potere, politico o economico, come strumento per l’affermazione del vantaggio personale o di una singola parte. Il governante che vuole un Parlamento sensibile alle sue necessità prima che a quelle del popolo sovrano, il parlamentare che considera il seggio come una fonte di reddito, il ministro che utilizza i denari pubblici assegnati al suo dicastero per la sistemazione economico-professionale di famigliari, amici e amanti, il manager che impone l’utile per l’azienda e, insieme, il sacrificio dei diritti del lavoratore…
Ecco tanti modi per tradire la proba parzialità, cioè l’onestà intellettuale della libera scelta. Sono convinto che il male non stia nella parzialità, ma nella volontà di una parte di scegliere e di decidere anche al costo di operare un sopruso a danno della controparte.
In <angoli> di Francesco Obinu http://aquarius-ragione.blogspot.com/

Commenti

  1. Condivido quanto ha scritto Obinu e aggiungo che dobbiamo comportarci come all’interno di una famiglia dove un padre, una madre, dei figli hanno idee politiche diverse. Prima di tutto sono figli che è la cosa più importante e ci si vuol bene, poi come avviene nella mia famiglia, ci sono analisi politiche e quindi idee differenti. Si discute, possibilmente con serenità, e ognuno vede i punti di vista dell’altro, ma il parteggiare per un raggruppamento politico o per l’altro, non significa demonizzarsi a vicenda. Possono correre anche parole ad alto tono, ma poi, nel rispetto l’uno dell’altro, si continua ad amarsi come componenti della stessa famiglia. Queste dinamiche vanno esportate anche con gli amici ai quali vogliamo del bene prima di tutto e, poi, prendiamo atto che la pensano in modo politicamente diverso. Questa è la civiltà della polis! Il resto è solo guerriglia.

    scriptor
    Febbraio 16th, 2011
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