“Stella del mattino” di Maria Cristina Manca scrittrice
«Nel mondo intero sta per succedere qualcosa», scriveva profeticamente nel 1931 san Massimiliano Kolbe; il quale dieci anni dopo conobbe il campo di concentramento di Auschwitz, dove venne ucciso.
«Fede, allegria, ottimismo. Però, non con la stoltezza di chiudere gli occhi di fronte alla realtà», scrive san Josemaria Escrivà de Balaguer.
Mi si dirà che, oggigiorno, non c’è bisogno di scomodare i santi (o, al contrario, l’inferno, i diavoli, i maghi, gli sciamani, le cassandre, gli squilibrati e gli affini) per accorgerci che “nel mondo sta per succedere qualcosa”, anzi, che già un accadimento violento è alle nostre fragili porte europee; una guerra palese e al contempo negata; un piano ideologico messo in atto con aggressività ancestrale e scientificamente moderna; un cambiamento epocale, esistenziale, per noi che la guerra non l’abbiamo mai vissuta né pensata; un avanzare violento a noi ignoto ed ostile.
La concreta probabilità di un duro cambiamento ci è quasi arrivata in faccia anche da altre parti; l’intero mondo (digitale e fisico, entrambi reali, cioè con possibilità effettive di toccare realmente la nostra esistenza) pare riempirsi di improvvisa inimmaginabile violenza, ferocia.
Le profezie di ogni epoca sembrano, a molti, prossime a realizzarsi. Profezie a parte, la diffusione della violenza è tangibile. Difficile non averne paura. Esagerazioni? Chiediamolo a chiunque sia reduce di qualsivoglia violenza, anche minima, che cosa significhi restarne vittime.
«Fede, allegria, ottimismo. Però, non con la stoltezza di chiudere gli occhi di fronte alla realtà».
Dunque che fare? Barricarsi impotenti dentro le nostre piccole mura d’appartenenza sociale, familiare, amicale, ecclesiale?
Farci manovrare dalla paura? Negare la realtà? Fare i faciloni?
All’improvviso ci ritroviamo disorientati.
Ipersviluppati nell’ego e sottosviluppati nell’anima.
Per la verità, nemmeno sappiamo più che esista un’anima.
Negli anni, soprattutto noi Europei, noi Occidentali, abbiamo divelto le nostre radici. Pensavamo che estirparle fosse liberante e innocuo (come se strappare un organo vitale dal proprio corpo fosse possibile senza conseguenze nefaste). Le nostre, erano radici secolari. Millenarie. Cristiane. Le abbiamo strappate e calpestate confondendole con alcune velenose gramigne di cristiani fittizi (i quali niente avevano ed hanno a che fare con gli autentici discepoli di Cristo).
Ma adesso, privi del nostro sostegno profondo, su cosa ci reggiamo?
Il precipitare degli eventi ci costringe ad agitarci (riflettere ci è diventato troppo faticoso); urliamo la parola “pace” nelle piazze ma forse alcuni gridano questa parola mentre combattono terribili guerre private nella loro vita (perché «la pace comincia da ognuno di noi, dal modo in cui guardiamo gli altri, ascoltiamo gli altri, parliamo degli altri», ci ricorda Papa Leone).
Non avendo più punti di riferimento, camminiamo senza meta, incespichiamo in bui fitti.
Le abbiamo provate tutte per accaparrarci qualche fetta di felicità imperitura, qualche realizzazione granitica; ma l’insicurezza è rimasta, assieme a ondate improvvise di frustrazione.
Dispersi nei nostri pensieri presuntuosi, prigionieri del guazzabuglio dei nostri errori, come ritrovare il giusto cammino?
Ci siamo allontanati troppo da noi stessi, dalla nostra casa interiore, dall’amore del Padre, dalla nostra umanità redenta da Cristo. Ce ne siamo andati per valli oscure, a ridosso di precipizi nei quali il minimo errore può farci precipitare nella sofferenza o nella disperazione.
