Categoria : lingua/limba

LA FARSA OFFENSIVA DELLA “SCRITTURA NURAGICA” di Massimo Pittau

Caro Coordinatore del sito Accademia sarda

 

Prof. Massimo Pittau

tu sicuramente sei al corrente del fatto che esiste un blog tenuto da un giornalista sardo, nel quale c’è anche una sezione dedicata prevalentemente a una cosiddetta “scrittura nuragica”, sezione mandata avanti da 5 o 6 anni da un ex-professore di Liceo e da una ricercatrice di Foto-biologia dell’Università di Parma – come in un lungo duetto musicale – e con alcuni fan che intervengono a bacchetta per applaudire e per offendere. La storia è cominciata con una placchetta di metallo che il professore aveva detto essere scritta in “lingua nuragica”, mentre alcuni archeologi erano intervenuti subito ad affermare che la placchetta era una rifinitura di armatura bizantina, fornita di semplici segni ornamentali. Poi nel discorso mandato avanti per anni e con interventi numerosissimi, ora brevi ed ora lunghi, i due dialoganti hanno allargato la questione a macchia d’olio, toccando tutti, dico “tutti” gli alfabeti antichi: sumerico, aramaico, elamitico, paleocananeo, ugaritico, minoico, fenicio, greco, etrusco e latino e inoltre presentando una lunga serie di disegni e di simboli di ogni genere, presi dalla Sardegna antica e pure da tutto il vicino Oriente, perfino dallo Yemen. L’”alfabeto nuragico” però non è stato mai mostrato e tanto meno è stata mostrata e tradotta una sola frase di «lingua nuragica» scritta in “alfabeto nuragico”.

Siccome io mi interesso di «lingua nuragica» da circa 50 anni (vi ho dedicato, con numerosi articoli, anche il mio libro «La Lingua Sardiana o dei Protosardi», Cagliari 2001) e inoltre per anni sono andato alla ricerca di una eventuale “scrittura nuragica”, a un certo punto, mi sembra di ricordare tre anni fa, sono intervenuto, in maniera molto pacata e serena, per manifestare la mia opposizione alla tesi dell’esistenza di una “scrittura nuragica”. Alle mie numerose e ragionate obiezioni non è stata data alcuna risposta, mentre sono stato investito da una serie di improperi e di contumelie da parte dei due protagonisti e dei loro fan. Mi ritirai dalla discussione per alcuni anni, fino a che, sollecitato dalla ricercatrice, mi sono deciso in questi ultimi giorni a mandare questo mio intervento che trascrivo:

 “DISEGNI NURAGICI” NON LETTERE DI ALFABETo

 Gentile Dottoressa

 1. In virtù della Sua specializzazione scientifica e universitaria in Foto-biologia, Lei sa molto meglio di me che nel linguaggio dei fisici e dei chimici ricorre continuamente il vocabolo (oltre che il concetto) di «atomo». Ebbene, in virtù della mia specializzazione scientifica e universitaria Le assicuro che nel linguaggio dei linguisti e degli epigrafisti ricorre continuamente il vocabolo (oltre che il concetto) di «fonema» (la cui trascrizione – come certamente Lei sa – si chiama «grafema», cioè “lettera di alfabeto”). Inoltre basta aprire un qualsiasi libro di linguistica e si incontra molto di frequente la distinzione fra il «significante» e il «significato», studiati rispettivamente dalla «fonetica» e dalla «semantica»: il «significante» di un vocabolo – come ancora Lei ben sa – è il «complesso fonetico o fonematico» di cui esso è composto.

 Ciò premesso Le dico che ho letto con minuziosa attenzione il lungo testo che Lei mi ha mandato, dopo che Le avevo fatto la richiesta di mostrarci l’”alfabeto nuragico”. Ebbene, per il vero non con sorpresa, ho constatato che voi non fate mai riferimento ai “fonemi”, né ai “complessi fonetici”, né alle loro “valenze fonetiche”. E dunque agite come se, in una vostra pubblicazione di fisica o di chimica, non citaste mai l’«atomo» né le sue combinazioni né il suo comportamento.

