Categoria : cultura

“La ferocia germanica di Lutero contro gl’Italiani e i popoli latini”

Martin Lutero, Discorsi a tavola, traduzione e note a cura di Leandro Perini, Giulio Einaudi Editore, Torino 19994 (I ed. 1969)

Totale delle trascrizioni secondo l’edizione di Weimar delle opere complete di Lutero: 7075, distribuite in sei volumi.

“Dio stramaledica l’Italia!

55 (Estate-autunno 1531) Secondo Lutero le donne, caratterizzate dai larghi glutei, sarebbero per questo predisposte da Dio a starsene sedute tranquille a casa. Una nota di Leandro Perini rimanda alle Veneri steatopighe. Si potrebbe andare oltre: il tipo fisico femminile ricordato da Lutero è quello medio-orientale/africano – e quindi biblico. La donna germanica è diversa dal tipo indicato da Lutero. Se l’emancipazione della donna fosse un qualcosa che slegasse l’immagine della donna occidentale da quella della donna medio-orientale e africana, tipica della civiltà dove è nato il cristianesimo? Abbiamo chiaro il significato della emancipazione della donna? Pensare alle lodi contenute nella Mille e una notte verso le donne dai grandi fianchi e dai glutei pesanti, ecc.

Lutero e la moglie di 16 più piccola di lui.

122 (Dicembre 1531) Per scacciare la tristezza, Lutero consigliava dei rimedi diversi da persona a persona: «Ad alcuni giovano i digiuni, ad altri le bevute». In- dividualismo. Heidegger indicava negli scritti di Lutero un particolare rafforza- mento del concetto di soggetto.

335 (Estate-autunno 1532) «Quando ero monaco, sono stato un maestro in fatto di allegorie. D’ogni cosa facevo un’allegoria. Poi mediante l’Epistola ai Roma- ni, giunsi a conoscere un poco Cristo. Allora mi resi conto che non c’erano allego- rie; non cosa significava Cristo, ma che cosa era Cristo.» Questo appunto è forse importantissimo per la differenza tra razza nordica e razza latina. Lutero liquida così lo spirito ebraico del cristianesimo: spirito sospettoso, obliquo, ruminante. Con Lutero comincia l’epoca nella quale Nietzsche può annunciare la morte di Dio. In 1490 (7 aprile – 1 maggio 1532) Lutero dice dell’allegoria: «E nel Cristo voi troverete che cosa io sia, chi sia, e che cosa avrò; se no, non troverete questo né in cielo né in terra».

867 (1531-35) «Perciò non vale un fico secco l’argomento che le commedie non vadano recitate per l’oscenità che alcuni adducono a pretesto».

996 (1531-35) «Il De Civitate Dei di Agostino è in un certo modo un com- mento sopra Orazio, Tibullo, Properzio e Marco Varrone; passa infatti in rassegna vari idoli dei Romani e dei gentili». Lutero centra un problema: quello della civiltà latina. La civiltà latina è costituita tanto dai poeti latini, quanto dalla Bibbia e da Agostino. Agostino è il mostro che divora una parte del suo corpo per sopravvive- re. Agostino butta all’aria gli idoli di Roma, ma lo stesso Agostino è solo il «me- diocre meticcio africano» della civiltà latina. In 1612 (27 – 31 maggio 1532) Lute- ro liquida così i pensieri di Agostino sulla Città terrena: «Se c’è un inferno, allora Roma ci sta sopra».

1149 (1531-35) Il modo di vedere l’alchimia ricorda l’interpretazione di Jung. Lutero la vede contenere una «bellissima allegoria», quella della resurrezione dei morti. Jung diceva che alla base dell’alchimia sembrava esserci un mito gnosti- co. Rapporti tra Lutero, Jung, Karen Blixen. Lutero è comunque un personaggio fondamentale della civiltà germanica nell’epoca del riconoscimento definitivo dell’invasione romana. Lutero sputa in faccia a Roma la sua religione. La civiltà germanica ha dato due risposte a partire dalla figura di Cristo: una di Lutero, che vede in Cristo il modello superiore dell’uomo vero; l’altra di Nietzsche, che vede in Cristo l’“imbecille” come modello. La prima risposta parte dai libri della civiltà e- braica, la seconda da quelli della civiltà slava (il romanzo di Dostoevskij). Cristo è comunque una figura estranea alla civiltà germanica, figura che la civiltà germani- ca ha dovuto in diversi modi mettere da parte. I Discorsi a tavola come resoconti di ciò che è avvenuto nella Casa del capo? In questa Casa del capo Gesù vi è fatto en- trare come ospite non troppo gradito, e infine espulso.

