22 Gennaio 2016 - Categoria: cahiers de doléances

Le unioni o le convivenze tra persone dello stesso sesso e i loro pretesi diritti di Angelino Tedde

Gay-Pride1Nel corso delle nostra vita, ormai sulla strada degli 80 anni, abbiamo avuto l’occasione  di conoscere convivenze tra signorine e signorini, tra madre e figlio, tra padre e figlia, tra zii e nipoti, insomma tra le più svariate persone. Non siamo andati ad indagare e ad esaminare i rapporti intimi di questi componenti in unionme che come tali, intimi debbono restare, a nostro avviso.

Dal famigerato sessantotto francese però (ragazzze minorenni in fila per la deflorazione in quel bordello delle università), uomini dello spettacolo, in primo luogo, aristocratici e borghesi, alfabetizzati e letterati e cattivi maestri universitari hanno sentito il bisogno di far diventare pubblico ciò che è privato, narrando ai quattro venti le loro tendenze intime, anzi organizzando cortei e adunate di fascistica memoria, nudi e  semivestiti, con approcci pubblici riservati alla sfera intima. Queste manifestazioni non ci sono piaciute, sono state di cattivo gusto, ma soprattutto si sono svolte con fare arrogante.
Si è inventata l’omofobia che spesso sconfina col bullismo con le persone più fragili e chissà quante altre fobie inventeranno ancora. Tutto questo non ci piace affatto. Sarebbe come mettere allo scoperto atti di sodomia, di orge, di zoorastria, di pederastia e di efebofilia e di cento altre  filie. Fatti salvi i diritti dei minori, ognuno nell’intimità, si comporti come meglio crede, possibilmente evitando contatti che producono malattie sessuali sia maschili che femminili  che per curarle si chiedono ingenti finanziamenti alla comunità nazionale.

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14 Gennaio 2016 - Categoria: c'est la vie

L’anima pettegola e blasfema di Chiaramonti di Ange de Clermont

il vecchioFinalmente, dopo tanto, mi si è presentata l’anima di Chiaramonti, con atteggiamento insolito: pettegolo e blasfemo. Stavo passeggiando lungo il marciapiede che guarda Putugonzu verso i tornanti che portano a Ispurulò. Mi godevo quei brevi raggi di sole che in quest’ìnverno fattosi freddo mi dava un pò di ristoro. Si è messa al mio fianco a forma di ombra stranissima e ha cominciato a sussurrarmi alle orecchie che cominciano a tratti a far cilecca. Lei deve averlo capito da quando mi sto trascinando lungo il sentiero degli ottant’anni.
-Parla, le ho detto, ti ascolto!-
-Allora posso parlarti di seguito, ma tu sta’ zitto e una volta tanto lasciami parlare senza paracadute.-
-Parla, ti ascolto!-

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9 Gennaio 2016 - Categoria: cahiers de doléances

Ricordando Pallino (2005-2015) nel I anniversario della sua partenza per l’Eden

Pallino (Sassari 2005-2015)

Pallino (Sassari 2005-2015)

