Categoria : eventi luttuosi

“Silvia Usai: madre, sposa, nonna, docente esemplare ci ha lasciati” di Ange de Clermont

Silvia Usai (1947-2017)

Silvia Usai era  nata a Perfugas il 12 settembre 1947, in Anglona. a circa 50 Km da Sassari e 23 da Tempio. La madre era casalinga e il padre era un dipendente del Genio Civile. I genitori di Silvia si trasferirono ad Olbia nel 1952 quando lei aveva solo 4 anni e il padre fu trasferito in uella che doveva diventare la città smeraldina.

Si può affermare che, a parte la prima infanzia, il resto della sua vita, circa 65 anni, la passò ad Olbia.
Ella   crebbe fin da quella tenera età nella città marina in rapida crescita demografica. Ivi frequentò la scuola dell’infanzia, le scuole elementari, le Scuole Medie e il Liceo Classico e fu stimata fin da piccola per l’intelligenza e la sua capacità di tenere l’atmosfera dei compagni serena e briosa.
Conseguita la maturità classica, si trasferì a Cagliari, dove s’iscrisse e frequentò l’Università nella Facoltà di Lettere ad indirizzo classico.

Rispettando i tempi accademici degli esami, entro i quattro, conseguì la laurea in Lettere Classiche. ma dal momento che ad Olbia il Liceo Classico era una sezione staccata di Tempio con pochi alunni, per non allontanarsi dalla città e dalla famiglia, dopo aver insegnato  a Chiaramonti 2 ann (1972-73: 1973-74) dove,tra gli altri alunni.  ebbe come Gianni Denanni ormai famoso cantante in lingua sarda, conseguìta l’abilitazione e vinto il concorso, passò di ruolo presso la Scuola Media Statale n.3 di Olbia. In questa scuola Silvia insegnò per lunghi anni fino al pensionamento, raggiunto alcuni anni fa.
A Cagliari aveva conosciuto il marito Bruno Forresu, (Silvia è stata la prima persona che ho incontrato alla facoltà di lettere e la prima persona cui ho rivolto una richiesta di informazioni nell’atrio della facoltà: forse era destino), che era andato a chiederle delle informazioni, anche lui laureatosi in Lettere, ma col matrimonio i due misero famiglia ad Olbia dove entrambi hanno insegnato alla Media N. 3.
Dal loro matrimonio sono nati due figli e si può dire che ad essi si dedicarono con grande affetto.
La professoressa, gentile, affettuosa e briosa nell’insegnamento fu sempre ben voluta dalle scolaresche alle quali seppe dare non solo un insegnamento tecnico delle discipline letterarie, ma anche un indirizzo sicuro nell’orientarli verso i valori esistenziali. Non fu certamente una donna di mondo, ma si dedicò totalmente alla famiglia e alla scuola.

Dopo il pensionamento fu sempre presente a incontri culturali (presentazioni di libri e conferenze di carattere letterario).

Quando fu colta dal male che la portò alla morte, sopportò con la rassegnazione delle forti personalità la sua malattia, cercando sovente di tirar su il morale alle colleghe e amiche che andavano a visitarla.

Madre sposa affettuosa, insegnante colta e impegnata.

Ho avuto l’occasione di conoscere Silvia su facebook, una conoscenza virtuale, ma proficua, suggeritami dalla poetessa Maria Teresa Inzaina,

Nei brevi discorsi che si possono intavolare su un social network apparve sempre garbata e distinta.
Mi spiace di non averla potuta incontrare nelle visite a mia figlia e a mia nipotina ad Olbia, ma la sensazione avuta dai commenti, dagl’interventi da lei proposti, la sua modestia ai miei inviti a comporre qualche poesia, mi hanno permesso di capire che si trattava di una persona speciale.
Mai avrei immaginato che il nostro sodalizio su facebook, insieme alle altre colleghe, amici ed amiche, sarebbe stato così breve.
La fede, però, mi permette di pregare per la sua anima eletta e di sperare nelle sue preghiere.

Ringrazio Maria Teresa Inzaina e Andreina Cascioni per avermi fornito tratti della sua speciale personalità.
Mi sento e ci sentiamo vicini al marito, ai figli e a tutti i parenti per la sua incolmabile perdita.

Riporto qui alcuni commenti, espressioni e addii che ho potuto riprendere dal suo diario di facebook fra i tantissimi.

