“Donna Lucia Tedde Delitala: le due residenze anglonesi” di Tedde-Cascioni-Soro
Donna Lucia Tedde nacque a Nulvi da Andrea Tedde, cavaliere nobilitato e dalla nobile Marietta Delitala tra il 1696-95. I fogli dei quinque libri di Nulvi sono illeggibili; per fortuna ci soccorre il Rivarolo. Esiste ancora oggi a Nulvi il palazzo dei Delitala di cui è proprietario un certo prof. Ruiu di Sassari.
L’educazione di Lucia fu certamente affidata alla madre e alle sorelle maggiori.
Dalla lettura dei quinque librorum si evince che fino a 21 anni la nobildonna visse nel suo paese natale. Educata all’equitazione dai cinque ai sei anni come tutte le donne sarde del suo tempo di sicuro a Monte Alma e in tante altri tancati della famiglia Tedde Delitala. Di questo periodo esistono leggende poco indagate e da indagare con gli strumenti raffinati della storia orale.
Il fatto più scioccante fu l’offesa ricevuta da Lucia diciottenne da un cugino Giommaria Tedde dal quale la vendicò secondo l’Angius l’aitante Giovanni Fais figlio di Leonardo e di Mattea Mele.
Supponiamo che si recò a Chiaramonti, percorrendo la strada che passava per Santa Giusta a cavallo o in carrozza per far da madrina a tre figliocci.
C’è da supporre che nel corso di questi anni sia nell’adolescenza come nella giovinezza abbia visitato i poderi del padre, ma anche difeso a cavallo con lo schioppetto il suo difensore datosi alla campagna dopo la condanna a morte da parte del tribunale di Sassari (o di Nulvi?). Non esistevano cronisti per poter registrare queste sue probabili scorribande, di sicuro però dovette partecipare come altre amazzoni agli scontri alla campagna nelle frequenti zuffe tra i Tedde Delitala e i Delitala Tedde. D’altra parte nelle relazioni dei viceré a Torino si parla molto delle parzialità in continua lotta nei vari paesi dell’Anglona e della Gallura. I due documentati saggi di Maria Lepori, già professoressa presso l’Università di Cagliari, illustrano ampiamente questi scontri fazionari.
Faide. Nobili e banditi nella Sardegna sabauda del Settecento, Viella, Roma 2010
Bande fazioni trame. La nobiltà rurale tra violenza e giustizia nella Sardegna del Settecento, Viella, Roma 2020
Da questi lavori emerge la vicenda di Donna Lucia Tedde, i suoi misfatti, la sua lieve condanna e la sua incredibile liberazione dagli arresti domiciliari.
Dopo i vent’anni, le muore in Chiaramonti la sorella maggiore Gerolama che nel testamento la dichiara erede universale di tutti i suoi beni, pur dandone in parte alle altre sorelle maggiori di Lucia che sono Angela, Mariangela, Caterina.
Tutte ben sposate a parte Caterina che resterà nubile come del resto Donna Lucia.
Agl’inizi dei ventidue anni donna Lucia si stabilisce a Chiaramonti nel palazzo e nei possedimenti della sorella Gerolama. Insomma la piccola di famiglia sorpassa in ricchezza e in abilità affaristica non solo le sorelle maggiori, ma anche i fratelli che sono Don Giovanni Tommaso, Don Gavino e Don Giovanni, il minore.
Con determinazione Donna Lucia occupa il palazzo che fu del cognato Giovanni Battista Delitala marito della prematuramente morta sorella maggiore Maria Gerolama. Deceduta a 32 anni, imponendo per testamento le modalità della sepoltura e la costruzione nella chiesa del Carmelo di Chiaramonti della cappella patrizia dei Tedde Delitala dove è stata sepolta.
Non sappiamo nulla della sepoltura del marito di Gerolama, premorto alla moglie senza darle figli. Ma abbiamo la documentazione della sepoltura della moglie Gerolama una volta costruita la cosiddetta cappella di Sant’Antonio di Padova vicino all’altare della Vergine del Carmelo in Chiaramonti e oggi con la nicchia coperta dalla pala d’altare della chiesa di Orria Pitzinna e con nella nicchia la Vergine Addolorata. Della statua del santo non rimane traccia, ma potrebbe essere stata spostata ormai deteriorata dal tempo nella Chiesa di Ampurias.
Sarebbe auspicabile indagare ulteriormente sui comparatici della giovane nobildonna a Nulvi, ma anche su un’eventuale traccia della sepoltura del cognato Giovanni Battista negli stessi libri e sui decessi dei fratelli e delle sorelle maggiori ancora viventi alla sua morte nel 1755