Nel primo, maliconico, anniversario di Pallino, nobile e altero gatto nero.
“Caro Pallino, amato e viziato gatto nero, esigente nel mangiare e negli spazi, solitario nelle imprese, difensore del tuo spazio accanto al caminetto, da circa dieci anni membro con tutti i diritti della nostra famiglia, padrone del cuore dei tuoi cari; un anno fa, esattamente all’una del mattino, presso la clinica universitaria di Sassari, dov’eri ricoverato da 10 giorni tra la vita e la morte, hai ceduto alla morte e te ne sei andato nell’Eden riservato dal buon Dio alle sue creature. Il tuo corpo, sepolto a pochi metri da questo studiolo, giace sotto il corbezzolo, senza la lapide che un’artista della trachite, poi, infortunatosi, non ha portato a termine. A te povero e nobile gatto nero poco importa, ma importa al nostro cuore che di tanto in tanto si commuove al tuo ricordo. Parte dei tuoi nerissimi e lisci peli giacciono alle mie spalle, decorosamente conservati in una teca.
Dirti che ci manchi, ad un anno dalla tua partenza nel mistero, è poco. Come vedi non ti abbiamo dimenticato e tutti, da Emma, la tua tenera madre, ad Alice, la tua gioia, a Domitilla, la tua generosa dispensatrice di coccole e di cibo, a me, burbero, ma sempre alla difesa dei tuoi diritti, specie quando volevi passare la notte all’addiaccio in contemplazione della luna. Era bello accoglierti la mattina presto, quando chiedevi di rientrare a casa pe cibarti e passare la giornata sotto il letto, in un tuo regale tapetto, per immergerti nei sogni. Oh, sospirato Pallino, quanto ci manchi! Con te se ne sono andati i miei settant’anni, i sessanta di tua nonna, i cinquanta della tua padrona e i dieci della tua padroncina. Ora ci sentiamo più anziani e su di me, specialmente incombono gli ottant’anni, che domani alle 2,30 del mattino entreranno a far parte della mia vita giorno dopo giorno. Dovrò anch’io prepararmi alla partenza? Dimmi, camperò per intero i dieci anni che mi porteranno ai novanta? E poi, mi sarà concesso di camparne altri dieci per raggiungere lucidissimo i cento anni?. Dimmi, tu che ormai conosci il mistero oltre il cielo, camperò altri dieci anni dopo i cento? Pare che tu mi risponda di sì ed io li accetto. Ogni giorno continuerò a vigilare sulla tua tomba sotto il corbezzolo, narrerò agli amici le tue imprese, e tu dolce amato nobile gatto sarai conosciuto per generazioni di familiari. Tutti diranno, ah, quel nobile gatto nero, che solcava i muri libero e fiero, visse dieci anni con dignità e decoro. Pallino, terrore dei topini di campagna e amore dei suoi cari!”

Amici, non siate insensibili, lasciate al posto dell’obolo, almeno un pensiero gentile in occasione dell’anniversario della scomparsa del nostro amato micio, Paolo, Maria Teresa, Antonietta, Simonetta e tutti gli altri amici e amiche, lasciate un’espressione, una parola per il nostro amato nobil gatto ad un anno dalla scomparsa! Ah, ah che dolore, amato e stimato gatto nero!

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7 Gennaio 2016 - Categoria: c'est la vie, versi in italiano

Metto via… di Maria Teresa Inzaina

Maria Teresa Inzaina

Maria Teresa Inzaina

Maria Teresa e Antonio mi hanno telefonato, per tirarmi su con la vita che passa, ripetendosi, come ogni Natale e ogni Epifania. Questi versi sono per me personalmente, ma voglio condividerli con gli amici lettori che come noi in questi giorni mettendo via il presepe e i re Magi o altre storie, provano gli stessi sentimenti. La composizione è  circonfusa di malinconia come ogni cosa che passa ma si apre al luminoso ottimismo di un Natale eterno. (Ange de Clermont)

Metto via…
Metto via anche questo Natale
passato con l’anno vecchio ormai.
Già viviamo nel nuovo che cammina
con passo uguale a quello di prima.
Metto via anche l’Epifania
che non ha più le calze colorate
delle dolci sorprese per i figli
occhi stupiti allora nell’innocente gioco
e da tempo hanno smesso di giocare.
Il presepe.. un sospiro a ogni pezzo
che adagio spolvero e accarezzo
va tra le cose da mettere a dormire.
Stacco piano gli addobbi delicati
torna la tenerezza di quella me bambina
e li conservo col finto alberello
da anni sempre quello di molti inverni ormai:
ma so ridargli vita con fili colorati e luci nuove
intermittenze quiete e soporose.
Forme d’argento tolgo e ridispongo
sul giaciglio di ovatta e di pagliuzze
le tessere di un puzzle che compongo
e scompongo anche se qualche tessera
si logora ogni tanto o fragile si rompe
e non trovo il ricambio e spazi ciechi
restano: partenze assenze oggetti smarriti
e ricordi anche quelli un poco sbiaditi..
E piango piano per la malinconia
di quel che il tempo con sapiente regia
seguendo il suo copione si sta portando via.
Perché è una storia bellissima la vita
ma non ha un lieto fine se non la dipartita.
Riavvolgo sospirando infine
una lunga catena di lucine
che quasi per dispetto s’ingarbuglia.
e devo sbrogliare lentamente.
Come la vita forse ma ne vengo a capo
piano con la pazienza e la speranza ardente
che alla fine ogni cosa torni in pace
e ritrovi il suo posto ovunque sia.
Per riaccendersi ancora e brillare
in un candido eterno Natale.

