Il giro dell’Africa. Terza tappa. A cura di Amedeo Lomonaco

Riportiamo notiziario della radiovaticana che ci pare la più informata della situazione in Libia. Il problema è il fatto che Gheddaffi non ha nessuna intenzione di arrendersi e che asserragliato a Tripoli ha una forza di fuoco incalcolabile. Inoltre c’è da riflettere sui 140 capi clan che probabilmente stanno lì ad osservare per schierarsi col vincitore di questo braccio di ferro. La Libia, con un milione e settecentomila chilometri quadrati di superficie e con appena sei milioni d’abitanti non è certo solamente un rebus. Si aggiungano i confini del sud, dell’est e dell’ovest da cui si può fuggire o rientrare e il rebus si complica. Quanti sono gli abitanti coinvolti nella rivoluzione? Dove sono dislocati? Chi controlla i pozzi di greggio e di gas? In che modo i rivoluzionari potranno sopperire alle loro necessità?

Tripoli di quante armi e di quanti armati dispone? Gheddaffi non è ancora fuggito e nemmeno morto, per cui tutto resta nell’incertezza. Esiste uno stratega che possa far cadere Gheddaffi e Tripoli? L’Europa e l’America decidono, deliberano, prendono posizione, ma senza conoscere nemmeno esattamente che cosa davvero stia avvenendo tra i sei milioni di abitanti dispersi in un milione e settecentomila chilometri quadrati!  In questi casi ad esser profeti non è facile e più lungo è l’assedio a Tripoli e più le forze assedianti si esauriscono, almeno quanto quelle degli assediati. (A. T.)

Libia. L’Ue approva le sanzioni. Gheddafi sempre più solo ma non cede.

In Libia, forze ribelli hanno abbattuto un elicottero militare nei pressi di Misurata e catturato cinque soldati che erano a bordo del velivolo. Gli insorti, intanto, avanzano verso Tripoli. Ed è ormai limitata alla sola capitale l’area ancora sotto il controllo delle forze governative. Il procuratore del Tribunale penale internazionale dell’Aia, Luis Moreno Ocampo, ha avviato intanto indagini preliminari sulle violenze in Libia. L’Ue approva le sanzioni.

Il servizio di Amedeo Lomonaco:

” La Libia è un Paese a due facce, quelle di Tripoli e Bengasi. La capitale continua ad essere controllata da forze governative. A Bengasi, invece, è stato istituito il Consiglio nazionale libico per governare il resto del Paese liberato dal regime. Gli insorti sono alle porte della capitale ma le forze governative, secondo diversi analisti, dispongono ancora di una potenza di fuoco capace di scatenare una guerra civile. Il destino dell’attuale governo libico appare segnato ma Muammar Gheddafi non cede e resta asserragliato nel bunker nel centro di Tripoli. In un’intervista rilasciata alla televisione serba, oltre a ribadire la responsabilità di Al Qaeda per le rivolte, il colonnello ha anche condannato l’Onu per aver imposto le sanzioni e, soprattutto, per l’inchiesta lanciata dalle Nazioni Unite contro di lui per crimini contro l’umanità. Ma la comunità internazionale prende in esame diverse misure restrittive. L’Unione Europea ha adottato le sanzioni contro il colonnello libico e altre 25 persone tra suoi familiari ed alleati. Tra queste vi sono: il congelamento dei beni, l’embargo sulla vendita di armi e il divieto di ingresso nei territori europei. L’Unione Europea sta anche cercando di stabilire contatti con l’opposizione. Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha affermato che gli Stati Uniti sono “pronti ad aiutare gli oppositori di Gheddafi”. Anche il governo italiano, che ha sospeso il ‘Trattato di amicizia italo-libico’, esprime ferma condanna per la sanguinosa repressione delle proteste. L’Italia – ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini – è pronta all’uso della forza contro gli uomini fedeli al colonnello Gheddafi per riportare la pace in Libia a patto che ci sia in tal senso “uno sforzo corale da parte di tutti”.

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