7 Dicembre 2013 - Categoria: versos in limba

A sa mama de s’emigrante de Giara Posadinu-Tedde

 

emigrante-Adiu!- m’asa nadu -Ses partende!-
Cando mi so detzisu a emigrare
Sos ojos tuos funi lagrimende
Ca su coro no tzessat de amare.

 

E ogni olta chi che torraia
S’isperantzia tua fut sa frimmada
Ma su trabagliu non l’agatia
In custa terra mia tantu amada.

 

‘Idia in cara tua sa tristura
manu manu passendeche sos annos
Ischias gia chi in s’ultima paura
non t’alleviaia sos affannos.

 

Gia t’apo idu in mesu a sos fiores
Chenza ti poder narrer :-Mama mia
So torradu umpare a sos minores
ma non t’ana connotu sende ‘ia.-

 

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4 Dicembre 2013 - Categoria: versi in gallurese, versi in italiano

I vecchi alberi “L’alburi ‘ecchi” di Maria Teresa Inzaina

I VECCHI ALBERI 

I grandi e annosi

alberi

chiome rade

di vecchi stanchi

hanno rami spezzati

e sul tronco

faglie impietrite

dai sedimenti del tempo

e nodi di ricordi..

Tremando

sospirano alle brezze

inseguendo  i tramonti

a rubarne il tepore

nell’ultimo

lembo del giorno

distesi

nelle ombre

che discrete s’allungano

tra le piccole piazze

di paese

nei parchi tristi

di città indifferenti

e avvelenate.

Soli.

In attesa…

Di un passero

che cerchi

tra le foglie malate

la quiete di un riparo

o la compagna al nido.

Fino a quando l’ultimo uragano

ne strapperà dal fondo

le ostinate radici

e il vento

placato

e tornato gentile

spargerà

i loro semi

da affidare alla terra

per altri alberi ancora.

 

L’ ALBURI  ‘ECCHJ 

L’ alburi manni

e annosi

cuppi sfruniti

di ‘ecchj stracchi

hàni rami schiciati

e illu truncu

calpituri impitrati

da li riminghi di lu tempu

e nodi d’ammenti..

Trimmendi

suspirani a li frini

sighendi lu soli chi si mori

pa bissi a fura

la dulci tipiura

di l’ultimi

sfrunzi di la dì

umbri ill’umbri

chi filu filu s’allongani

illi piazzitti

di lochi sminticati

ill’arii palumbrini

di citai indiffarenti

e avvilinati.

Soli.

Inn’aisettu…

Di calche caldaddhina

chi cilchia ancora

in mezu a frondi allauniti

risettu d’appogghju

o cumpagnìa a lu nidu.

Finz’a candu l’ultim’ uraganu

n’arà a tustà da fundu

li radici ustinati

e  lu ‘entu

assilinatu

e turratu gentili

n’arà a spaglì

simenza

palchi la tarra creschia

alburi manni ancora.

 

 

 

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29 Novembre 2013 - Categoria: eventi culturali

Primo convegno internazionale sulla lingua gallurese

 GalloPrimma ciurrata internaziunali di la

linga gadduresa

 

PALAU, 7 dicembre 2013 · LU PALAU, 7 di Natali 2013 Sala Consiliare – Piazza Popoli d’Europa

Salutu di lu Sindacu di Lu Palau, Francesco Pala

PROVINCIA OLBIA TEMPIO

9,40 Introduzione ai lavori: Ferdinando Abeltino, Assessore alla Cultura Comune di Palau Introduzioni di l’Assessori Ferdinando Abeltino

9.50Prof. Massimo Pittau, Docente emerito di Linguistica Sarda dell’Università di Sassari Relazione: La toponimia della Sardegna settentrionaleorte Relazione: Deriva linguistica: tra corsu, francese e talianu (mudernu)

11,10Prof. Mauro Maxia, Comitato scientifico Atlante Toponomastico Sardo, Sassari Relazione: Lu gadduresu da lu cumenciu a oggj

11,50 Prof. Jean-Marie Comiti, Università della Corsica, Corte Relazione: Tra Cossica e Saldigna una linga nascenti: lu gadduresu

Assessore Regionale alla Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport

