1 Ottobre 2013 - Categoria: c'est la vie, cahiers de doléances

Governo caduto: da bastonare tutti perché s’infischiano degl’italici petti di Ange de Clermont

barconiNon piace a nessuno mettere il naso in politica,ma è la politica che mette il naso nel nostro portafoglio. Gli esponenti del PD e del PDL sapevano tutti che saremmo andati incontro all’innalzamento dello spread e per salvare l’Italia i due partiti sodomiti erano saliti sulla stessa alcova per il bene degl’italici petti. Tuttavia dal momento in cui si son trovati nello stesso letto hanno dato inizio ad un osceno litigio, incomprensibile ai più. D’altra parte chi ha mai capito il bisessismo del PD e il priapismo del PDL? Due partiti la cui oscenità non sfugge a chi appena si occupi della loro storia. Il PD non perde il vizio di ritenersi casto e dimentica il suo simbolo erotico marrazzo e il PDL è diretto ormai da una vittima sacrificale della cirrotica magistratura italiana alla quale gli stessi partiti della Repubblica hanno dato ampio spago per tirarsi il collo il giorno in cui hanno rinunciato all’immunità parlamentare. Chiarissimo risulta che se  uno dei tre poteri che garantiscono l’equilibrio dello stato s’indebolisce con canne e con siringhe rinunciando com’è successo all’immunità parlamentare durante il mandato, la congrega immonda dei piemme e dei giudici giudicanti ne approfitta e si allarga e decide le sorti della nazione come sta succedendo da 20 anni e passa. Hanno accoppato Craxi e ben 5 partiti, ora con una foga paurosa hanno imbastito 50 processi a Berlusconi che si è salvato grazie all’astuzia dei suoi avvocati da 41 processi, ma il quarantaduesimo lo vede soccombere con immensa allegrezza di quel funzionario, prima sindacale e poi del partito, che è Epifani. Ed eccoci al fattaccio, il perseguitato dalla malagiustizia per ripicca molla l’alcova ed eccoci nella fogna più fogna della quale non si può. Cominciano i giochetti delle tre carte, con l’aumento delle tasse prima, per appagare i Crucchi e gli speculatori dannati internazionali e si naviga su barconi fatali in questo mare procelloso che è il nostro tempo. I due imputati, PD e PDL, hanno pensato ai cavoli loro e non certo al nostro orto. Tutti dimostrano che dell’Italia e degl’Italiani poco gli cale. Poteva B. nobilmente farsi quanto prima i nove mesi in una comunità di recupero psichiatrico e lasciare che i suoi giovani seguaci remassero per conto loro? Ma certo, ma l’uomo, ormai in via di rincoglionimento non ha capito che la sua stella di imprenditore fortunato sta tramontando e che finalmente l’hanno accoppato, ed ha lanciato l’ultimo siluro folle al punto che tutta la sua generazione ora lo manderà a carte quarantotto e il suo partito verrà ridotto ai minimi termini a vantaggio del grillo balbuziente. Lo stesso PD con la sua superbia e complesso di morigeratezza, con tutti gli aspiranti a governare, il vapore finirà per affondare, sempre a vantaggio dei sedicenti giacobini grilli parlanti. Il risultato è che piomberemo nel caos e che  le amministratrici del peculio familiare non sapranno come raccapezzarsi più con la moneta che perde peso. Ognuno di noi, impotente a cambiare la storia, non deve che pregare la Provvidenza Divina del Cuor di Gesù, Povedeteci, per vivere e lo Spirito Santo che spacchi il cranio a questi nostri politici con mille peccati mortali sulla coscienza, perché li lavi ben bene e dia loro la possibilità di ravvedersi per il bene di tutti gl’italiani che tendono a scannarsi come i polli di  Renzo (non di Renzi) ignorando che sono tutti in un barcone scassato in mezzo ad un mare in burrasca. God save the Italian people!

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27 Settembre 2013 - Categoria: filologia, toponomastica

Etruschi Urina, uri, vri; svizzero e sardo Uri; basco ur di Massimo Pittau

 UriPer l’Etruria antica è storicamente documentata una città di nome Urina od Aurina, la quale quasi certamente corrisponde alla odierna Saturnia. Nelle iscrizioni etrusche compare parecchie volte l’antroponimo URINATE/I, VRINATE/I, che è evidentemente un etnico che significava «nativo-a di Urina».

