Natale del 2011 (o se prefiriamo del 2017) dalla nascita di Cristo di Angelino Tedde

 

Foto di Emma Linda Tedde

Secondo alcuni studiosi sembra che Gesù sia nato dai 4 ai 7 anni prima  di quanto noi lo festeggiamo. Non è questo che conta però, ma piuttosto il significato che la ricorrenza assume per credenti e non credenti. Solo un ignorante crasso può ritenere ininfluente nella grande storia del mondo la nascita di Gesù. Molti potranno non accettare che sia figlio di Dio (peggio per loro!) secondo la fede dei cristiani di varie confessioni, ma nessuno potrà affermare che dalla sua nascita il mondo sia cambiato e continui a cambiare, almeno per il riconoscimento dei diritti umani che sono alla base del cristianesimo. Del resto le grandi organizzazioni mondiali, a cominciare dall’ONU, si ispirano a principi cristiani. Per i credenti però, pur essendo gli uomini liberi di agire secondo il libero arbitrio, è Dio che muove e dirige la storia. Non si tratta quindi di un Dio assente o di un Grande Archietetto del mondo, secondo la fede massonica, ma di un Dio che guida e dirige e ispira la vita degli uomini pur in mezzo al caos creato nella natura e negli esseri viventi dal peccato originale. Dio è padre tenerissimo di tutti gli esseri viventi e custode di quelli inanimati anche se ha delegato tante cose all’uomo che spesso abusa del suo potere sugli stessi esseri umani e sulle vicende del mondo animale, vegetale e minerale. Di questi abusi dovrà rendere conto. La legge suprema che Iddio ci ha dato è quello di amarlo e di amarci tra noi uomini. Ha mandato, per insegnarci queste cose, il suo figlio prediletto Gesù Cristo, che è nato e vissuto povero e che poi si è lasciato condurre al supplizio come un agnello innocente, risorgendo da morte e confermando così la sua divinità. Gli uomini però continuano nella via di quell’ingratitudine che ha condotto Cristo a morte e gli angeli ribelli a sprofondare negli abissi di una ribellione vana e in un inferno dove regna l’odio e il terribile fuoco della mancanza di amore. L’inferno qui sulla terra e nell’altro mondo è proprio assenza di amore, di amore di Dio, sommo Bene, verso il quale dovremmo essere attrati come il bimbo alla madre, come l’uomo alla vita e all’azione. Quando questo manca è solo infinito disamore e tedio dell’esistere.

E’ giusto quindi che gli uomini coltivino l’amore verso Dio e verso i propri simili, ma anche verso la natura in mezzo alla quale viviamo. Tutte le rivoluzioni innescate dagli uomini sono finite con implosioni tremende. Chi non vede oggi la barbarie della rivoluzione francese, di quella sovietica, di quella cinese, di quella capitalistica, destinata anch’essa ad implodere rovinosamente. Viviamo nel panico quotidiano dei default (fallimento) degli Stati più progrediti del mondo. Abbiamo visto gli Stati Uniti, affogati da un mare di debiti, stiamo assistendo all’implosione generalizzata dei sistemi capitalistici che, per quanto cerchino ossigeno per cercare di respirare, finiranno lo stesso come sono finiti i grandi imperi del passato. Noi, mi vien quasi da ridere, prima quarta e poi quinta, adesso pare settima potenza del mondo, imploderemo prima o poi e sarà un ritorno al passato medioevo, ad un’economia di sussistenza, alla fine di una scalata di Titani verso i Cieli, al crollo della Torre di Babele. Poveri figli e nipoti e pronipoti! Sembrerà la fine del mondo, ma sarà solo la fine di un mondo di pidocchi che hanno levato il dorso, per un attimo e hanno creduto di dominare tutto con la dea Scienza, con la dea Ragione, con quella Teconologica, facendo a meno del vero Dio. Non sappiamo ancora se si salveranno ravvedendosi o se saranno destinati a perire insieme all’universo inquinato dai giocattoli che questo microbo umano è riuscito a spedire nello spazio sotto il riso sprezzante del Sole e la lenta soma della Terra. Non credo certo che siamo giunti alla fine del mondo,ma ci stiamo icamminando assai speditamente calpestando il creato, schiacciando i deboli e millantando potenza vana. Certo campiamo più a lungo, ma solo per rubare il pane ai nostri figli; spendiamo una marea di miliardi per tirare a campare a tutti costi, per ingrassare gli operatori sanitari. La gente però muore lo stesso, spesso indecorosamente, sotto una tenda ad ossigeno, squartata dagl’incidenti stradali o abbruciacchiata da quelli aerei, assassinata da cervelli impazziti, maciullata dai terremoti o spazzata via come fuscelli da un fortunale e da una tromba d’aria. Non parliamo dei marosi che si levano ad inghiottire terre e uomini e cose. Scienziati, incapaci di guarire un semplice raffreddore, un’infezione malarica, una capocchia di spilla finita nella faringe di un bambino, dov’è la vostra intelligenza, nella pattumiera. La scienza proceda, ma lasci morire gli esseri umani con serenità, senza accanimenti terapeutici che impediscono al morente di dare l’ultimo saluto alla moglie e ai figli e agli amici. Secolo rozzo e pieno di sicumera, avevi forse previsto la misera fine dei vari sistemi totalitari o capitalistici con tutti questi sociologi che si sono elevati a teologi elucubrando idiozie applaudite!

In mezzo a tutto questo sfacelo il Bambino di Betlemme a coloro che non hanno eliminato il presepio viene a dire amore e pace tra gli uomini che Dio ama e che amano Dio e i fratelli. Questo mondo sia che sia giunto al 2011 dopo Cristo sia che sia giunto al 2017 finirà, di certo passerà anche se l’uomo colonizzasse tutti i pianeti dell’Universo. Ogni singolo uomo però ha un tempo breve per vivere e un’eternità da scegliere. Egli potrà scegliere un’eternità d’infinito amore oppure un vacuo abisso infernale di disamore e di odio per il Creatore e per le sue creature e per se stessi. Si salvi, chi può, magari guardando il Dio bambino nella mangiatoia di Betlemme.

Ai collaboratori, qualunque fede abbiano o non abbiano, agli sfuggenti visitatori, agli estimatori e a coloro che ci stimano un nulla (come di fatto siamo) vogliamo dire una parola sola: vi amo, vi amiamo, con la stessa intensità con cui amiamo Dio e noi stessi. Trascorrete a contatto con gli amici o con l’amico silenzio giornate serene, in pace con tutti e con la natura vivente: per un giorno alma pax veni ad jubilandum cum nobis!

 

Ninna nanna in lingua sarda

 

Custu pitzinneddu
no portat munteddu,
nemmancu corittu.
In tempus de frittu
no narat: “Tittia”.
Dormi, vida e coro,
reposa a ninnia.
Dormi, vida mia,
dicia mia santa,
mama tua cantat,
reposa a ninnia.
Zuseppe, diciosu
ti poden giamare:
beni pro l’adorare
se Re poderosu.
Gosu subra ‘e gosu,
gosu ‘e allegria.
Dormi, vida e coro,
reposa a ninnia.

Traduzione italiana

Questo bimbo
non ha fasce
e neppure corpetto.
Nel rigore del freddo
non si lamenta.
Dormi, vita e cuore,
riposa, ninna nanna.
Dormi, vita mia,
mia santa lode,
canta la tua mamma,
riposa, ninna nanna.
Giuseppe, beato
ti possano chiamare:
vieni ad adorare
il Re sovrano.
Gioia e ancora gioia,
gioia che dà allegria.
Dormi, vita e cuore,
riposa, ninna nanna.


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