Categoria : memoria e storia

Amor patrio di Francesco Delogu a cura di Paolo Amat di San Filippo

Ho avuto questo memoriale, sotto forma di manoscritto, da un collega docente di Sassari, omonimo nipote dell’autore. Leggendo il manoscritto mi ha colpito lo spirito di servizio e l’amor patrio dell’Autore, umile eroe come tanti soldati sardi che combatterono nella Prima Guerra Mondiale, compiendo il loro servizio senza farsene vanto, ma come fosse un dovere personale scontato.

Pur avendo una cultura elementare, l’Autore mostra di avere una calligrafia e una padronanza dell’italiano ammirevoli, e soprattutto una grande chiarezza nell’esprimere le idee e nel raccontare i fatti.

Questo memoriale che pochi conoscono dovrebbe esser reso noto a tutti, soprattutto in questi tempi nei quali il concetto di Patria sta affievolendosi, e nei quali sembra che per ogni cittadino italiano non ci siano più doveri nei riguardi della Nazione, ma solo diritti da rivendicare nei riguardi di chichessia. (P. A. di S. F.)

Caro Paolo, metto in rete il manoscritto, dando inizio, tre mesi prima dell’inizio del 150 esimo anno dell’Unità d’Italia, alla pubblicazione di scritti che spingano i nostri lettori a riflettere sui protagonisti non solo celebri, ma umili dell’Unità della Nazione. Molti fini intellettuali, con metodologie dietrologiche e dall’alto della loro superbia intellettuale, hanno riscritto le vicende dell’Unità italiana sostenendo che quest’unione doveva essere fatta in altro modo (del senno di poi son piene le fosse). Noi, più che a perderci su questi illustri storici di orientamento marxista, cattolico, laico punteremo quest’anno a sentire le voci degli umili che hanno lottato, per questa unità. Le riflessioni le lasciamo ai singoli lettori. (A. T.)

Delogu Francesco

Memoriale

dal 17/9/1914 al 28/8/1919

Generalità

Delogu Francesco di Gianoario e di Pischedda Antonia, nato a Sassari il 20 Gennaio 1892, dimorante a Sassari in Via Traversa di Vaglio N. 1.

Arruolato alle armi il 17/9/1914 con la classe 1894, destinato al 15° Fanteria di residenza a Caserta, arrivandovi il giorno 19 ed assegnato alla 6° Compagnia, ed il 21 si fu vestito e corredato col numero di matricola (31449).

Consegnate le armi il 12/10 al numero di matricola (I 8897).

Essendo assegnato al Regg.to faccio parte alla Brigata Savona che si compone del 15° e 16°, come pure alla 19a Divisione che vi comprende 15°, 16°, 31°, 32°, cioè due Brigate, ed assieme ad altre due Brigate, cioè 39°, 40°, 63°, 64°, tutti di Fanteria, si compone il 10 Corpo d’Armata acludendovi il 10° Regg.to bersaglieri, il 24° Artiglieria da campagna, ed il 18° e 22° Regg.to di cavalleria ed altri reparti d’armi speciali.

Partito in distaccamento per Casagiove col Battaglione completto il 30/10.

Prestato il giuramento a Caserta il giorno 8/1/1815.

Prestati gli esami da Caporale il 26/3 ed avuta la promozione nell’ordine del giorno del 9/4/1915.

Superiori

Comandante del 10° Corpo d’Armata Tenente Generale Piacentini Comendator Settimio.

Comandante la 19° divisione Maggior Generale Grandi Comendator Angelo.

Comandante la Brigata Savona Maggior Generale Morra Comendator Camillo.

Comandante il 15° Fanteria, Colonello Deliponti Cavaglier Italo.

Comandante del 2° Battaglione Tenente Colonello Riccieri Cavaglier Fulvio.

Comandante la Compagnia Capitano Talire Cavaglier Luigi.

Ministro della Guerra sua Eccellenza maggior Generale Zuppelli.

Comandante la 3° Armata sua Eccellenza Emanuelle Filiberto di Savoia Ducca d’Aosta.

Riassunto Storico del Reggimento

il 15° Reggimento Fanteria proviene dal Regg.to Ligure di Sorfano, fu prima chiamato Regg.to Genova, poi Regg.to di Fanteria della Brigata Savona ed il 4 maggio 1899 ebbe il nome di 15° Regg.to Fanteria.

nell’anno 1821 ricevette la bandiera, nel 1849 prese parte alla battaglia di Novara ove si meritò la medaglia di bronzo al valor militare.

Nel 1855 un battaglione combattè alla Cernaia in Crimea.

Nel 1859 combattè a Palestro e la bandiera dalle mani stesse di Vittorio Emanuelle 2° ebbe la medaglia d’argento.

Nel 1870 combattè a Castelfidardo e nell’assedio e presa di Ancona, nel 1861 prese parte all’assedio di Gaeta, e nel 1870 all’attacco e presa di Roma.

Ebbe parte anch nella guerra d’Africa ed il 26 gennaio 1887 l’11a Compagnia fu distrutta a Dogali.

