28 Ottobre 2016 - Categoria: c'est la vie, cahiers de doléances, memoria e storia

Con l’Ente di bonifica ferrarese arrivarono a Fertilia e ad Arborea, a Carbonia, un bel numero di profughi ferraresi e istriani di Ange de Clermont

migrantiCon le bonifiche volute da Mussolini ferraresi, istriani, giuliani arrivarono in Sardegna, a Fertilia, ad Arborea, a Carbonia  un bel pò di emigrati, adulti, giovani e bambini. Le maestre registrano nelle loro cronache del primo mese la loro triste condizione sociale e umana e la difficoltà di farli convivere con i bambini sardi che non capivano il loro dialetto. Le maestre però non disperarono e, a poco a poco, i bambini fecero amicizia nel gioco e cominciarono a capirsi, in capo a pochi mesi si parlarino e si capirono. Questo tanti anni fa. La stessa cosa avvenne alcuni anni fa presso la scuola elementare del centro storico di Sassari dove confluiscono bambini musulmani che hanno imparato a giocare nelle piazzette e patii del centro storico di Sassari. Ecco che avviene il miracolo della convivenza e del parlarsi.
Sappiamo bene che convivere tra noi è già difficile, quando penso che con un colpo di maggioranza nel mio condominio di Sassari hanno tolto il riscaldamento centralizzato per mettere quello personale ad aria propanata. Ho preferito emigrare da queste maggioranze penose e tornare al mio borgo che, selvaggio quanto vuoi, è un’oasi di generosità e di pace. Qui mi riscaldo come e quando voglio senza dar fastidio a nessuno. Qui ricevo, per qualche minuto di sosta e per qualche modesto obolo, il nero che passa ogni mercoledì e da quando non passa sono in ansia, forse è partito per il secondo matrimonio (doveva sposare in seconde nozze la seconda moglie che è la figlia diciottenne della sorella). Per ora non entro in merito alla questione, culture e religioni diverse che non conoscendo ci fanno senso, ma che conoscendo riusciremmo a capire.

Nel caso di Fertilia e di Arborea, di Carbonia  (o di Teverola in Campania) non si  levarono voci  o proteste (come invece s’infastidirono i Belgi all’arrivo dei nostri primi migranti che dovevano sostituirli nei pozzi  delle miniere dove loro non volevano più andare negli anni quaranta. Certo li avrebbero voluti, ma senza famiglia. Ora, a quanto pare, 12 madri come gli apostoli , una delle quali incinta, con 8 bimbi già nati fanno perdere la pace ai Gorini che sono 600 abitanti di una frazione di Goro.

Gl’Italiani, tutti, non procreano più figli, questi li procreano generosamente. Fra alcuni decenni d’Italiani ce ne saranno ancora di meno e ancor meno nasceranno, A Chiaramonti abbiamo il centro storico e a  macchia di leopardo anche  vari altri punti del paese con le case vuote (magari potessero risuonare di voci di bimbi e di mamma e di uomini muticolori)  mi chiedo perché non ospitiamo questi fuggiaschi, mentre ben volentieri ospitiamo e consideriamo nostre paesane Hamsa, Fatima e Ruth? Tre splendide ragazzotte africane alle quali affidiamo le nostre centenarie e i nostri disabili?

Diceva un mio vecchio preside per le difficoltà in cui mi dibattevo mentre ero ammalato e non potevo assentarmi da scuola per più di sei giorni:-In caminu s’accontzat barriu!.-
Non abbiamo ancora capito che noi sardi, noi claramontani, stiamo finendo (sic) come finiva il grano e non siamo capaci di lasciare al nostro posto questi migranti che prenderanno residenza e potranno vivere qui al nostro posto? Non è certo il colore della pelle che ci deve spaventare, perché dentro quella pelle nera (io ce l’ho olivastra) c’è un essere umano con tanti pregi e tanti difetti, guarda caso come noi!

Ha scritto una giovane nostra collaboratrice, Sarah Savioli:” In più è solo aprendosi che si cresce. La paura purtroppo genera chiusura e cattiveria. Resta la speranza che per ogni persona che si comporta come hanno fatto a Goro, ce ne sono molti altri pronti a riflettere su quanto in basso si può cadere e casomai si riscoprono pronti anche a cambiare.”