1539 (1 gennaio – 23 marzo 1532) Lutero accusa papa Clemente VII di vo- ler scagliare i Turchi contro i suoi seguaci. Alla fine allude alla possibile nascita il- legittima di quel papa. Notare come Italiani e Turchi musulmani si alleino con fa- cilità per combattere la Germania.

2507a (22 gennaio – 28 marzo 1532) Il figlio bambino di Lutero descrive un paradiso simile a quello del Wunderhorn: «Lassù scorreva un fiume di latte e vi cre- sceva spontaneamente fior di farina» e tutti si divertono, mangiano e ballano.

2733b (28 settembre – 23 novembre 1532) Lutero dice di papa Clemente VII: «Infatti è scaltrissimo, prima perché è italiano, poi perché è fiorentino, che va- le tre italiani, infine perché è figlio bastardo di uno della famiglia Medici, che vale sette italiani.»

2782b (28 settembre – 23 novembre 1532) Lutero mette a confronto lingua ebraica e lingua tedesca. Secondo lui, una debolezza della lingua tedesca sarebbe quella di avere poche radici e di dover fare molti composti, a differenza di quella ebraica. Pensare alle note di carattere etimologico e linguistico di Novalis e di Hei- degger. Lutero torna a discutere di etimologia in 3748 (16 febbraio 1538), dove contrappone lingua tedesca e lingua latina. Il tedesco deriverebbe dal greco, più che da quello latino. Allora è adesso il latino la lingua che «elemosina» – elemosina la razza, cioè la comunità di parlanti, che non ha mai avuto? In 4018 (19 settem- bre 1538) Lutero riprende le considerazioni linguistiche: la lingua tedesca sarebbe la lingua più schietta e amante della verità rispetto a quella francese, italiana, spa- gnola, inglese.

3477 (27 ottobre – 4 dicembre 1536) Lutero discute sui balli popolari degli Italiani, secondo lui i più lascivi di tutti. Accenna al carattere geloso degli Italiani. Lutero è giunto a combattere il papa dopo aver notato il carattere degli Italiani. Ciò che rimprovera al papa è la stessa cosa che rimprovera agli Italiani. La sua è una rivendicazione razziale. 3478 e 3479 (stessa data) insistono sulle scelleratezze di Roma. 3479 riporta un avvenimento raccontato anche nel Decamerone: l’Ebreo che visita Roma e si converte al cristianesimo a causa del carattere licenzioso nota- to nella città del papa (giornata I, novella II). Anche 3521 (1 – 14 gennaio 1537) ricorda una novella del Decamerone (giornata III, novella III). Sulla poesia romana: anche Boccaccio è visto in questo modo. La poesia latina e Boccaccio sono di col- po diversi.

3498 (4 dicembre 1536) Lutero precisa che il suo cognome va scritto con la y, non con la u, e dice: «Lydewig, Lyder, Lydegarius, Lytringen, che un tempo de- vastarono Roma». Qui, la lotta contro Roma di Lutero diventa rivendicazione del- le antiche azioni della propria razza.

3507 (16 dicembre 1536) Riporta una visione avuta da Melantone in una notte di maggio: due eserciti si scontrano tra loro in cielo, uno è guidato da un si- gnore vicino a una grande stella.

3574 (28 marzo – 27 maggio 1537) Lutero contrappone i soldati tedeschi, fedeli al Capo e disciplinati, a quelli spagnoli, violenti e dediti al saccheggio. Con- trapposizione tra razza germanica – qui vista come Gefolgschaft – e razza latina.

3582a (28 marzo – 27 maggio 1537) Lutero parla del suo viaggio a Roma e di quello che vi ha trovato. Non potrebbe, questo viaggio, essere il modello dei successivi viaggi in Italia di molti nordici (Goethe, Karen Blixen)? Se uno dei miti del Romanticismo nascesse da questo primo viaggio in Italia di un tedesco? Strut- tura: entusiasmo per la partenza; delusione procurata dal soggiorno; ritorno in pa- tria; rivendicazione della razza.

3598 (18 giugno 1537) Riporta una storiella su san Francesco. Francesco www.terradellasera.com

non può entrare in paradiso perché nel suo ordine ha stabilito che i frati vadano sempre due a due, e attende invano.

3689 (5-8 gennaio 1538) Lutero parla ironicamente di “due città” parlando a tavola di papa Adriano VI (1522-23); parla poi di una scritta relativa a queste due città di papa Adriano VI, che dice: «Qui Dio non ci ha messo mano». Lutero combatte sempre la razza latina e il mediocre meticcio africano Agostino.

