II. Le Figlie della Carità del Rifugio di Eleonora Ortu

Rifugio Gesù Bambino

Rifugio Gesù Bambino

Suor Teresa Melis della sezione delle piccine, è arrivata nel 1962 ed è andata via nel 2015, lei rappresenta la figura e memoria storica del Rifugio, in più di un’occasione ha messo in contatto parenti che cercavano i loro cari, io personalmente quando ero piccola ho avuto poco a che fare con lei, mentre ho iniziato ad apprezzarla e  a volerle bene da adulta, una volta uscita dal Rifugio.

Suor Giuseppina al secolo suor Anna Rosa Mura arrivata al Rifugio per occuparsi delle piccine che erano diventate troppe. E’ andata via dal Rifugio per poi ritornare alcuni anni fa, ultimamente quando andavo al Rifugio mi ha sempre accolto volentieri ed anche lei ho iniziato ad apprezzarla e volerle ben da adulta.

Poi c’era Suor Cecilia, la suora che si occupava della cappella e che spegneva le candele con le dita senza bruciarsi.

Suor Paola, al secolo Giuliana Sabino, che si occupava della cucina e che ci chiamava in cucina per sbucciare le patate che spesso finivano in bocca invece che nel tegame, oppure a sbucciare le fave, sedute nelle cassette formavamo un cerchio, per vederci in faccia e mentre sbucciavamo quelle fave ognuna di noi raccontava quello che le passava per la mente in quel momento.
In cucina da Suor Paola sono finita dopo la mia fuga dalla colonia.
Suor Agnese Zichi, famosa ricamatrice, molto conosciuta a Sassari,  si occupava della lingeria e che ha provato ad insegnarmi a ricamare, ma io non ho mai voluto imparare.
Suor Luisa, invece, si occupava dell’asilo.
Suor Vincenza Cherchi che ci faceva il catechismo. Ricordo le risate durante le sue lezioni e di quanto si adirava, perché non l’ascoltavamo. Ogni tanto, esasperata prendeva una di noi e la sculacciava, suscitando l’aumento delle nostre risate, comprese quella della “malcapitata” che aveva fra le mani. Spesso proiettava dei filmini tipo diapositive e la storia che ci affascinava di più era quella di Maria Goretti. Un giorno dalla finestra mi ha visto sull’albero dei fichi e mi ha gridato:- “Ah, ferma lì che arrivo subito”-  ma io con un salto ero già scappata.
Quando frequentavo il corso di infermiera mi ha dato 100 mila lire, per comprarmi il manuale infermieristico. Anche lei aveva un posto speciale nel mio cuore. Si occupava anche dei poveri della città. In ogni istituto c’era una suora che si occupava dei poveri di un determinato quartiere.

Suor Maria Scaravella, che si occupava del pollaio, ed io che ero addetta alla pulizia, passavo serate con lei. Era molto anziana e camminava con il bastone, spesso l’aiutavo a lavarsi i piedi. E’ morta quando avevo 12 anni. La ricordo in un locale di due stanze che si affacciava sul cortile, china sulla sua vecchia macchina da cucire, (spesso mi chiedeva di infilare l’ago perché vedeva pochissimo), cucendo le coltri per le bambine, in pratica con scampoli di stoffa, cuciti insieme, faceva una sorta di coperta, si scaldava con una vecchia stufa a legna e quando la legna mancava io giravo tutto l’istituto raccattando delle cassette, che bruciando la potessero scaldare. Ricordo le uova che le portavo dal pollaio conservato in un contenitore che poi lei dava alla suora della cucina. Ricordo anche che una volta aveva fatto un dolce con la buccia delle arance messe ad asciugare per alcuni giorni su delle corde, e poi fatte cucinare il risultato… ottimo. Mi parlava della sua infanzia, lei non era sarda, ed io stavo ore seduta ad ascoltarla incantata. Prima di morire mi fece chiamare da Suor Rosalia, era stesa nel  letto; che strazio vederla così, quando è morta ho sofferto tantissimo. È stata la prima suora che ho visto morire al Rifugio.
Suor Chiara Lintas, che si occupava della segreteria e faceva lezione di piano per i bambini esterni, ci regalava le mentine e ci permetteva di ballare quando suonava la campana del corridoio per chiamare le suore a pranzo.

Suor Giuseppina, al secolo suor Teresina Dessì, che ha preso il posto di S. Anna Rosa e che poi ho ritrovato al Rifugio come superiora circa 10 anni fa.
Sior Angela che aveva sostituito S. Paola in cucina.
Suor Marina che aiutava  S. Luisa all’asilo.

