Con l’Ente di bonifica ferrarese arrivarono a Fertilia e ad Arborea, a Carbonia, un bel numero di profughi ferraresi e istriani di Ange de Clermont
Con le bonifiche volute da Mussolini ferraresi, istriani, giuliani arrivarono in Sardegna, a Fertilia, ad Arborea, a Carbonia un bel pò di emigrati, adulti, giovani e bambini. Le maestre registrano nelle loro cronache del primo mese la loro triste condizione sociale e umana e la difficoltà di farli convivere con i bambini sardi che non capivano il loro dialetto. Le maestre però non disperarono e, a poco a poco, i bambini fecero amicizia nel gioco e cominciarono a capirsi, in capo a pochi mesi si parlarino e si capirono. Questo tanti anni fa. La stessa cosa avvenne alcuni anni fa presso la scuola elementare del centro storico di Sassari dove confluiscono bambini musulmani che hanno imparato a giocare nelle piazzette e patii del centro storico di Sassari. Ecco che avviene il miracolo della convivenza e del parlarsi.
Sappiamo bene che convivere tra noi è già difficile, quando penso che con un colpo di maggioranza nel mio condominio di Sassari hanno tolto il riscaldamento centralizzato per mettere quello personale ad aria propanata. Ho preferito emigrare da queste maggioranze penose e tornare al mio borgo che, selvaggio quanto vuoi, è un’oasi di generosità e di pace. Qui mi riscaldo come e quando voglio senza dar fastidio a nessuno. Qui ricevo, per qualche minuto di sosta e per qualche modesto obolo, il nero che passa ogni mercoledì e da quando non passa sono in ansia, forse è partito per il secondo matrimonio (doveva sposare in seconde nozze la seconda moglie che è la figlia diciottenne della sorella). Per ora non entro in merito alla questione, culture e religioni diverse che non conoscendo ci fanno senso, ma che conoscendo riusciremmo a capire.
Nel caso di Fertilia e di Arborea, di Carbonia (o di Teverola in Campania) non si levarono voci o proteste (come invece s’infastidirono i Belgi all’arrivo dei nostri primi migranti che dovevano sostituirli nei pozzi delle miniere dove loro non volevano più andare negli anni quaranta. Certo li avrebbero voluti, ma senza famiglia. Ora, a quanto pare, 12 madri come gli apostoli , una delle quali incinta, con 8 bimbi già nati fanno perdere la pace ai Gorini che sono 600 abitanti di una frazione di Goro.
Gl’Italiani, tutti, non procreano più figli, questi li procreano generosamente. Fra alcuni decenni d’Italiani ce ne saranno ancora di meno e ancor meno nasceranno, A Chiaramonti abbiamo il centro storico e a macchia di leopardo anche vari altri punti del paese con le case vuote (magari potessero risuonare di voci di bimbi e di mamma e di uomini muticolori) mi chiedo perché non ospitiamo questi fuggiaschi, mentre ben volentieri ospitiamo e consideriamo nostre paesane Hamsa, Fatima e Ruth? Tre splendide ragazzotte africane alle quali affidiamo le nostre centenarie e i nostri disabili?
Diceva un mio vecchio preside per le difficoltà in cui mi dibattevo mentre ero ammalato e non potevo assentarmi da scuola per più di sei giorni:-In caminu s’accontzat barriu!.-
Non abbiamo ancora capito che noi sardi, noi claramontani, stiamo finendo (sic) come finiva il grano e non siamo capaci di lasciare al nostro posto questi migranti che prenderanno residenza e potranno vivere qui al nostro posto? Non è certo il colore della pelle che ci deve spaventare, perché dentro quella pelle nera (io ce l’ho olivastra) c’è un essere umano con tanti pregi e tanti difetti, guarda caso come noi!
Ha scritto una giovane nostra collaboratrice, Sarah Savioli:” In più è solo aprendosi che si cresce. La paura purtroppo genera chiusura e cattiveria. Resta la speranza che per ogni persona che si comporta come hanno fatto a Goro, ce ne sono molti altri pronti a riflettere su quanto in basso si può cadere e casomai si riscoprono pronti anche a cambiare.”
Leggi tutto