Il marito, prof. Bruno Forresu, tra le cose scritte nel suo diario ha  riportato questa profonda e affettuosa poesia in sardo-campidanese, cantata da Elena Ledda:

Pesa pizzinna,pesa
Chi sa die leada su ‘olu
lassa istare su lentolu
chi ti cuat sa bellesa
chi ti negada sa vida
pesa e dae su sogniu
ischida 
pesa e curre,
tue non timas 
non permitas
chi si frimmet
 pesa pippia,
iscida e bai 
immoi
ndui mancas sceti tui”

Commentando una fotografia di Silvia Daniela Cherchi scrive:- Un regalo meraviglioso questo; vedere il suo sorriso.Mi sono commossa. Grazie signor Bruno.-
Un ex allieva, scrive:
– Ho dei bellissimi ricordi della Prof.ssa Usai sempre gentile e pronta ad aiutare i suoi alunni in difficoltà.. a volte i suoi insegnamenti andavano oltre la letteratura che lei amava tanto… grazie PICCOLA GRANDE PROF una tua alunna degli anni 97, 98, 99 all’ Istituto Comprensivo.-

Una sua collego e amica scrive, utilizzando il passo di un autore:

– Cara hai passato quella porta, quella luce,
con grande dignità e coraggio, oggi sai la verità
puoi vedere tutto. Oltre l’apparenza, se chiudo gli occhi nel profondo io ti vedo,
bella, sorridente, hai raggiunto la serenità, la pace e
l’armonia dentro di te. Al di là dei limiti di spazio e
tempo la tua interiorità continua a vivere, a essere. Sei in
viaggio, il tuo viaggio interiore, il più importante quello
dell’anima, della spiritualità. Oggi sei libera dal corpo che ti faceva soffrire,dalla dipendenza
della materia, nel silenzio e nella beatitudine. E io voglio fare
un viaggio nei ricordi per non dimenticare la tua forza, il tuo
entusiasmo, la tua generosità, una donna, una mamma,
un’amica, sapevi dare tanto, sempre. Le tue ultime parole e il tuo sorriso saranno sempre nel mio cuore.
Tutto ciò che è vita ritorna, si ripete.L’anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci,
soprattutto perché provi un senso di benessere quando gli sei vicino.”
Charles Bukowski.-

Al prof. Bruno risponde Patrizia Piselli:

-Prof, le ho condiviso la poesia, ne approfitto per rinnovarLe le mie condoglianze…volevo anche dirLe che Silvia ha lasciato la sua impronta su decine di ex ragazzi e un pezzo di lei sopravivrà in noi e con noi…un caro abbraccio a lei e ai suoi figli.-

Un’altra scrive:- Questa:iniziativa (di ricordarla in accademiasarda.it) Silvia la merita…era una persona sepeciale …gentile…quando vedeva delle belle foto o dei bei post lei commentava sempre con citazioni o comunque con bellissime parole…gentile e garbata…colta e molto intelligente…resterà..

Un’altra amica scrive:
-Questa buonanotte la dedico a te Silvia…ho saputo che sei andata via … cara amica virtuale di grande sensibilità,tu come me amavi le panchine solitarie.. e questa foto che ti piaceva tanto mi avevi chiesto di dedicartela ..ora è tua… Che la terra ti sia lieve ..Riposa in pace.-
. A prender tutti i commenti e le espressioni d’affetto non finiremmo mai, ma tutti ci ritroviamo in questo scritto nel ricordo.

Il marito, prof. Bruno Fonnesu, conclude;






”Un sincero ringraziamento per tutti coloro che hanno ricordato Silvia, mia moglie per 44 anni. Oggi l’abbiamo accompagnato nel suo ultimo viaggio. Questo profilo pertanto non sarà più aperto.







 Marianna Micheluzzi scrive:

“






Caro Bruno, pensaci prima di decidere subito di chiudere il profilo di Silvia. Alcuni (e non sono stati pochi) lo hanno lasciato aperto anche quando la persona è mancata e agli amici di quelle persone ha fatto e fa piacere ricordare l’amico e/o l’amica.Il mio vuole solo essere un suggerimento affettuoso.Tu, però, fai come senti. Personalmente sono vicina a Te ,ai tuoi figli e ai tuoi meravigliosi nipotini, che Silvia adorava.E Silvia è presente sempre e sempre lo sarà nel ricordo di chi l’ha stimata e voluta bene.Non sono parole di circostanza, credimi. Tua moglie era una donna straordinaria e lo ha dimostrato in tantissime situazioni. Io ricordo tutto e non ho mai dimenticato.Ti abbraccio e una carezza a Gianluigi e Luca.