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27 Ottobre 2016 - Categoria: letteratura sarda

“Il ragazzo col fucile” di Mario Nieddu

fucileCi siamo riconosciuti immediatamente oltre quarant’anni dopo, anche se eravamo cambiati.
L’ultima volta che l’avevo visto, nel Medioevo, in quello buio, era un ragazzotto aitante e forte, e anche prepotente.
Aveva dovuto emigrare per lavoro, mentre io ero stato costretto ad affrontare gli studi.
-Non sono gli anni che ci hanno cambiato, ma i luoghi in cui siamo stati e le persone che abbiamo frequentato- le sue prime parole.
– Certo, rinunciare a questi paesaggi, a questi sapori e ai colori di questa valle, è stato un pesante pedaggio- continuò guardando verso il basso, mentre passeggiavamo su un altopiano sempre ventoso, Monte Orria. Il Limbara a est e Chiaramonti a sud erano nitidi.

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27 Ottobre 2016 - Categoria: eventi culturali

Ricordo di Padre Giovanni Serafino Taddei (1916-1991) di Angela Baio

Padre Giovanni Serafino Taddei (1916-1991)

Padre Giovanni Serafino Taddei (1916-1991)

“La famiglia da sola non ce la fa.. essa non deve trovarsi sola nell’assolvere i suoi compiti formativi ed educativi”, con questa profonda intuizione, nel 1966 padre G.S. Taddei domenicano o. p., toscano di nascita ma sardo poi di adozione, creò l’associazione del Centro di Preparazione della Famiglia di Sassari e, perché la famiglia fosse supportata al meglio nella evoluzione del suo ciclo vitale e quindi anche nei momenti di crisi, diede vita simultaneamente al Consultorio Familiare. Ricordiamo questo anno 2016 per il centenario della sua nascita che ricorre proprio oggi, per i 25 anni dalla sua morte, avvenuta il 20 agosto 1991 e appunto per i 50 anni della realtà del Centro. Io ho conosciuto padre Taddei nel 1987, quattro anni prima della sua morte, potrebbe sembrare un brevissimo periodo di conoscenza, ma la sua figura ha inciso nella nostra vita familiare, come in quella di altre famiglie, in maniera notevole, e l’aver passato diverse giornate a consultare, per un mio lavoro, i faldoni dove egli archiviava tutte le attività che partivano dal Centro e le lettere che inviava ai suoi parrocchiani in ogni occasione liturgica, dando un particolare significato a tutti gli eventi della parrocchia, mi ha permesso di avvicinarmi a lui e conoscere e apprezzare quanto egli ha fatto, come se fossi stata presente in quella realtà, anche negli anni precedenti al mio inserimento nel CPF. Ha iniziato con lo scrivere la prima lettera ai parrocchiani nel novembre del 1950, nella ricorrenza dei “Santi”, da allora si sono susseguite lettere su lettere che pazientemente egli raccoglieva in faldoni, si rivolgeva con affetto ai suoi parrocchiani in ogni occasione, per la festa della mamma, per il Te Deum, per gli anniversari di matrimonio, per l’Avvento e così via, non veniva trascurato nessun evento, ogni momento acquistava un significato profondo. Nel contempo organizzava corsi, convegni, tavole rotonde, sui tematiche attuali e scottanti, dimostrando di saper cogliere nella società sarda, ma anche in quella nazionale, i segni di una profonda trasformazione. Naturalmente tutto ciò lo assorbiva moltissimo, ma, consapevole dell’importanza del rapporto con Dio, dedicava alla preghiera se necessario, anche le ore della notte che egli soleva chiamare le ore “piccine”.