Amor di Patria

Io amo l’Italia perchè mia madre è Italiana, perché il sangue che mi scorre nelle vene è Italiano, perché è Italiana la terra ove son sepolti i morti che mia madre piange, e mio padre venera, perché la città dove sono nato, la lingua che parlo, i libbri che m’educano, perché mio fratello, mia sorella, i miei compagni, ed il gran popolo in mezzo a cui vivo, e la bella natura che mi circonda, e tutto ciò che vedo, che ammiro, che studio, che amo è Italiano. Oh! tu non puoi sentirlo ancora quest’affetto, lo sentirai quando sarai uomo, quando ritornando da un lungo viaggio, dopo una lunga assenza, e affacciandoti una mattina al parapetto del bastimento, vedrai allorizonte le grandi montagne del tuo paese: Lo sentirai allora nell’onda impetuosa di mitezza che t’empirà gli occhi di lacrime, e ti strapperà un grido dal cuore. Lo sentirai in qualche grande città lontana nell’impulso dell’animo che ti spingerà fra la folla sconosciutta, verso un operaio del quale avrai sentito passandogli accanto una parolla della tua lingua. Lo sentirai nello sdegno dolore è superbo, che ti getterà il sangue alla fronte quando udrai ingiuriare il tuo paese dalla bocca d’uno straniero. Lo sentirai più violento e più altero il giorno in cui la minaccia d’un popolo nemico solleverà una tempesta di fuoco sulla tua patria, e vedrai fremere armi dogni parte, i giovani accorrere a leggioni, i padri bacciando i figli dicendo (Coraggio!) e le madri dire addio ai giovanotti gridando (Vincete).

Lo sentirai come una gioia divina se avrai la fortuna di vedere ritornare nella tua città i reggimenti diratati, stanchi cenciosi terribili, con lo splendore della vittoria negli occhi, e la bandiera lacerata dalle palle, seguiti da un convoglio sterminato di valorosi che leveranno in alto le teste bendate ed i moscherini in mezzo ad una folla pazza che li coprirà di fiori di benedizioni e di bacci.

Tu comprenderai allora l’amor di patria, sentirai la patria allora, ella è così una grande è saccra cosa, che se un giorno io vedessi a te tornar salvo da una battaglia combattutta per essa, solo te, che sei la carne e l’anima mia, e sapessi che ai conservata la vitta, perché ti sei nasosto alla morte, io tuo padre che t’accolgo con un grido di gioia quando torni dalla scuola, io t’accoglierei con un singhiozzo di angoscia e non potrei amarti mai più, e morirei con quel pugnale nel cuore.

Salutala così la patria nei giorni delle sue feste: Italia patria mia, nobile e cara terra, dove mio padre e mia madre naquero e saranno sepolti, dove io spero di vivere e morire, dove i miei figli si faranno grandi e morranno. bella Italia, grande e gloriosa da molti secoli, unita e libera da pocchi anni, che spargesti tanta lucce d’intelletti divini sul mondo, per cui tanti valorosi morirono sui campi di battaglia, e tanti eroi sul pattibolo, madre augusta di trecento città, e di trenta milioni di figli, io fanciullo che ancora non ti comprendo e non ti conosco intera, io ti venero e t’amo con tutta l’anima mia e sono altero d’essere nato da te e chiamarmi tuo figlio.

Amo le tue alpi sublimi. i tuoi mari splendidi, amo i tuoi monumenti solenni, e le tue memorie immortali, amo la tua gloria e le tue bellezze: T’amo e ti venero tutta come parte diletta di te, dove per la prima volta vidi il sole e intesi il tuo nome. V’amo tutte di un solo affetto e con pari gratitudine. Torino valorosa, Genova superba, dotta Bologna, Venezia incantevole, Milano possente, v’amo con egual reverenza di figlio, Firenze gentile, Palermo terribile, Napoli immensa e bella, Roma meravigliosa ed eterna.

T’amo patria mia e sacra. e ti giuro che amerò tutti i tuoi figli come fratelli, che amerò in cuor mio sempre i tuoi grandi vivi e i tuoi morti: e che sarò un cittadino operoso ed onesto, inteso costantemente a mobilitarmi, per rendermi degno di te, per giovare con le mie minime forze a far che spariscano un giorno dalla tua faccia, la miseria, l’ignoranza, l’ingiustizia, il delitto, e che tu possa vivere ed espanderti tranquilla nella maestà del tuo diritto, e della tua forza. Giuro che ti servirò, come mi sarà concesso. con l’ingegno, col braccio, col cuore, umilmente e arditamente, e che sarà giorno in cui dovrò dare forte il mio sangue e morrò gridando al cielo il tuo santo nome, e mandando l’ultimo mio baccio alla bandiera benedetta.

Partiti da Casagiove per i tiri collettivi il 15/4/1915 rimanendo per 15 giorni accampati a Frasso Telesino rientrando poi a Caserta il 30.

Il 24/5 per la mobilitazione partii a Napoli per ricevere i complimenti assegnati al 15°, rientrando il giorno succesivo e rimanendo accampati in piazza d’armi in attesa di partenza, che si partì in zona di guerra il 1 Giugno 1915.