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6 Gennaio 2016 - Categoria: cahiers de doléances

Anno nuovo, vita vecchia di Ange de Clermont

stancoAnno nuovo, vita vecchia, già, non è che a gennaio uno cambia pelle, stato d’animo, abitudini o habitus che dir si voglia. Ogni giorno ripetiamo tante azioni che ci accompagneranno per tutta la vita. Se uno appena si sveglia è abituato a sbadigliare, continuerà a farlo a gennaio come lo faceva a dicembre. Se alzandosi cade nello stress per le preoccupazioni che cominciano, continuerà ad essere stressato: uno stress è recarsi in bagno, idem lavarsi (da un pò di tempo mi passo soltanto un fiocco di cotone bagnato nell’acqua calda sulle palpebre per togliere eventuale cispa e per protesta non mi lavo, non vorrei consumarmi le mani) poi debbo togliere il pigiama e vestirmi, siccome questo mi comporta troppa fatica, lascio le cose come stanno e m’infilo sopra una calda tuta nella speranza che mia moglie non se ne accorga.

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23 Dicembre 2015 - Categoria: cristianesimo

“Natale 2015 dopo Cristo” di Ange de Clermont

presepe IIIIl ciclo liturgico della Chiesa cattolica di rito latino, della Chiesa cattolica di rito ortodosso e di altri riti, della Chiesa greco-ortodossa e di vari altri riti dello sterminato numero di Chiese protestanti cristiane, tra il 25 dicembre e l’otto gennaio, festeggiano la nascita di Gesù detto il Cristo. Si celebra un evento che è entrato nella cultura mondiale. In molte società l’evento si è appannato per lasciare spazio agli atteggiamenti liberi derivati da varie rivoluzioni che non sempre hanno migliorato l’umanità.
La figura di Cristo e le organizzazioni ecclesiali che si richiamano a Lui, i singoli fedeli ricordano la sua nascita come l’inizio di un cammino di salvezza, per l’umanità così variegata, contraddittoria e ormai ai limiti dell’esperienza della mitica torre di Babele.
Gli uomini parlano tante lingue così diverse da rischiare di non riuscire più a capirsi, naturalmente per lingue intendo la comunicazione, derivata dalle svariatissime visioni del mondo, ricostruzioni della storia e volontà operative. Non tutti pongono al centro delle loro visioni la personalità umana e il rispetto per essa o se la pongono non operano con coerenza.
Noi che abbiamo avuto la fortuna di ricevere il messaggio cristiano, grazie alla società cistiana in cui siamo nati e in cui viviamo, crediamo nella nascita dell’uomo-Dio, lo adoriamo nell’Eucarestia e, per quanto indegni, cerchiamo di porre riparo alla nostra pochezza, cibandoci della stessa Eucarestia.
Con gli occhi di un bambino contempliamo il mistero cristiano e le verità che esso ci propone: ama Dio con tutto il tuo cuore e con tutta  la tua anima e ama  il tuo prossimo come te stesso.
Tutti coloro che così fanno seguono consapevolmente la buona novella che da duemila e quindici anni,  Gesù va annunciando per mezzo della sua Chiesa, umana e peccatrice, ma retta dal Cristo che l’ha fondata su una roccia indistruttibile.
Dio abita ed ha la sua culla nella profondità dell’anima di ogni uomo, secondo la mistica carmelitana Santa Teresa d’Avila, ma possiamo dire anche secondo Santa Teresa di Calcutta che pure andò incontro al cosiddetto “sonno di Dio” per almeno vent’anni, nella sovrabbondanza però dell’amore visibile per il prossimo più abbandonato come il moribondo anonimo di Calcutta che cambiò la sua vita.
A tutti Iddio concede il momento del Suo risveglio e l’opportunità di amarLo. Egli tutti ama, tutti predilige, tutti cura, tutti protegge, di tutti è padre (Padre Nostro che sei nei Cieli), a tutti provvede ,(Dacci oggi il nostro pane quotidiano), tutti cerca di liberare dal male (Liberaci dal maligno). Tutti dobbiamo augurarci l’avvento del suo Regno che non è regno di questo mondo, un mondo regolato dai solstizi e dagli equinozi della bontà, ma anche dell’umana cattiveria, ma un Regno in cui saremo glorificati e avremo l’orizzonte di nuovi cieli e nuova terra in cui l’amore per Iddio si fonderà con l’amore per i fratelli.
Con questo spirito augurale vogliamo manifestare un affettuoso pensiero ai collaboratori e ai lettori affezionati  dell’accademia sarda di storia, di cultura e di lingua e a tutti coloro che ci leggono, con i versi del poeta Nino Fois.