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27 Ottobre 2016 - Categoria: eventi culturali

Sixième Atelier Héloïse Sixth Workshop Héloïse European Network on Digital Academic History

perugiaPerugia 20-22 October 2016 Workshop organized by CISUI – Centro interuniversitario per la storia delle università italiane www.cisui.unibo.it Héloïse – European Network on Digital Academic History www.heloisenetwork.eu Organizing committee Prof. Gian Paolo Brizzi Prof. Ferdinando Treggiari In collaboration with Università degli Studi di Perugia www.unipg.it Archivio storico – DiSCi Alma Mater Studiorum Università di Bologna www.archiviostorico.unibo.it CIHU – ICHU International Commission for the History of Universities www.cihu-ichu.org Partnership Agenzia per il Diritto allo Studio Universitario dell’Umbria
Thursday 20 October Perugia, Palazzo Murena, Sala Dessau, p.zza dell’Università 1 8.30 h Greetings of the Rector Franco Moriconi and introduction of Gian Paolo Brizzi, Ferdinando Treggiari Section 1 – chair: Jacques Verger Leen Dorsman (Utrecht University) Digital academic history in the Netherlands Rainer Schwinges – Kaspar Gubler (Universität Bern) The new RAG-Online-Database: technical aspects and features, research functions and results demonstrations Andrea Daltri (Università di Bologna) Neighbour databases: a peaceful coexistence between RAG and ASFE

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27 Ottobre 2016 - Categoria: eventi culturali

Introduzione di Gian Paolo Brizzi a Heloise di Perugia

perugiaMonsieur le Recteur, chers Collègues, Je désire avant tout saluer et remercier tous ceux d’entre vous qui ont accepté l’invitation du Centre interuniversitaire pour l’Histoire des Universités à participer au 6ème Atelier Héloïse que nous avons organisé cette année à Pérouse. J’adresse mes remerciements au Recteur pour son aimable hospitalité et tout particulièrement au professeur Treggiari qui a plaidé le choix de son Université pour cette rencontre et qui n’a jamais manqué de nous offrir son assistance pour l’organisation. Je remercie également le professeur Mario Tosti qui a mis à notre disposition le siège du Département qu’il dirige pour la séance de la journée de samedi. Les rencontres de l’Atelier Héloïse sont désormais une habitude, mais il est plus correct de dire une nécessité pour tous ceux qui sont engagés dans les divers projets de travail. De nombreux membres de la Commission Internationale pour l’Histoire des Universités ont répondu favorablement eux aussi à notre invitation à participer à nos travaux et je remercie le président MF de son adhésion. Nous comptons aujourd’hui sur la présence parmi nous de certains spécialistes qui nous ont procuré, grâce à leur esprit de pionniers, la méthodologie et les objectifs nécessaires à notre travail : je me réfère en particulier à Hilde De Ridder-Symoens et au projet Fasti, à propos duquel Willem Frijhoff a écrit, en se référant aux intentions d’origine, que nous pouvons nous considérer comme les orphelins de ce projet. Cette expérience s’était développée dès 1996 et elle s’est poursuivie pendant un certain nombre d’années, sous diverses formes et avec différents interlocuteurs : l’intention en était d’évaluer la possibilité de créer une banque de données européenne sur les étudiants et la mobilité universitaire. Les rencontres se sont poursuivies pendant cinq ans, ce qui a permis d’effectuer un approfondissement progressif du projet en termes de contenu et de technique.

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23 Ottobre 2016 - Categoria: versi in italiano

“Tu sei il mio pastore” del Re Davide

davideIl Signore
è il mio pastore:
non manco di nulla;
su pascoli erbosi
mi fa riposare,
ad acque tranquille
mi conduce.
Mi rinfranca,
mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.

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21 Ottobre 2016 - Categoria: narrativa

” Lasciandosi andare alla malinconia” di Sarah Savioli

sarah-savioliNon mi abituo mai agli abbandoni.
C’è chi mi ha fatto sentire come un elettrodomestico rotto.
Ho cercato per anni il mio guasto, tentando di trovarlo per porvi un rimedio.
Anni per capire che in realtà la questione è che non sono un elettrodomestico. Che dovrei cercare il mio valore al di là della mia utilità.
C’è invece chi si è allontanato perché ha preso un’altra strada così come si gira ad uno svincolo e io semplicemente non facevo più parte del suo panorama.
Anni a sentirmi messa al palo e incatenata dal mio peso in un mondo più leggero, agile ed in continuo movimento cercando di farmi una ragione che con il tempo si cambia e casomai si sparisce dalla vita delle persone perché è così che deve andare.
Anni per capire che se si cambia e si cresce non si prende uno svincolo, ma si va solo un po’ più in alto. E da più in alto il paesaggio non cambia, diventa solo più ampio.
No, non mi abituo e temo che non mi abituerò mai agli abbandoni.
Non riesco a dare una scadenza agli affetti.
Così soffro e ne resto ferita.
L’unico cenno di maturità dovuta alla ormai troppa esperienza su questo, è il fatto di accettare sempre di più la cosa un po’ come si accettano queste giornate grigie d’autunno.
Lasciandosi andare senza remore alla malinconia, tenendo viva la speranza che nonostante tutto torneranno anche le giornate di sole.