Partenza in Guerra

1 Giugno

Alle ore 18 il lungo convoglio lascia caserta. la popolazione al nostro passaggio attraverso la città rimane indiferente, con noi seguivano i pocchi famigliari che nella lunga sfilata avevano i loro cari, al contrario noi fieri e pieni d’entusiasmo, e per far scomparire lo sgomento, si inneggiava alla patria e si intonavano gli inni patriotici. Alla stazione in breve tempo si fu a posto, e dopo lo scuillo di tromba, fra la commozione generale lentamente il treno s’incammina fra gli appalausi e benedizioni datici da quanti presenti, un po di turbamento pensando che alla stazione e neppur nelle altre successive potevo trovare lr persone a me care per renderci forse l’estremo saluto, ma che fare? si continua a cantare, intanto cala la notte, e stanchi per la preparazione della partenza, comincia un po alla volta il silenzio, e via via tutti a russare nel nostro gran vagone letti cavalli 8 uomini 40.

2 Giugno

All’alba si ebbe un allegro risveglio, mancava pocco ad arrivare a Roma. al nostro passaggio i contadini ci salutano commossi, ed alla stazione si fu accolti con molto entusiasmo. La sosta fu breve, il treno di nuovo acuista il massimo della velocità, i forentini capaci della linea che si percorreva entusiasti per la gioia che rivedevano il Cuppolone, a Montevarchi il treno si ferma, si era in mezzo a dei famigliari non gente sconosciuta, la stazione era gremita di gente, dalle signorine venivano a noi offerti fiori bandierine tricolori, che noi appendevamo commossi al nostro petto, nonchè medagline e strette di mano, mentre il treno ripiglia la sua corsa, alla stazioni di Marte appena il treno si fermò, ci vennero offerte dalle signorina sigari sigarette cartoline dolci ed anche il caffé, ci si poteva rimanere volentieri assieme a quella brava gente, lentamente di nuovo il treno s’incammina seguito da uno sventolio di fazzoletti, che noi contracambiavamo commossi inneggiando in coro la bella Firenze. A érato il treno di nuovo si fermò e si ebbe di molta accoglienza, il treno ripglia la sua corsa mentre lentamente cala la notte. Alla 12 si è alla stazione di Bologna.

3 Giugno

All’alba siamo già a Mestre Australiano si comincia ad essereun po vicini ai vecchi confini, il treno si ferma per pocco e ripiglia la sua corsa, alle 15 finalmente che il treno si fermò, siamo a Casarza, si scese ben volentieri perchè stanchi dal lungo viaggio, si fu in libertà per una mezz’ora ma senza allontanarsi, e poi dove andare? un piccolo paese, ma movimentato in modo da stupirsi, colonne di automobili, carichi di materiali, le artiglierie che sfilavano coi loro terribili cannoni, verso la linea di fuoco, dopo pocco arriva un treno ospedale carico di feriti, gran panico fra noi, si chiedeva se si era molto inoltrato l’esercito Italiano nelle terre nemiche, ci rispondevano moltissimo e pocche perdite. La mezz’ora passò come niente con tanta attrazione, la tromba chiamò. si ebbe il rifornimento di scatolette e pane, e pocco dopo zaino in spalla e via comincia la Via Crucis percuanto stanchi ed abbatutti dal lungo viaggio, si camminò per molte ore col pesante zaino non se ne poteva più, sudati come cani, finalmente si sente un alt con lordini di accamparsi, e la paglia?

Siamo a Bertiolo. buio tettro in giro non si poteva andare, che fare? un po di frasca verde sotto le costole avvolto nel telo da tenda e via a dormire, tanto si sapeva già che la mattina seguente si ripartiva.

4 Giugno

La sveglia suona alle 4 ancora buio, chi si sentiva bene? ma era necessario preppararsi, dopo pocco s’iniziò la marcia e via per chilometri e chilometri, alle 10 si arrvò a Campoformido, si ebbe un po di paglia e si fecero le tende, e via a riposare che non se ne aveva voglia, verso sera il capitano riunì la compagnia, e ci comunicò il progresso delle nostre truppe però che dal giorno era proibita la libera uscita.

5 Giugno

Sveglia alle 3 e mezzo dopo tanti giorni finalmente si ebbe un po di caffè, distribuzione del pane e la razione di carne, e disfare però le tende, pocco dopo si partì, si passarono molti paesi ove ci veniva offerta da quei bravi paesani dell’acqua fresca, finalmente alle 11 si arrivò a Budrio, 3a tappa nuovamente attendarsi e mettersi a riposare.

6 Giugno

Sveglia alle 5 di nuovo disfare le tende e prepararsi per la marcia, si passò in riga, un pò di caffè, il pane e la razione di carne e pocco dopo si partì, menomale per questo giorno si camminò pocco, alle 9 si è già alla 4a tappa, si arrivò a Cusignacco, l’ordine è d’accamparsi e mettersi a riposare, perchè l’indomani era più lunga la marcia.