Nel 1973 con grande dispiacere di tutte, la nostra cara amata superiora S. Irene Mameli è stata sostituita da S. Caterina Salaris che si era portata appresso la sua vecchia superiora, Suor Superina, della casa dove stava prima a La Maddalena.
Noi tutte abituate all’amore di S. Mameli ci siamo subito accorte che le cose sarebbero cambiate, il suo atteggiamento molto freddo e severo in primis. Abituata ad aver a che fare con le educande della Maddalena per lei è stato uno shock trovarsi 150 persone tra bambine e ragazze, che gridavano, correvano, cantavano a squarciagola per i corridoi, magari mentre facevano le pulizie, insomma vivevano ed erano felici. Quando le bambine le correvano incontro lei le allontanava infastidita, la porta dell’ufficio della superiora all’improvviso era chiusa e per entrarci bisognava bussare.
Di tutte le suore conosciute questa è l’unica che ricordo malvolentieri e come ci sono madri scostanti ci sono anche suore scostanti. Lo scarso affetto che  ha dimostrato nei miei confronti e di tante altre è stata tale che per anni, anche quando sono uscita dal collegio sognavo che non mi voleva nessuno e  non sapevo dove andare finché una decina di anni fa, sapendo che era a Sassari per il ritiro, le ho scritto una lettera e poi l’ho affrontata a viso aperto. Questo ha posto fine ai miei incubi. Ricordo il giorno che, riunite nel salone ci ha informato che veniva trasferita, la gran parte di noi ha gioito di felicità era il 1979

Suor Superina, arrivata al rifugio con S Salaris, si occupava del canto, ricordo quando nel corridoio, adiacente all’ufficio della superiora, seduta al pianoforte cercava di insegnarci a cantare a suon di musica e noi che non l’avevamo mai fatto sembravamo come i partecipanti della nota trasmissione “ i dilettanti allo sbaraglio” ognuna cantava a conto suo, stonando a più non posso, ridendo e prendendoci in giro a vicenda, lei spazientita, cercava di mettere ordine in tutta quella confusione e ci faceva ripetere e ripetere finché non diventammo bravissime. Una canzone insegnata da lei e che cantavamo benissimo era “Camminiamo insiem sorelle”.
Suor Salaris è stata sostituita da Suor Aurelia, io  ero ormai  adulta e avevo iniziato il corso di infermiera, ricordo che per ogni voto che prendevo lei mi regalava l’equivalente in soldi,  se prendevo otto mi regalava 8 mila lire e per me che ero eternamente senza soldi era una manna dal cielo. Quando mi sono diplomata mi ha regalato una bellissima coperta in lana che ho ancora. Quando sono andata via dal Rifugio nel 1983 lei era ancora li.

Voglio precisare che nonostante l’anaffettività di Suor Salaris il mio rapporto con le suore è stato bellissimo tant’è che una di loro, la mia cara Suor Giovanna, la considero  mia mamma: delle  sue foto, una è collocata sul mio comodino della mia camera da letto e l’altra nell’andito.
Tutte le altre le considero le mie zie e come tutti i nipoti anch’io ho avuto le mie zie preferite, Suor Maria, Suor Vincenza, Suor Mameli e uor Rosalia, ultimamente a loro si sono aggiunte Suor Teresa e Suor Anna Rosa.

 Le suore si occupavano di noi 24 ore su 24, si alzavano la mattina alle 6 per andare a pregare in cappella , poi alle 7 ci svegliavano, ci servivano tutti i pasti, colazione, pranzo e cena in genere loro mangiavano un’ora prima di noi. Ci accompagnavano a scuola e puntualmente le trovavamo all’uscita: ci seguivano nei compiti e durante i giochi. La suora della sezione dormiva nel nostro camerone e l’unica privacy che aveva era una tendina bianca che nascondeva il loro letto.
Dopo cena, per una mezzoretta, circa si riunivano nella camera delle suore per fare attività di comunicazione.

Da bambina spesso mi sono posta la domanda: “Mah le suore sono maschi o femmine? Riflettevo un po’ e poi rispondevo sbrigativamente alla domanda  saranno “neutre”.

Voglio aggiunge a questo capitolo dedicato alle suore il ricordo di Suor Concetta, l’ultima superiora del Rifugio che aveva un modo di fare dolcissimo e che ci ha permesso alcuni anni fa, di passare dieci giorni di vacanze a Lu Bagnu, nella casa del Rifugio.  Che gioia la colonia era tutta per noi, mi sono ritrovata bambina a ridere, scherzare con le altre compagne e posso dire che è stata la mia vacanza più bella in assoluto. Pur non conoscendoci personalmente ci ha sempre aperto le porte del Rifugio accogliendoci con grande affetto.
Voglio rammentare, infine, Suor Giuliana Crobu, l’ultima suora dell’asilo con cui ho instaurato un vero rapporto di amicizia.

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