 La conclusione l’avevo già anticipata: voi fate una grave confusione, nel senso che prendete i “disegni” che trovate nei reperti archeologici come altrettante “lettere dell’alfabeto nuragico”. Ed ne consegue che voi non fate per nulla epigrafia né linguistica, ma, nel migliore dei casi, fate iconografia. Voi ancora confondete i “simboli” che trovate come altrettante “lettere dell’alfabeto nuragico”, per cui, nel migliore dei casi, fate simbologia non epigrafia né linguistica.

 2. E allora io ritorno alla semplice ma essenziale richiesta: a) ci mostri l’alfabeto nuragico con tutte e sole le sue lettere; b) ci mostri la loro valenza fonetica, ossia come ciascuna di esse si pronunzia; c) ci mostri qualche nastro o brano scritto in alfabeto nuragico; d) ci indichi come effettivamente va pronunziato; d) ci indichi il suo «significato», ossia lo traduca in lingua italiana; e) ci indichi qualche connessione coi 350 appellativi e 2.300 toponimi protosardi che già conosciamo.

 3. Io ho già obiettato che non ha alcun senso che voi facciate continui riferimenti ad altri alfabeti del vicino Oriente, quelli sumerico, aramaico, elamitico, paleocananeo, ugaritico, minoico, fenicio, ecc. Evidentemente a noi Sardi interessa soltanto quello che voi chiamate “alfabeto nuragico”. Lo sappiamo tutti che nel vicino Oriente c’è stato nel passato un pullulare di alfabeti, l’uno derivato dall’altro, ma a noi Sardi interessa esclusivamente il vostro/nostro “alfabeto nuragico”. E fatecelo vedere una buona volta, lasciando completamente da parte tutti gli altri.

 E infine Le chiedo un favore: mi dia risposte puntuali e sintetiche, come puntuali e sintetiche sono le mie richieste. Insomma non mi mandi pagine e pagine dei vostri lunghissimi e innumerevoli interventi, dove si parla di tutto, fuorché dell’argomento che interessa veramente tutti noi Sardi: l’”alfabeto nuragico” appunto. Grazie anticipate e cordiali saluti Massimo Pittau

 La dott.a ricercatrice non ha dato alcuna risposta alle puntuali domande che le avevo fatto, sostenendo di avermele già date numerose altre volte. Ma io replico: come ha avuto la pazienza di mandarmi un suo precedente intervento di una quarantina di pagine, possibile che non accetti di scrivere una sola pagina per mostrare finalmente a me e a tutti i Sardi l’”alfabeto nuragico” con tutte le sue lettere?

 Invece di rispondermi la dottoressa ha mostrato di sentirsi offesa oltre misura da me. Allora io ho mandato quest’altro mio brevissimo intervento, che però il direttore del blog non si è sentito in dovere di pubblicare:

 «La dottoressa ricercatrice sta facendo l’offesa per offese che io non le per nulla fatto. Io mi sono limitato a dire che essa è una semplice «ricercatrice universitaria di Foto-biologia», la quale perciò non ha alcuna competenza scientifica per intervenire in questioni di «linguistica ed epigrafia, sarda e anche orientale» e tanto meno per fare da “professoressa cattedratica” a noi Sardi su questo campo. Essa esagera nel mostrarsi offesa col chiaro intento di attirarsi la simpatia e la solidarietà degli “ospitali e buoni Sardi”».

 E infatti sono subito intervenuti ad esprimerle la loro solidarietà i soliti fan e, ovviamente, il professore con le sue solite contumelie.

 Grazie anticipate, caro direttore Angelino Tedde, se accetterai di pubblicare questo mio intervento. Seguendo anche il consiglio di miei numerosi amici, prometto che non interverrò più su questa che si sta rivelando una quasi incredibile farsa, offensiva sia della cultura sia dell’intelligenza di noi Sardi.

http://www.pittau.it/

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