Ed anche quelli che in apparenza non si sono mai allontanati da Dio e dai suoi Comandamenti, e per tale motivo si ritengono farisaicamente superiori agli altri, senza peccati, cristiani integerrimi, borghesemente a posto, in sostanza disastrosamente simili al famoso gelido “fratello maggiore” della parabola evangelica, anch’essi sono lontani da Dio e di fatto lontani dall’essenza d’amore dei suoi santi comandamenti. Poiché Dio è amore, tenerezza, perdono, pazienza, misericordia, influsso vitale fecondo verso ciascuno, tenero e sollecito (nonostante ai nostri ciechi occhi possa sembrare il contrario) soprattutto verso i più bisognosi nel corpo e nello spirito, verso i più derelitti, abbandonati, derisi, scansati, doloranti e soli. E un giorno non lontano ne vedremo i benefici risultati.
Insomma, più o meno tutti abbiamo da riflettere sulla nostra miseria interiore; sulla necessità di convertirci, di rimetterci in cammino verso il Signore della vita per ritrovare interezza e significato (immanente, trascendente, escatologico).
Certo non esistono strade facili quando il subbuglio è complesso, ancora indefinibile e addirittura per alcuni ancora negabile.
Ritrovarci è difficile, o perché abbiamo rinnegato la nostra anima, o perché l’abbiamo resa gelida con la superbia farisaica degli integerrimi; o perché tutti vaghiamo in una società superficiale carichi di pesanti corazze, prigionieri di ridicola vanagloria.
Inoltre, lontani dalla nostra identità profonda, ci ritroviamo ossessionati dal nostro aspetto esteriore per propria natura imperfetto e caduco; così che la ricerca compulsiva di rimedi estetici e di chimere di eterna giovinezza, ci rende maggiormente frustrati, fragili, in ansia, insicuri, complessati, a disagio; bisognosi di schiavizzanti continue conferme sul nostro valore.
Ritrovare sé stessi non sarà indolore, non è mai indolore cambiare rotta in mezzo alla tempesta.
La buona notizia è che non siamo soli. Mai, in nessuna tempesta, siamo soli. Nostro Padre Celeste ci è accanto; Gesù con l’onnipotenza amorosa e liberante del suo vangelo e dei suoi sacramenti, ci è accanto; la sua Croce e la sua Risurrezione, ci sono accanto; l’onnipotenza d’amore dello Spirito Santo ci è accanto. E, assieme al Signore Uno e Trino, abita sempre al nostro fianco Maria Madre di Gesù e nostra; e c’è san Giuseppe, gli angeli, i santi tutti; l’intero Paradiso vive con noi, in noi, per noi (ed ovviamente la Chiesa pellegrinante e purgante, unite alla Chiesa trionfante poiché unica Chiesa).
La buona notizia è che, anche nella tempesta, ci guida una stella.
Solleviamo lo sguardo verso il Cielo. È ancora buio, lo so, ma qualcosa, anzi qualcuno, ci sta indicando il cammino.
Eccola, guardiamo, c’è la Stella del mattino!
Chi è questa stella del mattino? È Gesù Crocifisso e Risorto, la stella del mattino; e al contempo è Maria sua Madre, ella che è Ausiliatrice, rifugio dei peccatori, porta del cielo, Madre nostra.
Perciò ci esorta san Bernardo:
«Chiunque tu sia, guarda la stella, invoca Maria!
Se non vuoi essere travolto dalla bufera,
se vai a sbattere contro gli scogli della tribolazione,
guarda la stella, invoca Maria!
Se turbato dall’enormità dei tuoi peccati
stai per precipitare
nel baratro della tristezza
e nell’abisso della disperazione,
pensa a Maria!
Nei pericoli, nelle angustie, nelle perplessità,
pensa a Maria, invoca Maria!
Se la segui non ti smarrirai,
se la preghi non perderai la speranza,
se pensi a lei non sbaglierai.
Sostenuto da lei non cadrai,
difeso da lei non temerai,
con la sua guida non ti stancherai,
con la sua benevolenza
giungerai a destinazione».
Grazie per la vostra cortese attenzione.
Maria Cristina Manca.