Sempre est Nadale:
in mesu su nie e cotzighina allutta,
in mesu a lagrimas e càntigos
in mesu a ingranzeos appiccados
a s’àrvure ricca
subr’a su presepiu poverittu,
in mesu a nuscos de timanza[1]
e fiagu agru de bùlvera,
in mesu a zente istérrida
e zente
chi non ponet afficu a Tie
chi pelèas e isperas
in donzi frade meu
disamparadu.

nuscos de timanza = profumi di incenso

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22 Dicembre 2015 - Categoria: c'est la vie

” Brizzi dottor Enrico: un quarantunenne bolognese pigro, costretto a farsi legare ad una sedia di una soffitta per scrivere” di Ange de Clermont

imagesMi scrive un bolognese:-Lei non sa chi è Enrico Brizzi, l’avrà appena visto da ragazzo, a mala pena avrà annusato Jack Frusciante, mentre non ha letto gli altri romanzi e i libretti pubblicati da Laterza sul costume dei Bolognesi e degl’italiani come ad esempio Ai tempi di Berlusconi e non parliamo di tutte le altre espressioni artistiche, compresa la pittura, la scultura e l’architettura, la musica, la commedia, il cinema e via dicendo. Lo definisce pigro? Ma come fa, gnurant, a scrivere queste cose, non scriva quando i fatti non li conosce!- (e-mail firmata).

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19 Dicembre 2015 - Categoria: c'est la vie

L’anno che muore e il dinamismo economico a Chiaramonti di Ange de Clermont

Onoraqnze funebriUn anno che se ne va e si scioglie come la neve al sole. Per noi anziani si avvicina l’eternità che secondo la nostra fede potrà essere un’eternità beata oppure dannata. Quanti claramontani saranno beati e quanti dannati? Io mi auguro di tutto cuore d’essere tra i beati, certamente ho peccato come tutti i claramontani che sono peccatori specializzati: chi in furti, chi in mendacia, chi in  blasfemia, chi in accidia e chi in donne. Però per salvarsi l’anima basta pentirsi, avvicinarsi spesso alla confessione, (tra l’altro abbiamo un parroco santo confessore), e almeno la domenica alla Santa Comunione onde avere un forte aiuto durante la settimana. L’altro suggerimento è quello di uscire il meno possibile da casa e non scendere a S’Istradone dove le varie ciarre sul prossimo fanno peccare e quindi ti fanno rischiare la dannazione. A casa basta moderarsi e non rimproverare mai la moglie perché anche in questo caso il rischio della dannazione è vicino. 

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