“Vai, vai tranquilla. Ci vediamo fra un paio d’ore. Stai serena.” La furbizia di nonna e nipote di Sarah Savioli

Sono di spalle e se la ghignano, i due.
“Vai, vai tranquilla. Ci vediamo fra un paio d’ore. Stai serena.”
Dicono. I due. Mio figlio e mia madre.

Tanto lo so già che quando tornerò avranno la luce negli occhi di chi ha notevolmente arricchito la sua collezione di minchiate.

Ma prima di levarmi dai piedi, mi fermo, osservo meglio: sono alti uguali.
Mio figlio è cresciuto come un asparago selvatico, si sa, è normale per la sua età.
Ma mia madre si è rimpicciolita. Rimpicciolita di tanto in pochissimi mesi.
Poi però faccio spallucce, anch’io di cosa mi stupisco.
Mia bisnonna Peppa, quella che, quando l’ufficiale tedesco che in guerra la minacciava, aveva posato la fronte sull’uscita della canna della pistola e ridendo gli aveva detto di sparare, ma mentre la guardava negli occhi… ecco, quell’elemento lì, quando è morta addormentandosi serenamente davanti a un incontro di boxe, aveva più di novant’anni, viveva sola, era lucidissima, di indole incazzosamente allegra, al sabato sera si incontrava con altre due coetanee vedove per prendersi la sbornia simpatica con lo spumantino del supermercato, e lei da vecchia sembrava praticamente il maestro Yoda, ma con più capelli.
Ogni volta che la vedevo era più piccola, ma roba che ti giravi un attimo, tornavi a lei e si era miniaturizzata nel corpo al contempo distillando ulteriormente la tempra indomita.
Quindi mia madre figurati…
Quando torno “Siamo stati bravissimi”.
Come no. E intanto i vestiti che mio figlio aveva addosso alla consegna, sono stesi fuori ad asciugare e lui gira in mutande per la casa con sopra una maglia che fu di mio padre e gli arriva alle ginocchia.
“Mimi, sai che la nonna mi ha insegnato una canzone bellissima che fa…”
“Sh, Matteo, non dire alla mamma pspspspspspspspspps”
“Ah sì, spspspsppspspspsps… niente mamma, niente…”
“Io a voi due la prossima volta vi lascio soli un paio d’ore sì, ma solo dopo avervi legato mani e piedi con lo scotch da pacchi.”
Ridono. Cosa ridono?! Lo faccio per davvero.
“Cos’hai mangiato per merenda, figlio?”
“Ho mangiato…”
“Matteo aspetta, pspspspspspspsps…”
“Mammina, ho mangiato lattino e biscottini… Ahahahahahahahahahaha!”
“Ahahahahahahahahahaha”
Zio Pera, se va bene questi due si sono sparati mezzo metro di salame a testa, schietto senza pane.
“Figlio, se stasera ti brucia il sedere, niente crema, qui si muore da eroi. Madre, sentiti in colpa così, a prescindere, che tanto con quello che mangi da settantacinque anni credo che un litro e mezzo di idraulico liquido potresti usarlo tranquillamente come blando digestivo.”
Se ne trottano pimpanti verso la porta e, non lo dicono, ma con ogni singola parte del corpo mi fanno gnegnegne.
E di nuovo parlottano a capannello. Maleducati.
A osservarli bene, secondo i miei calcoli dopodomani Matteo sarà più alto di sua nonna, sì. O più probabilmente lei sarà più piccola di lui.
Dopo ancora molti spspspspsps e ehehehehehe, il nano ed io saliamo in auto.
“Mamma, ma tu lo sai che ti stai rimpicciolendo come la nonna Peppa?”
Non mi risponde neanche, anche perché è impegnata a fare una gara di pernacchie con il nipote, il tutto con il vetro del finestrino alzato che diventa da entrambi i lati una meraviglia molto pop.
Parto mentre la vedo dallo specchietto che va a prendere un forbicione per potare un paio di rami della siepe, cosa che ovviamente mi aveva promesso di non fare visto che fra due giorni viene il giardiniere.
“Mimi, la nonna mi ha regalato un pacchetto di carte pokemon, ma mi ha detto di non dirtelo.”
“Va bene, farò finta di non saperlo” e nel frattempo, nell’ingranare la marcia butto gli occhi sulla manica e, sinceramente stupita, dico tra me e me “Ma guarda, questa giacchina che strano… come mi si è allargata e allungata rispetto all’anno scorso…”

 

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