Nemesi storica: le donne dei patrioti – di Antonio La Morte

La rievocazione del Risorgimento da parte del comico Roberto Benigni dal palco di San Remo è stata gradevole e pedagogica, al pari della lettura di Dante nelle piazze d’Italia. Ci voleva un comico illetterato per suscitare negl’italici petti un brivido d’amor patrio. La sua didattica, fatta di gesti e di parole, è sicuramente efficace e cattura l’ascolto di tutti. La sua “lezione” naif ha trascinato anche Umberto Eco, Flores D’Arcais, Cammilleri, Alba Parietti, insomma gl’intellettuali d’Italia. Luigi Manconi no e nemmeno Bianca Berlinguer. Per loro sei stato, caro Roberto, troppo buonista.

Insomma, Benigni non è solo un artista, ma un fine attore che non ha nulla da invidiare, a tratti, a quell’aurea tragica che muove i personaggi danteschi e scespiriani.

Ciò premesso è bene però, sempre in tema di rievocazioni storiche risorgimentali, per un accostamento con i tempi che stiamo vivendo, riconoscere che i nostri eroi nazionali erano uomini e come tali, al di là della loro passione patrottica, in questi tempi sarebbero stati sferzati a sangue per i loro gravissimi peccati impuri dall’insorgente farisaico puritanesimo  laicista .

Cominciamo da Cavour.

Camillo Benso, Conte di Cavour, non era di certo un poveretto, caro Benigni, in quanto a beni mobili e immobili , azioni in varie società, speculazioni e guadagni, poteva tranquillamente infischiarsene di Silvio Berlusconi. Nessuno però gli sputò addosso quando diede inizio graduale alla sua variegata carriera politica. Anzi per la sua competenza economica fu apprezzato e invidiato. Nominato presidente del Consiglio del parlamento subalpino dal 1859, vi rimase, per tre gabinetti successivi, fino alla proclamazione del Regno d’Italia del 1861, per un totale di 7 anni. Per la sciagura dell’Italia passò ahimé a miglior vita prematuramente.

Dobbiamo ora soffermarci sul disordine della sua vita privata? Parlare della ballerina Bianca Ronzani e delle lettere dal contenuto lubrico a tal punto che spinsero gli acquirenti  a distruggerle? Vogliamo parlare dei finaziamenti statali a favore del marito di questa sua amante? O dello sperpero del suo denaro di cui lo accusavano i suoi familiari? No, non siamo intercettatori né persecutori della vita privata di un uomo così benemerito dell’Unità d’Italia. Nolite judicare!

Proseguiamo con Garibaldi.

Passiamo a Garibaldi Spadaccino-Cincinnato e pescatore nell’Isola di Caprera, benemerito della patria, esponente prestigioso della Massoneria e speranzoso di distruggere la Chiesa Cattolica. Riconosciamogli il merito di grande e disinteressato patriota, ma  in quanto a donne e a minorenni non ne parliamo. Riposi in pace!  Evviva Garibaldi! Nolite judicare!

Da ultimo il buon Re Vittorio Emanuale II

E passiamo a Vittorio Emanuele II, altro grande promotore della patria unità, ardito e coraggioso, temerario e intuitivo. Colpito da lutti inenarrabili nel 1859.

In quanto alle sue incalcolabili relazioni con donne di alto e basso lignaggio, è meglio il silenzio. Se n’è parlato troppo in questi tempi di acceso odio verso i Savoia, vanto della storia europea e gloria d’Italia. Circa oltre 12 santi ci ha dato la Casa Savoia ed è in attesa di beatificazione Cristina, regina di Napoli: l’unica Savoia nata in Sardegna. La riconoscenza per i Savoia non finirà mai da parte degl’italiani consapevoli della storia patria dove purtroppo nessuno è profeta.

Evviva Vittorio Emanuele, Padre della Patria! Nolite jiudicare!

Veniamo al nostro Presidente: ha certamente il merito di aver raccolto l’eredità dispersa di tutti quei partiti che la magistrature ritenne doveroso distruggere. Di avere il merito di organizzarne e armonizzarne le anime contrapposte. Di aver tolto dalla segregazione la Destra, una volta per  tutte.