Il significato che era al fondo del toponimo Urina si può con grande probabilità e verosimiglianza ricostruire richiamando l’appellativo lat. urīna, che è di origine ignota, ma che è già stato prospettato come di origine etrusca (Ernout 31; vedi però DELI, AEI, DES, Etim). Ebbene, questo appellativo oltre e prima che il significato di «liquido della minzione», ne aveva uno più generale, quello di «acqua». Infatti il lat. urina significava anche «liquido seminale» ed il verbo derivato urinari significava «tuffarsi nell’acqua, nuotare ed affogare nell’acqua» e il sostantivo urinator significava «palombaro, sommozzatore». Si confronti con l’odierno ital. fare acqua = «mingere».

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21 Settembre 2013 - Categoria: eventi straordinari, lingua/limba, versos in limba

54° Premio Ozieri di Letteratura sarda: Elenco vincitori a cura di Antonio Canalis


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Da uno scritto di Nicola Tanda  (Professore emerito di Letteratura e Filologia Sarda)

      …I testi dei nostri poeti, proprio perché, calati all’interno della comunità, possono insegnare un uso migliore degli strumenti critici nel capire e nel fare poesia. Ancora. Possono agevolare il passaggio dall’apprendimento del sottoinsieme della letteratura locale a quello dell’insieme delle letterature che richiedono impegno maggiore per essere lette e interpretate. La letterarietà è un sapere vero: il saper fare una poesia o una narrazione, può essere impiegato nelle lingue che si posseggono, e meglio in quelle materne.  Perché contrariamente a quanto ci hanno insegnato, la letteratura non è mai popolare, perché è una conquista…

La manifestazione conclu­siva e la cerimonia di premiazione della 54^ edizione del “Premio Ozieri” di Letteratura Sarda, avranno luogo sabato 28 settembre 2013 alle ore 17 presso il Teatro Civico “Oriana Fallaci”, in Ozieri.

Da cinquantasette anni (fu fondato nel 1956) il nostro sodalizio si occupa, con assi­duità e incessante azione, di salvaguardia, mantenimento e promozione della poesia e della narrativa di Sardegna, perseguendo, fin dall’inizio, quelle finalità che sono prima sfociate nella legge regionale N° 26/97 sulla tutela e valorizzazione della cultura e della lingua sarda e poi sulle varie iniziative che vedono crescente attenzione sui problemi dell’identità. In particolare il progetto del Premio Ozieri ha scelto fin dall’inizio di ammettere con pari dignità tutte le varietà locali della lingua sarda, comprese quelle che oggi vengono definite dagli esperti: “eteroglossie interne”, come il catalano di Alghero, il tabarchino di Carloforte ecc. Le leggi nazionali ed europee più recenti hanno sancito il diritto delle lingue minoritarie alla pari dignità. Siamo orgogliosi che la nostra Ozieri abbia contribuito così significativamente alla difesa delle radici culturali più profonde del nostro popolo.

La lunga e costante attività del Premio ha determinato la creazione di un vasto giacimento di testi, che oggi è unanimemente riconosciuto come il vero nerbo della letteratura sarda scritta.

E’ quindi con particolare soddisfazione che ho il pia­cere e l’onore, anche a nome del Comitato Organizzatore, di invitare gli organi d’informazione a presenziare alla cerimonia.

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19 Settembre 2013 - Categoria: cristianesimo, eventi straordinari

La Chiesa, l’uomo, le sue ferite: l’intervista a papa Francesco di Civiltà Cattolica a mezzo del suo direttore padre Antonio Spadaro

