Categoria : cristianesimo, cultura

Oasi di San Vincenzo a Terra mala (Cagliari) di Maria Cristina Manca

Carmelo Terra Mala, a pochi chilometri da Cagliari. Moltissimi conoscono, se non altro per esserci passati davanti almeno una volta nel proprio cammino verso il mare, questa località dallo strano nome per una zona così bella.

Ma forse non molti sanno che a Terra Mala da diversi anni esistono due polmoni spirituali capaci di rigenerare l’aria del mondo. (Senz’altro del mondo circostante e regionale; ma anche del mondo planetario, poiché siamo un tutt’uno noi esseri umani, soprattutto noi cristiani, un unico corpo con differenti membra).

Due polmoni: da una parte, in collina (e potrebbe essere diversamente per un monastero carmelitano, che ha come fondamento della propria spiritualità il salire dell’anima per giungere all’unione con Dio?), in collina dunque, una comunità di monache di clausura. Dalla parte opposta, sul lato mare, una comunità vincenziana, l’Oasi San Vincenzo. A san Vincenzo sarebbe di sicuro piaciuta, a san Vincenzo di sicuro piace, questa casa costruita dai suoi figli. È una casa di accoglienza per bambini e ragazzi in difficoltà.

OasiPrendo dal sito internet: «Accoglie ragazze e ragazzi affidati dal Tribunale dei Minori di Cagliari. Alcuni sono affidati in alternativa al carcere minorile. Nel percorso educativo i ragazzi frequentano, oltre le scuole medie-superiori, anche corsi professionali istituiti dalla Regione Sardegna: corso di grafica computerizzata e giardinaggio ortofrutticolo. (…). Diversi ragazzi si sono diplomati ed ora lavorano, altri si sono iscritti all’università ».

Una casa di accoglienza, una casa ospitale, una casa sicura, una casa. Nonché bellissima struttura abitativa polifunzionale situata all’interno di un esteso appezzamento di terra coltivata che giunge sino al mare, sino alla spiaggia su cui si affaccia il vasto podere e dove i ragazzi della casa d’estate fanno il bagno; in quell’arenile roccioso dalle pietre di diverse forme, colori e dimensioni modellate dall’acqua, ciottoli sui quali s’infrangono di continuo le onde con i suoni del mare.

Terra Mala. Nome e luogo fanno pensare alla vita di ogni uomo. La vita di ciascuno di noi è infatti un dono bellissimo ma faticoso da lavorare. Tutti gli esseri umani, da quel dì in cui i nostri progenitori diedero retta alla propria stoltezza e non alla Sapienza di Dio, si trovano ad affrontare una terra esistenziale spesso “mala”, dura, difficile, pericolosa e pericolante, a volte addirittura violenta e dissestata. Eppure, proprio sulla terra mala della nostra esistenza, Gesù ha scelto di venire a nascere, a crescere, ad amare, a guarire, ad abbellire, a confortare, a risanare, a dare la Vita, a risorgere, a continuare a stare con noi sino alla fine del mondo. E proprio sulla nostra terra faticosa e complicata, terra mala, Gesù standoci vicino ci chiede di assomigliargli; di trasformare assieme a lui la terra malata in terra benedetta; di costruire, con l’aiuto della Sua Grazia e con il nostro apporto di bene, luoghi e giorni di giustizia e di pace.

Ma arriviamo finalmente a parlare dei protagonisti dell’Oasi di San Vincenzo in località Terra Mala, sulla costa sud-orientale sarda.

I protagonisti, la vera bellezza di questo luogo, sono le persone che vi abitano e vi lavorano.

Innanzitutto suor Anna, Figlia della Carità. Una suora magra, attiva, determinata, materna, forte, luminosa. Una roccia di mamma! Con lei vicino, si ha la sicurezza di una protezione meravigliosa dei ragazzi. Sembra un baluardo di difesa davanti e attorno a loro.

