In una fredda giornata primaverile del 2012, ho trovato 5 gattini buttati in un cassonetto, uno era morto e gli altri strillavano talmente tanto per attirare l’attenzione di qualcuno e il caso ha voluto che io passassi li e li ho raccolti.
Erano appena nati, infatti avevano ancora il cordone ombelicale.
Subito li ho portati dalla mia veterinaria per aiutarmi, magari dandoli a qualcuno che aveva una gatta che stava allattando, ma l’unico aiuto che ho ricevuto sono stati i consigli per come allevarli.
I gattini cosi piccoli, senza la mamma, difficilmente sopravvivono, ed io nonostante avessi avuto tantissimi gatti, meritandomi l’appellativo di mamma gatta, sapevo che avrei avuto delle grosse difficoltà ad occuparmi di loro.
Non mi sono persa d’animo, la prima cosa da fare era scaldarli e tenerli al caldo, l’ipotermia ne aveva già ucciso uno all’interno del cassonetto non potevo permettere che accadesse anche agli altri.
Armata di borse con dell’acqua calda, ho fatto loro un giaciglio dentro una scatola coperta all’estremità che avesse una temperatura tale da permetter loro di stare al caldo.
Ho comprato del latte in polvere per gattini e con un biberon ho iniziato ad allattarli ogni due ore, notte compresa. Inizialmente sputavano la tettarella del biberon, ma poi con pazienza sono riuscita a fargliela accettare. La cosa fondamentale per dei cuccioli così piccoli è l’espletamento delle loro funzioni fisiologiche come quella della minzione e dell’evacuazione, per poterlo fare hanno bisogno di essere stimolati e nel regno animale le mamme lo fanno leccandoli nelle parti intime, io dopo che gli davo da mangiare gli passavo un cotone bagnato finché facevano i loro bisogni.
Tutto questo l’ho potuto fare finché ero in ferie, i problemi si sarebbero presentati al mio rientro al lavoro, dovendo rimanere fuori casa per nove ore come avrei fatto ad occuparmi dei gattini? Avevo necessità di una balia, di una persona che non avesse legami lavorativi e l’unica che mi sembrava adatta a ricoprire quel ruolo era la mia amica Margherita che si è subito offerta volentieri a ricoprire quel ruolo. Io le avrei portato tutto l’occorrente per mantenere i gattini e il sabato e la domenica (giorni di riposo) li avrei ripresi con me per permetter loro di riposarsi.
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Commenti disabilitati su “Gattini abbandonati alla ricerca di vivere” di Eleonora Ortuño . Leggi tutto
Crediamo di aver dato spazio paritario ai Si e ai No sul referendum costituzionale, mantenendo il nostro orientamento riservato per correttezza nei confronti dei nostri visitatori che per la verità pensavamo fossero più numerosi. I cittadini però sembrano stanchi di questo continuo frastuono a tutti i livelli:nazionali e internazionali e presumibilmente amano rifiutarsi di leggere queste continue battaglie. Del resto non bastano i migranti quotidiani con una sequela di morti in mare, i terremoti con tanta gente che ha perso tutto, la crisi economica che ha spremuto coloro che hanno redditi più deboli. A tutto questo si aggiunga l’impari battaglia della presidenza americana combattuta senza esclusioni di colpi da una parte e dall’altra e le paure che il conservatorismo e le battute senza controllo di Trunp hanno provocato. Forse siamo un pò tutti stanchi di questo continuo guerreggiare, per cui evitiamo di leggere e di riflettere ora anche sul SI e sul No al referendum per le modifiche apportate alla Costituzione Italiana.
Ad ogni modo crediamo che si debba comunque andare a votare e non pensare che l’assenteismo operi miracoli. L’assenteismo come diceva un vecchio slogan elettorale è senza testa.
Il nostro blog per quanto è possibile, avendo scelto la cultura come principale campo, ha voluto soddisfare la richiesta di alcuni visitatori che abbiamo accontentato. Ora abbiamo 18 giorni per riflettere e uno per andare a votare e col voto la democrazia vive.