Santa Marta, lunedì 19 agosto ore 9,50È lunedì 19 agosto. Papa Francesco mi ha dato appuntamento alle 10,00 in Santa Marta. Io però eredito da mio padre la necessità di arrivare sempre in anticipo. Le persone che mi accolgono mi fanno accomodare in una saletta. L’attesa dura poco, e dopo un paio di minuti vengo accompagnato a prendere l’ascensore. Nei due minuti ho avuto il tempo di ricordare quando a Lisbona, in una riunione di direttori di alcune riviste della Compagnia di Gesù, era emersa la proposta di pubblicare tutti insieme un’intervista al Papa. Avevo discusso con gli altri direttori, ipotizzando alcune domande che esprimessero gli interessi di tutti. Esco dall’ascensore e vedo il Papa già sulla porta ad attendermi. Anzi, in realtà, ho avuto la piacevole impressione di non aver varcato porte.Entro nella sua stanza e il Papa mi fa accomodare su una poltrona. Lui si siede su una sedia più alta e rigida a causa dei suoi problemi alla schiena. L’ambiente è semplice, austero. Lo spazio di lavoro della scrivania è piccolo. Sono colpito dalla essenzialità non solamente degli arredi, ma anche delle cose. Ci sono pochi libri, poche carte, pochi oggetti. Tra questi un’icona di San Francesco, una statua di Nostra Signora di Luján, Patrona dell’Argentina, un crocifisso e una statua di san Giuseppe dormiente, molto simile a quella che avevo visto nella sua camera di rettore e superiore provinciale presso il Colegio Máximo di San Miguel. La spiritualità di Bergoglio non è fatta di «energie armonizzate», come le chiamerebbe lui, ma di volti umani: Cristo, san Francesco, san Giuseppe, Maria.

Il Papa mi accoglie col sorriso che ormai ha fatto più volte il giro del mondo e che apre i cuori. Cominciamo a parlare di tante cose, ma soprattutto del suo viaggio in Brasile. Il Papa lo considera una vera grazia. Gli chiedo se si è riposato. Lui mi dice di sì, che sta bene, ma soprattutto che la Giornata Mondiale della Gioventù è stata per lui un «mistero». Mi dice che non è mai stato abituato a parlare a tanta gente: «Io riesco a guardare le singole persone, una alla volta, a entrare in contatto in maniera personale con chi ho davanti. Non sono abituato alle masse». Gli dico che è vero, e che si vede, e che questo colpisce tutti. Si vede che, quando lui è in mezzo alla gente, i suoi occhi in realtà si posano sui singoli. Poi le telecamere proiettano le immagini e tutti possono vederle, ma così lui può sentirsi libero di restare in contatto diretto, almeno oculare, con chi ha davanti a sé. Mi sembra contento di questo, cioè di poter essere quel che è, di non dover alterare il suo modo ordinario di comunicare con gli altri, anche quando ha davanti a sé milioni di persone, come è accaduto sulla spiaggia di Copacabana.

Prima che io accenda il registratore parliamo anche d’altro. Commentando una mia pubblicazione, mi ha detto che i due pensatori francesi contemporanei che predilige sono Henri de Lubac e Michel de Certeau. Gli dico anche qualcosa di più personale. Anche lui mi parla di sé e in particolare della sua elezione al Pontificato. Mi dice che quando ha cominciato a rendersi conto che rischiava di essere eletto, il mercoledì 13 marzo a pranzo, ha sentito scendere su di lui una profonda e inspiegabile pace e consolazione interiore insieme a un buio totale, a una oscurità profonda su tutto il resto. E questi sentimenti lo hanno accompagnato fino all’elezione.

In realtà avrei continuato a parlare così familiarmente per tanto tempo ancora, ma prendo i fogli con alcune domande che avevo annotato e accendo il registratore. Innanzitutto lo ringrazio a nome di tutti i direttori delle riviste dei gesuiti che pubblicheranno questa intervista.

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19 Settembre 2013 - Categoria: Chiaramonti e dintorni

Allarme trivellazioni in Gallura e Anglona per un progetto di energia geotermica di Mario Orrù

Pubblicato Lunedì, 16 Set 2013, Ore 23 44 – di Mauro Orrù

A MARTIS NASCE UN FRONTE UNITO E CONTRARIO. “LA GEOTERMICA È INUTILE E DANNOSA”.

Vincenzo Migaleddu, ISDE

Se qualcuno vi dicesse che stanno per trivellare per oltre due km di profondità il terreno vicino a casa vostra per attivare energia geotermica che direste? Con questa domanda i rappresentanti degli 11 Comuni interessati dalla produzione geotermica, 9 dell’Anglona e due galluresi: Tempio e Bortigiadas, si sono riuniti due giorni fa a Martis, Comune centrale nel progetto che Geoenergy di Pisa intende realizzare con il placet della Regione Sarda.

