Categoria : memoria e storia

“La sorgente di Santa Giusta” di Antonio Maria Murgia

Mio nonno mi raccontò che un giorno del 1910, lui e suo fratello gemello lavoravano all’interno della chiesa di Santa Giusta, la chiesetta di campagna, dove in seguito si sarebbero sposati i miei genitori. Con l’ausilio di un argano manuale, dovevano ripulire il pozzo d’acqua, posto nel presbiterio della chiesa, proprio sotto l’altare maggiore. Scesi nel pozzo, mentre scavavano con picco e pala, ad un tratto, udirono una voce che chiamava:

“Antonio Maria! Antonio Maria!”

Pensando che fossero arrivati dei visitatori, i due fratelli risalirono dal pozzo e, ispezionata la chiesa dentro e fuori, non trovarono nessuno.

-Eppure chiamavano noi!- Ripeterono sorpresi e stupiti. In quello stesso istante, sentirono un potente boato provenire dal pozzo sottostante, dove, qualche istante prima, essi stavano lavorando. Andarono a controllare e videro che era crollata completamente una parete del pozzo. Si guardarono tra di loro smarriti e dissero:

-L’abbiamo scampata bella! Torniamo a casa, dove ci aspettano i nostri cari, magari in compagnia di quel buon angelo custode, che ci ha avvisato in tempo!-

La notizia si diffuse in paese velocemente, alimentando favole e leggende secondo le quali sos berchiddesos, scavando nel pozzo di Santa Giusta, avevano trovato su siddadu, un tesoro con chili d’oro.

In realtà, mio nonno e il fratello gemello avevano salvato la loro vita che valeva molto più di svariati chili d’oro.

 A seguito dello scampato pericolo, mia nonna Maria Uneddu, che era incinta, chiamò Maria Giusta la figlia che nacque, in onore della Santa che, con la voce misteriosa, aveva salvato il marito e il cognato. Zia Giusta, divenuta giovinetta, andò in sposa “a fuidura,” contro la volontà di mio nonno, ad un finanziere ploaghese, certo Francesco Serra. Questa coppia, che visse una vita felice, mi tenne a battesimo divenendo lui mio padrino e lei mia madrina. Mio nonno ci teneva ad avere un nipote che portasse il suo nome. Per cui, sia in chiesa che in comune, mi imposero il suo nome: Antonio Maria.

 

 

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