7 Giugno

Sveglia alle 2 e mezzo, alle 3 si parte, in pocco si era già in riga, ormai si era ben allenati a tutto, distribuzione dei viveri, e via in marcia, si camminò per 25 Km., marcia molto disaggiata sempre attraverso strade che non si trovava una goccia d’acqua, siamo a Santa Maria la Longa, ci si accampò vicino al campo d’aviazione.

Anche il giorno 8 e 9 si rimase accampati nello stesso posto di concentramento.

10 Giugno

Sveglia alle 6, distribuzione viveri, disfare le tende e di nuovo in marcia, assieme ad altri regg.ti, alle 10 si arrivò al vecchio confine Italiano, si fece riposo, profitando di questo ogni comandante di compagnia fecce una morale d’incitamento ai propri dipendenti e di nuovo in marcia per i paesi e campi concuistati, alle 2 si arrivò alla 6a tappa accampandoci vicino al paese chiamato Tapogliano si sentono un po troppo i cannoni tuonare. L’ordine è di accamparci e coprire con frasche verdi le tende per non essere avvistati dagli aeroplani nemici. Il giorno 11 si fece completto riposo, il 12 si fece la tattica reggimentale, di portarono a delle posizioni elevate ma nascoste per osservare ove si combatteva, ci fecero osservare ponti e case distrutte prima che il nemico l’abbandonasse, ed il 13 i nostri ebbero una gran vittoria. Per la prima volta in quel giorno vidi S.M. il Re che si recò al comando di tappa.

14 Giugno

La sveglia suonò alle 5 ove si và? Lordine è di disfare le tende e passare in riga, un po di caffè la razione di carne ed il pane e via in marcia. anche il giorno si trattava di tattica, poiché verso sera si ritornò allo stesso posto, e di nuovo accamparsi. Il 15 lo stesso la sveglia presto con lo stesso ordine, si fece il carico e via in marcia, tattica di brigata e si ritornò al medesimo posto la sera per accamparsi.

16 Giugno

Sveglia alle 3 e mezza col solito ordine di disfare le tende, i soliti viveri e via in marcia, non si era più in tattica ma bensì si camminava a lungo e per le strade provinciali, si va di molto più avanti, si sente molto il cannone, ormai si era già sotto il tiro nemico ed a contatto delle nostre batterie pesanti, finalmente l’alt, si è a Ruda subito accamparsi possibilmente sotto gli alberi o coprire le tende di frasche e quanto più distante l’una dall’altra si era in vista al nemico.

17 Giugno

Sveglia alle 4 dove si và? nessun ordine di disfare le tende e passare in riga con solo le armi e tascapane, distribuiti i viveri e due pacchi di cartucce a ciascuno via in marcia per i campi, si camminava sempre fra gli alberi per non essere avistati, si arrivò ad un gran fiume, era il fiume Lisonzo, si stiede nelle trinciere abbandonate prima dai nemici e poi dai nostri per inseguirli, dagli ufficiali vennero fatte delle morali, raccontando i grandi sforzi per sorpassare il fiume.

18 Giugno

Sveglia alle 5 di nuovo disfare le tende, si va avanti, si camminò per pocchi chilometri e di bel nuovo accamparci, si è a Papaciano, per 4 giorni consecutivi si fu adibiti a dei lavori stradali, ed alla costruzione d’un nuovo ponte che il nemico avea distrutto, e che continuava battere tanto è vero che il 20 per la prima volta si provò l’emozione dell’arrivo di un grosso proietile sulle stesse macerie, fortunatamente non colpì nessuno, si contnuò su questo lavoro sino al 22.

23 Giugno

La sveglia suonò non appena l’alba disfare le tende e passare in riga, ormai non ci era più speranze indietro non si poteva ritornare, ma bensì si iniziò la marcia più avanti, si comincia ad allarmarsi, silenziosi si cammina per le campagne fra gli alberi e cespugli, si trovò una trincea, si era a Zurriacco e li in fermata protetta per tutto il giorno, un aeroplano a bassa cuota ci venne a visitare, non lanciò nessuna bomba forse perché non avistati, al contrario di ebbe noi lordine di sparargli ma camminò per la sua via malgrado il bombardamento dell’artiglieria. La sera si continuò a camminare massime precauzioni si sentiva già bene la puzza della polvere. s’arrivò a San Pietro di Lisonzo forse si è stati avistati e via cannonate al paese, pieni di paura dietro alle case si lasciò imbrunire e via di nuovo in marcia, lordine era di stare in silenzio e non fumare, non solo ma a momenti non si fiatava. si era arrivati al monte calvario, si camminò per molte ore ma ininterrotte, verso la mezzanotte si trovò una linea ferroviaria, era occupata da truppe Italiane era il 31° e 32° Fanteria l’ordine era di fermarsi arrivati alla posizione disposti come si era in catena, sottovoce si assumono subito le prime informazioni. è lontano il nemico? per tutta risposta raccontano che era vicinissimo e di star curvi e silenziosi, cilasciarono soli, la brigata si spostò a sinistra e noi si rimase in quella posizione, benché di notte ecco le prime fucilate, nessuno fiatava, nessuno curiosava nessuno si muoveva dal posto, prima dell’alba si ebbero i viveri ma la voglia di mangiare era scomparsa, comincia ad albeggiare ed ecco la gran sorpresa, si videro le trincee nemiche vicinissime, ed i formidabili reticolati, si era al colmo della paura ma che fare? Bisognava rassegnarsi, entro la mattina ne fu colpito uno a morte della compagnia, gran panico, nessuno osava più muoversi.

