Categoria : cultura

” L’on. avv. Battista Falchi: un uomo un santo”di Mons. Pietro Meloni

Con vero piacere pubblichiamo quest’articolo di Mons. Pietro Meloni già vescovo di Tempio Ampurias e poi di Nuoro e ancor prima professore di Letteratura Cristiana Antica presso la Facoltà di Magistero di Sassari. Da laico sempre impegnato  nell’Azione Cattolica. Oggi, in pensione, continua a studiare le figure più illustri del mondo cattolico  sia laici che sacerdoti  con brevi profili storici sul Settimanale Libertà, ma anche su accademiasarda.it.
In occasione del centesimo anniversario della fondazione dell’Università Cattolica pubblichiamo volentieri questo profilo di Battista Falchi che svolse in momenti cruciali della mia esistenza un’autentica supplenza “paterna” insieme alla sua indimenticabile madre Grazietta Cocco coniugata col chiaramontese illustre prof. Francesco Falchi, professore e Preside della Facoltà di Medicina dell’Università di Pavia e luminare a livello internazionale di Oculistica.

Battista Falchi è “ il personaggio più eminente del laicato cattolico della Chiesa Turritana del Novecento”, scrisse il vescovo Mons. Enea Selis nel terzo anniversario della sua morte, avvenuta a Sassari il 13 marzo 1988 (Libertà, 8 marzo 1991).

E l’arcivescovo Mons. Paolo Carta, ringraziandolo per il suo generoso impegno nella Chiesa di Sassari, lo definì “una delle figure più nobili del Laicato Cattolico di Sardegna e d’Italia”, ricordando la sua esemplare testimonianza cristiana: “Ella ha dato un contributo d’inestimabile valore col suo esempio di devozione e dedizione alla Chiesa, con la sua assoluta fedeltà alle direttive della Gerarchia, con la luminosa rettitudine morale nella vita privata familiare e professionale, con la saggezza e la prudenza nel parlare e nell’operare” (Libertà, 18 ottobre 1963).

Battista Falchi ritornò alla patria celeste trentatre anni fa. È un dovere e un onore ricordarlo in vista del prossimo anniversario. Penso che la Chiesa di Sassari dovrebbe custodire continuamente la sua memoria, per incoraggiare i giovani a imitare il suo luminoso esempio di vita cristiana. Battista nacque a Sassari il 16 agosto 1904 da Francesco e Grazietta, che risiedevano a Pavia, dove il padre era docente di Clinica Oculistica all’Università, e trascorrevano i mesi estivi in Sardegna a Chiaramonti e a Sassari, dove erano nati. Nella famiglia ispiravano ai figli la bontà, la fede e la preghiera. Battista, compiuti gli studi inferiori, si iscrisse alla Facoltà di  Giurisprudenza dell’Università di Pavia, dove si laureò nel 1927.

Nella diocesi lombarda fu dirigente diocesano della “Gioventù Cattolica” dal 1923 al 1927 e poi Presidente della FUCI nel Circolo “Severino Boezio” per l’anno 1926. La “Federazione universitaria cattolica italiana” (FUCI) stava per convocare i suoi soci al grande “Convegno dell’Italia Nord-Occidentale”, che avrebbe dovuto svolgersi a Bergamo, ma il Prefetto ne vietò la realizzazione. Allora l’Assistente Centrale Don Giovanni Battista Montini e il Presidente Nazionale Igino Righetti domandarono a Battista Falchi di impegnarsi per ospitare il Convegno a Pavia. La immensa schiera dei giovani universitari che partecipò con entusiasmo al Convegno manifestò una corale gratitudine per l’ospitalità del Circolo pavese guidato da Battista Falchi.
Egli nell’età giovanile aveva approfondito la sua formazione cristiana nella “Gioventù di Azione Cattolica”, e poi nella FUCI, che definiva “un tessuto di amicizia, un incontro di anime che vogliono conquistare il Bene”. Lo ricordò a Sassari il suo amico frate domenicano Padre Enrico di Rovasenda, celebrando l’anniversario della sua morte nella chiesa di San Giuseppe, con le parole del giovane Battista: “L’amicizia nasce con l’uomo … l’amicizia nasce con Nostro Signore, che ce ne ha fatto il dono” (7 aprile 1989). L’amico frate, che lo conosceva da vicino, mise in luce la sua passione per la libertà e la sua preoccupazione per le nubi che il regime autoritario addensava sull’Italia e sul mondo cattolico, espressa con coraggio, fin dagli inizi del regime fascista, in una lettera a Mons. Gian Domenico Pini, primo Assistente Nazionale della FUCI: “Ho la sensazione che si marci fatalmente verso l’imbottigliamento; quando ci troveremo nel fondo della bottiglia, addio ogni velleità di difesa dei principi” (Lettera del 5 febbraio 1923.