Vogliamo concludere questo ricordo con una poesia di Maria Teresa Inzaina, collega e amica di Silvia:

FELMARANI……

(Rimpientu pa un’amica)

Lu ‘entu
chi ogghj fruscia folti
spruzzendi mari e ammenti
nizzulendi illi balconi lamenti
ni pesa mulinendi muiti
chi parini echi di la to’ boci.
Mi faeddha di te chi sei oramai
addaret’a lu specchju d’un distinu
chi più no t’appalteni ne ti firi.
andata inn’un imboliu tulbinosu
a chidd’ala di li tanti timpurati
chi chici sfrondan’ alburi
e troncani crudeli li fiori più galbati.
E mi tulmenta
cu lu rimpientu azzutu
di li tanti occasioni palduti
di li parauli chi no ci semmu ditti
di lu cunfoltu in più c’arìa pudutu datti.
Ma…di li ‘olti
troppa pressa ci suspigni la ‘ita
lu timori c’insarra
monadi illusi e spalti
muri pisemmu alti a trattiné
calche attimu in più
rari felicitai fiori di poca dura
assuitati cu affannu
una sisìa di friscu illa calura
e ancora noi semu comme li fiori
miraculu di ‘ita e di fragilitai.
Felmarani di te
di lu passagghju toiu lepiu e galanu
tennari sumiddhanzi illa cara di steddhi
abbagli d’oru illa malincunia di l’occhj
e li gerani abà sititi ill’azza di li scali.
E ghjà
una solitudini noa
cu la mani chi tremma
e l’occhj paldut’ ill’ammenti
pal te è abbendi chissi fiori
a guttigghju biendi
illu rusariu di li dì
la midicina rancica
di lu tempu.

RESTERANNO….

(Rimpianto per un’amica)

IL vento
che oggi soffia forte
spruzzando mare e ricordi
modulando lamenti alle finestre
solleva turbinando sibili
che suonano echi della tua voce.
E mi parla di te che sei ormai
dietro lo specchio di un destino
che più non ti appartiene e più non ti ferisce
andata nel turbinio di un vortice
al di là delle tante tempeste
che qui spogliano gli alberi
e stroncano crudeli i fiori più gentili.
E mi tormenta
con il rimpianto acuto
di tutte le occasioni perdute
delle parole che non ci siamo dette
di quel conforto in più che avrei potuto darti.
Ma …a volte
troppa fretta ci sospinge la vita
il timore ci chiude
monadi illuse e sparse
innalziamo barriere a trattenere
qualche attimo in più
rare felicità infiorescenze effimere
conquistate a fatica
un refolo di fresco nell’arsura
ed anche noi qui siamo come i fiori
miracolo di vita e di fragilità.
Resteranno di te
del tuo transito lieve e gentile
tenere somiglianze nei volti delle figlie
pagliuzze d’oro nella malinconia degli occhi
e i tuoi gerani ora assetati ai bordi delle scale.
E già
una nuova solitudine
con la mano che trema
e gli occhi perduti nei ricordi
per te innaffia quei fiori
bevendo goccia a goccia
nel rosario dei giorni
l’amara medicina
del tempo.

 

Commenti

  1. Ho letto questo bellissimo articolo dedicato a Silvia…sono commossa da tante belle parole…io sono una sua ex alunna e l’avevo ritrovata su Facebook mentre si commentava una foto della nostra classe…da allora ci siamo sempre scritte e sempre le promettevo di di andare a trovarla ma aimé non ce l’ho fatta…peró eravamo sempre in contatto e mi faceva veramente piacere…fino a quel brutto giorno in cui mi disse di essere ricoverata per qualcosa di molto grave…sono la persona che le ha dedicato i versi di Charles Bukowski…una sua amica…ci tengo a precisare che non eravamo colleghe…semplicemente amiche. Grazie per aver citato nel suo articolo quel mio pensiero per lei.

    Antonella Bonomo
    Febbraio 3rd, 2017
  2. Grazie per il tuo apporto di affetto e di stima, per una collega amata dai suoi alunni e dalle sue colleghe, capace di dare cultura e umanità.
    Angelino

    Angelino
    Febbraio 7th, 2017
  3. Ho conosciuto Silvia tramite FB, avevamo in comune di essere nate a Perfugas è di aver lasciato il nostro paese appena qualche anno dopo, era discretta ma vicina, avrei voluto tanto conoscerla di persona, lo speravo proprio, la ricordero’ pensero’ che sé il tempo non ci avrebbe allontanato dal nostro paese saremo certamente diventate grandi amiche. Grazie Silvia

    Anna Maria
    Febbraio 11th, 2017
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