Categoria : letteratura sarda

Donna Lucia Tedde o Delitala ( Nulvi,1696-Chiaramonti,1755) tra storia e fantasticherie di Angelino Tedde, Andreina Cascioni, Giovanni Soro.

Sulla nobildonna anglonese, essendo il luogo di nascita Nulvi e quello dove visse Chiaramonti, sia in internet sia nella carta stampata, da quando la descrisse il viceré Rivarolo senza averla mai vista, ma per sentito dire, e da quando il viceré Castagnole, la precettò a Cagliari e la mise sotto processo di sette nobili. secondo l’uso del tempo, facendola interrogare nella casa in cui era ospitata a Cagliari, si scrivono tante vicende false e altre vere anche se dobbiamo dire che quelle false vanno per la maggiore e descritte in genere non da storici di mestiere, ma da vari dilettanti maschi o femmine che po co conoscono la storia che tuttavia sono quelli che vanno per la maggiore con pubblicazioni e pubblicità su mezzi di comunicazione di massa. Si dimenticano o si pubblicizzano di meno lavori seri come quelli di Maria Lepori editi dalla casa editrice romana Viella nel 2010 e nel 2020. Faide. Nobili e banditi nella Sardegna sabauda del Settecento,  Fazioni  Bande e trame. La nobiltà rurale tra violenza e giustizia nella Sardegna del Settecento.
Due lavori storici magistrali da un’autrice accademica e con alti studi in Francia. Questi gli unici libri che vanno ammanniti nei convegni e nei seminari e non romanzetti d’appendice che non sanno di capre e cavoli.
I romanzi storici non si possono scrivere così alla leggera senza una ricerca seria e documentata, ma tant’è basta fantasticare su qualche notizia raccolta qui e là e uno o una s’imbarca e se attraverso conoscenze o per mezzo di un editore si trova l’opportunità di pubblicare è evidente che l’editore fa di tutto per vendere il prodotto comunque sia costruito e il  romanzetto, meglio se pruriginoso, va!
Non si può continuare di questo passo spacciando una nobildonna del Settecento per banditesca, che per riconoscenza, protegge un difensore della sua dignità e che per questo viene condannato a morte per sfuggire alla quale si dà alla latitanza. E nemmeno tanto perché allora interi paesi nel Settecento dei nostri centri abitati dell’Anglona e della Gallura avrebbero dovuto chiudere i battenti ed essere definiti come centri di banditismo.
Tutto nasce da una relazione in francese del viceré Rivarolo  (1735-1739) il quale scrive per sentito dire e non per aver visto e che, tuttavia capisce che i Delitala e i Tedde facevano parte di fazioni contrapposte pur essendo legati da parentela come i Guelfi e i Ghibellini. Non parla certamente di bande di banditi né dall’una né dall’altra parte, Purtroppo lo scarso acume dello scolopio Angius, servendosi di informatori e di quanto scritto del Manno finisce per far passare Donna Lucia per una donna di efferatezza rara. Ma anche lui se ne guarda bene dal presentarla come una banditessa. La storia ci dice che i potenti di ogni epoca hanno spesso abusato del loro potere compiendo palesi ingiustizie, ma non chiamati per questo banditi.
Quando un appassionato uomo di scuola, ma non di molti studi o un’appassionata impiegata presumono di dedicarsi alla storia senza la dovuta preparazione finiscono per prendere aglio per cipolla e per scrivere o tentare di ricreare personaggi o luoghi inusitati e tutto sommato per imbastire romanzi o libretti di storia che nemmeno lontanamente sono imparentati con la storia.
Avranno anche enti o editori che pubblicano questi lavori, ma libretti fantasiosi sono e libercoli fantasiosi restano. A volte pessimi prodotti vengono accolti dal mercato come fossero ottimi prodotti, ma se si guarda bene si scopre che, purtroppo le false storie hanno credito più di quanto non lo abbiano le ricostruzioni storiche serie e documentate.
Prima di chiudere insistiamo sul fatto che la nobildonna di origine nulvese, ma residente a Chiaramonti fu sicuramente una donna potente che talvolta abusò del suo potere e si servì degli appartenenti alla sua fazione per combattere quelli delle fazioni contrarie, ma mai e poi mai si dedicò al banditismo e tanto meno prese la bandiera della ricoscossa contro i piemontesi dal momento che anche con questi e non solo con gli spagnoli non perse i titoli della sua nobiltà.
Una nobildonna che precettata a Cagliari per rispondere dei reati compiuti si presenta senza tentare di fuggire in Corsica o sui monti inaccessibili, ma si presenta a Cagliari per essere giudicata da altri nobili e accoglie la condanna a 5 anni di arresti domiciliari  a Cagliari o ad Alghero  e che non farà un giorno di prigione, ma ottiene gli arresti domiciliari e successivamente riesce con la commutazione della pena di tre anni pagando con denaro contante e torna, dopo due anni di arresti domiciliari libera e sicuramente pentita al suo palazzo di Chiaramonti dedicandosi poi a combinare qualche affare a Sassari con acquisto di due palazzi e a dare a censi  consegnativi per meglio intenderci in affitto i suoi vasti poderi, non può essere definita una banditessa romantica che lotta contro i piemontesi a favore degli austriaci. Sempre di una nobildonna si tratta, certo pentita di quanto i suoi fazionari dietro suo ordine hanno compiuto e pensando alla sua morte, che certo poteva pure aspettarsela violenta come sostengono gl’informatori dell’Angius avvenne, lascia la totalità dei suoi beni ad opere pie e a suffragi per la sua anima. Inoltre di certo non di nascosto viene sepolta nella cappella della sua tomba di famiglia nella Chiesa dei frati carmelitani  in Chiaramonti,
Le carte che ha esaminato Maria Lepori e le fonti ecclesiastiche e no che noi stiamo esaminando
non lasciano adito a fantasticherie né su di lei né sul “bandito” inserito nel catalogo dei banditi dal viceré Valguiarnera. Bandito che si sposò e prolificò a Chiaramonti lasciando la moglie, cinque figli e ben dieci nipoti viventi prima di essere tradito da due sassaresi della sua banda nella città di Sassari e di essere sottoposto dopo la morte ai raccapriccianti riti a cui allora usava sottoporre coloro che avevano compiuto dei crimini.

 

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