Un anno fa lasciava questo mondo la maggiore delle mie sorelle, Antonia Chiara. Aveva 79 anni e nell’ultima telefonata ci eravamo promessi di festeggiare l’ottantesimo, putroppo non siamo stati buoni profeti. Sapeva di avere un male incurabile, ma non ne fece mai parola coi figli e tanto meno con me. Forse sperava che nonostante le diagnosi e le cure avrebbe tirato avanti.
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Commenti disabilitati su Il ricordo di mia sorella Antonia Chiara ad un anno dalla scomparsa di Angelino Tedde . Leggi tutto
Pare un secolo
mio nobile
cagnetto
da quando
un folle
ti tolse la vista
mentre incauto
passeggiavi
nel solito
vialetto.
Una voce
roca
bussò
alla porta
gridando
a bocca storta.
Ti aveva ucciso
lui il manigoldo
guardandoti
nel volto
con quel viso
da morto.
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Commenti disabilitati su “Tre anni son trascorsi dalla morte del nobile cagnetto Frodo” di Ange de Clermont . Leggi tutto
6 Ottobre 2019
- Categoria:
cultura

Mauro Maxia
Nella Nuova Sardegna di oggi si parla della 2^ edizione del mio libro “Lingua e società in Sardegna” (Dublino, Ipazia Books 2018). I temi trattati descrivono la situazione della lingua minoritaria (sardo e non solo) nel suo rapporto con l’italiano. Un rapporto a volte conflittuale anche perché le iniziative tendenti alla rivalutazione del sardo spesso si scontrano con l’opposizione frapposta da altri sardi e non sardi e con una scarsa attenzione della classe politica.
Su libru tenet noe capìtulos: 4 in italianu; 4 in sardu e unu in gadduresu. Est unu sèberu chi dimustrat chi finas sas “limbas minores” sunt a manera de iscrìere subra a calesisiat arrejonu, cumpresos sos temas iscièntificos. Custos sunt sos tìtulos de sos capìtulos: 1) L’italiano dei Sardi: lingua o dialetto? 2) Gasi no est gosi; 3) Sa limba minorizada in s’iscola sarda; 4) Sardo o italiano: la difficile scelta dei genitori; 5) Gadduresu e sassaresu tra cossu e saldu; 6) Chircas sociolinguìsticas e chistiones de mètodu; 7) Il riacquisto del sardo nella comunità giovanile di Perfugas; 8) Un giallo linguistico; 9) Istandard, folklore e iscola.
Il volume ha 160 pagine a colori e si può avere in 2-3 giorni al modico prezzo di € 5,50 in formato digitale e 15,19 in formato cartaceo ordinandolo direttamente da Amazon: https://www.amazon.it/LINGUA-SOCIET%C3%80-SARD…/…/1521467366.
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Il sindaco di Mamoiada, seguito non so da quanti consiglieri comunali, suppongo la maggioranza, nell’articolo del giornale non si parla della minoranza, ha deliberato di cancellare i nomi delle vie che si riferiscono a personaggi storici dell’Italia unita, per sostituirli con personaggi sardi simbolici come la sardo-catalana Eleonora d’Arborea e altri.
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Un suggestivo e commosso profilo di Don Enea Selis (questo dell’amico Vescovo Pietro Meloni) che anch’io sia pure per un anno conobbi come ospite beneficato del pensionato universitario della FUCI in via Arvivescovado, 7 in Sassari da lui presieduto. Qualcosa per me dava il Comune di Sassari, a mezzo l’assessora Eufemia Sechi, il resto dovevo completarlo effettuando i versamenti in banca e sostituendo sig. Giuseppe alla portineria per un’ora. Io, tuttavia, spesso me ne andavo all’uscita delle magistraline lasciando la portineria incustodita. Don Enea se ne accorgeva a mi diceva:-Angelino, Angelino…- ma niente più. Mi chiese di unirmi ai fucini e lo feci saltuariamente, partecipai alle Sante Messe celebrate da lui a San Michele per i fucini. Fu il mio primo anno da laico, essendo prima seminarista liceale filosofo del PIME, quasi un approdo dopo un mese, settembre 1959, di estrema povertà, senza alloggio e senza vitto, senza parenti disposti ad accogliermi. Don Enea accolse l’invito dell’avv. Battista Falchi, mio “santo” protettore.