Ed il suo sacrificarsi continuo è davvero edificante. «Faccio solo il mio dovere », dice. Facessimo tutti solo il nostro dovere come lei fa il suo! Il mondo sarebbe ben più sano.

Oltre che su suor Anna, i ragazzi possono contare sull’assistenza di ottimi educatori professionisti, soprattutto educatrici, che giorno e notte, alternandosi con turnazioni, lavorano stabilmente in quella struttura.

Ma non bisogna dimenticare i volontari, le coppie, le famiglie, i missionari, un mondo benefico che in quel luogo transita ed opera, producendo, assieme a tutti gli altri protagonisti della casa, frutti di vita eterna.

Ed ecco infine arrivare i ragazzi e i bambini, i veri protagonisti di quel luogo. Li si vede all’improvviso circolare nella casa, nella dependance, nei viali del parco, nella chiesa. Da soli, o in coppia o in gruppo, come ovunque nel mondo si vedono i ragazzi. E come ovunque, i loro occhi di bambini e di ragazzi custodiscono dei bei sogni. E come ovunque, gli adolescenti si scambiano tra loro repentini sguardi di complicità e di solidarietà. Certo appaiono anche le zone d’ombra, nei loro occhi, nei loro atteggiamenti, nel loro modo di relazionarsi con i coetanei, con gli adulti, con gli educatori, con se stessi. Come ovunque nei ragazzi e in tutti. Ma in questi occhi particolari, le ombre sono purtroppo più cupe, poiché forse hanno visto violenze e brutalità che farebbero incupire, inorridire, impaurire e terrorizzare persone ben più adulte e forti di loro.

Solo l’Amore le può diradare, solo gesti concreti di generosa sincera e familiare accoglienza altrui possono ricreare fiducia nella vita.

In questo periodo, a Terra Mala, tra le invernali varietà cromatiche dei fiori del viale principale e la fragranza di diversi frutti dei vicini campi coltivati, c’è una capanna in legno, sughero e paglia abitata da tre statue a misura d’uomo, si tratta della Famiglia di Nazareth. Al freddo, come duemila anni fa a Betlemme. Al freddo, come spessissimo questa Famiglia si ritrova quando viene nonostante tutto a trovarci nei nostri cuori glaciali. Al freddo, per dire a quei ragazzi di non sentirsi soli, poiché nel gelo esistenziale che riappare in essi al ricordo di ciò che hanno vissuto e al pensiero del futuro incerto che li attende, in quel gelo esistenziale possono e potranno contare sempre sull’amore e la misteriosa potenza di Dio, presente accanto a loro, in loro, per trasformare quel brutto freddo in calore vitale. E mi piace usare come augurio per loro parole bibliche: «La salvezza di Dio trasformi la vostra veste di afflizione in abito di festa».

Eh sì, terra mala è stata trasformata in terra benedetta, capace di produrre frutti buoni, nati dal Frutto Buono per eccellenza, Gesù Cristo. Giacché quell’Oasi di San Vincenzo non esisterebbe se non ci fosse la Chiesa cattolica ad operare nel mondo. Quei Preti di San Vincenzo e quelle Suore della Carità operano infatti sino allo sfinimento per amore di Cristo e non per gusto di filantropia. Sono stati inviati lì dal Signore attraverso la Chiesa, non vi sono capitati per caso o per spinta di proprie suggestioni. Chiamati da Cristo Amore, hanno risposto di sì al Suo Amore.

È sabato, esco dalla chiesa all’interno della proprietà, un ragazzo chiude il cancello dopo la Messa. Un giorno lo attraverserà per costruirsi una vita nel mondo. Volesse il Signore, assieme all’aiuto di molti, dargli una vita serena. A lui e a tutti i ragazzi che lì hanno abitato, abitano e abiteranno. E la nostra preghiera li segua sempre. Poiché sono nostri fratelli, piccoli nostri fratelli bisognosi anche del nostro aiuto per diventare grandi, buoni ed indipendenti.

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