Salutu di l’On. Sergio Milia Assessori Regionali a la Pubblica Istruzioni, Beni Culturali, Infulmazioni, Spettaculu e Sport

A seguire dibattito · Dibbattitu Coordinerà i lavori del convegno il Dott. Mario Scampuddu vice presidente dell’Accademia della Lingua Gallurese Cooldinadori di lu cunvegnu sarà Mario Scampuddu

vicepresidenti di l’Accademia di la Linga Gadduresa

Seconda sessione: ore 13,00 – 14,00

Sigunda sessioni: ori 13,00 – 14,00

13.00 Laboratorio-presentazione degli strumenti arcaici della Sardegna con evento musicale

In occasione del convegno verrà presentata la nuova edizione del libro di Francesco Corda: “Il Gallurese · profilo storico

e notazioni filologiche”

 

 

 

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28 Novembre 2013 - Categoria: toponomastica

La supposta origine fenicia di Bosa di Massimo Pittau

 

Bosa

Bosa

Bosa [localmente (B)Osa; (nel Medioevo anche Vosa)] (cittadina della provincia di Oristano, sulla costa occidentale della Sardegna).

La notevole importanza di questa città nell’epoca classica è dimostrata dal fatto che essa è citata in alcune opere e precisamente in queste: Plinio il Vecchio, Naturalis Historia (III, 85), Claudio Tolomeo, Geographia (III, 3, 7), Itinerarium Antonini (83, 8), Anonimo Ravennate, Cosmographia (26, 10, 10), Guidone, Geographica (64, 22, 4).

Nella periferia orientale dell’odierna Bosa esiste il rudere di un nuraghe, che è carico di grande valenza dimostrativa, per due differenti motivi: I) Il fatto che su di esso risulti costruita la chiesetta di Santu Lò, Lói «Sant’Eligio» è una delle prove più evidenti e tangibili della destinazione religiosa dei nuraghi. All’atto della evangelizzazione della Sardegna infatti i missionari cristiani hanno proceduto a costruire una chiesa nel medesimo sito in cui in precedenza c’era un tempio pagano, appunto il nuraghe; proprio come i missionari cristiani hanno fatto in numerose altre località della Sardegna e anche in tutto il mondo mediterraneo (SN §§ 34, 35). II) L’esistenza di quel nuraghe, assieme con altri tre situati nell’agro di Bosa, chiamati rispettivamente Albaganes, Furru e Zarra, costituiscono una prova sicura e chiara che Bosa, contrariamente a quanto si è pensato e detto finora, non è stata fondata dai Fenici, bensì è di origine sardiana o protosarda o nuragica. I nuraghi infatti sono senza alcun dubbio costruzioni nuragiche e nient’affatto costruzioni fenicie. Oltre a ciò è pressoché assurdo ritenere che i Nuragici, già molto prima dei Fenici, non avessero manifestato attenzione e provato interesse alla foce del fiume Temo, alla sua fertile vallata e all’intera conca in cui è situata l’odierna cittadina di Bosa.

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27 Novembre 2013 - Categoria: lingua/limba

L’opinione dello studioso sardo Mauro Maxia sulla lingua sarda nel dibattito sulla “Nuova” tra A. Mastino e G. Angioni

Il nostro collaboratore e amico e studioso Mauro Maxia ha inviato questa lettera al direttore del giornale locale  sulla lingua sarda, ignorandolo, ma che noi pubblichiamo perché venga letto da un maggior numero di lettori internauti.

 

Mauro Maxia

Mauro Maxia

“Al Direttore de La Nuova Sardegna

Egregio Direttore,

vorrei intervenire nella discussione sulla lingua sarda apertasi sul giornale a seguito delle opinioni espresse da Attilio Mastino e Giulio Angioni. Le sarei grato se potesse pubblicare il seguente intervento.