24 Giugno

E’ sera, verso le 3 un fonogramma del comando annunciava di tenersi pronti per avanzare, si era già al momento del massimo sacrificio, impalliditi ci si guardava in faccia uno con l’altro senza brio di parolla, accasciati col pensiero della cara famiglia e raccomandandosi l’anima a Dio, gli ufficiali incitavano nel breve tempo che è rimasto, Lala sinistra cominciò lo sbalzo avanti, riuscì a concuistare il paese chiamato Fogliano man mano tutta la linea si mosse. Dalle primerincorse si fu avistiti dal nemico che vigilava dal trincerone piazzato nel ciglio della collina, concentrando una intensa fucileria verso di noi, così pure le artiglierie, in poco tempo diventò un inferno, l’uscita nostra era da un pontino della ferrovia che si era appogiati, presi di mira per quanto si usciva all’improviso non più di due alla volta ne sono rimasti molti morti e feriti, per fortuna a pocco del ponte era un frutetto con fitti alberi, si correva avanti sotto la pioggia delle pallottole, bisognava andare fin sotto la collina, ed occupare il paese chiamato Porrazzo per questo sbalzo non si ebbe alcuna resistenza, il paese era disabitato ed incendiato era in tatta solo la chesuola, per tutta la notte si tenne agli sbocchi delle vie il fuoco di sbarramento, cioè fuoco a comando, e gli altri nascosti dietro le case, sempre in atteggiamento prevedendo un attacco improviso e restar prigionieri, per la notte si ebbe calma, allalba l’artiglieria nemica cominciò a sparare, bersaglio positivo, si rovesciavano i muri e raddopiavano le perdite, allo scoperto era peggio, bisognava star li. per 5 giorni si stiede in questa posizione.

29 Giugno

E’ mezzogiorno, un fonogramma annuncia che la sera si doveva andare avanti alla conquista del trincerone la paura era a più del massimo, l’artiglieria avea già cominciato sin da prima a bombardare con pezzi di grosso calibro, la posizione da conquistare. Alle 3 cessò il bombardamento e via dagli sbordi dalle vie a sbalzi, cercando d’appoggiari fra qualche sasso o qualche fosso costruito dalle granate, la fucileria era intensa non si poteva andare avanti, un forte acquazone seguito da un terribile uragano ci demoralizzò maggiormente fra tuoni e rombo di cannoni, pioggia dacque e di pallottole si era in un vero inferno, bisognava andare avanti, farsi sotto il reticolato, si arrivò dopo limbrunire ma che fare? non vi era una breccia, era largo non meno di tre metri e non meno di due alto con fili intrecciati chi lo passava? con le pinze era impossibile, i riflettori inistancabilmente ogni momento scruttavano la posizione, anche i nostri per controllare landamento, era peggio che essere di giorno, non si potè far niente per tre giorni fermi lì, l’artiglieria cominciò di nuovo a bombardare la trincea e durante la notte con tubbi di gelatina si aprirono i varchi nei reticolati, allalba parte della truppa era già passata continuò l’operazione malgrado le forti perdite. Arrivati sotto il trincerone il nemico fa segno di resa si vedono apparire bandiere bianche, le artiglierie cessano il fuoco, eccoli fuori dalla trincea disarmati con le braccia inalto, si va a pigliarli, tutti allegri non una cannonata non una fucilata, ma la peggio era per noi arrivati a pocchi metri tutti allo scoperto, non un sasso non un fosso, ci piombò addosso una forte scarica di pallottole, il nemico era piombato di scatto dentro la trincea, ne fecero un’insalata, gambe aiutami alla vecchia posizione, la notte del 2 Luglio ebbero i rinforzi, ed allalba del giorno 9 i cannoni fecero tremare anche la montagna colpi bene assestati e fitti, ecco di nuovo la bandiera di resa, ma era inutile era già arrivata lora della vendetta, continua battere, era già lordine fra la truppa. appena cessato il fuoco attendere il segnale per lassalto e non risparmiare un prigioniero. poco tardò cominciano ad uscir fuori dalla trincea ma non tutti, uno squillo di tromba fece sgorgare da ogni gola il grido di Savoia e via un’ondata di gente assetata di sangue piombare addosso ai traditori, senza pietà si fece una vera stragge, erano masse di morti sotto le macerie delle loro stesse fortificazioni, sepelliti vivi nelle caverne si scavano per averne le armi e viveri daltra parte era da lasciarli, sene risparmiarono di prigionieri in tutta la brigata 1713 e dal giorno 3 Luglio sino alla ritirata per la prima volta sventolò il tricolore nell’altipiano Carsico in onore della Brigata Savona, rimanendo sino al giorno 13 dello stesso, fieri, respingendo giorno per giorno i contratacchi nemici.