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Commenti disabilitati su La nostra posizione sul referendum per il Si e per il No si chiama voto segreto di Angelino Tedde . Leggi tutto
Di fronte alla prospettiva che la legge costituzionale di riforma della Costituzione sia sottoposta a referendum nel prossimo autunno, i sottoscritti, docenti, studiosi e studiose di diritto costituzionale, ritengono doveroso esprimere alcune valutazioni critiche. Non siamo fra coloro che indicano questa riforma come l’anticamera di uno stravolgimento totale dei principi della nostra Costituzione e di una sorta di nuovo autoritarismo.
Siamo però preoccupati che un processo di riforma, pur originato da condivisibili intenti di miglioramento della funzionalità delle nostre istituzioni, si sia tradotto infine, per i contenuti ad esso dati e per le modalità del suo esame e della sua approvazione parlamentare, nonché della sua presentazione al pubblico in vista del voto popolare, in una potenziale fonte di nuove disfunzioni del sistema istituzionale e nell’appannamento di alcuni dei criteri portanti dell’impianto e dello spirito della Costituzione.
1. Siamo anzitutto preoccupati per il fatto che il testo della riforma – ascritto ad una iniziativa del Governo – si presenti ora come risultato raggiunto da una maggioranza (peraltro variabile e ondeggiante) prevalsa nel voto parlamentare (“abbiamo i numeri”) anziché come frutto di un consenso maturato fra le forze politiche; e che ora addirittura la sua approvazione referendaria sia presentata agli elettori come decisione determinante ai fini della permanenza o meno in carica di un Governo. La Costituzione, e così la sua riforma, sono e debbono essere patrimonio comune il più possibile condiviso, non espressione di un indirizzo di governo e risultato del prevalere contingente di alcune forze politiche su altre. La Costituzione non è una legge qualsiasi, che persegue obiettivi politici contingenti, legittimamente voluti dalla maggioranza del momento, ma esprime le basi comuni della convivenza civile e politica. E’ indubbiamente un prodotto “politico”, ma non della politica contingente, basata sullo scontro senza quartiere fra maggioranza e opposizioni del momento. Ecco perché anche il modo in cui si giunge ad una riforma investe la stessa “credibilità” della Carta costituzionale e quindi la sua efficacia. Già nel 2001 la riforma del titolo V, approvata in Parlamento con una ristretta maggioranza, e pur avallata dal successivo referendum, è stato un errore da molte parti riconosciuto, e si è dimostrata più fonte di conflitti che di reale miglioramento delle istituzioni.
2. Nel merito, riteniamo che l’obiettivo, pur largamente condiviso e condivisibile, di un superamento del cosiddetto bicameralismo perfetto (al quale peraltro sarebbe improprio addebitare la causa principale delle disfunzioni osservate nel nostro sistema istituzionale), e dell’attribuzione alla sola Camera dei deputati del compito di dare o revocare la fiducia al Governo, sia stato perseguito in modo incoerente e sbagliato. Invece di dare vita ad una seconda Camera che sia reale espressione delle istituzioni regionali, dotata dei poteri necessari per realizzare un vero dialogo e confronto fra rappresentanza nazionale e rappresentanze regionali sui temi che le coinvolgono, si è configurato un Senato estremamente indebolito, privo delle funzioni essenziali per realizzare un vero regionalismo cooperativo: esso non avrebbe infatti poteri effettivi nell’approvazione di molte delle leggi più rilevanti per l’assetto regionalistico, né funzioni che ne facciano un valido strumento di concertazione fra Stato e Regioni. In esso non si esprimerebbero le Regioni in quanto tali, ma rappresentanze locali inevitabilmente articolate in base ad appartenenze politico-partitiche (alcuni consiglieri regionali eletti – con modalità rinviate peraltro in parte alla legge ordinaria – anche come senatori, che sommerebbero i due ruoli, e in Senato voterebbero ciascuno secondo scelte individuali). Ciò peraltro senza nemmeno riequilibrare dal punto di vista numerico le componenti del Parlamento in seduta comune, che è chiamato ad eleggere organi di garanzia come il Presidente della Repubblica e una parte dell’organo di governo della magistratura: così che queste delicate scelte rischierebbero di ricadere anch’esse nella sfera di influenza dominante del Governo attraverso il controllo della propria maggioranza, specie se il sistema di elezione della Camera fosse improntato (come lo è secondo la legge da poco approvata) a un forte effetto maggioritario.