Quando si parla di lingue minoritarie è sempre utile partire dal pensiero di Gramsci, che osservava acutamente che quando si pone il problema della lingua si pone un problema politico. Perciò appare un po’ stucchevole parlare dello strumento, cioè della lingua, piuttosto che del fine che è e resta politico. Chi si batte per la lingua si batte, anche quando non ne ha piena contezza, per un’idea di Sardegna più che per la lingua in sé. Affermare il diritto a usare la lingua sarda equivale ad affermare il diritto a governare l’Isola servendosi di strumenti che, come la lingua, sono una parte costitutiva dell’identità sarda. La lingua, in effetti, non è che una faccia della più vasta e articolata questione rappresentata dalla dipendenza della Sardegna. Da questo punto di vista, il movimento linguistico rappresenta forse la componente più avvertita di un più vasto flusso di idee che ha origine negli anni ’70 del secolo scorso e che da allora mostra una continua crescita sia in termini di consapevolezza sia in termini numerici.

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26 Novembre 2013 - Categoria: c'est la vie, recensioni

La ministra spagnola Ana Mato censura il libro della giornalista Costanza Miriano “Sposati e sii sottomessa” e ne chiede il ritiro a cura di Ange de Clermont

 

Costanza Miriano

Costanza Miriano

Si sa che gli spagnoli perdono la testa per la plaza de toros, che si sono ammazzati in 500 mila per parte durante la guerra civile, che per quanto Franco li abbia addormentati per tanti anni, sotto la cenere c’è il fuoco da una parte dei cattolici credenti e giustamente intransigenti e dall’altra dei laici fanatici più dei primi al punto che hanno abolito il marito e la moglie, per parlare solo di coniugi 1 e 2 e si sa anche che la casa di Zapatero è stata invasa da tanti satanassi al punto che pare i mobili abbiano ballato il twist e la moglie sia stata costretta a chiamare un esorcista. Non sappiamo se quest’ultimo sia riuscito a cacciare via i diavoli. Il libro di cui trattasi ha per titolo un brano di San Paolo che per la verità se non letto completamente appare provocatorio come il titolo del libro. Un libro però se si vuole lo si compra e lo si legge oppure lo si compra e non si legge oppure né si compra né si legge. In esso una giovane mamma, quarantasettenne, madre di quattro figli, due femmine e due maschi, giornalista di RAI 3 spiega con lettere ad amici il miglior modo per gestire un ménage matrimoniale tra due giovani sposi che, a seconda delle loro abilità debbono mettersi entrambi al servizio della famiglia  senza inscenare dei sessantotto per ogni piccolo episodio, ma usando la moderazione, il discernimento e soprattutto amandosi. Io l’ho letto tutto e l’ho trovato interessante, mia moglie credo non l’abbia nemmeno visto, qualcuno me lo ha portato via. Solitamente chiamo la mia metà madre, matrona e matriarca e questo farebbe rallegrare le spagnole e imbestialire gli spagnoli, sempre che appartengano al I e al II sesso, non so che cosa direbbero se appartenessero all’ormai affermato III sesso che in Spagna prolifica ad abundantiam magnam. Se dovessimo fare delle crociate per ogni libro che non ci piace, sarebbe la fine del mondo, ma la tolleranza ci porta al rispetto delle idee di ciascuno e a non portare avanti crociate contro un libro. Questo sta succedendo in Spagna dove le donne fino a poco tempo fa erano sottomesse, si fa per dire. Ora non ne vogliono sentire più come del resto fanno le nuove generazioni di donne che non sanno né leggere né scrivere, né cucinare né fare e allevare pupi in quanto vogliono godersi la vita e mortificare il già capofamiglia ridotto a coniuge numero uno o due e spesso ad un autentico lacché. Se a queste nuove generazioni di sesso 1 e di sesso 2 e di sesso 3, in attesa del sesso 4, piace così, così sia con tutte le conseguenze del caso. Ma ciononostante la tolleranza deve far si che si debba smettere di censurare il pensiero, stranamente sempre quello cristiano, come si  tollerano i sessi che come funghi stanno spuntando. Alla ministra consigliamo di farsi preparare una bella minestra dalla vecchia madre, pardon, dal genitore uno o due e se, di sera, una camomilla di modo che possa dormire beatamente e lasci correre le idee sui libri e nei cervelli e si dedichi ad attività più proficue in questa Spagna di coniugi dal sesso numero uno, numero due, numero tre, che a quanto pare sarebbe quello di un famoso giornalista tornato alla ribalta gloriosamente e al sesso numero quattro così come descritto dal nostro già famoso e , ope legis Bacchelli pensionato, Gavino Ledda, in “Padre e Padrone.”

