Categoria : storia

“Claudio Coda: cronaca di un ventennio: istituzioni e società a Martis (1926-1946)” recensione di Angelino Tedde

Claudio Coda [1] Cronache di un Ventennio 1926-1946 in Martis, “Grafiche Essegi 2 srls” Perfugas (SS), [2021] pp. 240 s.p.

Il volume curato da Claudio Coda ha per tema le 166 corrispondenze che dal 1926 fino al 1946 vennero inviate da uno o più corrispondenti di Martis al quotidiano fascista sassarese  “l’Isola”.  L’autore ha trascritto i vari pezzi, corredandoli, dove ha potuto farlo, a piè pagina, di deliberazioni sia del Consiglio e della Giunta Comunale sia delle “determinazioni” del podestà su cui incombeva la responsabilità della conduzione degl’interessi del Comune. Il podestà, ovviamente come avveniva in tutta Italia, avrà cercato di concordare le decisioni col Segretario del Fascio che, in genere. seguiva attentamente  gli orientamenti e la programmazione del centro, in questo caso, Roma.


Nella lettura di questi pezzi si nota subito che sono redatti con un preciso schema a cui sicuramente la redazione del quotidiano sottoponeva i pezzi che giungevano dalla periferia.
A parte questo schema vi è da supporre che i corrispondenti fossero coscienti che dovevano mettere in chiara luce tutto il bene possibile, realizzato dal regime, mentre dovevano guardarsene bene da mettere in luce quanto non filava per il verso giusto. E se per caso c’era qualcosa che non andava l’iniziativa carismatica del regime sistemava immediatamente tutto!
Nel periodo indicato il paese oscillò tra i mille e poco più abitanti, quindi non era un piccolissimo comune.
Dalla lettura si evince che una piccola parte della popolazione  era di origine borghese, ma la maggior parte di ceto medio basso, tra contadini e pastori dei quali bisognava soddisfare le esigenze idriche per i martesi e gli abbeveratoi  per  i loro capi di bestiame.  Come ovunque in Italia, il fascismo pensò di dotare città e paesi di infrastrutture pubbliche: scuole, palazzo comunale,  caserma, preture, tribunali e anche chiese dopo il Concordato del 1929. Le costruzioni si sa che muovono l’economia e creano posti di lavoro.
Dio Patria e Famiglia erano punti di riferimento ideali per il fascismo che, richiedeva figli per la difesa della patria, famiglie curate con vari incentivi favorendo con premi e con particolari enti di protezione il seminarium reipubblicae dei Romani, da ciò, l’istituzione dell’OMNI, l’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, ma anche dell’ECA al posto della vecchia commissione comunale denominata Congregazione di Carità. Seguiva poi l’inquadramento militaresco dei balilla, della Gioventù Italiana del Littorio e la peculiare cura del corpo, assai trascurato dai governi democratici liberali della destra e della sinistra storica.
Il sabato fascista doveva vedere tutta la gioventù impegnata in esercizi ginnici, né dovevano mancare le corse e varie altre esercitazioni di bravura corporea in modo che la gioventù fosse sempre pronta all’uso del fucile e del moschetto e alle grandi imprese coloniali. Assumevano all’epoca particolare ruolo i Maestri e le Maestre elementari, spesso attiviste appassionate. Non dovevano mancare i corsi d’igiene  e di cura delle malattie allora ricorrenti come la malaria, la scrofolosi, il tracoma, sebbene, a ben vedere i ragazzi ammalati di queste malattie ritenute contagiose nei piccoli centri fossero esclusi dalla scuola, mentre nelle città si istituì  la sezione dei tracomatosi.  La cultura contadina e pastorale doveva avere anche il suo spazio con corsi per apprendere l’arte di allevamento dei conigli  di polli e galline. Insomma, un popolo di rivoluzionari in marcia verso il progresso e verso la conquista di terre al sole e d’instaurazione di un impero foriero di un futuro di progresso civile.
Questo il “profumo” che emana dai pezzi del giornale e degli archivi  diligentemente trascritti dall’autore del libro. Egli però non si  è fermato a trascrivere soltanto  i 166 articoli di cronaca da Martis, ma fornisce il libro di una ricca appendice che riporta sia i sindaci e i podestà del paese, i segretari del fascio, le maestre e i maestri, i medici  condotti, i parroci e, per la scuola, anche la trascrizione dai registri scolastici degli alunni e delle alunne, utilissimi agli storici della scuola per lo studio delle dinamiche didattiche con i relativi profitti nel piccolo centro rurale.
Un bell’apparato iconografico e altro ancora. Se questa fosse una tesi di laurea senza esitazioni darei all’autore il cento dieci e lode su centodieci con il premio della  pubblicazione.
Il libro di duecentoquarantacinque pagine si fa leggere con piacevolezza e offre a chi lo desidera gli strumenti per uno studio attento sui segmenti della società di una comunità rurale nel ventennio fascista.
Da chiaramontese non posso che provare una sana invidia  per Martis che oggi, pur ridotto ad un terzo degli abitanti di Chiaramonti,  oltre ad avere un centro culturale ampio ed accogliente; un museo contadino; un festival periodico di docufilm, può fregiarsi di questa bella monografia grazie all’impegno di un chiaramontese che da anni ha espresso una vera passione per la storia locale, frugando negli archivi non solo della Sardegna, ma anche del continente.
Il suggerimento che dò e che il sindaco di Martis offra anche ai chiaramontesi
appassionati di storia omaggio del bel lavoro di ricerca. Suggerisco anche al sindaco di Chiaramonti di sistemare l’archivio per dare l’opportunità a Claudio Coda di poter portare avanti la ricerca anche su Chiaramonti.
All’autore l’augurio di portare alla luce per mezzo delle pubblicazioni il molto materiale documentario del suo archivio familiare.
Mi congratulo infine della “Nota” del sindaco e dell’introduzione eccellente di Caterina Brau.
Riportiamo a piè pagina il quarto di copertina e la fotografia dell’autore del libro.