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Dichiarazione sottoscritta da oltre 200 costituzionalisti Dopo anni e anni di sforzi vani, il Parlamento della XVII legislatura è riuscito a varare con una larga maggioranza – quasi il sessanta per cento dei componenti di ciascuna Camera in ognuna delle sei letture – una riforma costituzionale che affronta efficacemente alcune fra le maggiori emergenze istituzionali del nostro Paese. L’iter della riforma è durato oltre due anni, è passato per sei letture, tre per ciascuna Camera, con quasi seimila votazioni e l’approvazione di centinaia di emendamenti. Il testo modifica molti articoli della Costituzione, ma non la stravolge. Riflette anzi una continuità con le più accorte proposte di riforma in discussione da decenni e, nel caso del Senato, col modello originario dei Costituenti e poi abbandonato a favore del bicameralismo paritario impostosi per ragioni prudenziali dopo lo scoppio della Guerra fredda. Il testo, con le modifiche che il Parlamento ha voluto, si ispira inoltre direttamente alle proposte della Commissione per le riforme costituzionale istituita dal Governo Letta nel 2013, che rispecchiavano l’opinione largamente maggioritaria fra gli studiosi di ogni orientamento che presero parte a quella Commissione. Nel progetto non c’è forse tutto, ma c’è molto di quel che serve, e non da oggi. Si riporta solo un breve elenco, a titolo ricognitivo. 1. Viene superato l’anacronistico bicameralismo paritario indifferenziato, con la previsione di un rapporto fiduciario esclusivo fra Camera dei deputati e Governo. Pregio principale della riforma, il nuovo Senato delinea un modello di rappresentanza al centro delle istituzioni locali. E’ l’unica ragione che oggi possa giustificare la presenza di due Camere. Ed è una soluzione coerente col ridisegno dei rapporti fra Stato-Regioni. Ne trarrà vantaggio sia il rapporto fiduciario fra Governo e Parlamento, che rimane in capo alla sola Camera dei deputati, superando così i problemi derivanti da sistemi elettorali diversi, sia l’iter di approvazione delle leggi. 2. I procedimenti legislativi vengono articolati in due modelli principali, a seconda che si tratti di revisione costituzionale o di leggi di attuazione dei congegni di raccordo fra Stato e autonomie, dove Camera e Senato approvano i testi su basi paritarie, mentre si prevede in generale una prevalenza della Camera politica, permettendo al Senato la possibilità di richiamare tutte le leggi, impedendo eventuali colpi di mano della maggioranza, ma lasciando comunque alla Camera l’ultima parola. La questione della complicazione del procedimento legislativo non va sopravvalutata, poiché non appare diversa la situazione di tutti gli Stati composti: in ogni caso, e di nuovo in continuità con le esperienze comparate, la riforma prevede la prevalenza della Camera politica. 3. La riforma del Titolo V della Costituzione ridefinisce i rapporti fra lo Stato e Regioni nel solco della giurisprudenza costituzionale successiva alla riforma del 2001, con conseguente incremento delle materie di competenza statale.
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La personalizzazione del referendum era un fatto “gravissimo” e quindi ben venga il cambio di registro comunicativo di Matteo Renzi. Eppure, Lorenza Carlassare, costituzionalista e tra le più agguerrite esponenti del comitato del no al ddl Boschi, è convinta che questo non basterà a spostare la discussione sul merito “perché l’impressione – spiega – è che su questo non abbiano niente da dire”. Anzi peggio, visto che il premier – sostiene- usa argomenti che sono “miserandi” se non addirittura “squallidi”, come quello sui risparmi.