Dopo l’anno ivi trascorso, frequentai il I anno di. Giurisprudenza, fui chiamato nel mio paese per un posto di avventizio in Comune, un vero e proprio imbroglio, perché dopo cinque mesi mi ritrovai sul lastrico e non ebbi il coraggio di tornare a chiedere un appoggio, un posto, quello già lasciato. Mi campai con 13 ore di ripetizioni al giorno.
Il ricordo dell’accoglienza di don Enea non l’ho mai dimenticato e tutto quello che di buona ho respirato con i colleghi fucini. Sono stato testimone del suo impegno per costruire l’albergo della Madonnina. Era arrivato addirittura un sottosegretario che gli disse francamente durante il pranzo nella casa della Noce che non poteva fare niente. Don Enea non si turbò ne insistette. Io avrei lasciato quel signore a fare autostop nella strada da San Leonardo a Cugliari, dopo il pranzo, in quella giornata piovosa, ma don Enea fu cortese e lo fece accompagnare, tornati a Sassari, cortesemente all’Aeroporto di Fertilia.
Un uomo e un sacerdote eccezionale che accanto alla ricchezza culturale di laico e di sacerdote seppe formare la classe dirigente cattolica sassarese con impegno e guardando in alto e avanti! (A.T.)
Don Enea di Mons. Pietro Meloni
“Dilatentur spatia caritatis”. Il motto di un vescovo è l’icona della sua personalità spirituale e della sua aspirazione pastorale. È la voce di una vita illuminata dalla risposta alla vocazione di Dio. Il motto scelto da Don Enea esprimeva con le parole di Sant’’Agostino il rinnovato proposito di amare Dio e il prossimo con una carità senza confini. Il “motto” era incastonato nello “stemma”, nel quale ardevano tre fiaccole sovrastate da una croce. E nello scudo i gigli erano immagine di Maria, che è madre dei sacerdoti, e di tutti i cristiani ed a maggior ragione dei vescovi.
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Commenti disabilitati su “Don Enea ” di Mons. Pietro Meloni Vescovo emerito di Nuoro . Leggi tutto
4 Settembre 2019
- Categoria:
storia
1 – Al padre generale lo aveva scritto tante volte di voler andare a offrire il proprio servizio sacerdotale in terra di missione. E si era talmente affezionato a questo desiderio da considerare l’esaudimento della sua richiesta come «don y gracia que major no posso recibir de V[uestra] P[aternida]d y de ninguno de sus hijos»1. Rimasta inascoltata la prima richiesta, il padre Giovanni Domenico l’aveva reiterata almeno una seconda volta 2 specificando che il suo non era un generico desiderio di missione che
ra di Bruno Anatra e Giovanni Murgia, Roma 2004, pagg. 403-424.2 «Otras vezes pedida», ribadisce nella lettera del 1639, affermazione che – per essere al plurale – ri- chiama appunto una pluralità di richieste di cui, però, non ci è pervenuta traccia al di fuori di quelle so- praddette del 1638 e del 1639.
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Commenti disabilitati su Un martire senza altare il padre Giovanni Domenico Aresu, gesuita terteniese (XVII SEC.) di Tonino Loddo . Leggi tutto
Nomi tipici del Continente Africano
Abasi Abayomi Abimbola
Addo Ade Adisa
Adjatay Adofo Ajene
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A partire dal mese di febbraio di quest’anno, secondo il bando di concorso, per l’arruolamento di 110 comandanti della Marina Militare Italiana di Livorno, il nostro giovane studente del V anno del Liceo Scientifico Giovanni Spano di Sassari, si è sottoposto alle difficili prove per l’ammissione all’Accademia Navale di Livorno:
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Commenti disabilitati su “L’aspirante comandante Simone Unali, chiaramontese, appena maturato, muove i passi verso l’Accademia Navale di Livorno” di Angelino Tedde . Leggi tutto