 In attesa di affilare le armi per la guerra è bene capire qualcosa di più e per questo motivo l’amministrazione di Martis ha dato incarico al radiologo, presidente dell’ISDE – Associazione Medici per l’Ambiente, Vincenzo Migaleddu di riunire in un dibattito i rappresentanti dei Comuni ed alcuni esperti nel centro polifunzionale “Sa tanca e sa bidda”. Al tavolo dei relatori sono intervenuti i geologi Gianni Mandis e Lara Cadeddu.

La Geoenergy, con sede a Cascina in provincia di Pisa, intende trivellare la Sardegna per circa 800 Km quadrati, con trivellazioni a Siliqua (95 Km2), Cuglieri (118 Km2), Sedini (296 km2) e Martis (278 km2). In particolare, tra Anglona e Gallura l’azienda Pisana, nell’ipotesi che la Regione dia l’OK, potrebbe presto cominciare a perforare il terreno alla ricerca del punto giusto per produrre energia rinnovabile.

Per semplificare possiamo dire che per ogni intervento occorre trivellare oltre duemila metri in profondità per arrivare all’acqua calda a circa 100 gradi; spingerla in superficie per attivare con vapori e turbine, l’energia. Quanta? Pochissima. Perché il geotermico produce 100 milliwatt per mq di terreno mentre l’energia solare, con la stessa misura produce mille watt! Dunque, con l’utilizzo dei pannelli solari sui nostri tetti otterremo quantità di energia nettamente più elevate senza smuovere un centimetro di suolo. E soprattutto senza alcun rischio.

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17 Settembre 2013 - Categoria: c'est la vie, Chiaramonti e dintorni

Sa festa de su coju deodoradu de Angheleddu e de Dometilla de Anghelu de sa Niéra

Valzer del Gattopardo_2Die pro die dae cando nos semus cojuados sunt passados chimbant’annos. Andare a s’isposaliziu in su 1963 est istadu comente comporare unu bastimentu e navigare in su mare de sa vida. Su mare, gia l’ischimus, a bortas est calmu e a bortas est buliadu, a bortas est in tempesta subra totu cando si pesant sos dimonios e iscominzant a sulare a buca manna. S’omine andat a pupa e sa femina a prua, ma non b’at nudda  ite faghere cando si pesant sos bentos e tando podet capitare chi unu o s’atera che ruat in mare. Naschent sos fizos, los immagnis e pustis si che olant de peresse e tando su bastimentu chi est imbetzende agatat ateros perigulos: a bortas est s’omine chi cheret torrare  a gioventura, a bortas est sa femina. Est che su poema de Goethe, su Faust, chi pro torrare zovanu at bendidu s’anima a su dimoniu, dae meda onzi intantu un omine mannu o betzu cheret torrare a pitzinnu, ma est totu un imbrogliu: s’omine in custu mundu non podet torrare a pitzinnia e est che.i  chie si che cheret betare dae su bastimentu in mare, si no istas atentu su mare ti che dragat cun totu su bastimentu. Bene o male, cun totu custos perigulos, deo e muzere mia amus passadu su mare calmu, su mare buliadu e finas su mare in tempesta, ma sa fide e sa manu de su Chelu nos at leadu pro sos pilos de conca e nos at servadu. Beh, a narrer sa veridade si b’est posta in mesu puru Nostra Segnora e Santu Matheu e totu sos santos chi veneramus in familia e in bidda chi in cantu a contare in Chelu sunt sos primos.

imagesSantu Matheu de su restu at invitadu medas bortas finas a Gesu Cristu a domo sua a mandigare: mi’ inue istat sa potentzia de su santu nostru protetore. Sos tzaramontesos chi sunt malos che.i sos rajos a su puntu chi mancunu diat andare in Chelu, custu l’ischint e tando ant giogadu bene sa partida seberende  in mesu a totu sos santos santu Matheu comente protetore e gai nessi duas partes de sa idda si servat siguramente, sa terza parte at cherfidu girare  sas palas a su santu e tando bona note e a s’inferru cun sos dimonios conchi rujos.