Il presidente del Consiglio ha smesso di dire che si dimetterá in caso di vittoria del no e ha anche aggiunto che la legislatura andrà comunque avanti fino al 2018. Non era una delle cose che avevate chiesto?
Il fatto che avesse personalizzato questo appuntamento era gravissimo perché la Costituzione è di tutti, non un problema di sopravvivenza del premier. Che sia tornato indietro è opportuno ma l’impressione è che lo abbia fatto perché pensa non ci sarà esito da lui sperato. Io credo anche che lui non abbia mai avuto davvero l’intenzione di dimettersi, però pensava che gli andasse bene, era convinto di buttare sul tavolo una carta vincente. Adesso non ha più quella sensazione e cambia registro.
A questo punto, però, non sarà più facile spostare il dibattito sul merito della riforma come da voi auspicato?
A me pare che nel merito non ci vogliano entrare perché non hanno niente da dire. Loro ammettono che questa riforma non è perfetta ma sostengono che è da approvare assolutamente, invece di parlare dei contenuti. Io da 20 anni critico il bicameralismo paritario ma se deve essere cambiato in peggio, allora lasciamolo così. Il fatto è che il senso di tutta questa operazione è togliere la voce al popolo. Con un Senato non più elettivo e una legge elettorale per la Camera che non riproduce gli orientamenti del popolo ma ne deforma l’esito, sia Parlamento che governo e organi di garanzia finiscono in mano a un piccolissimo gruppo.
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Sarah è donna, è mamma, è moglie, ma a lei come a tutti non mancano i momenti bui. Io continuerei a respirare l’aria fresca del mattino. I cicloni arrivano, passano, occorre evitarli, poi la vita ricomincia. Passerà anche Trump I.
Dunque.
Adesso con più calma, a bocce appena più ferme, un pochino distanti dallo shock iniziale che non permetteva di vedere le cose con lucidità.
Che faceva essere un po’ apocalittici, diciamo.
Stamattina c’è il sole, i colori dell’autunno allietano con la loro morbidezza le strade ed i viali.
Ho respirato profondamente l’aria fresca del mattino, ho anche aspettato che qualche uccelletto canterino si appoggiasse sul davanzale mentre preparavo la colazione per farmi avvolgere dalla serenità serafica dei personaggi di Walt Disney.
Mi sono impegnata.
E da brava donna che vede sconvolgere il mondo, come femminilmente si fa anche alla vigilia di un divorzio o per un lutto, sono andata immediatamente a tagliarmi i capelli.
La parrucchiera me li ha tagliati così male che sto pensando di andare con la cuffia per i prossimi tre mesi, ma non mi sono neanche arrabbiata perchè adesso sembro un fungo atomico e quindi di fatto continuo comunque a sentirmi piuttosto a tema.
Poi non paga, ho fatto uno degli atti più lesionistici che possa fare una massaia, ossia andare a fare la spesa in Ipercoop alle 10.30, coi pensionati che non ci saltano fuori alle casse self.
Accenderei la televisione per darmi il colpo di grazia, ma non me la sento. E poi appunto mi sto riproponendo di essere positiva e credere ancora negli esseri umani.
Perchè Trump è un problema, ma chi lo vota lo è di più.
E in questo sfacelo che avvolge tutto il mondo e sul futuro si accumulano nubi minacciose, in realtà non mi dispiace per me.
In caso di catastrofe nucleare spero solo che il tutto sia rapido. Altro che rifugio atomico, io sono una di quelle che nel caso correrà verso l’esplosione con lo specchietto da abbronzatura per far prima.
Per quel che mi riguarda, devo dire che, come diceva Altan “Noi farfalle viviamo solo un giorno e alle due del pomeriggio se ne hanno già le palle piene”.
Mi dispiace per mio figlio, per il suo sorriso innocente e la sua voglia di scoprire e conoscere.