Ha avuto il merito di imporre la nomina di un premier de facto,  vista l’incapacità di rifomarsi che ha sempre avuto la classe politica italiana nonostante tre bicamerali.

Ha il merito d’esser riuscito a liberare il parlamento dal gregge di 32 partiti, nani quanto rissosi;  di tenere saldo il timone del premierato nonostante i vari protagonisti folli o follini, i vari casini e casotti, Del (fini) e Bo (chini); di aver dato un alveo istituzionale alla Lega che minacciava la secessione; e infine, ecco il suo peccato maggiore, di aver battuto tutti i record di durata dei suoi 4 gabinetti (9 anni ad oggi) in 150 anni di storia patria, nonostante una Procu (abbrev,) che ha continuato a non dargli requie;   un’opposizione  divenuta feroce per il grande digiuno dal potere a cui è stata sottoposta, ma anche per l’invidia di un uomo ricco, proprietario di tre TV, primo gruppo editoriale d’Italia, con una decina di ville reali dove folleggiare!

Anche il premierato, è troppo scandaloso. Asso pigliatutto!  In altre nazioni del mondo, si sa, quei posti sono riservati a chi va in braghe di tela e con sciarpe di lana sarda. Vedi l’esempio statunitense. Mai un petroliere alla presidenza degli Stati Uniti! In Francia, poi, a parte il Padre della Patria De Gaulle, son diventati presidenti dei miseri sanculotti. Nella Federazione Russa Medviev era un (debole) manager della Gaspron, una piccola ditta per catturare gas col succhiafiamme.

Oggi un partito di sanculotti/e  cattadulticom, capeggiato da una certa nota Rosy di cognome  Bindi, novella Santa Maria Rosaria  da Sinalunga, si scalda i muscoli per la  prossima battaglia elettorale (eventuale), seguita da povera gente analfabeta e da parlamentari che al ristorante romano dei “Carmelitani scalzi” si ciba di pane e cicoria. Vestono tutti presso l’atelier, si fa perdire, gestito da un robbivecchi, che ha prezzi pregiati dell’anteguerra. Qualcuno, più elegante, si veste al Mercato delle Pulci.

La Bindi frequenta invece, l’atelier, “Abiti per marcette marziali”. Poveretta!

Insieme a questo composito gregge si addestra un Polo di Centro (al Tirassegno), capeggiato da tre piacioni in fila indiana (chi si ferma è perduto!).

Infine, a passo cadenzato, avanza il contadino-operaio germanico-abruzzese senza congiuntivi, facciatonda, per debellare definitivamente il nostro Presidente che, (mannaggia a riaula) s’intrattiene con donne e con donnine maggiorate, di notte, nella sua villa reale di Arcore (nei pressi c’è passato anche Napoleone). E con chi avrà dormito? Allora non c’era la Procu di Melano e tampoco le microspie inguinali! Mazzaoh!

La maledizione  patriottica non perdona: ai francesi il mal di Francia, agl’italiani il mal d’Italia.  Giusto a 150 dall’Unità d’Italia.

Caro Benigni, quell’allusione “Alle mie prigioni” di Silvio Pellico, con 20 anni di galera, a chi era rivolta? Adesso ti ci metti pure tu, col riso ebete del sardo di Ballarò e con la testa di Crasto dello suscià piagnone salernitano! Su, Benigni, sei troppo in gamba! Prendi le distanze, non sai che cosa ti riserva l’armata Brancaleone in caso di vittoria, a chi potrai fare il verso? Sarà bene che ti dedichi a fare qualche altro film da Oscar oppure a leggere nelle piazze l’Orlando Furioso. E i programmi che campano su Silvio e i quotidiani? Chiuderanno tutti.

Italiani, la ricreazione è finita, si torna in classe. Ce la siamo vista brutta eh!

Evviva Silvio. Noliti judicare!

Fratelli d’Italia,
l’Italia s’è desta;
dell’elmo di Silvio
s’è cinta la testa.
Dov’è la Veronica?
Le porga il cappello
ché  a premier d’Italia
il popol chiamò!

Stringiamoci al voto
o popol bigotto
che quello bollito
go-ver-nar- non-può!


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