Deo e muzere mia in custos chimbant’annos, bolados che un’acera de balcone, nos amus tentu affaca su santu, sa Vergine de su Rosariu ch’est in Tzaramonte e pustis santu Miale, s’arcanghelu pius importante  e potente de totu su mundu soberanu (nudda bos paret) e santa Maria Maddalena, e Santa Giusta, e Santa Caderina de Alessandria, non faeddemus nemmancu de Santu Zuseppe o de Santu Giuanneddu chi los tenimus semper affaca a domo.

images-1Pro li ogare  de fune, cun custos santos pregados e invocados d’onzi die,  nos semus servados su corpus e s’anima e gai est bennida sa die de de su coju de oro zecchinu e si nos fidamus de Deus e de sos santos de idda e de cussos nostros de domo de sos cales amus su nomene arrivimus finas a su coju de diamante in su 2038, frades mios caros. Custa no est buglia amigos mios e paesanos mios conchi perrinos. Unu in su perigulu de unu bastimentu comente est su matrimoniu devet invocare  Deus e totu sos anghelos e totu sos santos e non fagher che sos oberaios de s’Andria Doria e de su Titanic chi aiant iscritu in s’oru de sa nave chi Deus no bi diat esser  e tando che sunt falados in fundu de su mare, no ant fatu gai sos oberaios de sa Concordia e tando oe l’ant posta torra in mare ca si fit corcada.

Su bastimentu nostru partidu su 11 de settembre de su 1963 est arrividu in portu s’11 settembre de su 2013 e gai sapadu passadu amus nadu una bella missa de rengraziamentu a nostru Segnore  cun duos amigos missioneris e pustis amus mandigadu a bellu a bellu chena fagher abulotu cun baranta tra fizos e nebodes e connados e sos fizos issoro, mannos e minores e como amus totu s’annu pro fagher festa cun sos amigos caros aisetende su 2038 pro su coju de diamante cando deo ap’aer 101 annu e muzere mia 94 bator annos si Deus cheret e Nostra Segnora nos faghet sa grascia!

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12 Settembre 2013 - Categoria: memoria e storia

IV. Il viaggio per Firenze e il “mi sembra di conoscerla” rivolto alla sposina a cura di Ange de Clermont

Il treno I La sposina si svegliò verso le otto e dopo avermi schioccato un bacio,mi disse:

-Ora si che ho dormito e mangiato a sazietà! Lo sai che questo pupetto è sempre affamato anche se oggi di meno. Tesoro non ti ho fatto fare una bella figura ieri sera con i cugini, ma io, da zia,  dopo il pranzo  avevo un sonno perso. – Ed io

– Non preoccuparti cara, l’importante è che stia bene. Ora ci alziamo a poco a poco, facciamo colazione, paghiamo il conto dell’Hotel e da un taxi ci facciamo portare alla stazione Termini e prendiamo il primo rapido per Firenze, città d’arte!-

-Vedrai che Firenze mi piacerà e tu sarai contento!-

Ciò detto la sposina si alzò e occupò la toilette, mentre io che avevo già fatto la doccia guardai i conti dell’albergo e senza tanti problemi misi i soldi da parte nel portafoglio, per saldare il conto .

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12 Settembre 2013 - Categoria: eventi straordinari

Dialogo tra Papa Francesco e Eugenio Scalfari alla ricerca della fede

Papa FrancescoPREGIATISSIMO Dottor Scalfari, è con viva cordialità che, sia pure solo a grandi linee, vorrei cercare con questa mia di rispondere alla lettera che, dalle pagine di Repubblica, mi ha voluto indirizzare il 7 luglio con una serie di sue personali riflessioni, che poi ha arricchito sulle pagine dello stesso quotidiano il 7 agosto.

 La ringrazio, innanzi tutto, per l’attenzione con cui ha voluto leggere l’Enciclica Lumen fidei. Essa, infatti, nell’intenzione del mio amato Predecessore, Benedetto XVI, che l’ha concepita e in larga misura redatta, e dal quale, con gratitudine, l’ho ereditata, è diretta non solo a confermare nella fede in Gesù Cristo coloro che in essa già si riconoscono, ma anche a suscitare un dialogo sincero e rigoroso con chi, come Lei, si definisce “un non credente da molti anni interessato e affascinato dalla predicazione di Gesù di Nazareth”.

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