Mio figlio che ha ancora parecchi anni davanti a sè durante i quali vedere frantumare i suoi sogni, essere deluso su quasi tutti i fronti e capire quanto tutto l’impegno, la capacità e la competenza di questo mondo non possano sostituire in alcun modo un colpo di fortuna.
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Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale: “Già i migliori costituenti volevano il monocameralismo.
L’Italicum? Non vedo perché opporsi”
Professor Sabino Cassese, in un recente convegno Giuliano Amato ha definito un fatto positivo il solo riformare la Costituzione, dopo decenni. Condivide questa premessa?
«La Costituzione italiana è stata riformata 15 volte, quella tedesca, che ha una data di nascita simile, 58 volte. Meuccio Ruini, il presidente della Commissione dei 75 che scrisse la Costituzione, poi approvata dall’intera Assemblea costituente, nel discorso finale, prima dell’approvazione, dichiarò più volte che la Costituzione non era perfetta, che diversi punti avrebbero dovuto essere rivisti alla luce dell’esperienza. Infatti, nella Costituzione fu introdotto un articolo che prevede la procedura di revisione costituzionale. La sola forma repubblicana non può essere soggetta a revisione. La Costituzione tedesca ha molte più disposizioni protette da quella che viene chiamata clausola dell’eternità. Eppure è stata soggetta a modificazioni quattro volte superiori a quella italiana».
Perché, in ogni caso, riformare la Costituzione?
« L’esigenza di riforma è stata avvertita circa quaranta anni fa. Sono stati fatti molti tentativi, tutti abortiti. La ragione sta nel mutamento del contesto istituzionale generale. Nel 1947, quando la Costituzione fu approvata, non esisteva l’Unione Europea e non si era neppure avviata la globalizzazione. Oggi governi e parlamenti nazionali debbono rispettare standard sovranazionali. I titolari di quasi tutte le più alte cariche dello Stato dialogano quotidianamente con molti dei duemila organismi regolatori universali. Sono questi che funzionano da contrappesi agli organismi nazionali. Insomma, il mondo è cambiato; non dovrebbe quindi cambiare anche la Costituzione? A questi cambiamenti esterni si aggiungono quelli interni: qui, da noi, il potere pubblico è diviso tra Stato e venti regioni, tutte dotate di poteri legislativi. E l’esercizio del potere legislativo da parte di Stato e regioni è sottoposto al vaglio di costituzionalità e a quello di compatibilità comunitaria».
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Alcuni anni fa ho comprato due pulcini uno giallo (Titti) e uno nero (Calimero). Non potendoli mettere con le galline che sono molto aggressive con gli sconosciuti, ho fatto loro un piccolo recinto e finché non sono stati in grado di correre velocemente per scansare le beccate li ho tenuti protetti.
Occupandomi personalmente di loro si erano legati a me come se fossi la loro chioccia, mi seguivano dappertutto e crescevano bene. Inizialmente non sapevo di che sesso fossero poi Titti è diventata una splendida gallina che ha iniziato a fare le uova, mentre Calimero, pur essendo un gallo, era privo di quelle caratteristiche che lo contraddistinguono.
Intanto aveva terrore delle galline che non gli risparmiavano le beccate sulla piccola cresta, quando riuscivano a circondarlo e lui non faceva in tempo a darsela a zampe levate. Spesso si nascondeva dietro di me per farsi proteggere. Poi man mano era diventato bellissimo, con le piume nere facevano risalto quelle di un rosso bruno e a seconda di come si muoveva la luce del sole faceva sembrare alcune penne blu. La cresta era di un bel rosso acceso e gli speroni erano belli lunghi e appuntiti. Aveva iniziato a fare le prove di chicchirichì, ma invece di uscirgli dalla gola un bel suono squillante, il tono che si sentiva era come quello di un gatto stonato in amore.
L’unica nota dolente era che continuava a temere le galline, eppure era diventato bello grosso e le sovrastava abbondantemente in altezza.
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