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19 Ottobre 2016 - Categoria: lingua/limba, narrativa, vita contadina

“Trillo su catteddu vagabundu” de Anna Maria Sechi

http://www.luigiladu.it/contos/trillo.htm il più opulento sito letterario sardo.

Il cane pastore di Mario NIeddu

Il cane pastore di Mario NIeddu in prestito a Anna Maria Sechi.

Colaiat s’annu santu 1950, in d’una biddaredda minore minore a pagos chilomitros dae Macùmere, in d’una domita de duos aposentos pamentados a terra, frita e nuda sena peruna comodidade e sena mancu una fentana in cughina, biviat sa famìlia nostra, chimbe persones in totu, Babbu e Mama, deo e duos frades. Deo fiat sa prus manna de sos tres, tèniat noe annos. Dae una trae de sa cobertura falaiat su filu eletricu cun sa lampadina, si puru tenimis sa currente eletrica ogni tantu depimis atzendere sa lampada a petroliu o a otzu, e medas bortas nos tocaiat de vivere a lughe de candelas istearicas ca sa currente mancaiat a s’ispissu.
Babbu faghiat su contoneri, onnia die su mantzanu chito bessiat dae domo cun su saccapane a palas, leaiat sa bicicleta e andaiat a fàghere su servitziu sou. Una bella die apena arrividu dae sa tzoronada nos giamesit nende.nos: -Benide a inoghe, abaidade ite apo agatadu oe!- e totu in nd’unu nde boghesit dae su saccapane sou unu bellu cuciucceddu de carchi chida, deo e frades mios ispantados no ischimis prus frenare sa cuntentesa nostra.
Tando Babu, nos at fatu a contu chi l’aiat agatadu in su tretu de s’istradone ue fiat traballiende, custa pòbera bèstia s’iscuredda, nachi no ischiat a ue si dare, bìdende s’anda e torra chi faghiat e intendende su tuncitu sou nd’at tentu sa lastima, lu giamesi.di: -Beni cuciucceddu bellu, beni a inoghe!- Sena si faghet pregare meda su cateddu cun duos brinchitos nachi l’est bènnidu affaca, bìdende chi su cane fiat mortu de fàmine li desit picculeddos de pane infustos in s’abba. Su cateddu vagabundu, cuntentu che ciccia cun sos passiteddos suos, nachi li pontzesit fatu tota sa die. A tzoronada cùmprida, bidu chi su cuciucciu li fiat semper dae fatu, Babbu no epesit coro de lu lassare in s’istradone a su solu, pensende chi carchi macchina lu pòdiat puru imbestire, tando lu pòntzesit intro su sacapane e nde lu atesit a domo.
A sa fine de custu contu sou, cun boghe seria Babbu nos at avvertidu “Mi, iscurtade.mi bene, deo nde l’apo batidu ca fiat perigùlosu de lu lassare in s’istrada, si intro custas primas dies bessit su padronu a lu chircare, deo bi lu torro.- Gasi nartzende, carignende su cuciuccu cun sa manu, aiat agiuntu “Si niune si faghet bìdere tando, custu bellu cateddu at a bistare in domo cun nois!” abaidenden.nos in cara pro bìdere su chi nde pensaiamis, sena mancu cùmprire sa frase, deo e frades mios in d’una boghe sola l’amus rispostu a boghes manna, “A beru Ba’, at a èssere su nostru? Nois già lu cherimus Ba’! E leende a giogu su cateddu nos semus postos totus a binugros a terra cuntentos che paba. Sas dies a poi, deo, mancarri pensende a malu coro chi, forzis babbu agateret su padronu de su cane, l’aia giai agatadu unu lùmene TRILLO, preghende cun tota s’innotzèntzia de su coro meu chi su cuciucceddu resteret in domo.

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