Ana Mato se ha pronunciado por primera vez sobre el libro escrito por la italiana Constanza Miriano, que ha generado una gran polémica, durante una entrevista en TVE el Día Internacional de la Eliminación de la Violencia contra la Mujer.

“No comparto en absoluto ni el título ni el contenido y me gustaría y así lo he pedido que se retirara ese libro, creo que no es nada adecuado y que es una falta de respeto a las mujeres”, ha precisado en la entrevista.

No obstante, ha precisado que “de momento” no he obtenido “ninguna” respuesta sobre su petición de retirada y ha insistido en que espera que se retire pues, a su juicio, “ninguna mujer ni la mayoría de la sociedad” comparte el título ni el contenido del mismo.

Hace dos semanas, la directora del Instituto de la Mujer, Carmen Plaza, siguiendo instrucciones de Ana Mato, envió una carta al Arzobispado de Granada para que reconsiderara la publicación del libro Cásate y sé sumisaporque no encajaba en los valores de igualdad que cualquier institución pública debe defender, según han explicado fuentes de la Secretaría de Estado de Igualdad.

Ya la Junta de Andalucía y el PP andaluz han pedido que se retire el libro pero, por el momento, el Arzobispado de Granada ha dicho que no ve razones para que la editorial Nuevo Inicio, que depende de la diócesis, lo retire.”

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23 Novembre 2013 - Categoria: c'est la vie, cahiers de doléances

Un concentrato di bombe su Olbia tra natura e uomo di Ange de Clermont

 OlbiaAssisto con tristezza ai reportages sui luoghi dell’alluvione. Non è facile descrivere sulla mappa di Olbia l’arrivo del disastro: dal cielo pare sia caduta tanta pioggia quanto ne può cadere in sei mesi. Questa la prima causa del disastro. Il resto è dovuto ai torrenti in piena che scendono a valle. A tutto ciò bisogna aggiungere la conformazione del terreno della città dalla ghiandola pittuitaria sviluppatasi a dismisura nell’arco di 50, 60 anni, a partire dall’arrivo dell’Aga Khan e di conseguenza di tutti gli abitanti della montagna che si sono precipitati ad Olbia: Buddusò, Alà dei Sardi, Aeela, Bultei, Bono, Bottidda, Burgos, Esportlatu, Benetutti, Nule, Siniscola e altri piccoli e grandi centri. Aggiungi gli olbiesi emigrati ritornati a casa, gli stranieri da ogni continente e i penisolani. Un centro marino di 15 mila abitanti che in 50 anni è cresciuto di oltre quarantamila unità (oggi, 2013, di 56.000). Per la crescita demografica delle sette città regie (Castelsardo, Sassari, Alghero, Bosa, Oristano, Iglesias, Cagliari) ci sono voluti secoli, per Olbia, un tempo così corto da non permettere soste e ripensamenti di edificazione, quasi una città di fondazione come Fertilia, Arborea, Carbonia, ma senza la programmazione razionalista di queste.

Una città di zecca – falsa quasi senza storia dove chi è arrivato 50 anni fa , data la legislazione urbanistica quasi inesistente e disordinata, e soprattutto dati i bisogni urgenti, ha costruito pensando ad una terra e ad una natura felice (olbìos). Il fascino del mare, delle colline quasi montagne che circondano la città sono state una garanzia. Non ci furono almeno fino al 1975 grandi differenze tra legalità e illegalità viste le leggi esistenti così come è avvenuto nel ritorno alle coste dal centro dell’isola un pò ovunque. Si è costruito a due passi dal mare o ai piedi delle colline, su terreno pianeggiante, ingannevole e allettante,  senza badare se fosse argilloso o sabbioso e quindi impermeabile o permeabile, ma che poteva dirsi insicuro. Dal 1975 arrivano leggi più cogenti, si fa per dire, sui piani di fabbricazione, si vanno sanando gli abusivismi inglobandoli nel piano di fabbricazione (e chi degli amministratori d’origine buddusoina o bonese poteva dire no a chi aveva urgenza d’un’abitazione in un luogo dal nome “felice”?) Man mano sono arrivate leggi più serie, ma la bomba demografica dei dieci comuni sardi, Olbia compresa, definiti “scioccati” non poteva arrestarsi con un fischio. Di chi la colpa? Degli stessi eventi. Ha colpa forse un nostro figliolo o nipote che verso i 13 o 1 14 anni cresce fino a 180 o a 190 centimetri? Il boom demografico (per nascita e per arrivi) ha forse delle colpe?