Claudio Coda nasce a Sassari nel 1947 e sin da piccolo risiede in Chiaramonti.Qui ha frequentato le Scuole Elementari, a Nulvi le prime classi della Scuola Media ed in seguito ad Alghero. Tra il 1961 ed il 1967 residente ad Alghero e poi a Sassari. Nel 1967, dopo aver frequentato l’Istituto d’Arte “Filippo Figari” – ora Liceo Artistico – e il diploma nella sez. Architettura, il rientro a Chiaramonti.
Ha prestato servizio militare (1969/70, Caporale Maggiore nell’Uf- ficio O.A.I.O Comando I Battaglione del 68° Reggimento Fanteria “Legnano” a Bergamo) ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento delle materie “Disegno e storia dell’Arte” per gli istituti superiori e “Arte e Immagine” presso le scuole secondarie di 1° grado. Durante i 39 anni di servizio, alle dipendenze del Ministero della Pubblica Istruzione, ha ricoperto ruoli di vicario del Dirigente scolastico, segretario del Collegio docenti, proponente e relatore dei Piani dell’Offerta Formativa, referente per l’attualità degli Scambi Scolastici – con diverse regioni d’Italia – coordinatore ed accompagnatore di viaggi d’istruzione. Per un ventennio, nel contempo, ha affiancato la gestione delle attività commerciali di famiglia. Sempre negli anni seguenti, presidente della Pro Loco, di cui n’è stato fondatore. Collocato in pensione – nel 2007 – dedica, con entusiasmo, il tempo a diverse attività: cura della campagna di proprietà, stimolo per l’edilizia privata, letture, ricerche presso gli Archivi storici di Sassari e non solo, per trarne notizie su la microstoria dell’Anglona, principalmente, quella riferibile alla Comunità chiaramontese.
E, non per ultima, per trarne stimolanti benefici, la passione per il “viaggiare” qui e là.
Nel 2017, la Carlo Delfino editore lo incarica per redigere la collana “Tutti i Comuni della Sardegna”, i dati relativi su Chiaramonti.
Tra gli impegni, di primo piano e in assoluto, comunque, il “servizio permanente effettivo” di nonno di tre splendidi nipoti: Daniele, Alessandra e Flavio.

 

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