19 Luglio

Dopo 18 giorni di tempesta e di sofferenze personali, finalmente si ebbe il cambio, si va a riposo, che consolazione lasciare per un po la trincea, venne il 63° e 64° durante la notte, ed allora si era già a Fogliano, pocco lontani dal nemico, ma si stava bene, non si era visti, cisi accampò fuori paese, tutti i giorni s’andava a pigliare il bagno al fiume, la cucagna durò per soli 6 giorni di nuovo si doveva andare in linea.

19 Luglio

Si soli alla medesima posizione, spostandosi verso destra in 2a lina di rincalzo al 14° Fanteria che fece un piccolo sbalzo in avanti, non si pigliò parte all’azione, il 21 si ripigliò la posizione primitiva 63° 64°vanno a riposo, ed il 25 di mattin s’iniziò di bel nuovo ad avanzare, per la concuista del 2° ordine di trincea. Rafforzatissima, la posizione e inespugnabile, precipitati allassalto si fu osta(cola)ti dai reticolati marcia indietro con grave perdite, le mitragliatrici anno falciarono a soddisfazione, appogiati fra i sassi incolumi e feriti ci si dava conforto, si piangeva, i morti non fiatavano, alle 4 di sera si ripetè lassalto malgrado le difficoltà della posizione, si fu serviti a piacere, ed il 28 di sera si riuscì dopo tante sofferenze, di digiuno di spasimo a concuistare la posizione proteggendola tutta la notte con un fuoco continuo di fucileria avendo il nemico tentato ripigliarcela.

29 Luglio

Prima dell’alba, malgrado l’infuriare della fucileria lordine era di passare in 2a lina man mano che arrivava altra truppa, s’andava a riposo e via in disordine a fermarsi a Pozzazzo, riordinati fatto lapello si era rimasti in troppi pocchi si compiangevano i compagni lasciati lassù, ma che fare? si consumò il rancio e poi si ritornò di bel nuovo a Fogliano, accampandoci, si stava meglio che in trincea il nemico era più lontano e si trovava già qualche fiasco di vino in paese, comincia lallegria. il giorno dopo si partì ancora più indietro s’andò ad accamparsi a Turriacco rimanendovi per 4 giorni consecutivi. Il 2 Agosto s’andò ancora più indietro cisi accampò vicino al paese chiamato Capo di Sopra, si ebbe la liber uscita, cisi divertiva allegramente ormai non si era più in linea. si rimase sino al giorno 9 in questo campo si ebbero i complimenti, la maggior parte volontari da Milano.

10 Agosto

Di bel nuovo si cambiò accampamento s’andò vicino a Villa Vicentina, impresionatissimi perà per essersi in quei giorni presentati parecchi casi di collero. mancava solo quello, infatti che si fu rinchiusi dentro il bosco senza più libera uscita e coi reticolati in giro, si stava bene, riforniti di viveri, bene assortiti di fumare, agrumi, e liquore ma il pensiero del morbo ci turbava, ne morirono parecchi malgrado la pronta cura, si rimase sino al giorno 26 Settembre.

27 Settembre

Si va in lina tenrsi pronti, addio tranquillità, si spezzava il cuore al solo pensare la trincea, ma era inutile, allimbrunire si partì, si camminò tutta notte, all’alba siamo già a Re di Puglia zona sconosciuta si era molto più a destra, accompagnati da una pioggia continua s’iniziò la salita al monte Sei Busi malgrado le precauzioni si fu scorti dal nemico, e giù granate e fucileria continua s’arrivò nel massimo disordine, si pigliò posto in 2a linea, ed il 10 Ottobbre in prima linea il fuoco d’artiglieria da ambe le parti era continuo, di notte laa fucileria, si era vicinissimi al nemico. il giorno 20 si notò più intenso il bombardamento e la mattina del 21 senza tregua tremava la montagna, si sapeva già cessato il bombardamento si dovev dare lassalto. ore d’agoscia momenti tristissimi. alle10 un plotone salta la trincea appogiandosi avanti la linea in un valloncino. dalla scarica avuta venne a capirsi che era molto rafforzata la posizione fu sospeso l’assalto ricomincia il bombardamento, verso l’una cessa il bombardamento, tutti pronti con un sterminato Savoia tutta la linea si sposta avanti piombando addosso ai nemici come belve incalzando a fucilate i fuggiaschi e scovando i rimasti alla baionetta o so stesso a fucilate per farli saltare alla parte nostra. solo che in compenso della vittoria ottenuta una scheggia di schrapnel mi stramazzò a terra, appena rinvenuto rientrai in seconda linea sanguinante non curando la raffica delle pallottole, ove col mio stesso pacchetto di medicazione da un compagno fui medicato e via in cerca dell’infermeria a Re di Puglia. controllato lo stato di ferita e disinfetata, ed apeso all’occhiello della giubba il cartellino con la diagnosi, via al 2° posto di soccorso per l’ambulanza, troppi feriti non era suficiente il trasporto. per paura di qualche granata si fu avertiti di andarsene a San Pietro a piedi chi poteva. bastò una sola volta. si fece una procesion, però a chi più poteva camminare per il proprio interesse. allarrivo erno pronte le autoambulanze, presi in nota, controllate le diagnosi completati i posti, s’arrivò presto, si passò la notte ed il giorno seguente a San Giorgio di Nogaro nell’ospedaletto. ebbl linizione antitett(an)ica senza alcuna medicazione, la sera con un treno ospedale si parte per linterno non si sapeva la destinazione, si scese a Ferrara ricoverato nell’Ospedale diriserva ed avute le cure. ed il giorno 7 Novembre essendo guarito fui messo in uscita senza convalescenza, ed inviato al deposito rifornimento 3a Armata a Bologna, 35° Fanteria 11a comp. Bis.