3712 (21 gennaio 1538) Importantissimo: a tavola con Lutero si discute del- la malizia di Italiani e Spagnoli. Entrambi sono definiti “subdoli”. Gli Spagnoli sono ancora più violenti degli Italiani. Il “papa sanguinolento” trama la rovina del- la Germania, scatenandovi contro i Turchi. Straordinario! La casa dove avvengono i discorsi a tavola di Lutero è la casa della razza germanica. La razza germanica ha sempre una casa, perché la Casa è il suo luogo di esistenza, e non l’emigrazione. Può essere la casa dell’epoca vichinga o può essere questa casa tarda e modesta, che nessuna archeologia potrà mai riconoscere negli scavi sul proprio territorio, ma sa- rà sempre la Casa del Capo. 3717 (21 – 29 gennaio 1538) Discute sulle città ita- liane, “superbissime e faziose”. 3718 (21 – 29 gennaio 1538): gli Italiani super- stiziosi e ignoranti, che pisciano dappertutto come i cani (pensare alle primitive cerimonie popolari descritte nel Trionfo della morte di d’Annunzio). Entrambi gli scritti dicono questo: i barbari sono questi. I Germani non sono i barbari. Sono i Latini ad essere i barbari! La figura del santo è ricordata in Lutero come protezione contro le pisciate degli Italiani, così come Agostino, nel suo grande libro sulle Cit- tà, ricordava le molte inutili triviali divinità dei Romani, quando Roma era il sim- bolo di ciò che era prima del Cristianesimo. Gli Italiani come persone dalla “cru- delissima perfidia”, sempre pronti ad azzuffarsi in ogni occasione (gli esempi ripor- tati da Lutero: funerali e baccanali). Sulla “malizia degli Italiani” si parla anche in 4053 (11 ottobre 1538), dove si discute della loro abilità come avvelenatori.

Questo grande libro della razza germanica pone domande fondamentali di que- sto tipo: “Che cosa è la Casa? Che cosa è la terra? Che cosa è la razza? Che cosa vuole dire abitare in una Casa, costruita su una terra, in mezzo a una razza?” Pone questi concetti fondamentali: casa, terra, razza, abitare. Al di fuori vede il nemico: l’Italiano barbaro e arrogante, sporco e violento. Il nemico vuole distruggere la ca- sa, invadere la terra, inquinare la razza, costringere al nomadismo. Il nemico è l’Italiano barbaro e arrogante, riassunto genialmente nella figura del papa sangui- nolento, vicino al Turco che ha assediato Vienna, perché simile è la loro razza del Turco e dell’Italiano. Questo libro può essere accostato alle indagini di Heidegger su Hölderlin in relazione all’abitare.

3795 (27 marzo 1538) «Insomma, gl’Italiani sono ignoranti ed epicurei». In 3907 (1 luglio 1538) Melantone dà un giudizio positivo sugli Italiani. In 3930 (1 agosto 1538) Lutero ricorda la pulizia e l’efficienza degli ospedali italiani.

3993 (31 agosto 1538) Lutero dice: «Tre sono i generi di vita: bisogna lavo- rare, guerreggiare, governare. Di questi consta una città.» Le tre funzioni indoeu-ropee secondo Dumézil, nell’ordine 3-2-1, collegate alla città moderna, non alla società in genere.

4104 (14 novembre 1538) Lutero discute sull’aria notturna in Italia, partico- larmente malsana. La notte italiana non ha il mistero di quella germanica. Pensare al canto notturno di Zarathustra con le fontane zampillanti (II, “Il canto della not- te”): la poesia è nata in Italia, ma Nietzsche cancella la stupida notte italiana e vi introduce il mistero del canto alla notte. Stessa cosa nella musica.

4147 (23 – 25 dicembre 1538) Lutero discute sull’arroganza degli ingegni degli Italiani. Il carattere arrogante dell’Italiano medio lo si nota – tanto più ades- so, nell’epoca del turismo di massa – soprattutto all’estero. Nessuno, come il turi- sta italiano, ha un modo così indiscutibilmente arrogante di volgere lo sguardo in- torno a sé.

4182 (6 – 12 dicembre 1538) Lutero loda il langravio Filippo d’Assia defi- nendolo «un vero Arminio». La componente antilatina di Lutero non può essere messa in dubbio. Lutero vede nel papa l’attacco di Roma al territorio della razza germanica. In questo territorio ha sede la Casa del capo. In questa Casa del capo Lutero identifica, con le nuove armi, il nemico del Sud che ha passato i confini e lo indica al disprezzo. La battaglia di Lutero è la battaglia di Arminio.

6143 (non datata) Lutero inveisce contro l’Italia. «Gli Italiani infatti con- dannano tutte le altre nazioni, mentre proprio loro sono abominevoli. […] La loro castità è sodomitica.»”

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