Bisogna riflettere prima di fare i soloni “gnurants” come fanno oggi tanti giornalisti venditori di notizie false e tendenziose. Olbia è sorta tra bombe di ogni genere e sono gli studiosi a definirla città “scioccata”, non da oggi. Ciò premesso si possono riscontrare pure delle responsabilità su chi? Su chi ha costruito a piano stradale o senza strada, autorizzato o no, e che volete ora mandare in galera questi poveretti che ignari di tutto si son fatti la casa, oggi allagata, e che ha distrutto i mobili e scioccato gli inquilini? Volete mandare in galera i sindaci e soprattutto i geometri o gl’ingegneri che hanno steso i primi piani di fabbricazione prima e i piani regolatori generali poi? Molti son passati a miglior vita.

Le responsabilità si possono riscontrare nei progettisti e costruttori dei cavalcavia se hanno costruito i piloni con piedi nani sulla sabbia (vedi strada per Tempio con tre morti), vedi ponte sul Cedrino, un morto, costruito a quanto pare da poco) per il resto si metta sotto processo la natura per la bomba d’acqua,i nembi, i venti caldi e freddi, lo stesso clima; la conformazione del terreno alluvionale o sabbioso di Olbia, a cui i Greci hanno dato il nome di “Felice”, certo è che il vecchio sgangherato cavalcavia ha retto anche se a vederlo sembra un catorcio e quello che ha messo in salvo mia figlia e mia nipotina e io quando sono al Olbia ci passo con tremore anche per le ringhiere che sembra caschino giù da un momento all’altro appena ti appoggi. Sia ringraziato Iddio per tutti quelli che si sono salvati!

Per concludere, da qui occorre partire per fare delle riflessioni sul disastro ad Olbia. Blaterare tanto per riempirsi la bocca è pura idiozia! Il procuratorello che annuncia giustizia, conoscerà bene che la verità giudiziaria è eminentemente mezzo vera e mezzo falsa. Farà giustizia forse ai morti? Chi è morto è morto e speriamo che la misericordia divina collochi tutti in dimensioni davvero beate, olbioi! Auguriamoci che bombe d’acqua, bombe demografiche, bombe costruttive da rendere Olbia “scioccata” non avvengano più. Tutto il resto è solo “eco di tromba che si perde a valle”. Auguriamoci davvero giorni migliori, quando Olbia ridente e gaia, mostrerà il suo volto di ragazzaccia scapigliata e a tratti libertina!

Un nostro pensiero non può che andare ai filippini delle Filippine, questa volta accomunati dalla stessa sorte.

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21 Novembre 2013 - Categoria: c'est la vie

Chiaramonti pronto ad ospitare degli anziani alluvionati nella casa famiglia

Marina Manghina

1425739_10201044763703483_861516961_nCaro prof. Tedde, la volevo mettere al corrente della piccola iniziativa che noi, della casa di riposo di Chiaramonti, abbiamo messo in campo per dare il nostro contributo all’immane tragedia sarda di questi giorni. come potrà vedere nel mio profilo offriamo alloggio agli anziani sfollati presso la ns casa di riposo. abbiamo disponibilità di 4/5 posti che potrebbero alleviare la difficile situazione in cui i ns fratelli galluresi stanno vivendo. ripeto un modestissimo contributo, ma è quello che noi, da qui, possiamo mettere a disposizione. se lei desidera può pubblicare questa mia, anche sul suo sito dell’accademia, più divulghiamo e meglio è. una caro saluto. Marina

  • L’ALLOGGIO PER ANZIANI “LE RONDINI” DI CHIARAMONTI HA LA DISPONIBILITA’ DI 5 POSTI CHE METTE A DISPOSIZIONE PER LE PERSONE ANZIANE SFOLLATE VITTIME DEL CICLONE. CONTATTARE IL NUMERO 340 6624322 MARINA. — a Chiaramonti
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