Giovane laureato andò a Milano per intraprendere la professione forense e si iscrisse al circolo fucino milanese. In quegli anni incontrò il giovane bonorvese Enea Selis e lo istradò alla vita dell’Università Cattolica. Manteneva fedelmente i suoi rapporti con gli amici e le amiche della FUCI e nel 1932 patrocinò la fondazione del “Movimento dei Laureati Cattolici” al Congresso Nazionale della FUCI a Cagliari, con l’assistente Mons. Giovanni Battista Montini e il presidente Igino Righetti (l’istituzione avvenne nel 1933 a Roma). Nel 1937 Battista ritornò in Sardegna e si stabilì per la sua professione a Sassari, dove dedicò alla Chiesa e alla società le sue migliori energie spirituali, basate sulla preghiera e sul sacrificio. Desiderava vivere nel nascondimento per la sua innata umiltà, ma era chiamato a emergere nel servizio ecclesiale e sociale. Fu infatti Delegato Diocesano dei Laureati Cattolici di Sassari dal 1938 al 1946, poi Delegato Regionale e membro del Consiglio Centrale dal 1950 al 1956.
Nella FUCI aveva conosciuto la studentessa Anna Martino, genovese nata a La Spezia, laureata in Lettere con una tesi su Sant’Agostino, che fu Presidente Nazionale nel 1934 e nel 1935. Il loro amore fu consacrato con il Sacramento del Matrimonio l’11 maggio 1940, nella chiesa di “Nostra Signora delle Grazie” a Genova. Gli sposi fissarono la loro dimora a Sassari, dove lui esercitò la professione di avvocato. Traspariva nei loro occhi “la bontà, la gioia della donazione reciproca, la vita cristiana vissuta con semplicità e con gioia, con impegno e autenticità”, scrisse Don Enea, ricordando il loro “breve intenso cristiano amore nuziale” (Libertà, 8 marzo 1991). Nacque la prima figlia Angela Maria il 19 maggio 1941 e vide la luce il secondo figlio Francesco il 5 luglio 1943. Nove giorni dopo la mamma Anna morì nella casetta di Usini, dove la famiglia era sfollata a causa dei bombardamenti dell’anno 1943. Avevano vissuto il sacramento nuziale per soli tre anni e due mesi.

Don Enea confidò di aver scoperto proprio nel tempo della tristissima vicenda familiare la profonda spiritualità di Battista Falchi: “Abbracciandomi mi disse: ‘Il Signore ha disposto così, chissà che cosa vuole da me”. Qualche tempo prima aveva scritto questo pensiero: “Se verrà l’ora del sacrificio, penserò al fine per cui fummo creati, e dirò: ‘Signore, se tu sei con me, che cosa è questo sacrificio?”. È stato un padre che ha vissuto il suo immenso amore alla sposa e ai figli, effondendo su di loro il suo affetto paterno, che divenne affetto anche materno quando la Provvidenza volle che la sua sposa volasse al cielo all’età di 34 anni. Si dedicò con speciale tenerezza all’educazione dei figli, irradiando la sua meravigliosa fede cristiana nella Chiesa e nella Società. Fu il Responsabile Regionale dei “Laureati Cattolici” della Sardegna dal 1938 al 1946. Lasciò l’incarico quando fu chiamato alla missione politica nella “Democrazia Cristiana”, alla quale si era iscritto nel 1943, lui che aveva militato da giovane nel “Partito Popolare” .

L’ambiente cattolico della Sardegna lo pregò di candidarsi alle Elezioni Politiche Nazionali, che dovevano preparare il futuro della Repubblica Italiana, e fu eletto deputato nel 1946 per l’Assemblea Costituente. Era il tempo in cui l’Italia viveva alla fine della guerra la sua ricostruzione, che fondava le sue nuove basi umane, sociali, religiose, economiche, morali. Pur dedito con amore a far crescere i piccolissimi figli, prodigò tutte le sue energie al servizio del bene comune, ma sentendo di non poter dare tutto se stesso alla costruzione della società, decise di rinunziare alla prestigiosa carica di parlamentare, che rappresentava la nostra isola in Italia.

È questo un capitolo della sua storia, che fu raccontata magistralmente dall’avvocato Antonio Pinna Vistoso, in una conferenza tenuta al “Salone dello Sciuti” l’11 marzo 2005, e che meriterebbe di essere ricostruita pienamente su queste pagine. E interessante sarebbe la ricostruzione del suo pensiero attraverso i numerosi articoli da lui pubblicati su “Libertà”. Nella diocesi di Sassari fu chiamato nel 1952 a guidare l’Azione Cattolica in qualità di “Presidente della Giunta Diocesana” fino al 1963, quando si apriva il radioso tempo del Concilio Ecumenico Vaticano II, e anch’io ebbi la gioia di collaborare con lui in qualità di presidente diocesano della Gioventù di Azione Cattolica.

Il 18 luglio 1970 una improvvisa embolia gli provocò una paresi alla parte sinistra, cui si aggiunse successivamente la frattura del femore, che lo ridusse ad una quasi totale immobilità. Affrontò la difficile situazione con grande serenità, senza  mai un lamento, sorretto dalla fede, dalla preghiera, dall’assidua amorevole vicinanza dei figli e dei familiari, dispiaciuto soltanto di non poter offrire il suo servizio attivo alla Chiesa, ma sicuro che il servizio della preghiera fosse il più gradito a Dio. Battista Falchi, autentico “uomo di Dio”, rimarrà sempre nel cuore di quelli che lo hanno conosciuto da vicino e anche di quelli che non lo hanno conosciuto, perché l’influsso spirituale della sua anima, gentile, raffinata e generosa, è una eredità preziosa per la sua famiglia, per la comunità cristiana, per tutta la società.

 

                                                                     + Pietro Meloni

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