Il giorno 9 dello stesso affetto da catarro bronchiale venni ricoverato nell’infermeria del corpo e messo in uscita dopo due giorni. il 13 con la stessa diagnosi fui ricoverato all’ospedale sezione primodì Via Fondazzo N.66 e ne uscii il giorno 22 ottenendo 35 giorni di convalescenza a casa.

Partito da Sassari per Caserta il 26 Dicembre, il 30 dichiarato idone(o) ed assegnato alla 5 Comp. di complemento, ed il giorno 8 Gennaio 1916 si partì per Bologna aggregato alla 1a Comp. di marcia.

Il giorno 11 ricoverato di nuovo all’Ospedale sezione Via degli Orti ed il 26 uscii con 10 giorni di licenza, consumati a Bologna stesso nella medesima comp. poiché Sassari era stata dichiarata zona infetta.

Effetto dalla stessa malattia, e più per non aver avuta la licenza 18-19-20 insistette per la visita, e venni di nuovo ricoverato all’Ospedale Primodì rimanendo sino al giorno 13 Marzo 1916 ed inviato a Sassari con 25 giorni di licenza.

il 7 Aprile rientrai al deposito di Ozieri per errore di chi compilò la licenza, credendomi appartenente alla brigata Sassari. reclamai che ivi non appartenevo. ma intanto fuso in forza e dichiarato idoneo per partire al battaglione marciante a Terranova, venne preso in considerazione il nuovo mio reclamo, per mezzo di telegrammi accertarono dopo tanti giorni che appartenevo al 15° ove fui inviato il 22/4 ma anzichè Caserta reggiunsi di nuovo Sassari poiché mancava due giorni a Pasqua, ripartiti il 26 raggiungendo Caserta il27 Aprile.

Il 1 maggio dichiarato idoneo, partii per raggiungere il battaglione marciante a Minturno, assegnato alla 2a Comp. rientrando il giorno 6, accantonandoci a San Leucio vicino Caserta.

Il giorno 11 dello stesso effetto da bronchite venni ricoverato di bel nuovo all’Ospedale, lo stesso a San Laucio rimanendo in cura sino al giorno 6 Luglio (ne uscii) con 15 giorni di riposo da convertirsi in licenza facendo arrivo a Sassari il giorno 11 per poi ripartire il 22 dello stesso.

Il giorno 27 raggiunsi di nuovo Casertacome al soli(to) dichiarato idoneo, il 29 raggiunsi il battaglione marciante a Teano ed assegnato alla 9a Comp. si partì per pocchi giorni ai tiri colletivi e si rientrò allo stesso Campo, si continuarono le istruzioni, il 19 Agosto ebbi la promozione a Sergente, dal 1916.

Il 21 Agosto il battaglione fu mobilitato, si parte in zona di guerra, addio cucagna. si fece la linea di castellamare adriatica. dopo 4 giorni di viaggio si sbarcò a Cormons accampandoci fuori paese a disposizione del comando di tappa.

Il 28 Agosto assieme al 134° Fanteria reduce dalla presa di Gorizia si pigliò la tradotta. si ritornò di bel nuovo a Udine. si pigliò la linea della Carnia, si camminò tutta la notte, si scese la mattina allalba a Chiusaforte per accamparsi, fui assegnato alla 3a Comp., l’8 Settembre s’iniziò la marcia verso la montagna. si pernotò a Dogna in galleria e tutto il giorno seguente all’imbrunire si pigliò la mulatiera per raggiungere la quota 1120 a Slenza Alta. si trovò un magnifico alloggio, baracche costruite con tronchi d’alberi con le stuffe a centro per il riscaldamento, apparentemente si stava bene, come se’ era già informati dal reggimento bersaglieri che ebbero il cambio, non si combatteva, nessuna fucilata, a giorni qualche cannonata lontana. si eseguivno i lavori di rafforzamento reticolati piazzole ecc. il nemico a riva opposta del fiume che segna il confino naturale fra Pontebba e Pontaf faceva altrettanto uno non osava distubare l’altro, e per quanto di notte, sia per il chiasso degli attrezzi, qualche parolla qualche vampa di sigaretta si individuava i punti, massimo rispetto.

