Categoria : memoria e storia

“Castello di Chiaramonti (1348-50- sec. XV): ricostruzione ideale” di Angelino Tedde

Potrebbe essere un'immagine raffigurante attività all'aperto e monumento
Abbiamo ripreso con piacere a suo tempo col drone l’area di sedime del Castello di Chiaramonti. Presa la misura dell’ellisse avremmo potuto fare l’assonometria che comunque non avrebbe reso l’idea.  In quasi quarant’anni di scavi se la son mangiata i chiaramontesi per farsi le case nel quartiere di San Giovanni e di altri nuovi insediamenti almeno fino a quando negli anni Sessanta del secolo scorso non è arrivato a Sassari e dintorni la tecnica del cemento armato.

Chiedendo una mano all’artista Mario Nieddu e all’archeologo esperto di castelli Franco Campus di Osilo e spinta la nostra ricerca fino a Dolceacque in Liguria non abbiamo trovato un castello dei Doria e preso di sana pianta quello che è rimasto del castello lo abbiamo collocata sull’area di sedime della nostra rocca esistente, eliminando la chiesa e la torre campanaria. Non so se abbiamo fatto bene oppure siamo incorsi in una ricostruzione inverosimile, tuttavia sulla base di quanto dicono gli studiosi il castello così idealmente ricostruito dovrebbe rassomigliare a quello effettivamente costruito dai Doria che data la loro tattica politica e combattiva non si sprecavano come i Malaspina di Osilo a edificare mura più massicce. Da ciò, dopo l’abbandono, alla fine del secolo XV l’efferata rapina dei compaesani per costruire il piano sopraelevato delle loro case a piano terra del borgo originario. La stessa chiesa di San Matteo, a parte i ruderi rimasti, ha fatto la stessa fino. C’è da ringraziare il cielo che lo storico palazzo dei Pes poi dei Rottigni e quello dei Delitala- Grixoni-Solinas non sia finito nel nulla anche se deturpati all’interno e anche nella facciata.

Mario Nieddu

Attendiamo invano la ricognizione culturale del terreno per saperne di più del Castello anche se la maiolica rintracciata da esperti e da cultori della materia ci garantisce che fu costruito nell’epoca indicata dai documenti fin qui rintracciati dal dr. Gian Luigi Marras, funzionario della Soprintendenza e archeologo medievalista. La decisione dell’appartenenza del maniero finì ad Avignone presso il Papa che decise a chi affidarlo tra i Doria e i Catalani. Comprato da un certo Cano di Sassari fu lasciato decadere alla fine del secolo XV. Resta giusto il ricordo della pensione di un custode anche quando del castello non vi era più traccia tra i documenti del secolo XVI del Fondo degli Osuna nell’archvio di Stato di Madrid, documenti fotografati dal noto Bussa e consegnati all’Università di Cagliari e ad altri amici.Per Chiaramonti sono importanti perché a quel che so ci sarebbero indicati i fuochi fiscali del paese. Il detentore di questi documenti se li tiene ben stretti, ma può darsi che un giorno li pubblichi portando alla luce un pò di storia nostrana.

 

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