“Ite frittu istanotte” “Che freddo stanotte” di Maria Sale

Maria Sale

Maria Sale

Maria Sale è una fine poetessa sia in sardo sia in italiano. L’artista   è capace di trasferire i delicati sentimenti del mondo contadino della civiltà sarda in quello della civiltà contadina italiana. Ambiente sobrio quello che lei descrive sul Natale di una famiglia agro-pastorale sarda: i ceppi che bruciano nel camino, rischiarando l’ambiente, l’arrosto  e il tavolo già pronto, il padre che racconta le storie del Natale, in attesa che scocchi la mezzanotte per la nascita del Bambinello.
L’anziano padre però non si ferma ai racconti, recita ai figli e soprattutto alla figlia la poesia della “Notte Santa”. La bimba si riempe il cuore di questa visione e non importa che fuori il vento infuri più o meno violento.

Questa visione del mondo contadino è finita da tempo ormai e la figlia, madre con figli e coniuge, attende la mezzanotte di Natale e immagina che il padre stia riposando, perché ormai stanco.
Lei attende il Natale illudendosi che prima o poi l’anziano padre torni.
Il freddo della notte stellata che sfiora le sue labbra forse la rchiamano ad una realtà di un Natale di un tempo. 
La visione del mondo del passato pare dileguarsi.
 Questa lirica pregna di sentimento c’immerge in quell’infanzia contadina  di cui sentiamo una profonda nostalgia. (Ange de Clermont)

ITE FRITTU ISTANOTTE
(Nadale 1995)

il ceppoFit Nadale
e-i su truncu ‘e missa ‘e puddu
brujaiat in sa fogulaja manna,
fruscios de temporada
muinaian fora ‘e sa gianna,
intro fit sa banca inghiriada
affacca a s’arrustu coghende.

E incue
bi fit babbu contende
contados de foghile,
pro che trampare s’iscutta
e naschidu esserat Messia,
e donzi tantu in poesia
naraiat:”est notte Santa”.

Cantu tempus a oe
ch’in banca mezus fronida
Nadale mi sò isettende.
E a babbu li sò contende
trampas de tempus passadu,
ammentos chi paren contadu,
pro minter in coro allegria
e gai intrattenner s’iscutta
chi siat mesanotte toccada.
Ma babbu est istraccu
si cheret pasare…

Oe no ch’hat temporada
eppuru s’aera astrada
in laras m’est carignende.
Ite frittu istanotte…
Istanotte est Nadale…

CHE FREDDO STANOTTE

Era Natale
ed il ceppo bruciava nel focolare grande,
il temporale infuriava,
fischiava e batteva il portone,
ed il tavolo era attorniato
mentre l’arrosto cuoceva.

Lì c’era babbo
che raccontava
“racconti del focolare”
con burle aspettando il momento
che fosse rinato il Messia,
e vi mescolava poesia
dicendo: “è notte Santa”.

Quanto tempo ad oggi
che in tavola ben imbandita
Natale io sto aspettando.

E a babbo sto raccontando
gli scherzi del tempo passato
ricordi che sono ormai favola
perché donino al cuore allegria
e siano intrattenimento
e che mezzanotte rintocchi.
Ma babbo è stanco
vuol rièposare…

Oggi non c’è temporale
eppure un gelido cielo
sento le labbra sfiorare.
Che freddo stanotte…
Stanotte è Natale…

 

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