A causa del lavoro notturno e per la troppa umidità e dal feddo ben presto mi ammalai, dispiacentissimo perchè si stava bene, Il 19 effetto da catarro e febbre forte marcai visita, ed il 20 Settembre inviato all’Ospedale. passai la sera all’infermeria di Dogna ed il giorno seguente con lautoambulanza fui trasferito a Boccolana ospedaletto N. 47, lindomani poi trasferito all’ospedale di Moggio Udinese ove iniziarono le cure, ed il 5 Ottobbre col treno ospedale rientrai nellinterno ricoverandomi all’ospedale Vittorio,Emanuelle III a Spezia sino al giorno 17 dello stesso che venni messo in uscita con 30 giorni di convalescenza.

il 18 Novembre raggiungo Napoli deposito della brigata che ero stato cambiato, Brigata Benevento, mi rimandano indietro essendo questo deposito trasferito di residenza a Benevento aggregato alla Comp. Autonoma. il 21 alla visita fui dichiarato inabile temporaneo ai servizi di guerra, ed il 24 dagli inabili si formò una Comp. Presidiaria, la 729° ed il 26 si partì per Foligno per far servizio alle grandi officine ed alla stazione.

il 23 Febbraio per non aver ottenuto dal comandante la Comp. la licenza invernale come ne dava diritto il decretto marcai visita ed inviato all’ospedale di Peruggia, e messo nel reparto di osservazione, alla visita lindomani otenni 45 giorni di licenza rientrai a Foligno in attesa di questa, ed il 3 marzo 1917 partii per sassari a barba di chi non voleva.

Il 19 Aprile ripartii, ma per mancata partenza del piroscafo ritornai il 22 a Sassari per poi ripartire il 28 essendo avertita la positiva partenza, raggiunsi Foligno, ma avendomi perso di forza, ritornai indietro a Benevento, il giorno 3 Maggio fui dichiarato nuovamente inabile, il giorno 5 dello stesso accompagnai a Foligno in zona di guerra un gruppo di complimenti ritornando il giorno 11 ed il 12 accompagnando due disertori a Modena ritornando il giorno sucessivo.

il 12 Giugno per richiesta graduati fui inviato alla 72a Comp. presidiaria a Bologna disposta per scorta prigionieri di guerra da Bologna assieme a loro si partì per Budrio mi fu assegnato un drapello di 112 prigionieri e 12 Italiani per scorta e si proseguì per Molinella e poi per Durazzo assegnati alla tenuta del Conte Cavazza di Bologna addetti alla coltivazione del riso canepa ecc.

Il 2 Ottobbre per ordine del comandante la Comp. dovevo lasciare la cucagna e rientrare a Deposito, ebbi il cambio, ma fui pure avertito che benché inabile a cominciare dal 92 tutti si doveva essere in zona di guerra. Dal medico condotto mi feci fare la base dell’ospedale ed arrivato a Bologna mi ricoverai all’ospedale Davia e poi trasferito in continuazione di cura al Baraccato ed il 2 Novembre inviato in convalescenza per 30 giorni.

il giorno 10 Dicembre raggiunsi il deposito di nuovo dichiarato inabile. il 14 partii per la zona di guerra con i complimenti della 29a brigata di marcia a Spineo rimanendo poi a deposito sino al 1° Febbraio 1918, che essendovi stato il reclutamento dei riformati fui inviato in distaccamento con una Comp. a San Martino valle Gaudina ed il 20 si accompagnarono a deposito pronti e si riportarono allo stesso posto le reclute del 900, il 4, 5, si partì al campo a San Leucio ove era il battaglione di marcia.

Il giorno 11 Maggio in occasione della presentazione disertori per l’amnistia fui inviato a deposito per inquadrare questi. il 5 luglio scaduto il termine della presentazione si rientrò al campo di concentramento a Padula ed incorporati nel 1° Reggimento Speciale 3a Comp.

Il 10 Agosto destinazione ignotta si parte, si seppe quando si era a Ventimiglia s’andava in Francia, il giorno 15 si era già a destinazione, a (Chaberton) a disposizione del comando Americano ed adibiti ai lavori, si costruiva un nuovo tronco di linea ferroviaria per la zona di guerra , essendo questo il campo di concentramento Americano e si prese il nome di truppe Ausiliarie A del 1° Regg.to Speciale.

Il 13 Settembre venni inviato in licenza invernale, per 25 giorni feci arrivo a Sassari il 23 perché trattenuto a Livorno per mancanza d’imbarco, e poi trattenuto di nuovo a Sassari raggiungendo il reparto il 28 novembre 1918.

Nel Dicembre, avendo sospeso i lavori, per effetto dell’armistizio, il giorno 28 si partì, si rientrò in Italia pigliando residenza a Savona, ed adibiti lo stesso ai lavori della linea ferroviaria in costruzione allora, per raccordare il paese chiamato San Giuseppe

Il 28 Marzo 1919 la comp. fu mobilitata in zona di guerra pigliando residenza a Rossano Veneto ed adibiti ai lavori nel magazzeno munizioni, per il riordinamento del materiale di recupero dalla zona di combattimento.

Il 13 Maggio venni inviato in licenza ordinaria di giorni 10 rientrando poi a Cittadella essendovi stata la Comp. trasferita prestando servizio presso la Comp. sussistenza ai magazzeni foraggio, ed il 28 Agosto 1919 venni inviato in licenza illimita(ta).

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